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Sign for Aiutaci a garantire l'effettiva applicazione dell'art. 27 Cost.(funzione rieducativa della pena)

Mercoledi',23 Marzo 2011: interrogazioni per l'assunzione degli educatori penitenziari

Mercoledi',23 Marzo 2011,

(rinvio del 16 Marzo 2011)

in commissione giustizia discussione delle interrogazioni orali per l'assunzione degli educatori penitenziari.


5-04298 Cassinelli: Sull’iter del concorso pubblico per educatore penitenziario


5-04314 Ferranti: Questioni relative all’assunzione dei vincitori del concorso per educatore penitenziario




Per leggere il testo delle interrogazioni vai su news giornaliere o etichetta interrogazioni parlamentari




Carceri:necessario assumere educatori,assistenti e psicologi.

26 agosto 2010



Giustizia: Bernardini (Radicali); basta morti in carcere, varare in fretta misure deflattive



“Il tempo dell’illegalità e dell’inciviltà carceraria italiana è scandito ad un ritmo impressionante dalle morti, dai suicidi. Dico al Governo e ai miei colleghi parlamentari che così numerosi hanno partecipato all’iniziativa del Ferragosto in carcere, che occorre fare in fretta a varare, intanto, misure adeguate a decongestionare la sovrappopolazione carceraria”. Lo afferma Rita Bernardini, deputata Radicale, membro della Commissione Giustizia della Camera, dopo la morte di un detenuto a Sulmona. “Il disegno di legge Alfano - così come svuotato dalla Commissione Giustizia della Camera - non serve a spegnere l’incendio di disperazione e di morte che sta divampando - prosegue.Affidare infatti ai Tribunali di sorveglianza la valutazione della pericolosità sociale e l’idoneità del domicilio per consentire di scontare ai domiciliari pene residue sotto i 12 mesi, significa paralizzare tutto: la valutazione arriverà troppo tardi! Si dia ai direttori degli istituti penitenziari questo compito che saprebbero fare meglio e più in fretta dei magistrati di sorveglianza. Ridimensionata almeno un po’ la popolazione detenuta, occorre immediatamente riformare il sistema come previsto dalle mozioni approvate in gennaio dalle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama a partire dallo stop all’uso indiscriminato della carcerazione preventiva e alla depenalizzazione dei reati minori, per arrivare alle misure e pene alternative che si rivelano molto più efficaci del carcere ai fini della rieducazione e del reinserimento sociale, all’adeguamento degli organici penitenziari (agenti, educatori, psicologi, assistenti sociali), alle possibilità di lavoro per i detenuti, agli istituti di custodia attenuata dove i tossicodipendenti possano curarsi”.





5 luglio 2010





Carceri: Favi, "Bene Tg2, condizioni indegne per detenuti e lavoratori"



Dichiarazione di Sandro Favi responsabile Carceri del Partito Democratico



L’inchiesta del Tg2 sulla drammatica situazione delle nostre carceri evidenzia ciò che il Partito Democratico denuncia da mesi, e cioè condizioni di vita per i detenuti e per i lavoratori penitenziari del tutto indegne. Quelle viste all’Ucciardone sono situazioni che in realtà riguardano la stragrande maggioranza delle carceri italiane. Le morti in carcere e gli atti di autolesionismo sono segnali inequivocabili: occorre attuare da subito politiche penitenziarie che decongestionino gli istituti. È assolutamente necessario investire sulle misure alternative alla detenzione e sull’aumento di agenti di polizia penitenziaria, di educatori, di assistenti sociali e psicologi.



Finora il ministro Alfano e il direttore delle carceri Ionta hanno saputo solo ipotizzare un piano carceri che avrà lunghissimi tempi di realizzazione e che non inciderà minimamente per un miglioramento della situazione nell’immediato.



Così non va.









Lettere: senza assunzione personale educativo il ddl Alfano è inutile





Comunicato stampa, 29 maggio 2010





Ai deputati di commissione bilancio



e giustizia camera









Al sottosegretario



On. Caliendo









Al sottosegretario



On. Giorgetti Alberti







Egregi Onorevoli,



dopo aver appreso la notizia sul parere negativo della Commissione Bilancio sugli artt. 2 quater e 2 sexies del Ddl Alfano questo Comitato ritiene necessario porre alla Vostra attenzione alcune osservazioni. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru 2.060 svuoterebbe di significato il Ddl Alfano riducendolo ad una imago sine re.



L’investimento in risorse umane è propedeutico alla concreta materializzazione della normativa contenuta nel provvedimento. Secondo quanto enunciato dall’art. 1 comma 3 del Ddl. il magistrato di sorveglianza decide sulla base della relazione inviatagli dall’istituto penitenziario.



Alla luce della normativa penitenziaria è l’educatore colui che osserva il comportamento del detenuto e provvede alla stesura della relazione di sintesi, cioè di quella relazione di cui si servirà il magistrato di sorveglianza per la decisione finale sulla misura alternativa.



Senza l’incremento di ulteriori unità di personale pedagogico la situazione del sovraffollamento carcerario non potrà mai essere risolta né tantomeno potrà trovare risoluzione la drammatica condizione in cui versano le carceri italiane.



Pochi educatori significa poche relazioni da inviare al magistrato di sorveglianza. Pochi educatori significa impossibilità di fare il trattamento. Pochi educatori significa stasi della concessione di misure alternative. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru creerebbe un vero e proprio effetto boomerang che provocherebbe la totale paralisi del Ddl Alfano.



La Commissione Giustizia dopo aver preso atto della grave situazione di disagio in cui versano le carceri italiani ha dato voce all’articolo 27 della Costituzione decidendo di investire su quello che già nel Settecento Beccaria definiva “il più sicuro mezzo di prevenire i delitti” ossia l’educazione.



L’approvazione dell’articolo aggiuntivo che esclude il Dap dalla riduzione della pianta organica e dal blocco delle assunzioni costituisce una vera e propria presa di coscienza dell’assunto secondo il quale non può esserci alcun miglioramento delle condizioni di detenzione senza l’investimento in risorse umane.



Si evidenzia inoltre che l’emendamento è già stato “riformulato” originariamente infatti prevedeva l’obbligo per il governo,dopo l’invio della relazione per l’adeguamento della pianta organica, di predisporre entro 2 mesi un piano straordinario di assunzioni.



La totale eliminazione di questo emendamento volto alla concreta applicazione della misura alternativa sulla quale questo Governo intende puntare per risolvere il dramma del pianeta carcere renderebbe inutile l’approvazione di un Ddl che non riuscirebbe mai ad essere attuato.



Ci sarebbe infatti una vera e propria antinomia tra norma e realtà. La realtà è che la situazione carceraria italiana è drammatica e preoccupante.



I continui suicidi in carcere sono da porre in relazione con le insopportabili condizioni di disagio in cui vivono i reclusi delle carceri italiane alla carenza di trattamento e attività rieducative e alla mancata assistenza psicologica dovuta alla cronica carenza di personale educativo



Ebbene, l’Italia, Paese democratico, è stata condannata dalla Cedu per trattamento degradante e disumano. A tale situazione va data una risposta concreta, soprattutto se si considera che il bilancio dello stato potrebbe essere aggravato dalle condanne della Cedu (Sic!).



Inoltre non si comprende come la crisi riguardi solo le risorse umane e non anche lo stanziamento dei fondi per l’edilizia penitenziaria ,infatti, una volta costruite nuove carceri queste rimarranno inutilizzate (Sic!) Un esempio è fornito dal carcere di Agrigento e dal carcere di Rieti, a Pinerolo inoltre, c’è un carcere vuoto da 10 anni ma è già stata individuata un’area per costruir un nuovo carcere (fonte Girodivite).



Per un provvedimento importante, come quello in esame, che punta sulla rieducazione e sul recupero del reo, occorre assumersi delle responsabilità serie, perché l’incremento del personale pedagogico rappresenta il sine qua non della correlazione legge - realtà.



Ancora una volta si evidenzia inoltre che il “decantato” vulnus di copertura finanziaria può essere sanato attingendo dai fondi della Cassa delle Ammende che secondo quanto disposto dall’art 129 III comma del Dpr 30 giugno 2000, n. 230, devono essere destinati ai programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale dei detenuti e degli internati anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione”e non all’edilizia penitenziaria (Sic!) . Qualora il Governo non intenda attingere i fondi necessari dalla cassa delle Ammende potrebbe ricavarli dai fondi del Fug, visto che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato il decreto che assegna per la prima volta le quote delle risorse sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati al Fondo Unico Giustizia (Fug), nella misura del 50 per cento al Ministero dell’Interno e del 50 per cento al Ministero della Giustizia. Attingendo i fondi o dalla cassa delle Ammende o dal Fug non vi sarebbe alcun onere aggiuntivo in quanto gli stessi sono già previsti in bilancio.



Per le ragioni suesposte riteniamo che l’emendamento presentato dall’On. Donatella Ferranti e Schirru sia una vera proposta “bipartisan” che deve, necessariamente,trovare accoglimento così come è stato approvato in Commissione Giustizia.



Riteniamo altresì che il governo, dopo aver provveduto all’adeguamento della pianta organica anche in relazione alla popolazione detenuta ( quasi 70mila detenuti) debba predisporre un piano straordinario di assunzioni di educatori penitenziari da attingersi dalla vigente graduatoria del concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di Educatore, Area C, posizione economica C1, indetto con Pdg 21 novembre 2003.



Una scelta in tal senso rappresenterebbe la chiave di volta per un chiaro e ben preciso impegno di responsabilità affinché la drammatica situazione che affligge il pianeta carcere possa finalmente essere risolta. Per tali ragioni auspichiamo che tutta la commissione bilancio della camera e il sottosegretario Alberto Giorgetti facciano una seria e proficua riflessione riconoscendo l’importanza ai fini dell’attuazione del Ddl in esame dell’emendamento Schirru 2.060.





FERRANTI SU DDL CARCERI,OTTENUTO ANCHE AMPLIAMENTO ORGANICO EDUCATORI PENITENZIARI.

Donatella Ferranti,PD:piano programmato di assunzioni del personale degli educatori.

Governo favorevole a emendamenti Pd per potenziamento personale penitenziario:piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi.


18 maggio 2010


La commissione Giustizia della Camera ha cominciato a votare gli emendamenti presentati al ddl carceri e il Governo ha dato parere favorevole alle proposte di modifica del Pd che prevedevano il potenziamento del personale civile e amministrativo penitenziario (psicologi, educatori, ecc) e l’adeguamento delle piante organiche di carabinieri e polizia in funzione del nuovo impegno che dovranno svolgere per vigilare sui detenuti che trascorreranno agli arresti domiciliari l’ultimo periodo della loro detenzione. Il capogruppo del Pd in commissione giustizia, Donatella Ferranti, ha espresso soddisfazione per questo parere favorevole del Governo augurandosi che alla fine l’emendamento venga approvato.



Pd: nostre proposte sono su linea indicata da Napolitano

“Il Pd è pronto” a rispondere al monito del presidente della Repubblica sulla necessità di risolvere il sovraffollamento delle carceri e “a fare la propria parte”. Per questo, annuncia Sandro Favi, responsabile Carceri dei democratici, “nei prossimi giorni il nostro partito presenterà proposte su questi temi, in un quadro di sistema e in continuità e sviluppo delle mozioni approvate dal Parlamento già nei primi mesi di quest`anno”.

“Proporremo - spiega Favi - che si proceda alla revisione del codice penale, che vengano riviste le norme che determinano l`alta incidenza di imputati in custodia cautelare in carcere e quelle sul trattamento penale dei tossicodipendenti, che siano ampliate le opportunità di accesso alle misure alternative alla detenzione. Chiederemo inoltre al Governo - prosegue - un piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, nonché gli indispensabili stanziamenti ed investimenti per ripristinare la corretta funzionalità ed operatività dei servizi e delle strutture”.

“Il Partito Democratico - conclude l’esponente del Pd - rinnova la stima e la fiducia degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria e l`apprezzamento verso i dirigenti dell`Amministrazione penitenziaria, verso le professionalità socio-educative, sanitarie, amministrative e tecniche che, in questa fase difficile, dimostrano il proprio impegno con alto senso di umanità e qualificate competenze”.

Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"

Carceri: Pd, "Testo migliorato in commissione, ma serve uno sforzo in più" Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"

“Lo stralcio della messa in prova consentirà di esaminare rapidamente il provvedimento sulla detenzione domiciliare”. Lo dichiara la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti facendo notare come ‘la messa in prova non riguardava la popolazione carceraria e quindi non avrebbe avuto effetti sul grave stato di sovraffollamento delle carceri italiane. In ogni caso – sottolinea la democratica – il voto di oggi conferma il nostro giudizio negativo sul testo uscito dal consiglio dei ministri che era confuso ed inefficace anche perché privo di qualsiasi copertura finanziaria. Stiamo adesso valutando se aderire o meno alla richiesta di un voto in sede legislativa sul testo modificato nel corso dei lavori in commissione. La nostra disponibilità dipenderà anche dall’atteggiamento della maggioranza sulle nostre ulteriori proposte di modifica. In particolare: la tutela delle vittime di violenza domestica, il rafforzamento del personale di polizia (non solo quella penitenziaria) e del personale del comparto civile dell’amministrazione penitenziaria(educatori e psicologi)”.


Proposta emendativa 8.01.


Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:


«Art. 8-bis. - 1. Entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Ministro della Giustizia, sentiti i Ministri dell'interno e della funzione pubblica, riferisce alle competenti Commissioni parlamentari in merito alle necessità di adeguamento numerico e professionale della pianta organica del Corpo di Polizia penitenziaria e del personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria anche in relazione all'entità numerica della popolazione carceraria e al numero dei posti esistenti e programmati.

2. A tal fine il Governo presenta al Parlamento entro i successivi novanta giorni un apposito piano straordinario di assunzioni di nuove unità specificandone i tempi di attuazione e le modalità di finanziamento.».
Ferranti Donatella, Schirru Amalia, Samperi Marilena, Amici Sesa



Proposta emendativa 8.03.

Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:


«Art. 8-bis. - 1. Al comma 8-quinquies, della legge n. 26 del 2010, dopo le parole Il Corpo della Polizia penitenziaria, sono inserite le seguenti il personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria,».
Schirru Amalia, Ferranti Donatella, Samperi Marilena, Amici Sesa



28-04-10


Dopo l'ennesimo suicidio in carcere (23 dall'inizio dell'anno), nel penitenziario di Castrogno, a Teramo, il parlamentare dell'IdV, Augusto Di Stanislao, ribadisce la necessita' di interventi diretti ed immediati da parte del Governo. ''Non e' piu' ammissibile - afferma il deputato IdV - una tale situazione di completa incapacita' da parte del Governo di affrontare concretamente le problematiche delle carceri in Italia''. Di Stanislao ricorda che ''dopo varie visite presso il carcere di Castrogno e altrettante interrogazioni ad Alfano, dopo una mozione a mia prima firma approvata all'unanimita', con la quale anche la maggioranza si e' impegnata in una serie di iniziative atte a risollevare una drammatica realta' focalizzando l'attenzione sul sovraffollamento e sulla carenza di personale penitenziario e di educatori, dopo l'annuncio dell'emergenza carceri di Alfano e del fantomatico piano carceri, dopo continue denunce e sollecitazioni dei sindacati sulla necessita' di intervenire sulle strutture, sugli organici, siamo ancora di fronte ad una situazione insostenibile e all'emergenza soluzioni''. ''Ho presentato da tempo - conclude Di Stanislao - una proposta di legge per istituire una Commissione d'inchiesta parlamentare sulla situazione delle carceri in Italia che, ora piu' che mai, diventa fondamentale per dare risposte e soluzioni ai molteplici problemi e disagi dell'intero mondo penitenziario''.




Di Stanislao:il ministro tace sulle assunzioni degli educatori,riferisca in parlamento.

“E’ giusta l’assunzione di 2.000 agenti così come evidenziato da Sarno, Segretario generale Uil Pa Penitenziari, per garantire il turnover e quindi supplire la carenza del personale di polizia penitenziaria, ma vi è una colpevole dimenticanza da parte del Ministro quando tace sulla necessità di garantire la presenza degli educatori così come previsto nella Mozione IdV approvata all’unanimità dal Parlamento.” Queste le parole dell’On. Di Stanislao che prosegue: “Non vorremmo che questo impegno del Ministro si focalizzi esclusivamente sull’edilizia carceraria e altresì non vorremmo che dietro la parola magica “stato di emergenza” si celi il grimaldello per ridare vita ad una ” Carceri d’oro 2″ che in barba alla procedure di appalti e alla trasparenza abbiano buon gioco, piuttosto che la pubblica utilità e l’urgenza, i furbetti delle sponsorizzazioni. Si segnala al Ministro, nel frattempo, che in Italia vi sono 40 penitenziari incompiuti ed inutilizzati in un Paese che ne ha 171 in tutto e nel Piano Carceri presentato non c’è cenno di recupero di questo patrimonio. Chiedo che il Ministro venga, così come richiesto in Aula, a riferire in Parlamento sugli impegni presi in relazione ai tempi e modi e risorse da impiegare. Nel frattempo con due distinte interrogazioni chiedo al Ministro quale modello di recupero intenda mettere in campo visto che non si parla assolutamente di assumere gli educatori e cosa intenda fare per i 40 penitenziari incompiuti.”


16 Marzo 2010:interrogazione a risposta in Commissione su assunzione idonei educatori penitenziari

Convocazione della II Commissione (Giustizia)

Martedì 16 marzo 2010

Ore 13.45

5-02550 Ferranti: In relazione all’assunzione di educatori penitenziari


Interrogazione a risposta in Commissione:

FERRANTI, MELIS, TIDEI e SAMPERI.



- Al Ministro della giustizia.

- Per sapere

- premesso che:

il 17 febbraio 2010 il Sottosegretario per la giustizia Caliendo è intervenuto in Senato sul tema dell'assunzione degli educatori penitenziari reclutati tramite il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di educatore, area C, posizione economica C1, indetto con PDG 21 novembre 2003;

nel corso della succitata seduta, il Sottosegretario Caliendo ha affermato che entro aprile 2010 saranno assunti in via definitiva tutti gli educatori che hannosuperato i precedenti concorsi, oltre ai 170 già assunti (anche se agli interroganti risulta che siano stati assunti 97 educatori);

in realtà, l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso era già programmata con l'indizione dello stesso nel 2003, per il quale il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria già disponeva dei fondi necessari;

lo stesso Ministro interrogato, onorevole Alfano, aveva riconosciuto l'improcrastinabilità e l'urgenza di assumere più unità di educatori quando, il 12 gennaio 2010, furono approvate alla Camera le mozioni sui problemi del carcere presentate da vari gruppi parlamentari;a fronte di una popolazione carceraria di 67.000 unità, il rapporto educatore/detenuto è di circa 1 a 1.000, cosa che rende in pratica impossibile lo svolgimento di qualsivoglia progetto rieducativo impedendo il corretto reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, così come previsto nel dettato costituzionale;

non avendo il Ministro interrogato ancora proceduto all'assunzione di ulteriori unità degli educatori, limitandosi a rimandare la questione ad un futuro confronto in merito con i Ministri Tremonti e Brunetta, sarebbe auspicabile ed urgente un rapido avvio della procedura di assunzione di educatori, almeno per completare la già esigua pianta organica, ulteriormente ridotta di circa 400 unità dal decreto legislativo n. 150 del 2009

se non ritenga opportuno procedere celermente all'assunzione di educatori attingendo dalla vigente graduatoria degli idonei risultante dal concorso pubblico a 397 posti di cui in premessa, al contempo prorogando la validità della stessa per almeno un quinquennio, al fine di permetterne lo scorrimento graduale per compensare il turn-over pensionistico, evitando l'indizione di nuovi concorsi che comporterebbe ulteriori oneri finanziari.

(5-02550)


Risposta all'interrogazione di Donatella Ferranti:dal 2011 assunzioni degli idonei educatori concorso,il comitato vigilera'.

Nel rispondere agli On. interroganti ritengo opportuno segnalare che il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo di "Educatore", Area C, posizione economica C1, dell'Amministrazione Penitenziaria, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16.4.2004 - IV serie speciale e si è concluso in data 9 luglio 2008.La graduatoria definitiva, immediatamente dopo l'approvazione del Direttore Generale con provvedimento dell'11 luglio 2008, è stata trasmessa all'Ufficio centrale per il bilancio per l'apposizione del visto di controllo.Nell'anno 2009, in ragione dell'entità dei fondi stanziati ai sensi dell'articolo 1, comma 346, della Legge 24.12.2007 n. 244, è stato possibile procedere all'assunzione dei primi 103 vincitori del predetto concorso a 397 posti.Quanto alle restanti 294 unità, la competente Direzione Generale di questa amministrazione ha già programmato il relativo piano di assunzione ricorrendo, per la copertura degli originari 397 posti a concorso, allo scorrimento della graduatoria, ai sensi dell'art. 15, co. 7, DPR n. 487/99 e successive integrazioni e modificazioni.I nuovi educatori - alcuni dei quali individuati tra i candidati idonei, ma non vincitori del concorso, attese le 12 defezioni intervenute per rinunce, mancate stipule del contratto o dimissioni da parte degli aventi diritto - hanno infatti già scelto la sede di destinazione e, entro aprile del corrente anno, saranno formalmente assunti con firma del relativo contratto.Per quanto riguarda, invece, l'auspicata possibilità di procedere ad un ulteriore scorrimento della graduatoria oltre il numero dei posti originariamente messi a concorso, mi corre l'obbligo di segnalare che tale eventualità non rientra tra le ipotesi di cui all'art. 15, co. 7, del DPR n. 487/1994 e che pertanto, limitatamente all'anno in corso, non può essere attuata per mancato stanziamento dei fondi occorrenti.I fondi disponibili, infatti, sono stati impegnati sia per l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso per educatori, sia per l'assunzione degli idonei al concorso a 110 posti di contabile, a copertura dei posti previsti dal relativo bando ed in ragione delle gravi carenze riscontrate anche nell'area contabile.Dato atto di quanto sopra e, premesso che la validità delle graduatorie è indicata in tre anni dalla data della pubblicazione nei Bollettini ufficiali, faccio presente che, nel caso di specie, la validità della graduatoria del concorso a 397 posti è fissata al 31 maggio 2012 e che, pertanto, a partire dal prossimo anno, in presenza delle risorse economiche necessarie, potranno esservi le condizioni per procedere ad uno scorrimento della graduatoria, anche oltre il numero dei posti pubblicati.




24 febbraio 2010:

ordine del giorno su non riduzione organico educatori di Roberto Rao

La Camera,

premesso che

il provvedimento in esame prevede, all'esito del processo di riorganizzazione di cui all'articolo 74, del decreto legge n. 112 del 2008, un'ulteriore riduzione degli assetti organizzativi delle amministrazioni pubbliche ai fini del contenimento della spesa pubblica;

il comma 8-quinquies dell'articolo 2 individua le amministrazioni che non sono interessate dalle riduzioni descritte, tra cui il Corpo di Polizia Penitenziaria;


nonostante le difficoltà operative, la scarsezza di mezzi e personale risulta, inopinatamente escluso da tale previsione il personale civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte ad includere tra il personale delle amministrazioni non interessate dalla riorganizzazione delle piante organiche non solo quello di polizia penitenziaria ma anche quello civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, con particolare riferimento alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, anche in vista dell'avvio del Piano carceri che necessiterà di adeguate risorse umane e professionali. 9/3210/41. Rao, Ria
.


Accolto come raccomandazione.




19 Febbraio 2010:

ordine del giorno su assunzione educatori di Donatella Ferranti e PD


La Camera,

premesso che:

l'articolo 17-ter stabilisce che, per l'attuazione del cosiddetto «Piano carceri» si conferiscono pieni poteri al Commissario straordinario che, per individuare la localizzazione delle aree destinate alla realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie, d'intesa con il Presidente della regione territorialmente competente e sentiti i sindaci dei comuni interessati, potrà agire in deroga alla normativa urbanistica vigente, velocizzando procedure e semplificando le gare di appalto, utilizzando il modello adottato per il dopo terremoto a L'Aquila, derogando anche all'obbligo previsto dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, volto a consentire agli interessati, proprietari delle aree che si intendono espropriare, la necessaria partecipazione al procedimento amministrativo;

la localizzazione costituisce di per sé variante e produce l'effetto di imporre il vincolo preordinato all'espropriazione e contro di essa non sarà possibile ricorrere al giudice amministrativo e si introduce anche una deroga al limite dei subappalti, che potranno aumentare dall'attuale 30 per cento fino al 50 per cento, in deroga all'articolo 118 del codice dei contratti pubblici; in sostanza, si affidano pieni poteri al Commissario straordinario, che potrà avvalersi anche del Dipartimento per la protezione civile per le attività di progettazione, scelta del contraente, direzioni lavori e vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, in deroga ai criteri di trasparenza e pubblicità e in palese contraddizione con la mozione Franceschini ed altri n. 1-00302 (approvata sostanzialmente all'unanimità alla Camera il 12 gennaio di quest'anno e accettata dal Governo) che impegnava chiaramente il Governo a garantire, nell'ambito dei progetti della nuova edilizia penitenziaria, i criteri di trasparenza delle procedure e l'economicità delle opere evitando il ricorso a procedure straordinarie, anche se legislativamente previste,

impegna il Governo

a verificare l'adeguatezza, in proporzione alla popolazione carceraria, delle piante organiche riferite non solo al personale di polizia penitenziaria ma anche alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, avviando un nuovo piano programmato di assunzioni che vada oltre il turn-over dovuto ai pensionamenti previsto dalla legge finanziaria per il 2010 e che garantisca le risorse umane e professionali necessarie all'attivazione delle nuove strutture penitenziarie, anche distribuendo meglio il personale sul territorio, concentrandolo nei compiti di istituto, sottraendolo ai servizi estranei, consentendogli un adeguato, costante ed effettivo aggiornamento professionale.

9/3196/13.
Donatella Ferranti.



Il comitato vincitori idonei concorso educatori dap in sostegno di Rita Bernadini

Educatori penitenziari sostengono la protesta di Rita Bernardini e Irene TestaRistretti Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini, impegnate in uno sciopero della fame perrichiedere l’esecuzione immediata di quanto proposto nelle cinque Mozioni parlamentari,unanimemente approvate nei giorni 11 e 12 gennaio 2010, riguardanti la situazione del sistema carcerario italiano.Giova ricordare che in quella occasione lo stesso Ministro Alfano assumeva precisi impegni ed affermava che vi avrebbe dato celere e certa attuazione sancendo l’inizio di un nuovo percorso,iniziato con la dichiarazione di Emergenza di tutto il sistema penitenziario alla quale ci si aspettava sarebbe seguita la predisposizione nel Piano Carceri di tutti quegli atti necessari ad ottemperare a quanto detto nelle citate Mozioni per poter, nei tempi strettamente necessari, affrontareconcretamente e efficacemente l´ormai ingestibile situazione creatasi nei nostri istituti penitenziari.Tuttavia, da un’iniziale analisi condotta sui primissimi elementi costitutivi e organizzativi del Piano Carceri emerge solo una particolare attenzione all’aspetto strutturale e custodiale, non prevedendo,invece, alcun intervento per incrementare e favorire la fondamentale componente rieducativa, vero obiettivo dell’esperienza carceraria.Questo Comitato ed altri illustri interlocutori del mondo penitenziario, continuano, infatti, a chiedere a gran voce che vengano assunti più educatori, affinché l’ingresso nelle nostre carceri non si limiti ad un forzato ozio, ma divenga precipuo momento di riflessione e riprogettazione del sé.Ad oggi, però, in merito alla questione degli educatori, alcuna volontà specifica è stata espressa dal Ministro, nonostante, le nostre carceri continuino quotidianamente ad affollarsi a causa dei numerosi nuovi ingressi, ma anche per la spaventosa carenza di educatori che, secondo quanto stabilito dalle vigenti leggi, rappresentano i coordinatori e i realizzatori materiali dei percorsirieducativi, nonché quelle figure professionali atte a garantire, nei giusti modi e nei tempi,l’espletamento, dell’intero iter necessario all’accesso alle misure alternative alla detenzione di quei detenuti che ne avrebbero i requisiti, ma che continuano a restare in carcere a causa dello sparuto numero di educatori attualmente in servizio a fronte di una popolazione di 66.000 persone carcerate.Pertanto, ci uniamo all´Onorevole Bernardini e a Irene Testa per chiedere l´immediata esecuzione delle citate mozioni e auspichiamo che il Ministro Alfano ne predisponga repentinamente l’avvio.Il Comitato, altresì, ad ausilio dell’iniziativa intrapresa da Rita Bernardini e da Irene Testa,promuove una “catena di informazione solidale” impegnandosi a diffondere la conoscenza di tale protesta non violenta tramite l’invio di questo comunicato non solo a tutti gli organi di informazione, ma anche ai propri conoscenti invitandoli a fare altrettanto.Il Comitato vincitori e idonei concorso educatori.


Donatella Ferranti,PD:da Ionta, un primo segnale l'immediata assunzione dei tanti educatori.

CARCERI: PD, VOGLIAMO VEDERCI CHIARO. AUDIZIONE ALLA CAMERA DI IONTA



Roma, 13 gen



''Lo vogliamo esaminare puntigliosamente ed e' per questo che gia' domani chiederemo al presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno di attivarsi per prevedere al piu' presto l'audizione del capo del Dap, dott. Franco Ionta''. Cosi' la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, commenta l'approvazione del piano carceri da parte del Cdm di oggi. ''I primi dati forniti dal ministro Alfano - sottolinea - non ci convincono fino in fondo: se infatti le carceri italiane possono ''tollerare' sino a circa 64.237 detenuti, da regolamento non potrebbero ospitarne piu' di 43.087. Il grado di sovraffollamento e' elevatissimo, siamo ampiamente fuori quota, e per arrivare ad 80.000 posti, i 21.749 annunciati oggi dal ministro Alfano sembrano insufficienti. E poi - prosegue - non basta costruire muri, occorre riempirli di personale numericamente e professionalmente adeguato: dalla polizia penitenzieria, agli psicologi, agli educatori e agli altri esperti. Di tutto questo ancora non c'e' traccia, ma aspettiamo di conoscere nel merito dal dott. Ionta le cifre esatte, certo - conclude - che un primo segnale potrebbe essere l'immediata assunzione dei tanti educatori e psicologi del concorso''.

Assunzione degli educatori primo impegno del governo

Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari esprime piena soddisfazione per l’approvazione delle cinque mozioni sul problema carcerario discusse ed accolte nei giorni 11 e 12 gennaio 2010 dal nostro Parlamento. Per la prima volta il Governo, rappresentato dal Ministro Alfano, ha preso consapevolezza della grave emergenza del sovraffollamento degli istituti di pena e, fra le altre fondamentali proposte presentate, si è impegnato:- a procedere all’assunzione immediata dei restanti educatori penitenziari previsti dalla pianta organica, da attingersi dagli idonei della vigente e menzionata graduatoria risultata dal concorso bandito per tale profilo professionale, affinché anche costoro possano partecipare ai previsti corsi di formazione che il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria deve attivare per questi operatori prima dell’ingresso nelle carceri a cui sono destinati, onde evitare sprechi di danaro per doverli riattivare in seguito;- a prorogare di almeno un quinquennio la validità della graduatoria di merito del concorso citato in premessa, in linea con gli orientamenti del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione nonché con le disposizioni in materia di razionalizzazione delle spese pubbliche in vigore - per permetterne un graduale scorrimento parimenti all’avvicendarsi dei fisiologici turn-over pensionistici, al fine di evitare l’indizione di nuovi concorsi per il medesimo profilo che comporterebbero inutili oneri pubblici;- ad assumere iniziative per lo stanziamento di fondi necessari per completare l’organico di educatori previsti dalla pianta organica attualmente vigente presso il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, considerato che lo sforzo economico da sostenere è annualmente molto esiguo, ma necessario per far funzionare meglio ed in modo più umano una branca importantissima del nostro sistema giustizia che non può più attendere;- a procedere all’alienazione di immobili ad uso penitenziario siti nei centri storici e alla costruzione di nuovi e moderni istituti penitenziari in altro sito;Esprimiamo, quindi, pieno compiacimento per l’importantissimo risultato raggiunto dall’On. Di Stanislao dell’Idv, il quale nella Sua circostanziata e approfondita mozione, ha dimostrato ancora una volta la Sua grande disponibilità e sensibilità verso tali problematiche, sapendo cogliere e far emergere sapientemente le necessità di questo delicato settore della nostra giustizia. Ringraziamo, inoltre, gli onorevoli Bernardini, Rao, Ferranti, Melis, Tidei, Vitali, Balzelli, Donadi, Paladini, Franceschini e tutti coloro che hanno appoggiato con voto favorevole le Loro mozioni, poiché di fronte a queste battaglie di umanità hanno saputo permeare il Loro impegno politico di quell’umanità e di quell’alto senso civico che rende capaci di abbandonare i colori politici e di volgere verso una proficua unità di intenti.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari, intanto, continuerà a vigilare affinché tali doveri vengano rispettati e proseguirà nel suo lavoro di diffusione della necessità dell’intervento rieducativo e quindi sulla centralità della presenza degli educatori, ovvero di quella figura professionale che rappresenta il vero catalizzatore ed esecutore materiale del percorso rieducativo di un detenuto, percorso che rappresenta l’unica vera speranza di un sano reinserimento sociale di chi vive l’esperienza delle sbarre e che rappresenta uno dei più validi strumenti atti ad evitare quegli stati di inerzia, apatia, depressione, frustrazione, ansia, inadeguatezza che troppo spesso percorrono prepotentemente i corridoi lungo i quali si snodano le fila di quelle celle all’interno delle quali si consumano, quotidianamente, suicidi, abusi, violenze. Auspichiamo, quindi, che il Governo predisponga celermente tutti gli atti necessari ad ottemperare quanto detto e che questa stessa volontà continui ad animarne tutti i passaggi ad essi necessari, per poter, nei tempi strettamente necessari, cominciare ad affrontare concretamente e efficacemente l’ormai ingestibile emergenza creatasi.

Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari

venerdì 31 ottobre 2008

Sicilia: Garante; in quasi tutti istituti i diritti umani sono negati

Agi, 31 ottobre 2008



"La situazione del Petrusa è sicuramente paradossale, la capienza tollerata è stata abbondantemente superata costringendo i ristretti a condizioni di vita in cui i diritti umani sono negati e la Polizia penitenziaria non può fare altro che sobbarcarsi stressanti turnazioni". Lo afferma il garante dei detenuti Salvo Fleres, secondo cui quello del carcere di Agrigento "non è un caso isolato. Quasi nessuno dei 27 istituti penitenziari che hanno sede in Sicilia - spiega Fleres - vive situazioni diverse.

Al sovraffollamento si accompagnano carenze strutturali e di personale che non sono degne di un Paese civile. Ho già sollecitato, gli organi competenti e continuerò a farlo, affinché si proceda alla chiusura di alcune fatiscenti strutture e si provveda con la massima tempestività alla consegna di quelle già ultimate ma mai utilizzate. Mi auguro - conclude Fleres - che quanto dichiarato dal ministro della Giustizia circa la consegna dei nuovi istituti e l’ampliamento di altri, possa essere effettivamente attuato con la massima urgenza, al fine di garantire il rispetto del dettato costituzionale in materia di detenzione".

giovedì 30 ottobre 2008

Solidarietà al collega Educatore vittima di un gravissimo atto intimidatorio

OGGETTO:

atto intimidatorio ai danni del Capo Area Trattamentale C.C. Bari

La CONFSAL UNSA Giustizia è venuta a conoscenza che la Procura di Bari
ha aperto un’inchiesta su un atto intimidatorio commesso ai danni del responsabile
dell’Area trattamentale della Casa circondariale di Bari, la cui autovettura martedì 21 c.m. è stata ritrovata completamente bruciata.

Sull’origine dolosa dell’incendio non ci sono dubbi; infatti all’interno dell’auto i
Carabinieri hanno rinvenuto una tanica che quasi sicuramente conteneva liquido
infiammabile.
Una delle ipotesi più accreditate è pertanto quella di una ritorsione contro il
funzionario civile in relazione all’attività istituzionale dallo stesso espletata.
La CONFSAL UNSA Giustizia, nell’esprimere piena solidarietà al
collega vittima di un riprovevole e vile gesto minatorio, ribadisce la necessità, e
l’urgenza, affinché sia focalizzata l’attenzione dell’Amministrazione penitenziaria
anche nei confronti del Personale Civile che, al pari della Polizia e della Dirigenza
Penitenziaria, espleta quotidianamente un servizio istituzionale in un contesto
altamente rischioso, quale quello carcerario e dell’esecuzione penale esterna, senza
adeguati riconoscimenti giuridici ed economici.
La CONFSAL UNSA Giustizia, chiede pertanto alle SS.LL. un urgente
riscontro alla richiesta, avanzata in data 1 ottobre 2008, di revisione dello
Status del Personale Civile penitenziario.

mercoledì 29 ottobre 2008

UGl: no a passaggio del personale civile del Dap al settore della sicurezza come ruolo tecnico della polizia penitenziaria

UNIONE GENERALE DEL LAVORO

Prot. n. 10_1281_GIUSTIZIA

Roma, 28 ottobre 2008

Info Giustizia n. 36

A TUTTO IL PERSONALE CIVILE
DELL’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA
PASSAGGIO DEL PERSONALE ALL’INTERNO DEI RUOLI
TECNICI DELLA POLIZIA PENITENZIARIA

Carissimi tutti, iscritti e non,
vogliamo tornare sulla questione del passaggio del personale civile dell’amministrazione
penitenziaria all’interno dei ruoli tecnici della polizia penitenziaria.
La questione, certamente non nuova, è riemersa di recente a causa di una iniziativa della
Federintesa che ha inviato al personale un modulo per compilare la relativa domanda da
consegnare presso la segreteria del proprio ufficio di appartenenza.
L’iniziativa, se presa per una provocazione atta a sensibilizzare i vertici del DAP in merito
alla disparità di trattamento che penalizza il personale del comparto ministeri in confronto
a quello della polizia penitenziaria, può anche essere condivisa: viceversa, non può essere
seriamente considerata in termini di proposta operativa, stante l’assoluta mancanza di un
presupposto normativo e giuridico al quale agganciarla.
Non sarebbe infatti possibile prevedere un passaggio del genere a seguito di una semplice
richiesta: inoltre, una tale ipotesi non potrebbe riguardare tutti quei profili trasversali
anche alla altre amministrazioni (contabili, informatici, amministrativi) e riguarderebbe
solamente un ristretto numero di operatori.
Abbiamo già espresso la nostra posizione e in questa occasione, ribadiamo che troviamo
strumentali le accuse che ci vengono rivolte a causa della mancata condivisione di questa
idea da parte nostra: crediamo invece, che le accuse andrebbero rivolte a quelle
organizzazioni sindacali, triplice in testa, che hanno svenduto i lavoratori del comparto
ministeri, prevedendo per loro aumenti di stipendio risibili, eliminando il regime di
Comunicaci la tua e-mail o fax ti invieremo la nostra newsletter.
Se invece intendi cancellarti o esercitare i diritti previsti dall’art 7, D.L. 30 giugno 2003, n. 196
scrivici, sarà nostra cura adempiere a quanto da te richiesto
missione, bloccandone la progressione in carriera,missione, scippando le competenze della sanità
penitenziaria al Dipartimento per attribuirle al Ministero della Salute.
La nostra battaglia per la tutela e dei diritti dei lavoratori, ci ha visto e ci vedrà ancora in
prima fila al fianco degli operatori penitenziari, portatori di una atipicità professionale
assolutamente unica nell’intero panorama del pubblico impiego, e che merita il giusto
riconoscimento.
Non crediamo però che la strada sia quella di inglobare detto personale all’interno del
Corpo della polizia penitenziaria: sarebbe un tornare indietro, uno stravolgere lo spirito
della riforma del Corpo che ha inteso andare nella direzione opposta, di indirizzare cioè il
personale ex di custodia verso il trattamento e non, come vagheggiano i sostenitori del
passaggio del personale civile nei ruoli tecnici del Corpo, di proiettare educatori, assistenti
sociali e psicologi sul versante della sicurezza.

Carceri: continuano gli atti ispettivi presentati dall'On. Rita Berbardini su situazione insostenibile degli istituti penitenziari e carenza educatori

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01453

presentata da

RITA BERNARDINI

martedì 28 ottobre 2008, seduta n.073

BERNARDINI

Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.- Per sapere - premesso che:

in data 26 ottobre 2008, l'interrogante si recava in visita ispettiva presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e riscontra la seguente situazione:

l'istituto di pena sorge su un terreno paludoso, a pochi metri da una discarica di rifiuti che emana esalazioni nauseabonde con le quali convivono agenti e detenuti;

a detta dei funzionari che hanno accompagnato l'interrogante nella visita, sarebbe auspicabile la disinfestazione frequente dell'area dove sorge l'istituto, per via delle numerose zanzare e mosche che tormentano la vita dei detenuti e di chi frequenta per lavoro l'istituto;

la struttura carceraria, presso la quale sono associati numerosi detenuti in regime di alta sorveglianza, non è dotata di intercinta muraria, essendo delimitata da una recinzione in rete di filo metallico che non offre adeguata sicurezza contro un eventuale tentativo di evasione;

l'approvvigionamento idrico dell'istituto avviene tramite lo sfruttamento di alcuni pozzi la cui acqua necessita di interventi continui di potabilizzazione, inoltre un recente monitoraggio delle falde acquifere della zona da parte del Comando militare della NATO ha evidenziato come in queste acque vi sia la presenza di una concentrazione 50 volte superiore alla norma di batteri coliformi e di coliformi fecali;

la struttura ospita 876 tra detenuti e detenute a fronte di una capienza regolamentare di 522 posti, ma, essendo stato chiuso un reparto per mancanza di personale, secondo il Comandante Luigi Mosca e l'Ispettore Capo Agostino Sepolvere, la capienza regolamentare disponibile sarebbe di 450 posti, con un esubero di 426 detenuti;

dei detenuti e detenute ospitati, il 70 per cento circa sono in attesa di processo, il 30 per cento circa sono gli stranieri. I detenuti sono ospitati in sette differenti reparti:

1) Volturno: presenza effettiva 253; reparto misto fra italiani e stranieri;

2) Tevere: presenza effettiva 270; reparto misto: tossicodipendenti, stranieri, Alta Sicurezza, 5 sieropositivi di cui uno in condizioni incompatibili con il regime carcerario;

3) Tamigi: presenza effettiva 200; reparto con detenuti in regime di Alta Sicurezza;

4) Senna: presenza effettiva 60; reparto femminile in regime di Alta Sicurezza;

5) Danubio: presenza effettiva 70; reparto dove si trovano detenuti con situazioni particolari per ragioni disciplinari o sanitarie oppure perché accusati di violenza carnale o per reati di pedofilia;

6) Degenza: presenza effettiva 16;

7) Transito: presenza effettiva 7;

326 detenuti su 876 si trovano in regime di Alta Sicurezza, molti di loro sono accusati o condannati per associazione a delinquere di stampo camorristico;

si registrano gravi carenze nel numero del personale impiegato all'interno dell'istituto e in particolare:

1) a fronte di un organico previsto di 521 agenti di Polizia penitenziaria, solo 400 sono quelli effettivamente assegnati;

2) per circa 900 ristretti (peraltro in condizioni di sovraffollamento) è in servizio un solo medico;

3) gli educatori in pianta organica sono 7, ma solo 1 è stato assegnato;

4) è presente un solo psicologo per un totale di 10 ore settimanali, mentre è stata interrotta la convenzione con uno psichiatra, che era presente all'interno dell'istituto anch'esso per 10 ore settimanali;

a causa della carenza di personale gli agenti sono costretti a turni di lavoro prolungati e a molte ore di lavoro straordinario, retribuite con un compenso di soli circa 7 euro l'ora;

tutti i detenuti e le detenute lamentano la cronica carenza di assistenza sanitaria, sia per l'insufficienza del personale medico, sia perché tutti i farmaci, tranne i salvavita, sono a spese dei detenuti;

l'11 agosto 2008, un detenuto è morto per un arresto cardiocircolatorio. Il 21 ottobre un altro di 32 anni si è tolto la vita impiccandosi;

solo un centinaio degli 876 detenuti e detenute ospitati svolgono una qualche attività lavorativa all'interno dell'istituto;

molti detenuti e detenute, soprattutto gli stranieri che non hanno mezzi economici per integrare il vitto, lamentano la scarsità delle porzioni di cibo e la scarsa disponibilità di cibi come riso e latte;

pur essendo a disposizione il prontuario dei diritti del detenuto - fatto di cui diamo atto ai dirigenti dell'istituto che ce ne hanno consegnata una copia in italiano, arabo e albanese - nella realtà dei fatti nessuno dei reclusi ne ha mai presa visione perché il prontuario viene consegnato solo a chi ne fa richiesta e nessuno dei detenuti da noi consultati era a conoscenza di questa opportunità -:

se il Ministro della giustizia non intenda disporre urgenti controlli al fine di verificare la situazione sopra descritta e la regolarità della gestione e del funzionamento della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere;

se il Ministro della Giustizia non ritenga urgente e opportuno incrementare il numero degli agenti di Polizia penitenziaria e il numero degli educatori in servizio presso la struttura;

cosa si intenda fare per porre termine alla grave situazione di sovraffollamento della struttura, riportando il numero di detenuti e detenute ospitati entro il limite previsto dalla capienza regolamentare;

se il Ministro della giustizia sia a conoscenza del fatto che nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere vi sia detenuta una gran parte degli appartenenti a associazioni a delinquere di stampo camorristico e se non ritenga più prudente considerare una loro distribuzione in diversi istituti;

se il Ministro della giustizia non intenda disporre che ogni detenuto sia informato sul regolamento penitenziario e gli sia fornita copia del prontuario dei diritti del detenuto;

come sia stabilito l'ammontare delle razioni quotidiane del vitto, e l'assortimento del menù, e se questi siano soggetti a variazioni in funzione di esigenze metaboliche dell'individuo, preferenze o abitudini alimentari anche dettate da motivazioni di ordine sanitario, culturale o religioso;

se i Ministri interrogati non intendano avviare urgenti misure volte alla riqualificazione ambientale del sito dove sorge l'istituto, provvedendo a una bonifica e messa in sicurezza della discarica di rifiuti attigua, alla disinfestazione periodica dei fondi circostanti e alla bonifica delle falde acquifere della zona;

se i Ministri ritengano sufficiente la dotazione di personale sanitario tra medici, psicologi e personale infermieristico prevista per l'istituto, e se non ritengano opportuno rivedere le convenzioni con le Regioni e le Aziende sanitarie locali per assicurare una più adeguata assistenza, e la gratuità dei farmaci a quei detenuti che non possono far fronte al loro acquisto. (4-01453)

martedì 28 ottobre 2008

Giustizia: "manovra" economica, tagli al Dap per 133 milioni

Il Sole 24 Ore, 27 ottobre 2008



Un taglio netto da 133 milioni di euro per l’Amministrazione penitenziaria. Per il 2009, solo il Dap paga un terzo dello scotto imposto dalla manovra triennale all’intera amministrazione della giustizia. Per arrivare ai complessivi 415 milioni bisogna guardare al settore civile e penale (-164 milioni) e a quello minorile (-8,7).

Superano la soglia dei 414 milioni di euro i tagli che la manovra d’estate ha portato al ministero della Giustizia. Tra riduzione delle missioni (oltre 218 milioni) e trasformazione in tagli di spesa degli accantonamenti sulle dotazioni di bilancio (altri 196 milioni), la cura dimagrante per il 2009 è particolarmente pesante per l’amministrazione penitenziaria e, soprattutto, per la giustizia civile e penale. Per quest’ultimo "programma", infatti, il conto è di circa 164 milioni di euro che assorbe da solo il 40% dell’intero intervento.

Le dotazioni dell’amministrazione penitenziaria, invece, si riducono di 133 milioni, consumando il 32 per cento dei tagli. Terza contrazione per ordine di grandezza è la sottrazione di poco più di 70 milioni di euro alle casse del ministero per sostenere le spese per l’edilizia (destinate agli uffici giudiziari e agli istituti penitenziari di nuovo alle prese con l’emergenza affollamento).

Una boccata d’ossigeno al ministero di Via Arenula potrebbe però essere fornita dal meccanismo delle "rimodulazioni" che, secondo i dati della Ragioneria generale dello Stato, potrebbero di fatto rimpinguare la giustizia di 257 milioni di euro, rendendo meno traumatico l’impatto del decreto legge 112/08. Per quanto, a godere di tale linfa sembra destinata soprattutto l’amministrazione della giustizia civile e penale a detrimento del comparto penitenziario. Meno rilevanti, sia in valori assoluti, sia in termini percentuali, i ritocchi nel segmento della giustizia minorile, dove la manovra ha sottratto quasi 9 milioni di euro.

Morale della favola se, alla vigilia della manovra triennale, le dotazioni finanziarie del Guardasigilli ammontavano a 7 miliardi e 700 milioni, il decreto legge 112 le ha portate al di sotto della quota dei 7 miliardi e 300 milioni riducendole del 5,4 per cento. Come detto, una misura che, per effetto della possibilità di rimodulare le dotazioni finanziarie tra le varie missioni, potrebbe scendere al 2,1 per cento.

domenica 26 ottobre 2008

Dossier dell’Associazione “Antigone”, ottobre 2008

Dossier dell’Associazione “Antigone”, ottobre 2008

Le condizioni di detenzione in Italia

SOVRAFFOLLAMENTO
I detenuti sono oggi 57.239. I posti letto regolamentari sono 43.084. Vi sono 14.155 persone in più
rispetto ai posti letto disponibili. Il 31 dicembre del 2007 i detenuti erano 48.693. In nove mesi sono
cresciuti di poco meno di 9 mila unità. Mille detenuti in più al mese. Erano 39.005 il 31 dicembre
del 2006. Per tutto il 2007 il tasso di crescita mensile è stato di 807 detenuti. Il 31 dicembre del
2005, ossia sette mesi prima dell’approvazione dell’indulto, la popolazione detenuta ammontava a
59.523 unità. Si consideri che il 31 dicembre del 2001 i reclusi erano 55.275. Il tasso di crescita nel
quadriennio del primo governo Berlusconi (2001-2005) è stato quindi di circa mille unità l’anno. Il
31 dicembre del 1996 i detenuti erano 47.709. Nei cinque anni di governo del centro-sinistra i
detenuti sono cresciuti di poco più di 1.500 unità l’anno. L’aumento progressivo del tasso di
crescita carcerario è l’effetto di due leggi: la ex Cirielli sulla recidiva e la Bossi-Fini
sull’immigrazione. Leggi del 2005 e del 2002 che oggi iniziano a produrre i loro effetti inflattivi.

CAPIENZA DELLE CARCERI E DETENUTI PRESENTI AL 22 OTTOBRE 2008

Regione
Capienza
Presenza % sovraffollamento
Regolamentare
U D Tot U D Tot

Abruzzo 1392 83 1475 1543 46 1589 107
Basilicata 414 23 437 502 17 519 118
Calabria 1757 30 1787 2138 35 2173 121
Campania 5095 211 5306 6846 303 7149 134
Emilia Romagna 2153 117 2270 3778 137 3915 172
Friuli Venezia Giulia 516 35 551 728 22 750 136
Lazio 4142 355 4497 4985 427 5412 120
Liguria 1088 52 1140 1330 69 1399 122
Lombardia 4941 441 5382 7731 580 8311 154
Marche 735 20 755 909 28 937 124
Molise 348 8 356 366 0 366 102
Piemonte 3270 137 3407 4407 125 4532 133
Puglia 2338 218 2556 3342 164 3506 137
Sardegna 1909 54 1963 1962 59 2021 102
Sicilia 4542 145 4687 6529 153 6682 142
Toscana 2933 142 3075 3540 180 3720 100
Trentino Alto Adige 237 19 256 317 20 337 131
Umbria 1015 71 1086 842 36 878 80
Valle D’aosta 175 6 181 160 0 160 88
Veneto 1706 211 1917 2712 171 2883 150
Totale 40706 2378 43084 54667 2572 57239

Elaborazione Antigone dati Dipartimento Amministrazione Penitenziaria

CASI DI SOVRAFFOLLAMENTO

In Emilia Romagna le presenze ammontano a 3.915 mentre la capienza regolamentare è pari a 2.270. La percentuale di sovraffollamento è del 172%. In Lombardia ci sono 8311 detenuti per 5382
posti letto. La percentuale di sovraffollamento è del 154%. In Abruzzo e Sardegna vi sono meno
detenuti rispetto alla capienza regolamentare.
Tra le carceri più sovraffollate: Monza (777 detenuti stipati nei 420 posti letto; oltre 100 persone
dormono sui materassi), Torino (1.438 detenuti per 1.092 posti letto; svariati detenuti dormono sui
materassi; da ieri hanno usato la sezione destinata agli studenti universitari), la Dozza a Bologna
(1046 detenuti nei soli 483 posti letto regolamentari), Poggioreale a Napoli (2296 detenuti nei 1387
posti letto), Milano San Vittore (1461 detenuti per 702 letti regolamentari). A Venezia (sezione
maschile) i letti a castello sono oramai a tre piani. A Latina in alcune celle vivono sei persone in
letti a castello a tre piani in 16mq complessivi; hanno quindi a disposizione meno di 3mq a persona.
Nella sezione femminile di Latina ci sono 36 detenute per 18 posti letto, quindi il doppio della
capienza regolamentare. Un grave problema strutturale, lesivo dei diritti fondamentali, è costituito
dalla schermatura delle finestre nella sezione femminile, cosa che impedisce la naturale filtrazione
della luce. Nella Casa Circondariale di Ravenna in celle di 7,5 metri quadrati vivono 3 detenuti; il
letto a castello è a 3 piani, le dimensioni del tavolino consentono al massimo a due persone di
mangiare contemporaneamente e nello spazio della cella le tre persone non possono stare in piedi
contemporaneamente. Nella Casa Circondariale di Monza, in cui la capienza regolamentare è di 400
posti e al momento della visita erano presenti 800 persone, con un materasso a terra nella maggior
parte delle celle. elle sezioni comuni ci sono 3 detenuti per cella nelle celle singole, con un letto a
castello e un materasso a terra (rimosso di giorno per consentire l’utilizzo quotidiano dello spazio
interno alla cella). Al San Michele di Alessandria (Casa di Reclusione) una sezione destinata alla
reclusione è stata di recente sostituita da una sezione per imputati, il che ha avuto un impatto
negativo sulle attività organizzate.

IL CONCORSO PER EDUCATORI NON PORTATO A TERMINE

Il livello di sovraffollamento comporta una preoccupante sproporzione tra numero dei detenuti ed
operatori penitenziari. Si è in attesa di assumere 400 nuovi educatori su scala nazionale, nonostante
il concorso sia stato già da molto tempo chiuso. Fu bandito nel novembre 2003.


INDULTO
Con l’indulto sono usciti 27.472 detenuti. Ne sono rientrati in due anni 9.875.

IMPUTATI, CONDANNATI, REATI

Il 55,32 % della popolazione detenuta è in attesa di condanna definitiva. Il tasso medio europeo dei
detenuti in attesa di giudizio è invece ben inferiore al 25%. In Italia: si incarcerano i presunti
innocenti in modo più che doppio rispetto agli altri paesi dell’area Ue, dura di più la custodia
cautelare, durano molto di più i processi. Il 29,5% dei reati ascritti alla popolazione detenuta
consiste in delitti contro il patrimonio. Il 16,5% in reati contro la persona. Il 15,2% commette
violazioni della legge Fini-Giovanardi sulle droghe. Il 3,2% dei reati consiste in crimini di
associazione a delinquere di stampo mafioso. 1.390 sono gli ergastolani. Circa 9 mila detenuti
devono scontare una pena residua inferiore ai tre anni. Oltre 10.000 i casi seguiti in misura
alternativa.

DONNE CON E SENZA PROLE

Le donne sono 2.599 pari al 4,3 del totale. Una percentuale invariata nell’ultimo quindicennio e
corrispondente ai tassi di detenzione femminile a livello europeo. Sono1.207 le donne-madri
detenute. Sono 68 le detenute madri che hanno figli in carcere e 70 i bambini di età inferiore ai tre
anni reclusi con le mamme. 23 sono le donne in stato di gravidanza.

STRANIERI

I detenuti stranieri sono 21.366 pari al 37,3% del totale della popolazione detenuta. Nel 2000, ossia
prima dell’approvazione della legge Bossi-Fini, la percentuale era del 29,31%. Nel 1991 era del
15,13%. Il 21,9% proviene dal Marocco, il 13,6% dalla Romania, il 12,1% dall’Albania, l’11%
dalla Tunisia. Il 29,1% ha commesso reati contro il patrimonio. Il 24,3% ha commesso reati in
violazione della legge sugli stupefacenti. Lo 0,3% ha commesso un crimine di associazione a
delinquere di stampo mafioso. Sono già circa due mila gli stranieri in carcere per violazione della
legge Bossi-Fini, ossia per irregolarità nell’ingresso in Italia.

IN EUROPA

Sono circa 600mila i detenuti, definitivi o in attesa di giudizio, ristretti nelle carceri dei paesi
dell’Unione Europea. Di questi, circa 131.000 sono in attesa di giudizio. Le donne rappresentano
circa il 5% dell’intera popolazione carceraria. Nella UE negli ultimi anni in 23 stati su 27 è
aumentata costantemente la popolazione carceraria. 14 stati su 27 hanno superato il limite della
capienza regolamentare. I paesi con maggiori problemi di sovraffollamento sono la Grecia (168%),
la Spagna (140%), l’Ungheria (137%), l’Italia (133%). Tra i 14 paesi che non superano il limite
della capienza regolamentare, il primato spetta alla Slovenia, seguita da1 Danimarca, Finlandia,
Irlanda e Svezia. I tassi di carcerazione (numero di detenuti ogni 100.000 abitanti) sono
elevatissimi. Il primato spetta all’Estonia (321.6), seguita dalla Lettonia (285.3), Lituania (237.0),
Polonia (229.9), Repubblica Ceca (185.6). Nell’Europa occidentale il primato spetta al
Lussemburgo (163.6), seguito da Spagna (146.1) e Inghilterra (145.1). Il paese con il minore tasso
di carcerazione è la Slovenia (65.0) seguita da Danimarca (69.2), Finlandia (70.6), Irlanda (74.3) e
Svezia (79.0). L’Italia supera di poco i 100 detenuti ogni 100 mila abitanti.
LA COERCIZIONE NEGLI OPG
In tutti gli Ospedali psichiatrici giudiziari italiani sono presenti una o più sale di coercizione, con
letti con cinghie di cuoio e in alcuni casi un buco al centro per i bisogni fisici. Il dato è
preoccupante in sé perché la pratica della coercizione è di per sé una pratica violenta che costringe
un soggetto con disagio mentale a essere legato al letto per un periodo di tempo indefinito.
Preoccupa anche l’assenza di dati relativi ai tempi medi della coercizione. Di certo non mancano
casi di internati costretti al letto di coercizione sino a 14 giorni di seguito. Non esiste però un
protocollo unico di intervento, né un registro apposito che consenta di monitorare l’uso che viene
fatto dalla pratica della coercizione, né è possibile stabile in che misura abbia una efficacia
terapeutica e in quale sia invece uno strumento di mero contenimento fisico. In media almeno un
internato su sei ha conosciuto l’esperienza, terribile, della coercizione. Un dato sottostimato se
consideriamo che non disponiamo dei dati relativi a Napoli e ad Aversa. Pertanto, esclusi questi
ultimi due, sono 195 i soggetti coerciti. A Reggio Emilia sono 84, a Castiglione 47, a Barcellona e a
Montelupo 32. Complessivamente gli episodi di coercizione sono stati 515. Se ordinati per istituti,
vediamo che a Castiglione sono stati 188, a Reggio Emilia 123, a Barcellona 84, a Montelupo 69,
ad Aversa 51 a Napoli 50. Quella della coercizione è un vulnus nel sistema penitenziario italiano,
una zona grigia che andrebbe indagata con maggiore attenzione.

SUICIDI AD AVERSA

Nel 2004 si erano registrati 2 suicidi (1 ad Aversa, l’altro a Reggio Emilia). Nel periodo che va dal
settembre 2006 al marzo 2008 nel solo ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa vi sono stati 6
suicidi ed un tentativo di suicidio.
SUICIDI IN CARCERE
Nel 2007 vi sono stati 45 suicidi. Ci si ammazza in carcere più o meno diciotto volte di più che
all’esterno. Ulteriori 76 sono i reclusi morti per cause naturali. I 45 suicidi avvenuti nel corso
dell’anno passato hanno interessato lo 0,10% della popolazione detenuta mediamene presente
nell’anno. Di essi, 43 hanno riguardato uomini, di cui 27 italiani e 16 stranieri, e due hanno
riguardato donne italiane (lo 0,22% delle poche donne detenute complessivamente). Nel 2008 ad
oggi (fonte Ristretti) sono morti 98 detenuti di cui 37 per suicidio.

ALCUNE VICENDE DI MALTRATTAMENTI E MALA-SANITÀ

Bari, Casa Circondariale. Il 9 novembre 2007 la procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio con
l’accusa contusioni compatibili con calci e pugni”. L’agente avrebbe agito in concorso con altri
soggetti ancora da identificare. Ad oggi si attendono ulteriori sviluppi.
Forlì, Casa Circondariale. Il 14 marzo 2006 è terminato il processo contro un agente di polizia
penitenziaria, condannato a otto mesi, pena sospesa, per lesioni in danno ad un detenuto
marocchino.
Imperia, Casa Circondariale. Il 5 febbraio 2008, A. B., 29 anni, detenuto da sette mesi, è stato
trovato morto all’interno della propria cella. Le circostanze del decesso restano da chiarire: scartata
la tesi di un morte naturale (arresto cardiocircolatorio), il Sostituto Procuratore della Repubblica ha
aperto un fascicolo avvalorando l’ipotesi di omicidio. Ad oggi si attendono gli sviluppi processuali.
Lecce, Casa Circondariale. Nel dicembre 2007 un detenuto di 52 anni, a tre giorni dall’arrivo
nell’istituto leccese, è stato trovato morto nella propria cella da alcuni agenti di polizia
penitenziaria. A seguito del ritrovamento di tracce ipostatiche sul corpo del cadavere, a fronte di
possibili violenze subite, la Procura ha aperto un’indagine per omicidio colposo.
Livorno, Casa Circondariale. L’11 luglio 2003 Marcello Lonzi, 29 anni, viene trovato esanime,
coperto di sangue e con il volto tumefatto. Secondo l’autopsia il decesso sarebbe di omicidio
colposo di due medici del carcere pugliese indagati per aver provocato la morte di Fabio
Malinconico 44 anni, avvenuta il 29 novembre 2004. Secondo l’accusa i due medici avrebbero
omesso di disporre che il trasferimento del detenuto avvenisse a bordo di un’ambulanza, necessario
perché l’uomo era affetto da “cardiopatia ischemica con pregresso infarto del miocardio e da morbo
di Crohn ed igroma frontale”.
Catania, Casa Circondariale. Nel dicembre 2007 quattro medici del carcere catanese sono stati
rinviati a giudizio per omicidio colposo in seguito alla morte di Pietro Sangiorgi, 50 anni, avvenuta
il 3 maggio del 2006. Secondo il Pubblico Ministero, questi, in cooperazione tra loro, avrebbero
cagionato la morte dell’uomo “per negligenza e imperizia consistite nel non avere effettuato né
prescritto alcun esame o approfondimento diagnostico di segno cardiologico nonostante che
Sangiorgi presentasse una sintomatologia dolorosa epigastrica di dubbia interpretazione”.
Firenze, Sollicciano Casa Circondariale. Il 28 febbraio 2008, un agente di polizia penitenziaria è
stato indagato dalla procura di Firenze per un “presunto” pestaggio ai danni di un detenuto
marocchino, avvenuto nel novembre del 2007.
Livorno, Casa Circondariale. L’11 luglio 2003 Marcello Lonzi, 29 anni, viene trovato esanime,
coperto di sangue e con il volto tumefatto. Secondo l’autopsia il decesso sarebbe avvenuto a seguito
di arresto cardiaco, quindi per cause naturali. Maria Ciuffi, la madre, ritenendo la morte
conseguente a un violento pestaggio, sporge denuncia e il Pubblico Ministero apre un fascicolo,
contro ignoti, per omicidio. Il 23 luglio 2004 si richiede un supplemento di indagine, a partire da
alcune fotografie. “In quelle foto - spiega l’avvocato - ci sono i segni di vere e proprie vergate,
striature viola sulla pelle gonfia e rialzata, ecchimosi che possono essere state fatte solo con un
bastone, un manganello. Certo, non sono i segni di una caduta”. Il gip dispone l’archiviazione
confermando la prima versione dei fatti: morte a seguito di un infarto, ovverosia “cause naturali”. Il
29 ottobre 2006, a seguito di specifica richiesta, si è proceduti alla riesumazione della salma del
ragazzo per ivi rilevarvi le eventuali percosse subite. Dal 3 ottobre 2007 il magistrato sta escutendo
nuovamente i detenuti vicini alla vittima, ed anche alcuni agenti della polizia penitenziaria in
servizio quel giorno. Ad oggi si attendono gli sviluppi processuali.
Perugia, Casa Circondariale. La procura di Perugia ha aperto una inchiesta per la morte di Aldo
Bianzino 44 anni, avvenuta in carcere il 14 ottobre 2007. Dai primi risultati delle indagini
autoptiche emergono “lesioni massive al cervello e all’addome”. Altri detenuti presenti in sezione
affermano che Bianzino avrebbe chiesto invano più volte aiuto. L’ultima perizia ritiene la morte
compatibile con un evento naturale. Ad oggi un agente è indagato per omissione di soccorso. Si
attendono gli sviluppi processuali.
Piacenza, Novate, Casa Circondariale. Nell’ottobre 2007, un agente della polizia penitenziaria
accusato di avere molestato sessualmente due detenute del carcere piacentino è stato condannato ad
un anno e otto mesi (pena sospesa) con l’attenuante della lieve entità del fatto (si sarebbe trattato di
palpeggiamenti). Secondo quanto si è appreso, il Gup avrebbe altresì disposto un risarcimento nei
confronti delle due detenute per una somma pari a 4.500 euro.
Sassari San Sebastiano, Casa Circondariale. Marco Erittu, 40 anni, viene trovato morto il 18
novembre 2007 all’interno di una cella d’isolamento. I risultati autoptici evidenziano “morte
causata da asfissia provocata da impiccagione”. Il giorno prima il detenuto avrebbe scritto ai giudici
sostenendo di “temere per la propria vita”.

I NUMERI DELLA GIUSTIZIA MINORILE

446 sono i minori ristretti negli istituti penali per minori. 231 gli stranieri, ossia oltre il 50% del
totale. Le minori straniere sono oltre il 25% del complessivo dei non italiani.
Lecce, Istituto penale per minori. Il 13 ottobre 2007 si è conclusa l’indagine della magistratura sugli
abusi compiuti dal personale penitenziario su alcuni detenuti dell’istituto penale minorile leccese.
Secondo l’accusa i ragazzi venivano denudati e successivamente pestati nelle proprie celle. La
procura di Lecce ha indagato undici agenti con l’accusa di abuso di mezzi di correzione e violenza
su minori. Dal 16 luglio 2007 la struttura è ufficialmente chiusa con provvedimento a firma del
Capo Dipartimento della Giustizia Minorile per il “mancato adeguamento alle norme
antinfortunistiche della legge 626” ed i ragazzi sono stati trasferiti nel carcere minorile di Bari.
Torino Ferrante Aporti, Istituto Penale per minori. Agli inizi di luglio 2008 vi sono state proteste
dei ragazzi reclusi per l’affollamento intollerabile.


UNA BUONA PRASSI: A CAGLIARI LA COMUNITÀ “LA COLLINA”


Rivolta all’accoglienza di 12 giovani-adulti (18-25 anni) in misura alternativa alla detenzione, in
situazione di emarginazione sociale ed a rischio di recidività.
La comunità dove è stato girato il film “Jimmy della collina”, tratto dall’omonimo libro di Massimo
Carlotto, si trova tra le colline che circondano Cagliari. Per chi si intende di vino, non è difficile da
trovare perché in paese, a Serdiana, c’è una famosa cantina, l’Argiolas, superata la quale si gira per
una strada di campagna. Un paio di chilometri e sulla sinistra, tra campi di olivi e i colori della terra
sarda, si vede ergersi sulla collina a sinistra un bizzarro edificio in pietra. L’entrata è modesta, un
cancello, un piccolo cartello con la scritta La Collina e un viale che si inerpica verso le costruzioni.
Qui abita, con alcuni dei ragazzi, don Ettore Cannavera, fondatore e anima delle attività che qui si
svolgono. E’ un tipo deciso, Ettore, non ha peli sulla lingua e il suo è il coraggio di chi ha rischiato
di persona e continua a farlo, portando avanti idee di giustizia e di eguaglianza nei diritti. E’
cappellano volontario dell’Istituto penale minorile di Quartucciu e ha dovuto rendere una
dichiarazione scritta per non essere pagato dal Ministero: “Non condivido il Concordato - afferma -
se hai bisogno è la comunità cristiana che ti deve sostenere, non lo Stato. Se ti nomina la Chiesa e ti
paga lo Stato, è troppo comodo e significa che lo Stato non è laico”. Racconta delle sue traversie
con la gerarchia ecclesiastica, quando fu sospeso “a divinis”: Ettore disse che non era d’accordo con
la raccomandazione del pontefice ai farmacisti perché facessero obiezione alla vendita dei
profilattici. Il vescovo lo chiamò e gli disse che era lui a non essere “funzionale” alla Chiesa. Il
luogo riservato alla preghiera, a “La Collina”, è impregnato di una spiritualità che comprende le
credenze di tutti i popoli. Ci sono il Vangelo e il Corano, la Bibbia rivolta verso i fedeli come usano
i protestanti. La comunità è oggi finanziata dalla Regione, che ha inserito nel suo bilancio annuale
un finanziamento di 200.000 euro. La comunità sorge su un terreno che era proprietà della sua
famiglia. La comunità è rivolta a minori in misura alternativa. Quando sono in casa, i ragazzi si
dividono la responsabilità dei vari lavori, cucinano, puliscono, tengono gli spazi esterni. Il sabato
mattina, con sveglia alle 7 e inizio delle attività alle 8, si occupano del giardino e delle aiuole
fiorite, zappano, potano, decespugliano, mentre la domenica mattina, con sveglia alle 8, fanno le
pulizie “di pasqua” in casa. Le famiglie dei ragazzi possono andare a trovarli ma naturalmente chi
può va in permesso a casa.

Giustizia: Uil-penitenziari; nuovi istituti, ma manca il personale

Agi, 24 ottobre 2008



"Si continua a fare riferimento a nuovi istituti o padiglioni ma si omette di specificare con quale personale saranno aperte queste nuove strutture". Eugenio Sarno, segretario generale della Uil-Penitenziari, commenta così la lettera al "Corriere della Sera" con cui il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha promesso "interventi strutturali" per avviare a soluzione il problema del sovraffollamento delle carceri.

"Giova ricordare - aggiunge Sarno - che pochi giorni fa lo stesso ministro in sede di audizione alla Commissione Giustizia aveva denunciato la carenza di 4.175 unità della polizia penitenziaria a cui, giocoforza, debbono aggiungersi le 2.535 unità impiegate in servizi diversi a surroga del personale civile che non c’è. Quindi siamo a settemila unità in meno. È anche questa una emergenza o no?".

"Aspettiamo, comunque, che il ministro ci convochi su questo aspetto di vitale importanza - conclude il segretario generale del sindacato -. Se non risolviamo questa criticità è inutile parlare di soluzioni alle difficoltà del sistema penitenziario".

Casa Circondariale di Regina Coeli: Convegno "Giornata rotariana sulla sicurezza".

Oggi, 24 ottobre 2008, si è svolto all'interno della Casa Circondariale di Regina Coeli il convegno "Giornata rotariana sulla sicurezza".
Al Convegno vi ha partecipato anhe un membro del nostro Comitato,la Dottoressa Silvia Rubino e che ha affettuato un proprio intervento a nome di tutti noi del Comitato.

Si è parlato di sicurezza dei cittadini attuabile attraverso il controllo del territorio, quale modalità di prevenzione del crimine, e di sicurezza attraverso l'offerta ai detenuti di concrete opportunità di lavoro, quale modalità efficace di esecuzione della pena.

Il nodo focale del Convegno è stato il lavoro. Il direttore di Regina Coeli, Mauro Mariani ha raccontato di aver incontrato nella sua ventennale esperienza di lavoro, numerosi detenuti che  effettivamente non avevano mai avuto opportunità di un lavoro onesto.

Gli operatori penitenziari considerano il soggetto detenuto una risorsa umana a cui offrire un’altra opportunità.  Il lavoro rappresenta una opportunità concreta di reinserimento sociale, da cui poter ricominciare a costruire la propria vita. Quelli che possono accedere a questa opportunità dimostrano di saperne beneficiare, voltando pagina. In questo modo, restituendo alla società un cittadino onesto ed integrato otteniamo una risorsa in più e una reale maggiore sicurezza.

Il Direttore ha sottolineato che la qualità dell’intervento della giustizia con i detenuti si costruisce anche con la quantità e la qualità degli operatori.
A favore dei detenuti il Rotary offre l’apprendimento professionale e assicura alcuni beni essenziali, come gli occhiali da vista, attraverso raccolte di fondi, dice Salvatore Trapani. Alberto Cecchini, governatore distrettuale sottolinea la volontà del Rotary di fare cose concrete e di farle conoscere per valorizzare le buone prassi.
Domenico Naccari ha  parlato dell'utilizzo di mezzi passivi, cioè telecamere, situati in punti strategici, parchi e stazioni della metro, e attivi, cioè personale di polizia e vigili urbani, che sorveglino il territorio. Sono misure che possono costituire un deterrente nei reati di piccola criminalità.

Roberto Staffa, magistrato presso la Direzione Distrettuale Antimafia, ha ribadito l'importanza del rispetto della dignità di qualsiasi cittadino. Quindi ha richiamato l'attenzione sull'importanza che non si verifichino abusi di potere da parte di  rappresentati degli organi di polizia nei confronti dei cittadini in quanto censurabili dalla magistratura. Ciò nonostante, dobbiamo renderci conto che la bassa punibilità attira la popolazione straniera nel nostro paese, e che la perseguibilità di tanti reati minori impegna i magistrati in  processi di lieve entità sottraendo energie preziose alle indagini su traffici illeciti di grande complessità e alla cattura di criminali veramente dannosi per la sicurezza complessiva. 

A conclusione del convegno la sottoscritta è intervenuta riportando due semplici dati statistici forniti dal Dipartimento dell’amministrazione Penitenziaria.
La recidiva nei detenuti che hanno avuto opportunità lavorative è dell’1%, cioè praticamente nulla. Gli imprenditori che hanno impiegato nelle loro aziende detenuti ed ex detenuti sono molto soddisfatti, in quanto, a fronte di un impiego di tempo ed energie maggiori per assumerli questa categoria di lavoratori “rende” il 20% in più rispetto ad altri lavoratori.
La loro forte motivazione li rende più produttivi e crea ulteriori opportunità ad altri detenuti.

Silvia Rubino

martedì 21 ottobre 2008

Resoconto stenografico dell'audizione in commissione giustizia del Ministro Angelino Alfano e sua relazione.

COMMISSIONE II
GIUSTIZIA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di martedì 14 ottobre 2008


La seduta comincia alle ore 13.10.


Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.


Audizione del Ministro della giustizia sulla situazione degli istituti penitenziari.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro della giustizia Angelino Alfano sulla situazione degli istituti penitenziari.
All'esposizione del Ministro seguiranno gli interventi dei colleghi, cui il Ministro stesso potrà replicare. A tale riguardo, comunico che alle 14 è prevista la seduta dell'Aula, con votazioni approssimativamente intorno alle ore 14,20.
Do la parola al Ministro Alfano per lo svolgimento della sua relazione, ringraziandolo per la sollecitudine e la puntualità con cui ha accettato l'invito della Commissione.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor presidente, quando partecipai alla prima seduta di questa Commissione come audito, feci presente non solo la mia disponibilità, ma anche il mio intendimento di rappresentare la vicenda delle carceri nella sua interezza a codesta Commissione.

Colgo quindi di buon grado l'odierna audizione e sono molto soddisfatto di avere l'opportunità, che avete inteso offrirmi, di riferire in una sede parlamentare come la vicenda delle carceri si ponga oggi all'interno della questione della giustizia in generale e del sistema Paese nel suo complesso.
Con il permesso del presidente, vorrei svolgere una premessa di metodo. Ho lavorato a lungo a questa relazione, frutto di numerosi studi compiuti all'interno dell'amministrazione e anche di alcune considerazioni personali. Pertanto, il testo che ne è derivato non è breve.
Mi dichiaro dunque disponibile a completare la presentazione della relazione, ad ascoltare le eventuali domande poste dai commissari, a rispondere ai quesiti a quali siamo in grado di dare risposta ed, eventualmente, a tornare in Commissione.
Insomma, non vorrei che, a causa della lunghezza della mia relazione, si comprimesse lo spazio degli interventi, oppure quello dedicato alla presentazione della mia esposizione.

PRESIDENTE. Direi, signor Ministro, di esporre tranquillamente la sua relazione. Dopodiché, intorno alle ore 14 valuteremo lo stato dei nostri lavori.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Dividerò il mio intervento in alcune parti, a ciascuna delle quali riserverò...

PRESIDENTE. Mi scusi signor Ministro. Ai fini dell'organizzazione dei nostri lavori, ricordo che alle 14 è convocata l'Aula. Può darsi, quindi, che per quell'ora dovremo interromperci.
Ove ci venisse detto che non si vota subito, invece, potremmo procedere. Ad ogni modo, appena daranno i venti minuti termineremo immediatamente.

MAURIZIO PANIZ. Posso chiedere al Ministro se il testo della sua relazione sarà poi disponibile?

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Sì, lascerò il testo della relazione agli atti della Commissione.

PRESIDENTE. Ovviamente, resta inteso che ove il Ministro non riuscisse a rispondere alle domande oggi, tornerà la prossima settimana o nei prossimi giorni in Commissione.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Sì, sono assolutamente disponibile.
Dividerò il mio intervento in alcune parti, a ciascuna delle quali riserverò alcune considerazioni analitiche. Innanzitutto, mi riferirò all'edilizia penitenziaria; in secondo luogo, alla gestione del personale, alla gestione dei detenuti, al regime di detenzione delle donne madri e al regime dell'articolo 41-bis.
Alcune delle considerazioni che svolgerò fanno specifico riferimento ai cinque mesi di svolgimento del mio mandato; altre invece sono relative all'anno in corso, e quindi assorbono alcuni mesi del Governo precedente.
In tutti i settori di competenza dell'amministrazione penitenziaria si è cercato di garantire la piena attuazione del principio costituzionale che rappresenta la ragione fondante dell'amministrazione penitenziaria stessa.
In quest'ottica, si è continuato il lavoro intrapreso negli anni precedenti per rendere l'amministrazione penitenziaria sempre più un luogo di studio e osservazione delle grandi tendenze del sistema penale e penitenziario e, conseguentemente, di elaborazione delle linee guida, per farvi fronte.
In riferimento a tale aspetto, mi pare di importanza preliminare svolgere un'ampia considerazione sull'edilizia penitenziaria. Essa, infatti, è stata tesa al rinnovamento, al

potenziamento e al risanamento del patrimonio immobiliare destinato all'esecuzione della pena anche dal Governo che ci ha preceduto e si estrinseca sia attraverso la costruzione di nuovi istituti, in sostituzione di vecchi penitenziari (attività di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti), sia tramite l'esecuzione di interventi di ristrutturazione, di manutenzione e di ampliamento di quelli esistenti (attività di competenza del Ministero della giustizia).
Il numero degli istituti penitenziari attualmente in funzione sul territorio nazionale è pari a 205. La loro capienza cosiddetta «regolamentare» è quantificata in 43.262 posti; mentre è individuato in 63.568 il numero dei cosiddetti «posti tollerabili».
Detti valori, tuttavia, indicano esclusivamente una capienza che sarebbe bene definire virtuale, atteso che molti di questi posti, nella realtà dei fatti, risultano non disponibili per problemi legati a deficienze di inidoneità strutturali e igieniche o ancora per la chiusura di alcuni reparti a causa della carenza del personale.
Alla data del 31 dicembre 2007, è stato stimato infatti che dei 43.262 posti regolamentari teoricamente disponibili ne fossero realmente fruibili circa 37.742.
Ciò premesso, è evidente che il continuo e preoccupante trend di crescita della popolazione detenuta impone l'acquisizione di ulteriori spazi destinati alla detenzione.
A tale riguardo, si precisa che la costruzione di nuovi istituti penitenziari, regolamentata dalle leggi n. 1133 del 1971 e n. 404 del 1977, si realizza con finanziamenti erogati da leggi specifiche sul capitolo 7473 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sulla base di un programma deliberato in seno al comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, Di tale

comitato, presieduto da chi vi parla o da un suo delegato e che mi accingo a riunire, sto valutando uno snellimento, al fine di renderne più agile l'attività.
L'amministrazione della giustizia, pertanto, partecipa attivamente solo alla formulazione, determinazione e rimodulazione dei programmi per l'edificazione di nuovi istituti, realizzati al fine di sostituire strutture già esistenti che, per ragioni essenzialmente di vetustà, versano in condizioni tali da dover essere dismesse. Basti pensare, a questo proposito, che oltre la metà degli istituti in funzione risale ad epoche remote. Il 20 per cento di essi è stato realizzato tra il 1200 ed il 1500, ed è soggetto ai vincoli architettonici e monumentali dei beni culturali; mentre, per la restante parte, la costruzione è del secolo scorso.
Al momento, gli interventi in atto, di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - mi si scuserà per la pedanteria - riguardano: la nuova casa circondariale di Cagliari (che ha una capienza di 550 posti, la cui scadenza contrattuale dei lavori relativi al primo lotto è prevista per il mese di novembre del 2009); la nuova casa circondariale di Sassari (che ha una capienza di 400 posti, con una scadenza contrattuale dei lavori relativi al primo lotto prevista per il mese di marzo del 2010); la nuova casa circondariale di Tempio Pausania (che ha una capienza di 150 posti e una scadenza contrattuale dei lavori relativi al primo lotto prevista per il mese di agosto del 2009); la nuova casa circondariale di Oristano (che ha una capienza di 250 posti, con scadenza contrattuale dei lavori relativi al primo lotto prevista per il mese di settembre del 2009); la nuova casa circondariale di Forlì (che ha una capienza di 225 posti, con una scadenza contrattuale dei lavori relativi al primo lotto prevista per il 2012); la nuova casa circondariale di Rovigo (capienza 200 posti e scadenza contrattuale dei lavori relativi al primo lotto prevista per il 2011); la nuova casa circondariale di Trento (che ha una capienza di 220 posti e i cui lavori di costruzione, a seguito di permuta, sono stati finanziati e sono in corso di esecuzione a cura della provincia autonoma di Trento, con una previsione di ultimazione per il 2011. Secondo i nostri dati, l'intervento sta procedendo nei tempi previsti, con la possibilità di ultimazione anticipata al giugno del 2010): la nuova casa circondariale di Marsala (che ha una capienza di 175 posti, anche se l'opera non è mai stata iniziata per un contenzioso tra l'affidatario dei lavori e l'amministrazione appaltante, ossia il Ministero delle infrastrutture); la nuova casa di reclusione di Reggio Calabria (che ha una capienza di 150 posti ed è in corso di realizzazione dal 1996) e la nuova casa circondariale di Savona (che ha una capienza di 265 posti, ma sulla quale, già sull'appalto del primo lotto, è in atto un contenzioso che ne ha bloccato l'aggiudicazione).
Quanto alla nuova casa circondariale di Pordenone, relativamente alla quale l'onorevole Contento aveva presentato un'interrogazione, riferisco che l'intervento è già inserito nel programma di edilizia penitenziaria del 1998.
In seguito, è intervenuta la legge n. 259 del 2002 che, con apposito stanziamento, autorizzava l'amministrazione della giustizia a realizzarlo, con lo strumento della locazione finanziaria. Tuttavia, la gara indetta per l'aggiudicazione del servizio è stata impugnata presso la Corte europea, la cui Commissione, sebbene l'autorità di vigilanza sui lavori pubblici e il Consiglio di Stato si fossero espressi favorevolmente sulle procedure seguite dall'amministrazione, ha pronunciato un parere contrario.
I fondi relativi a tale appalto, su disposizione del Ministro allora in carica, furono impegnati per la realizzazione di

padiglioni detentivi presso gli istituti di Avellino per 150 posti; di Velletri per 200 posti; di Cuneo per 200 posti; di Santa Maria Capua Vetere per 304 posti; di Catanzaro per 300 posti e di Palermo Pagliarelli per 304 posti.
Pertanto, la realizzazione del nuovo carcere di Pordenone restò priva di finanziamento.
Nell'ambito di una conferenza dei servizi che si tenne lo scorso gennaio, presso la prefettura di Pordenone, al fine di risolvere la problematica relativa alla realizzazione del nuovo carcere, sono state individuate due ipotesi alternative. Una di esse era quella di costruire ex novo la struttura nel comune di Pordenone, sede di tribunale, con un costo orientativo di 50-60 milioni di euro, previa richiesta di apposito finanziamento da parte della regione al Governo. Qualora non fosse stata praticabile tale strada, per mancanza di fondi, si sarebbe potuto realizzare il nuovo penitenziario presso una caserma sita nel comune di San Vito al Tagliamento, con un costo di circa 30 milioni di euro, a carico della nostra amministrazione.
Nello scorso mese di aprile, il Ministro della giustizia pro tempore optò per la seconda soluzione, ricercando i fondi necessari negli stanziamenti per il 2008. Approvata da parte della competente commissione la scelta dell'area della ex caserma, permane a tutt'oggi la problematica relativa ai fondi, stante l'insufficienza di quelli attualmente disponibili.
Pertanto, qualora si dovesse proseguire su questa strada, sarebbe di importanza fondamentale, alla luce dell'interesse e dell'eventuale disponibilità manifestata dalla regione, il fattivo coinvolgimento della regione stessa, ai fini di un'eventuale compartecipazione al finanziamento dell'opera.
A tale proposito, potrebbe promuoversi un'intesa con l'attuale presidente della regione per un'estensione del protocollo di collaborazione stipulato nel dicembre 2006. In merito alla costruzione di alcuni vitali istituti penitenziari, sono state presentate diverse interrogazioni parlamentari: sia quella dell'onorevole Contento sul carcere di Pordenone, cui facevo riferimento, sia quella del deputato Melis sul completamento del carcere di Sassari, riguardo alla quale ha già fornito risposta la sottosegretaria Casellati, sia un'interrogazione a risposta scritta del senatore De Eccher sulle problematiche della chiusura del vecchio istituto di Trento.
Ciò premesso, e detto anche che la realizzazione dei primi lotti consentirà il recupero di 1.215 nuovi posti, preme evidenziare che tutti gli interventi sopra delineati richiedono ulteriori finanziamenti per la realizzazione dei secondi lotti di ultimazione delle strutture, che andrebbero ad aggiungere ulteriori 810 posti, per un totale di 2.025 posti, derivanti dalla nuova edilizia.
Occorre considerare poi gli ambiti di competenza dell'amministrazione penitenziaria, ossia quelli relativi al finanziamento e all'attuazione dei programmi di edilizia contemplanti interventi di ristrutturazione di sezioni precedentemente chiuse e l'ampliamento di istituti preesistenti, mediante la costruzione di nuovi padiglioni, oppure di nuovi corpi di fabbrica in comprensori e nelle pertinenze di penitenziari già esistenti.
Quanto ai padiglioni, la loro costruzione è prevista presso i nuovi istituti penitenziari che avranno il beneficio di tali realizzazioni nella loro stretta adiacenza, o pertinenza.
Mi riferisco alla casa circondariale di Agrigento (dove i lavori sono da appaltare); alla casa circondariale di Ariano Irpino (dove i lavori sono da pianificare); ad Avellino (dove i lavori sono in corso a medio e lungo termine); a Santa Maria Capua Vetere (dove i lavori sono appaltati); a Carinola (dove i lavori sono da appaltare); a Catanzaro (dove i lavori sono già
appaltati); a Cremona (dove i lavori sono da appaltare); a Cuneo (dove i lavori sono in corso a medio e lungo termine); a Frosinone (dove i lavori sono da pianificare); a Livorno (dove i lavori sono da appaltare); a Bollate (dove siamo già in fase di apertura del nuovo padiglione); a Modena (dove i lavori sono da pianificare); a Nuoro (dove i lavori sono da pianificare); a Palermo Pagliarelli (dove i lavori sono già appaltati); a Pavia (dove i lavori sono da pianificare); a Terni (dove i lavori sono da appaltare); e a Velletri (dove i lavori a medio e lungo termine sono in corso).
Sono stati invece aperti dal precedente Governo, nell'anno 2007 e nei primi mesi del 2008, per effetto della conclusione dei lavori: la casa di reclusione di Spoleto (che ha una sezione 41-bis); la casa di reclusione di Fossano; la casa circondariale di Brindisi; la casa di reclusione di Milano Opera (che una sezione 41-bis); la casa circondariale de L'Aquila (anche qui vi è una sezione 41-bis); la casa circondariale di Rimini (con una ristrutturazione della sezione detentiva) e la casa di reclusione di Civitavecchia (con la ristrutturazione del padiglione chiamato «Cattaneo»). Si è consentito in questo modo il recupero di complessivi 485 posti detentivi.
Un piano di incremento ulteriore dei posti detentivi prevede: l'appalto per la ristrutturazione della sezione 8A di Palermo Ucciardone; l'ampliamento di un padiglione detentivo ad Enna; la ristrutturazione dell'istituto di Avezzano, che è chiuso; l'intervento su un centro diagnostico terapeutico a Pisa; la ristrutturazione del centro clinico a Milano; la ristrutturazione parziale dell'istituto di Lodi e la ristrutturazione dell'ex sezione femminile di Cosenza.

È inoltre prevista l'apertura e l'utilizzazione, nei primissimi mesi del 2009, della casa circondariale di Rebibbia e della diramazione Conca d'oro per la casa di reclusione Is Arenas-Arbus.
Si prevede ancora: una ristrutturazione a Catanzaro; la realizzazione di un nuovo padiglione a Bollate; alcuni interventi sulla casa di reclusione a Noto; alcuni interventi sulla diramazione Fontana, ad Isili; la creazione di un nuovo istituto, a Rieti; la realizzazione di una sezione di reclusione, a Bergamo; interventi per un centro clinico, a Perugia Capanne e la ristrutturazione delle ex lavorazioni, a Barcellona Pozzo di Gotto.
Sommando tali operazioni, si ottengono 1.270 nuovi posti detentivi.
Entro il primo semestre del 2009, è previsto: il completamento della casa di reclusione di Massa; un intervento sulla casa circondariale di Rimini, con la trasformazione di un'ex caserma in sezione detentiva; la ristrutturazione del terzo padiglione dell'OPG (Ospedale psichiatrico giudiziario) di Barcellona Pozzo di Gotto; la ristrutturazione dell'istituto del primo lotto della casa circondariale di Trani; la ristrutturazione del padiglione Firenze della casa circondariale di Napoli, Poggio Reale e la ristrutturazione in prima fase della casa circondariale di La Spezia. Tutte queste attività portano ad un totale di 575 posti detentivi.
È inoltre stato stabilito il completamento, a medio o lungo termine - intendo dire dal 2009 in poi, non prima della fine del 2008 -, della casa di reclusione di Favignana, della casa circondariale di Avezzano e della casa circondariale di La Spezia.
Si prevede ancora l'appalto dei lavori, di cui al programma del 2007: di Campobasso (ristrutturazione della sezione detentiva);
di Pescara (ristrutturazione della sezione penale); di Paola, (ristrutturazione della sezione ex femminile); di Napoli (ristrutturazione primo lotto dell'ospedale psichiatrico-giudiziario); di Roma (completamento della ristrutturazione della sezione quarta A del Regina Coeli) e di Padova (ristrutturazione delle sezioni detentive della casa circondariale).
È stata pianificata inoltre la realizzazione dei seguenti interventi che riguardano: la casa circondariale di Salerno; gli istituti penitenziari di Parma; la casa circondariale di Ponte Decimo; la casa di reclusione di Ancona Barcaglione; la casa circondariale di Vercelli; l'OPG di Montelupo Fiorentino; la casa di reclusione di Spoleto; un'altra sezione di Regina Coeli, la quinta (a Regina Coeli la ristrutturazione riguarderà anche la seconda sezione detentiva) e, a Cassino, la ristrutturazione della copertura della sezione 3A, oltre all'OPG di Napoli che prevede lavori di ristrutturazione dei reparti 1A, 2A e 3A per minorati.
Questo programma edilizio ha già consentito il recupero di 485 posti. Entro un anno - speriamo anche prima, ossia entro i primi mesi del 2009 -, porterà ad acquisirne ulteriori 1.270 ed entro il 1o settembre del 2009, altri 575, per un totale complessivo di nuovi 2.330 posti detentivi. Nel prossimo triennio, il progetto di recupero attivato dal DAP (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) prevede la creazione di nuovi 2.100 posti.
Posta questa lunga, articolata e analitica disamina, è doveroso evidenziare che la capacità di intervento della nostra amministrazione è stata penalizzata dalla circostanza per la quale, nel corso del 2007, si è potuto disporre dei soli fondi, di cui alla legge n. 259 del 2002, nonché dei residui, relativi ai fondi ordinari dell'esercizio finanziario 2006

Infatti, gli stanziamenti previsti dalla finanziaria 2007 sono stati resi disponibili soltanto il 24 dicembre 2007 e, di conseguenza, non è stato possibile impegnarli nell'esercizio di competenza.
Di certo, il progetto ideato dal DAP di costruire nuovi padiglioni detentivi, all'interno di quelle strutture penitenziarie presso le quali è possibile farlo per l'ampiezza degli spazi disponibili, costituisce una risposta più celere per affrontare il problema del sovraffollamento.
Infatti, la costruzione di nuovi istituti, di pertinenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, richiede tempi molto lunghi, al punto tale che molto spesso le nuove strutture vengono cedute direttamente a questa amministrazione, ossia al Ministero della giustizia, perché sono già bisognose, ancora prima di essere utilizzate, di interventi di ristrutturazione e di adeguamento alle eventuali nuove normative che sono subentrate nel corso della loro costruzione.
Invece, i tempi di esecuzione dei nuovi padiglioni sono estremamente più ridotti, con conseguenti vantaggi anche in termini di risparmio delle risorse economiche e strumentali.
La costruzione di nuovi padiglioni, inoltre, comporta un'importante economia, in termini di personale di custodia e amministrativo, il cui incremento è di rilevanza poco significativa se comparata a quello che occorre nel caso di attivazione di un nuovo istituto penitenziario nella sua interezza.
Last but not least - direbbero gli inglesi -, la realizzazione di un padiglione da 200 posti nel comprensorio di un complesso penitenziario già esistente implica una spesa inferiore ai 10 milioni di euro.

Per contro, un nuovo penitenziario di medesima capienza, da realizzarsi ex novo in contesti completamente avulsi da preesistenti insediamenti, comporta una spesa di circa 45 milioni di euro.
A completamento del quadro degli interventi edilizi, si evidenzia che entro la fine dell'anno corrente è prevista l'attivazione della ex casa mandamentale di Gela, che è stata consegnata dal comune alla competente agenzia del demanio il 25 dello scorso mese. Nella stessa data, inoltre, è stata conferita in uso governativo a questa amministrazione che provvederà ad utilizzarla come casa circondariale. Non è ancora aperta perché, per la funzionalità di Gela, si richiedono interventi di adeguamento e completamento degli impianti e dei sistemi di sicurezza, per un importo di 1,5 milioni di euro, ai quali si sta facendo fronte con i finanziamenti previsti per il corrente esercizio finanziario, in modo tale da attivare la struttura nei tempi che abbiamo previsto.
Questo per quanto riguarda l'aspetto dell'edilizia penitenziaria.
Vengo ora ad un ulteriore aspetto della questione che mi pare fondamentale: quello del personale. La questione generale del sovraffollamento, infatti, non può trovare esclusiva risposta nello sviluppo dell'edilizia penitenziaria. Ciò non solo per la mancanza di risorse economiche proporzionate alle esigenze e per i tempi lunghi di esecuzione dei lavori, ma anche per la carenza di risorse umane, specificamente polizia penitenziaria e personale del comparto ministeri, necessarie per la gestione delle nuove strutture.
Invero, relativamente al personale della polizia penitenziaria, a fronte di una dotazione organica determinata dalla legge, specificatamente dal decreto legislativo n. 146 del 2000, in 45.121 unità, si registra una carenza di 4.171 unità.

Riguardo al personale del comparto ministeri, determinato con un DPCM del 28 febbraio 2006, che prevede unità di personale per 8.872, si registra una carenza di 2.535 unità.
Relativamente alle figure dirigenziali, previste con due diversi decreti legislativi e con un decreto ministeriale del 2007 - sono considerate necessarie 549 unità, ridotte a 537 per effetto della riforma della sanità penitenziaria - si registra una carenza complessiva di 16 unità.
Se pertanto le dotazioni organiche sono già insufficienti per le esigenze relative all'epoca della loro individuazione, non vi è dubbio che la situazione sia andata ancor di più aggravandosi a seguito dell'apertura, dopo il 2000, di nuove strutture penitenziarie, della realizzazione dei nuovi padiglioni detentivi e della ristrutturazione di sezioni detentive inutilizzate.
Oltre a ciò, nel corso degli ultimi anni, si sono consolidate, in capo alla polizia penitenziaria, come voi ben sapete, delle nuove funzioni istituzionali che vedono impegnate, su fronti diversi dal contesto penitenziario, le stesse forze di polizia, ma che sono sempre proprie del comparto sicurezza e che necessitano di notevoli risorse di personale. Mi riferisco specificamente al servizio di polizia stradale, all'ufficio per la sicurezza e vigilanza, al nucleo investigativo centrale e al servizio notifiche.
Ne consegue che tale situazione, che già adesso rende critica l'operatività di quasi tutte le realtà penitenziarie, si aggraverebbe ancor di più, fino a diventare quasi insostenibile, con l'apertura o l'ampliamento dei nuovi istituti. Se non accompagnati da una politica di incremento degli organici, infatti, tali interventi sarebbero del tutto sterili.
Mi concentrerò ora in modo specifico sulla situazione relativa alla polizia penitenziaria.


Relativamente al personale del comparto ministeri, con le risorse della finanziaria per l'anno 2008, sono stati assunti 45 contabili assegnati alle sedi del nord, opportunamente individuate sulla base delle effettive carenze di organico, e 3 esperti informatici.
È stata altresì inoltrata la richiesta di autorizzazione per l'assunzione di altre 25 unità da individuare soprattutto nel profilo di contabile, utilizzando i fondi derivanti dalle cessazioni dal servizio di personale avvenute nell'anno 2007, nel limite del 20 per cento; mentre si è proceduto a richiedere l'autorizzazione all'utilizzo dei fondi, nella misura del 40 per cento, previsto per la stabilizzazione del personale dei vincitori dei concorsi pubblici che ho testé citato.
Tale ulteriore autorizzazione comporterebbe l'assunzione di altre 50 unità di personale.
Si sono invece concluse quattro selezioni. Parlo della procedura concorsuale per l'assunzione di 397 posti per la figura professionale di educatore; mentre è in fase di conclusione la procedura relativa a 50 posti per la figura professionale di educatore.
Sono state indette procedure concorsuali per quattro unità di personale nelle figure professionali di educatore, contabile e collaboratore per la regione a statuto speciale della Valle d'Aosta, in ragione della precarietà di tali figure professionali in quel contesto territoriale. Allo stato, i vincitori di tale concorso non sono ancora stati assunti.


Ricordo inoltre le procedure propedeutiche all'assunzione di personale che ha superato i percorsi di riqualificazione interni, riservati all'area funzionale C, la posizione economica C1, che erano fermi da oltre un anno.
L'11 febbraio del 2008, sono state assunte dal precedente Governo 227 unità, tra le varie figure di contabili, educatori e collaboratori.
Infine, si è conclusa la procedura di assunzione di 22 unità di educatori da destinare al PRAP (Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria) del Piemonte, in attuazione della legge finanziaria del 2007.
Orbene, nelle more del completamento delle procedure di assunzione, l'amministrazione penitenziaria ha, tuttavia, avviato un progetto di recupero e di razionalizzazione delle risorse umane esistenti, attraverso processi di rafforzamento delle motivazioni professionali e lavorative, anche con l'adozione di nuovi modelli di sorveglianza, capaci di valorizzare la flessibilità e la dinamicità del servizio istituzionale ancora oggi caratterizzato da schemi rigidi e statici.
Un'ulteriore questione molto delicata, dalla quale deriveranno altri due ambiti della mia riflessione, è quella della gestione dei detenuti.
Gli effetti dell'indulto del 2006 sono stati del tutto provvisori, atteso che, nel periodo intercorrente tra l'agosto del 2006 e il mese di settembre 2008, si è assistito ad una crescita media mensile pari a poco meno di 800 unità al mese, con alcune punte, registratesi nel semestre novembre 2007-febbraio 2008 che hanno raggiunto le mille unità mensili.

Passando, invece, al tema della certezza della pena, a nostro avviso occorre intervenire sui tempi dei processi per evitare che soggetti detenuti per gravi reati escano dal carcere per scadenza dei termini di custodia cautelare, vanificando in tal modo lo stesso principio della certezza della pena.
Fermo restando tutto ciò, mi preme evidenziare che il fenomeno del sovraffollamento non riguarda, però, la popolazione detenuta femminile, atteso che il numero di donne ristrette in carcere costituisce una minima percentuale dell'intera popolazione detenuta attestandosi su valori pari a circa il 4 per cento.
Il numero di detenute presenti alla data di ieri, è di 2.599; in calo rispetto agli anni precedenti, quando le presenze detentive femminili medie si attestavano sotto la soglia delle 3.000 unità.
La presenza detentiva femminile più consistente si registra nelle regioni della Lombardia, del Lazio e della Campania.
Sebbene la presenza femminile nei penitenziari del Paese sia contenuta nel numero, decisamente più complesse e delicate sono le questioni che accompagnano lo stato di detenzione delle donne; problematiche che si accentuano inevitabilmente allorquando sono presenti dei figli.
A tale riguardo, occorre distinguere la donna madre con figli nell'istituto, dalla donna madre che vive una maternità - chiamiamola così - «a distanza».
Allo stato, le donne madri detenute ammontano a 1.207 unità.
Riguardo al primo aspetto, il nostro ordinamento, come voi ben sapete, consente alle donne madri detenute di tenere i figli presso di sé fino all'età di tre anni.
Si tratta di una previsione fortunatamente accompagnata da una serie di accorgimenti, tesi a mitigare, per quanto possibile, l'impatto doloroso e gli effetti negativi che inevitabilmente le mura di un carcere hanno sulla crescita psicofisica di bambini così piccoli e ad affermare condizioni di vita che consentano di tutelare il rapporto madre-figlio, allentando alcune condizioni di stress.
Nel 2000, è stato emanato un regolamento di esecuzione che ha previsto, infatti, che le camere in cui sono ospitate le gestanti e le madri con i figli non devono essere chiuse, in modo tale da consentire ai minori di potersi liberamente spostare all'interno del reparto, anche se con il limite di non turbare l'ordinato svolgimento della vita detentiva.
Inoltre, quello stesso regolamento ha stabilito l'intervento dei servizi pubblici territoriali e del volontariato, ai fini dell'accompagnamento dei bambini all'esterno, previo consenso della madre, onde consentire loro la frequenza degli asili nido nei quartieri vicini.
Per una migliore tutela del rapporto tra detenute e figli è intervenuta, nel 2001, la cosiddetta «legge Finocchiaro» che ha introdotto sostanziali innovazioni sia rispetto alle previsioni del codice penale che dell'ordinamento penitenziario, per favorire il rapporto madre-figlio.
Nel 1998, è stato previsto che le misure alternative alla detenzione possano essere concesse, senza necessità che sia iniziata la detenzione. In tal modo, la donna condannata con i figli piccoli può fruire della detenzione domiciliare, senza avere nessun contatto con l'ambiente carcerario e senza alcun trauma nel rapporto con i propri figli.
A questo punto, vorrei riferirvi di un progetto che abbiamo avviato, che riguarda sempre le detenute madri e che avrei chiamato «Mai più bimbi in carcere».
L'amministrazione penitenziaria ha pensato ad un modello di custodia attenuata per le detenute madri con gli istituti chiamati ICAM (Istituto di custodia attenuata per detenute madri), creando in sinergia con tutte le componenti degli enti locali, la provincia, la regione, il comune e il distretto scolastico competenti, delle strutture che consentano ai bambini e alle loro madri, sottoposte a procedimenti restrittivi, di non varcare la soglia del carcere, ma di trascorrere il periodo della pena in ambienti esterni, organizzati e strutturati sulla falsariga di una casa famiglia, dove non esistono cancelli, né personale in divisa, dove gli arredi sono quelli di una comune casa e dove c'è la possibilità e la libertà di movimento e dove vengono sviluppate attività formative e ludiche nei confronti dei bambini.
Si tratta di una forma alternativa alla classica detenzione ed è realizzata in apposite strutture.
La prima esperienza di questo tipo - che non nasce da noi, ma dal Governo precedente - si è realizzata a Milano, dove, a seguito di un protocollo di intesa tra i Ministri della giustizia e della pubblica istruzione, la regione Lombardia, il comune di Milano e la provincia hanno messo a disposizione una palazzina per detenute madri, sempre con prole fino a tre anni, per allestire una casa a custodia attenuata, nella quale sperimentare un servizio educativo rivolto alle madri detenute e ai loro figli. Iniziative di questo genere stanno per essere rese operative da noi, anche a Venezia, Firenze, Roma e Agrigento e si auspica che possano essere estese anche in altre città.
Riteniamo di andare avanti su questa strada e di rendere ordinaria la regola per cui i bimbi non devono più stare in carcere.
Abbiamo immaginato alcuni interventi per dare un primo tampone al sovraffollamento carcerario e alla questione dei carichi di lavoro.
Le ipotesi in campo sarebbero quelle di un maggiore uso delle camere di sicurezza; di un aumento degli spazi detentivi; di accordi internazionali con gli Stati dai quali provengono maggiormente i detenuti stranieri; di una più efficace politica dell'espulsione, ma anche la realizzazione dei circuiti penitenziari.
Potrebbe dunque risultare proficuo un uso più razionale degli spazi detentivi, attraverso una caratterizzazione degli istituti di pena, come avviene in tanti Paesi del mondo, e una conseguente diversificazione dei metodi di custodia che, senza rinunciare ovviamente agli standard di sicurezza, potrebbero essere calibrati sulle diversità dei detenuti e sui loro differenti livelli di pericolosità.
In Italia, sono previsti nove circuiti diversi, distribuiti in quasi tutti gli istituti penitenziari (vale a dire che in ciascun istituto penitenziario sono presenti i vari circuiti).
Tale circostanza fa sì che vi sia una uniformità di custodia e di vigilanza a prescindere dal circuito di appartenenza del detenuto con un'inutile dispendio di personale.
Allora, si potrebbe ipotizzare un rafforzamento di questo genere di circuiti e una maggiore specificità del trattamento delle situazioni soggettive, in riferimento all'appartenenza del singolo detenuto all'uno o all'altro circuito.
Una considerazione autonoma merita la vicenda dei detenuti sottoposti al regime di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento

penitenziario. Tale speciale sistema di detenzione, nell'ultimo anno, ha infatti continuato a svolgere efficacemente la sua delicata funzione di prevenzione.
Da quando è iniziato il mio mandato sono stati emessi 210 decreti, di cui 40 di prima applicazione, nei confronti di esponenti della criminalità organizzata segnalati dalle competenti DDA.
Gli annullamenti dei provvedimenti ministeriali, pari a 58, sono stati molto contenuti rispetto agli anni precedenti (59 nel 2007 e 89 nel 2006), grazie a una specifica attività del DAP che ha proposto linee interpretative della norma, poi adottate anche dalla giurisprudenza di legittimità.
Sono state, inoltre, adottate precise direttive sotto il profilo gestionale, mantenendo, in particolare, criteri rigorosi di inibizione delle comunicazioni con l'esterno.
A tal proposito, mi piace citare la circolare del 19 agosto 2008, con la quale sono state aggravate le condizioni di detenzione, proprio al fine di evitare qualsiasi possibilità di rapporti con l'esterno.
Il modello così consolidatosi nell'esperienza giuridica e nella prassi applicativa è stato pure esportato in altri Paesi che guardano al regime speciale italiano come ad uno dei più efficaci sistemi di crime control.
In lieve diminuzione rispetto allo scorso anno è il numero dei soggetti sottoposti al 41-bis che hanno assunto lo status di collaboratori di giustizia. Sono passati da nove a sette.
La gestione delle informazioni provenienti dalle collaborazioni con la giustizia è, infatti, un aspetto di una strategia di tipo integrato, all'interno della quale la prontezza con cui vengono utilizzate le informazioni costituisce spesso il presupposto per l'utilizzazione dei dati acquisiti ai fini di prevenzione,

nella misura in cui ciò consenta di cogliere talune opportunità nello spazio di tempo ristretto entro il quale esse possono essere ancora sfruttate.
Grazie alle comunicazioni all'autorità giudiziaria, anticipate spesso anche per vie brevi, e alla professionalità dei nostri operatori della polizia penitenziaria, si è potuta, di fatto, raccogliere in modo tempestivo la volontà di collaborazione di soggetti di elevato spessore criminale.
Si è perpetuata, come negli anni precedenti, la costante collaborazione con la procura nazionale e le procure distrettuali antimafia.
Relativamente agli aspetti di intervento sanitario sui detenuti in regime di 41-bis, è stata prestata assistenza alle autorità giudiziarie per la individuazione delle strutture sanitarie più adatte, al fine di evitare, ove possibile, il ricovero presso strutture site nei luoghi di radicamento criminoso.
Vorrei fornirvi alcuni elementi analitici sui presenti, in questo momento, in stato detentivo di 41-bis. Si tratta di 579 uomini e 6 donne, per un totale di 585 persone.
Nell'anno 2008, vi sono stati 76 decreti di prima applicazione e sette detenuti hanno assunto lo status di collaboratore. In sede giudiziaria, sono stati annullati 59 decreti di 41-bis, avverso i quali sono state proposte dai procuratori generali 14 impugnazioni.
Ritengo utile elencarvele rapidissimamente per distretto: ad Ancona, due annullamenti e zero impugnazioni; a Bologna, tre annullamenti e due impugnazioni; a L'Aquila, sei annullamenti e tre impugnazioni; a Napoli, due annullamenti e una impugnazione; a Perugia, quattordici annullamenti e zero impugnazioni; a Roma, tredici annullamenti e zero impugnazioni; a Torino, diciotto annullamenti e otto impugnazioni; a Trieste, un annullamento e zero impugnazioni.

In riferimento alla posizione giuridica - vi fornisco questi dati, anche perché, su di essi, veniamo frequentemente interrogati dagli organismi internazionali -, vi sono 135 condannati, 257 imputati, 192 con una condizione mista e un internato.
Secondo le definizioni sostanziali e burocratiche dell'amministrazione, le presenze nelle nostre carceri dei detenuti sottoposti al regime del 41-bis sono così suddivise, per organizzazioni criminali: 204 appartenenti alla camorra, 180 a cosa nostra, un appartenente alla criminalità comune, uno ad altre mafie, uno alla mafia calabrese, uno alla mafia lucana, 22 alla mafia pugliese, 23 alla mafia siciliana, 18 alla stidda, 105 alla 'ndrangheta, 25 alla sacra corona unita, 3 al terrorismo.
Vi sono alcune ipotesi di lavoro, sulle quali l'amministrazione penitenziaria sta lavorando e che riguardano la possibilità di concentrare i detenuti in alta sicurezza, relativamente ai quali si è ampliato il novero delle categorie di soggetti da inserire in tale circuito, in un numero più limitato di istituti. Così facendo, si consentirebbe di offrire anche a costoro le opportunità trattamentali che oggi, per carenza di personale e di spazi - i detenuti di massima sicurezza, infatti, non possono avere contatti con la restante popolazione detenuta - non possono propriamente e sempre essere assicurate.
Inoltre, si potrebbe attribuire ad alcune case circondariali di grandi città una particolare specificità, la cui caratteristica è quella di gestire il flusso, quindi l'accoglienza, e di lavorare sui detenuti per tutto il periodo che sono in custodia cautelare, in prospettiva di una loro destinazione ad altro istituto.
Al riguardo, è proprio dei giorni scorsi la costituzione, ad opera del nostro capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, di un gruppo di lavoro con il precipuo compito di elaborare proposte di riorganizzazione dei circuiti detentivi e di possibili interventi normativi finalizzati a ridurre il sovraffollamento carcerario.
Altre ipotesi allo studio riguardano l'espansione dell'esecuzione penale esterna, ossia il sistema delle misure alternative che può essere incentivato, ma - l'abbiamo detto con forza e lo abbiamo ripetuto congiuntamente al Ministro Maroni - solo se offre garanzie di sicurezza credibili sia dal giudice che le dispone, sia dalla stessa collettività. Sto parlando di un controllo permanente, cioè di una verifica puntuale di dove il condannato si trovi e di che cosa faccia.
Tale controllo va implementato, a nostro avviso, coinvolgendo sempre di più la polizia penitenziaria.
Ovviamente, quando faccio queste notazioni, le faccio de iure condendo, ossia in prospettiva. Non si tratta di questioni in atto.
Altro impulso allo sviluppo dell'area dell'esecuzione penale esterna potrebbe essere, con le stesse premesse, la vicenda del braccialetto elettronico.

PRESIDENTE. Faccio presente che sono iniziati i lavori d'Aula. Tuttavia, dal momento che non sono stati ancora dati i 20 minuti di preavviso per le votazioni, cerchiamo di far completare la relazione al Ministro.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Ho quasi finito. Stavo per parlare del braccialetto elettronico che dovrebbe riguardare sia i detenuti agli arresti domiciliari in posizione di custodia cautelare, sia la detenzione domiciliare; sarebbe quindi un aggravio rispetto alla detenzione domiciliare, in riferimento alla quale, unitamente al dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, i dipartimenti dell'amministrazione penitenziaria stanno svolgendo

approfondimenti di natura tecnica, per avere la maggiore certezza elettronica sul fatto che il braccialetto funzioni, in termini di grande efficienza, così come funziona in altre zone di Europa. Ovviamente, se dovessimo avere riscontro negativo non vi faremmo ricorso.
Un ulteriore elemento studiato è stato quello della implementazione delle multi videoconferenze. Un metodo che, a nostro avviso, merita di essere oggetto di particolare attenzione, attraverso un perfezionamento dell'attuale sistema, perché il suo uso comporta considerevoli vantaggi, che si possono così sintetizzare: azzeramento del numero complessivo di traduzioni, per esigenze di giustizia, dei detenuti sottoposti al regime speciale e cospicua diminuzione di quelle relative ai collaboratori di giustizia, con sicuri risparmi di risorse economiche e di personale contestuale all'elevazione della soglia di sicurezza; pressoché costante presenza dei detenuti sottoposti al regime speciale presso gli istituti di pena di assegnazione, lontani dalle zone di influenza criminosa; possibilità di far sostenere tutti gli esami universitari attraverso tale strumentazione (risultato ottenuto anche grazie alla collaborazione da parte di tutti gli atenei interessati); possibilità di far svolgere gli esami in dibattimento delle persone che collaborano con la giustizia, detenute e non, esclusivamente in luoghi protetti e segreti molto lontani dall'aula di udienza; partecipazione all'esame in dibattimento di imputati o testi detenuti o residenti in altri Paesi; la maggiore efficienza dell'attività dibattimentale, in specie nella difficile circostanza del concomitante impegno dei medesimi detenuti dinanzi a più autorità giudiziarie dello stesso o di diversi distretti; superamento del limite tecnico che impediva la visione contemporanea di un numero di siti collegati superiore a cinque.

Grazie ai nuovi sistemi messi a disposizione dai gestori, infatti, oggi è possibile rendere contemporaneamente visibili un numero di siti pari a nove, elevabili sino a un massimo di sedici. Questa situazione, peraltro, permette una maggiore separazione dei detenuti sottoposti al 41-bis, provenienti dalla medesima organizzazione criminale, anche durante la partecipazione alle udienze. Chi ricorda i tempi del maxi processo, sa quanto questo problema fosse grave.
Occorre annoverare, infine, l'allargamento dell'utilizzo della videoconferenza per la partecipazione al dibattimento di altre categorie di detenuti, soprattutto in presenza di concrete esigenze di misure di sicurezza e sanitarie.
Il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha poi offerto al Ministro alcune soluzioni di studio, relativamente alle quali l'ufficio legislativo è al lavoro e sulle quali vi fornirò indicazioni più specifiche nelle prossime nostre occasioni di incontro.
In particolare, si tratta di limitare ai casi di assoluta necessità individuati dal PM, l'invio dell'arrestato o del fermato presso la casa circondariale dove si è verificato l'arresto o il fermo. In assenza di questi, la persona viene trattenuta - come dicevo in parte poc'anzi - presso le camere di sicurezza delle forze di polizia.
In secondo luogo, si tratta di limitare le traduzioni per lo svolgimento dell'udienza di convalida dell'arresto o del fermo che possono essere disposte dal giudice solo quando questi ritiene, con decreto motivato e separato, che sussistano specifici motivi di assoluta urgenza e necessità.
Vorrei concludere la mia relazione con una semplice osservazione.
Nella consapevolezza che tutti abbiano chiara la situazione, ho scelto un'impostazione assolutamente analitica per la mia relazione, tendente a riferire tutte le informazioni che sono in nostro possesso.
Se mi è permesso - nel porgere scusa se ho parlato troppo e nel ribadire la mia disponibilità a ritornare affinché questa audizione si svolga completamente, poiché il tema delle carceri e della necessità di nuove edificazioni è scarsamente ideologico ed è uno di quegli argomenti su cui si può lavorare insieme -, vorrei segnalare che, ictu oculi, la vicenda economica è centrale.
In proposito, il Ministro, per primo, ma credo anche tutti noi, siamo in grado di dire che servono più risorse per far sì che alcune attività vengano completate ed altre avviate.
Se mi è consentito, vorrei far presente che, a mio avviso, lo sforzo principale da compiere deve essere quello di spiegare, nonostante le difficoltà economiche, come si realizzano queste operazioni; come si può arrivare ad offrire un regime di sicurezza ai nostri cittadini che vogliono che chi ha commesso dei reati resti in galera; come garantire una piena effettività dell'articolo 27 della nostra Costituzione, della funzione rieducativa della pena, e come fare in modo che alla questione del sovraffollamento carcerario, avendo il Governo escluso nuovi indulti e nuovi provvedimenti di clemenza, si possa far fronte in una logica da sistema Paese.

PRESIDENTE. L'esposizione del Ministro si è protratta nel tempo, per cui ritengo che i membri della Commissione avranno modo di svolgere i loro interventi nella seduta dedicata al seguito dell'odierna audizione.
Tra l'altro, poiché risultano iscritti a parlare numerosi deputati, è bene che chi intende iscriversi lo faccia al più presto, per programmare al meglio i lavori della Commissione.

Nel ringraziare il Ministro Alfano per la disponibilità manifestata, rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle ore 14.10.

sabato 18 ottobre 2008

Giustizia: Uil; Finanziaria taglia i fondi per le carceri del 30%

Giustizia: Uil; Finanziaria taglia i fondi per le carceri del 30%



Agi, 18 ottobre 2008


"Voglio dirlo con estrema chiarezza perché ancora c’è il tempo di correre ai ripari: con la prevista legge finanziaria il sistema penitenziario faticherà a reggere nel prossimo anno. A rischio è addirittura il diritto alla difesa per persone imputate e detenute". A lanciare l’allarme è Eugenio Sarno, Segretario Generale della Uil-Pa (Pubblica amministrazione) Penitenziari, intervenuto a Bari ad un dibattito sulla sicurezza.

"Voglio sperare che il Ministro Alfano approfondisca immediatamente la questione dei tagli indiscriminati previsti al sistema carcere. Con l’inarrestabile aumento della popolazione detenuta, oramai a 57mila unità, trovo francamente contraddittorio e rischioso - sottolinea Sarno - prevedere tagli sostanziosi finanche ai fondi per le spese di vitto e mantenimento. Evidentemente non è solo una operazione matematica, altrimenti non si spiegano i tagli del 30%. Voglio chiarire che questi tagli incideranno direttamente sulla qualità del vitto e sulla possibilità di remunerare il lavoro intramurario. Si costringono, di fatto, i detenuti all’ozio. Ovvero si creano le condizioni ottimali all’insofferenza, all’intolleranza e alla violenza. Tutto ciò coniugato alla mancanza di spazi e alle deficienti condizioni strutturali degli istituti costituisce una miscela esplosiva che non tarderà a deflagrare".

La Uil-Pa Penitenziari si dice preoccupata anche per i tagli al servizio Traduzioni e allo straordinario del personale addetto. "Un altro 30% di tagli - continua Sarno - è previsto per le spese al servizio Traduzioni e per le missioni del personale. Questo comporterà, tra l’altro, il mancato acquisto di mezzi nuovi e idonei. Ad oggi il parco macchine è vetusto e inadeguato. Tantissimi sono i mezzi che se in uso a privati sarebbero oggetto di immediato sequestro. Per questo se il parco mezzi non sarà immediatamente e idoneamente integrato potrebbero non essere garantite la traduzioni dei detenuti in udienza.

Si affermerebbe, in tal modo, una gravissima violazione al principio costituzionale del diritto alla difesa per le persone detenute. Nel qual caso, ovviamente, le responsabilità non potranno riferirsi al personale della polizia penitenziaria che già oggi è costretto ad anticipare fondi propri per garantire il servizio svolto permanentemente in precarie condizioni di operatività. Frenare il pendolarismo giudiziario - conclude Sarno - si può, basta avere la volontà di approcciare al problema.

Ma quando si viaggia con autovetture nuove ed efficienti, per giunta scortati, certi problemi potrebbero anche non interessare. Per questo faccio appello ai tanti parlamentari che hanno sempre dichiarato di avere a cuore il sistema carcere ad intraprendere ogni utile iniziativa atta ad impedire che la mannaia della finanziaria si abbatta con inusitata ferocia su un sistema già agonizzante".

Giustizia: allarme carceri; Alfano un ministro senza soluzioni

Giustizia: allarme carceri; Alfano un ministro senza soluzioni

di Riccardo Arena



www.radiocarcere.com, 18 ottobre 2008


Roma 14 ottobre 2008. Ore 13.13. Il Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, è dinanzi alla commissione giustizia della Camera per relazionare sulla condizione delle carceri.

"Questa notte hanno dormito nelle carceri italiane 57.187 detenuti." Afferma il Ministro. Un’affermazione importante. È la misura del sovraffollamento. Infatti, la capienza regolamentare delle nostre carceri è di 43.262 posti. Il che vuol dire che oggi ci sono circa 14 mila detenuti in più. Anzi no! Il numero del sovraffollamento è ancora maggiore. E già perché il Ministro, con onestà, subito precisa: "La capienza regolamentare di 43 mila posti è solo virtuale. Nella realtà, per ragioni strutturali o per mancanza di personale, possiamo contare solo su 37.742 posti."

Una seconda affermazione del Ministro Alfano che contraddice quanto ha sempre affermato Roberto Castelli mentre era Guardasigilli. Un’affermazione che ci consegna una realtà più drammatica rispetto a quella che ci immaginiamo. La realtà è: nelle carceri ci sono 20 mila detenuti in più. E non 14 mila. Una differenza non da poco.

La relazione del Ministro prosegue fotografando in modo preciso la realtà delle italiche prigioni. Prigioni non solo sovraffollate ma anche vecchie. Secondo il Ministro, infatti, il 50% delle carceri devono essere chiuse perché vetuste. Infatti tra queste il 20% è stato realizzato tra il 1200 e il 1500. Mentre il restante 30% risale all’800.

Poi, il Ministro snocciola i dati sui detenuti. La ragione della loro detenzione. La nazionalità.

"Su 57.187 detenuti solo 24.285 sono condannati, mentre gli altri sono in attesa di giudizio." Tradotto: le nostre carceri sono sì sovraffollate, ma da presunti non colpevoli! Ed ancora. "Su 57.187 detenuti, 21.366 sono stranieri. Ovvero il 38%" Come dire che le carceri sono sì sovraffollate, ma non da italiani!

A questo proposito il Ministro spiega che ciò che non funziona è il meccanismo dell’espulsione dello straniero. Espulsione prevista nella legge Bossi-Fini. Non a caso, precisa Alfano, nel 2007 le espulsioni sono state solo 282. Mentre, fino al giugno del 2008, appena 150. Ma non è tutto.

Secondo il Guardasigilli, c’è un enorme via vai di detenuti che resta in carcere per pochi giorni e poi esce. Un flusso impressionante, una marea umana di 170 mila persone all’anno.

Punto. Si, punto. Perché finisce qui la parte della relazione del Ministro sul dato reale delle carceri. Sulla loro attuale condizione.

Si passa alle soluzioni. Poche e poco convincenti. Il Ministro dice che è meglio ampliare le carcere esistenti che costruirne di nuove. Uno spunto interessante ed anche più economico. Infatti creare in un carcere 200 posti nuovi costa circa 10 milioni di euro, mentre costruirne uno di sana pianta costa circa 50 milioni. Peccato che il Ministro appaia legato alla vecchia logica del cemento e non sembra aver verificato la validità di nuove tecniche di costruzione. Ovvero di quelle strutture prefabbricate, brevettate negli Usa ma disponibili anche in Italia, che costano meno e hanno dei tempi di realizzazione minori. Nuove tecnologie che consentirebbero di costruire un padiglione da 200 posti in un anno, e non in tre, al costo di 6 milioni di euro.

Ed ancora. Il Ministro lamenta la mancanza di soldi per la realizzazione di nuove carceri. È possibile. Peccato che il Ministro non abbia però predisposto un progetto per reperire le risorse che già oggi sarebbero disponibili. Come le ingenti risorse finanziarie ricavabili dalla vendita delle vecchie carceri che, situate nei centri storici delle nostre città, hanno un notevole valore sul mercato immobiliare. Peccato che il Ministro non abbia reso concreta l’idea, a suo tempo scritta su questa pagina dall’attuale Ministro della Difesa Ignazio La Russa, di utilizzare le caserme disabitate per detenere chi è in misura cautelare e non è pericoloso.

Poi il Ministro si sofferma su quei 170 mila detenuti che subiscono ogni anno detenzioni brevi. Per risolvere il problema suggerisce di detenere nelle camere di sicurezza della polizia giudiziaria e non in carcere chi è sottoposto a fermo. Inoltre afferma che sarebbe il caso di non portare l’arrestato dinanzi al giudice per la convalida, se non in casi eccezionali.

Ora, a parte che sarebbe utile capire dove la polizia giudiziaria possa mettere nelle proprie strutture 170 mila detenuti all’anno, sembra che il Ministro dimentichi qualcosa. Ovvero il principio sacrosanto previsto dalla legge per cui l’essere presente dinanzi al giudice è un diritto dell’arrestato. Un diritto a cui solo lui può giustamente rinunciare.

Infine, il Ministro ha parlato dei bambini detenuti. Della necessita di imitare l’esperienza di Milano, l’unica in Italia dove 12 bambini e le loro mamme sono stati fatti uscire dal carcere e portati in un appartamento "protetto". Peccato che in tutta Italia sono una sessantina questi bambini detenuti. Un numero talmente ridotto da rendere immediatamente realizzato, e non solo annunciato, il felice precedente di Milano. Fine delle soluzioni indicate dal Ministro. Parole, parole, parole. Non un progetto concreto. Non una prospettiva utile e innovativa.

Giustizia: Osapp; puntare su una riforma e rieducare i detenuti

Giustizia: Osapp; puntare su una riforma e rieducare i detenuti



Agi, 16 ottobre 2008


Per affrontare il problema del sovraffollamento nelle carceri bisogna puntare sulla riforma del Corpo di Polizia penitenziaria e sulla rieducazione del detenuto. È quanto afferma il sindacato Osapp, che ringrazia il Capo dello Stato Giorgio Napolitano "per le parole di vicinanza che ha saputo esprimere in un momento particolarmente delicato per gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria". Il leader dell’Osapp, Leo Beneduci, ringrazia anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il cui intervento è stato "lucido e rigido", e che "ha saputo fotografare una realtà già nota, però: sappiamo da tempo oramai che l’indulto ha esaurito i suoi effetti e che è necessaria un’inversione di rotta importante dell’intero sistema. Se una critica va fatta al Guardasigilli, ci permettiamo di sottolineare come nel giorno di celebrazione del Corpo non si metta mai al centro delle soluzione proposte proprio il ruolo e la funzione cardine dell’agente penitenziario".

Infatti, continua Beneduci, "se il capo del Dipartimento, Franco Ionta, è riuscito ad esaltare la figura del poliziotto penitenziario, il ministro Alfano si è impegnato ad illustrare una strategia, che come ha citato, deve essere multisettoriale". Alfano, secondo l’Osapp, "parla di riforme, senza mai dimostrare il coraggio per un accenno alla madre di tutte le riforme penitenziarie, che poi è quella che riguarda il Corpo di Polizia al quale apparteniamo e che oggi festeggiamo, illustra le soluzioni ponendo l’accento sulle esigenze prioritarie di sicurezza del cittadino dimenticando l’apporto che potrà dare, e che nella maggior parte dei casi già dà, proprio l’agente preposto alla salvaguardia e al funzionamento delle carceri, ringrazia così i direttori d’istituto sorvolando sul fatto che le vere criticità nascono proprio da un’impostazione sbagliata della funzione a cui deve assurgere l’istituto di pena, tralasciando così l’aspetto più importante della pena stessa: la rieducazione".

Certo, conclude l’Osapp, "parlare di pena e di rieducazione è difficile in tempi difficili di sovraffollamento incalzante, e sappiamo altrettanto bene come questo principio, in un sistema di porte girevoli, si annulli inesorabilmente, ma non perdiamo la speranza per chi, come noi, crede ancora nella Costituzione".

Alle parole di Alfano, quindi, Beneduci risponde: "possiamo utilizzare e sostenere politiche di corto o di lungo respiro ma non dobbiamo per questo perdere mai la bussola verso cui ogni sistema detentivo che si rispetti deve guardare".