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Sign for Aiutaci a garantire l'effettiva applicazione dell'art. 27 Cost.(funzione rieducativa della pena)

Mercoledi',23 Marzo 2011: interrogazioni per l'assunzione degli educatori penitenziari

Mercoledi',23 Marzo 2011,

(rinvio del 16 Marzo 2011)

in commissione giustizia discussione delle interrogazioni orali per l'assunzione degli educatori penitenziari.


5-04298 Cassinelli: Sull’iter del concorso pubblico per educatore penitenziario


5-04314 Ferranti: Questioni relative all’assunzione dei vincitori del concorso per educatore penitenziario




Per leggere il testo delle interrogazioni vai su news giornaliere o etichetta interrogazioni parlamentari




Carceri:necessario assumere educatori,assistenti e psicologi.

26 agosto 2010



Giustizia: Bernardini (Radicali); basta morti in carcere, varare in fretta misure deflattive



“Il tempo dell’illegalità e dell’inciviltà carceraria italiana è scandito ad un ritmo impressionante dalle morti, dai suicidi. Dico al Governo e ai miei colleghi parlamentari che così numerosi hanno partecipato all’iniziativa del Ferragosto in carcere, che occorre fare in fretta a varare, intanto, misure adeguate a decongestionare la sovrappopolazione carceraria”. Lo afferma Rita Bernardini, deputata Radicale, membro della Commissione Giustizia della Camera, dopo la morte di un detenuto a Sulmona. “Il disegno di legge Alfano - così come svuotato dalla Commissione Giustizia della Camera - non serve a spegnere l’incendio di disperazione e di morte che sta divampando - prosegue.Affidare infatti ai Tribunali di sorveglianza la valutazione della pericolosità sociale e l’idoneità del domicilio per consentire di scontare ai domiciliari pene residue sotto i 12 mesi, significa paralizzare tutto: la valutazione arriverà troppo tardi! Si dia ai direttori degli istituti penitenziari questo compito che saprebbero fare meglio e più in fretta dei magistrati di sorveglianza. Ridimensionata almeno un po’ la popolazione detenuta, occorre immediatamente riformare il sistema come previsto dalle mozioni approvate in gennaio dalle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama a partire dallo stop all’uso indiscriminato della carcerazione preventiva e alla depenalizzazione dei reati minori, per arrivare alle misure e pene alternative che si rivelano molto più efficaci del carcere ai fini della rieducazione e del reinserimento sociale, all’adeguamento degli organici penitenziari (agenti, educatori, psicologi, assistenti sociali), alle possibilità di lavoro per i detenuti, agli istituti di custodia attenuata dove i tossicodipendenti possano curarsi”.





5 luglio 2010





Carceri: Favi, "Bene Tg2, condizioni indegne per detenuti e lavoratori"



Dichiarazione di Sandro Favi responsabile Carceri del Partito Democratico



L’inchiesta del Tg2 sulla drammatica situazione delle nostre carceri evidenzia ciò che il Partito Democratico denuncia da mesi, e cioè condizioni di vita per i detenuti e per i lavoratori penitenziari del tutto indegne. Quelle viste all’Ucciardone sono situazioni che in realtà riguardano la stragrande maggioranza delle carceri italiane. Le morti in carcere e gli atti di autolesionismo sono segnali inequivocabili: occorre attuare da subito politiche penitenziarie che decongestionino gli istituti. È assolutamente necessario investire sulle misure alternative alla detenzione e sull’aumento di agenti di polizia penitenziaria, di educatori, di assistenti sociali e psicologi.



Finora il ministro Alfano e il direttore delle carceri Ionta hanno saputo solo ipotizzare un piano carceri che avrà lunghissimi tempi di realizzazione e che non inciderà minimamente per un miglioramento della situazione nell’immediato.



Così non va.









Lettere: senza assunzione personale educativo il ddl Alfano è inutile





Comunicato stampa, 29 maggio 2010





Ai deputati di commissione bilancio



e giustizia camera









Al sottosegretario



On. Caliendo









Al sottosegretario



On. Giorgetti Alberti







Egregi Onorevoli,



dopo aver appreso la notizia sul parere negativo della Commissione Bilancio sugli artt. 2 quater e 2 sexies del Ddl Alfano questo Comitato ritiene necessario porre alla Vostra attenzione alcune osservazioni. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru 2.060 svuoterebbe di significato il Ddl Alfano riducendolo ad una imago sine re.



L’investimento in risorse umane è propedeutico alla concreta materializzazione della normativa contenuta nel provvedimento. Secondo quanto enunciato dall’art. 1 comma 3 del Ddl. il magistrato di sorveglianza decide sulla base della relazione inviatagli dall’istituto penitenziario.



Alla luce della normativa penitenziaria è l’educatore colui che osserva il comportamento del detenuto e provvede alla stesura della relazione di sintesi, cioè di quella relazione di cui si servirà il magistrato di sorveglianza per la decisione finale sulla misura alternativa.



Senza l’incremento di ulteriori unità di personale pedagogico la situazione del sovraffollamento carcerario non potrà mai essere risolta né tantomeno potrà trovare risoluzione la drammatica condizione in cui versano le carceri italiane.



Pochi educatori significa poche relazioni da inviare al magistrato di sorveglianza. Pochi educatori significa impossibilità di fare il trattamento. Pochi educatori significa stasi della concessione di misure alternative. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru creerebbe un vero e proprio effetto boomerang che provocherebbe la totale paralisi del Ddl Alfano.



La Commissione Giustizia dopo aver preso atto della grave situazione di disagio in cui versano le carceri italiani ha dato voce all’articolo 27 della Costituzione decidendo di investire su quello che già nel Settecento Beccaria definiva “il più sicuro mezzo di prevenire i delitti” ossia l’educazione.



L’approvazione dell’articolo aggiuntivo che esclude il Dap dalla riduzione della pianta organica e dal blocco delle assunzioni costituisce una vera e propria presa di coscienza dell’assunto secondo il quale non può esserci alcun miglioramento delle condizioni di detenzione senza l’investimento in risorse umane.



Si evidenzia inoltre che l’emendamento è già stato “riformulato” originariamente infatti prevedeva l’obbligo per il governo,dopo l’invio della relazione per l’adeguamento della pianta organica, di predisporre entro 2 mesi un piano straordinario di assunzioni.



La totale eliminazione di questo emendamento volto alla concreta applicazione della misura alternativa sulla quale questo Governo intende puntare per risolvere il dramma del pianeta carcere renderebbe inutile l’approvazione di un Ddl che non riuscirebbe mai ad essere attuato.



Ci sarebbe infatti una vera e propria antinomia tra norma e realtà. La realtà è che la situazione carceraria italiana è drammatica e preoccupante.



I continui suicidi in carcere sono da porre in relazione con le insopportabili condizioni di disagio in cui vivono i reclusi delle carceri italiane alla carenza di trattamento e attività rieducative e alla mancata assistenza psicologica dovuta alla cronica carenza di personale educativo



Ebbene, l’Italia, Paese democratico, è stata condannata dalla Cedu per trattamento degradante e disumano. A tale situazione va data una risposta concreta, soprattutto se si considera che il bilancio dello stato potrebbe essere aggravato dalle condanne della Cedu (Sic!).



Inoltre non si comprende come la crisi riguardi solo le risorse umane e non anche lo stanziamento dei fondi per l’edilizia penitenziaria ,infatti, una volta costruite nuove carceri queste rimarranno inutilizzate (Sic!) Un esempio è fornito dal carcere di Agrigento e dal carcere di Rieti, a Pinerolo inoltre, c’è un carcere vuoto da 10 anni ma è già stata individuata un’area per costruir un nuovo carcere (fonte Girodivite).



Per un provvedimento importante, come quello in esame, che punta sulla rieducazione e sul recupero del reo, occorre assumersi delle responsabilità serie, perché l’incremento del personale pedagogico rappresenta il sine qua non della correlazione legge - realtà.



Ancora una volta si evidenzia inoltre che il “decantato” vulnus di copertura finanziaria può essere sanato attingendo dai fondi della Cassa delle Ammende che secondo quanto disposto dall’art 129 III comma del Dpr 30 giugno 2000, n. 230, devono essere destinati ai programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale dei detenuti e degli internati anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione”e non all’edilizia penitenziaria (Sic!) . Qualora il Governo non intenda attingere i fondi necessari dalla cassa delle Ammende potrebbe ricavarli dai fondi del Fug, visto che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato il decreto che assegna per la prima volta le quote delle risorse sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati al Fondo Unico Giustizia (Fug), nella misura del 50 per cento al Ministero dell’Interno e del 50 per cento al Ministero della Giustizia. Attingendo i fondi o dalla cassa delle Ammende o dal Fug non vi sarebbe alcun onere aggiuntivo in quanto gli stessi sono già previsti in bilancio.



Per le ragioni suesposte riteniamo che l’emendamento presentato dall’On. Donatella Ferranti e Schirru sia una vera proposta “bipartisan” che deve, necessariamente,trovare accoglimento così come è stato approvato in Commissione Giustizia.



Riteniamo altresì che il governo, dopo aver provveduto all’adeguamento della pianta organica anche in relazione alla popolazione detenuta ( quasi 70mila detenuti) debba predisporre un piano straordinario di assunzioni di educatori penitenziari da attingersi dalla vigente graduatoria del concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di Educatore, Area C, posizione economica C1, indetto con Pdg 21 novembre 2003.



Una scelta in tal senso rappresenterebbe la chiave di volta per un chiaro e ben preciso impegno di responsabilità affinché la drammatica situazione che affligge il pianeta carcere possa finalmente essere risolta. Per tali ragioni auspichiamo che tutta la commissione bilancio della camera e il sottosegretario Alberto Giorgetti facciano una seria e proficua riflessione riconoscendo l’importanza ai fini dell’attuazione del Ddl in esame dell’emendamento Schirru 2.060.





FERRANTI SU DDL CARCERI,OTTENUTO ANCHE AMPLIAMENTO ORGANICO EDUCATORI PENITENZIARI.

Donatella Ferranti,PD:piano programmato di assunzioni del personale degli educatori.

Governo favorevole a emendamenti Pd per potenziamento personale penitenziario:piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi.


18 maggio 2010


La commissione Giustizia della Camera ha cominciato a votare gli emendamenti presentati al ddl carceri e il Governo ha dato parere favorevole alle proposte di modifica del Pd che prevedevano il potenziamento del personale civile e amministrativo penitenziario (psicologi, educatori, ecc) e l’adeguamento delle piante organiche di carabinieri e polizia in funzione del nuovo impegno che dovranno svolgere per vigilare sui detenuti che trascorreranno agli arresti domiciliari l’ultimo periodo della loro detenzione. Il capogruppo del Pd in commissione giustizia, Donatella Ferranti, ha espresso soddisfazione per questo parere favorevole del Governo augurandosi che alla fine l’emendamento venga approvato.



Pd: nostre proposte sono su linea indicata da Napolitano

“Il Pd è pronto” a rispondere al monito del presidente della Repubblica sulla necessità di risolvere il sovraffollamento delle carceri e “a fare la propria parte”. Per questo, annuncia Sandro Favi, responsabile Carceri dei democratici, “nei prossimi giorni il nostro partito presenterà proposte su questi temi, in un quadro di sistema e in continuità e sviluppo delle mozioni approvate dal Parlamento già nei primi mesi di quest`anno”.

“Proporremo - spiega Favi - che si proceda alla revisione del codice penale, che vengano riviste le norme che determinano l`alta incidenza di imputati in custodia cautelare in carcere e quelle sul trattamento penale dei tossicodipendenti, che siano ampliate le opportunità di accesso alle misure alternative alla detenzione. Chiederemo inoltre al Governo - prosegue - un piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, nonché gli indispensabili stanziamenti ed investimenti per ripristinare la corretta funzionalità ed operatività dei servizi e delle strutture”.

“Il Partito Democratico - conclude l’esponente del Pd - rinnova la stima e la fiducia degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria e l`apprezzamento verso i dirigenti dell`Amministrazione penitenziaria, verso le professionalità socio-educative, sanitarie, amministrative e tecniche che, in questa fase difficile, dimostrano il proprio impegno con alto senso di umanità e qualificate competenze”.

Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"

Carceri: Pd, "Testo migliorato in commissione, ma serve uno sforzo in più" Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"

“Lo stralcio della messa in prova consentirà di esaminare rapidamente il provvedimento sulla detenzione domiciliare”. Lo dichiara la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti facendo notare come ‘la messa in prova non riguardava la popolazione carceraria e quindi non avrebbe avuto effetti sul grave stato di sovraffollamento delle carceri italiane. In ogni caso – sottolinea la democratica – il voto di oggi conferma il nostro giudizio negativo sul testo uscito dal consiglio dei ministri che era confuso ed inefficace anche perché privo di qualsiasi copertura finanziaria. Stiamo adesso valutando se aderire o meno alla richiesta di un voto in sede legislativa sul testo modificato nel corso dei lavori in commissione. La nostra disponibilità dipenderà anche dall’atteggiamento della maggioranza sulle nostre ulteriori proposte di modifica. In particolare: la tutela delle vittime di violenza domestica, il rafforzamento del personale di polizia (non solo quella penitenziaria) e del personale del comparto civile dell’amministrazione penitenziaria(educatori e psicologi)”.


Proposta emendativa 8.01.


Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:


«Art. 8-bis. - 1. Entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Ministro della Giustizia, sentiti i Ministri dell'interno e della funzione pubblica, riferisce alle competenti Commissioni parlamentari in merito alle necessità di adeguamento numerico e professionale della pianta organica del Corpo di Polizia penitenziaria e del personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria anche in relazione all'entità numerica della popolazione carceraria e al numero dei posti esistenti e programmati.

2. A tal fine il Governo presenta al Parlamento entro i successivi novanta giorni un apposito piano straordinario di assunzioni di nuove unità specificandone i tempi di attuazione e le modalità di finanziamento.».
Ferranti Donatella, Schirru Amalia, Samperi Marilena, Amici Sesa



Proposta emendativa 8.03.

Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:


«Art. 8-bis. - 1. Al comma 8-quinquies, della legge n. 26 del 2010, dopo le parole Il Corpo della Polizia penitenziaria, sono inserite le seguenti il personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria,».
Schirru Amalia, Ferranti Donatella, Samperi Marilena, Amici Sesa



28-04-10


Dopo l'ennesimo suicidio in carcere (23 dall'inizio dell'anno), nel penitenziario di Castrogno, a Teramo, il parlamentare dell'IdV, Augusto Di Stanislao, ribadisce la necessita' di interventi diretti ed immediati da parte del Governo. ''Non e' piu' ammissibile - afferma il deputato IdV - una tale situazione di completa incapacita' da parte del Governo di affrontare concretamente le problematiche delle carceri in Italia''. Di Stanislao ricorda che ''dopo varie visite presso il carcere di Castrogno e altrettante interrogazioni ad Alfano, dopo una mozione a mia prima firma approvata all'unanimita', con la quale anche la maggioranza si e' impegnata in una serie di iniziative atte a risollevare una drammatica realta' focalizzando l'attenzione sul sovraffollamento e sulla carenza di personale penitenziario e di educatori, dopo l'annuncio dell'emergenza carceri di Alfano e del fantomatico piano carceri, dopo continue denunce e sollecitazioni dei sindacati sulla necessita' di intervenire sulle strutture, sugli organici, siamo ancora di fronte ad una situazione insostenibile e all'emergenza soluzioni''. ''Ho presentato da tempo - conclude Di Stanislao - una proposta di legge per istituire una Commissione d'inchiesta parlamentare sulla situazione delle carceri in Italia che, ora piu' che mai, diventa fondamentale per dare risposte e soluzioni ai molteplici problemi e disagi dell'intero mondo penitenziario''.




Di Stanislao:il ministro tace sulle assunzioni degli educatori,riferisca in parlamento.

“E’ giusta l’assunzione di 2.000 agenti così come evidenziato da Sarno, Segretario generale Uil Pa Penitenziari, per garantire il turnover e quindi supplire la carenza del personale di polizia penitenziaria, ma vi è una colpevole dimenticanza da parte del Ministro quando tace sulla necessità di garantire la presenza degli educatori così come previsto nella Mozione IdV approvata all’unanimità dal Parlamento.” Queste le parole dell’On. Di Stanislao che prosegue: “Non vorremmo che questo impegno del Ministro si focalizzi esclusivamente sull’edilizia carceraria e altresì non vorremmo che dietro la parola magica “stato di emergenza” si celi il grimaldello per ridare vita ad una ” Carceri d’oro 2″ che in barba alla procedure di appalti e alla trasparenza abbiano buon gioco, piuttosto che la pubblica utilità e l’urgenza, i furbetti delle sponsorizzazioni. Si segnala al Ministro, nel frattempo, che in Italia vi sono 40 penitenziari incompiuti ed inutilizzati in un Paese che ne ha 171 in tutto e nel Piano Carceri presentato non c’è cenno di recupero di questo patrimonio. Chiedo che il Ministro venga, così come richiesto in Aula, a riferire in Parlamento sugli impegni presi in relazione ai tempi e modi e risorse da impiegare. Nel frattempo con due distinte interrogazioni chiedo al Ministro quale modello di recupero intenda mettere in campo visto che non si parla assolutamente di assumere gli educatori e cosa intenda fare per i 40 penitenziari incompiuti.”


16 Marzo 2010:interrogazione a risposta in Commissione su assunzione idonei educatori penitenziari

Convocazione della II Commissione (Giustizia)

Martedì 16 marzo 2010

Ore 13.45

5-02550 Ferranti: In relazione all’assunzione di educatori penitenziari


Interrogazione a risposta in Commissione:

FERRANTI, MELIS, TIDEI e SAMPERI.



- Al Ministro della giustizia.

- Per sapere

- premesso che:

il 17 febbraio 2010 il Sottosegretario per la giustizia Caliendo è intervenuto in Senato sul tema dell'assunzione degli educatori penitenziari reclutati tramite il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di educatore, area C, posizione economica C1, indetto con PDG 21 novembre 2003;

nel corso della succitata seduta, il Sottosegretario Caliendo ha affermato che entro aprile 2010 saranno assunti in via definitiva tutti gli educatori che hannosuperato i precedenti concorsi, oltre ai 170 già assunti (anche se agli interroganti risulta che siano stati assunti 97 educatori);

in realtà, l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso era già programmata con l'indizione dello stesso nel 2003, per il quale il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria già disponeva dei fondi necessari;

lo stesso Ministro interrogato, onorevole Alfano, aveva riconosciuto l'improcrastinabilità e l'urgenza di assumere più unità di educatori quando, il 12 gennaio 2010, furono approvate alla Camera le mozioni sui problemi del carcere presentate da vari gruppi parlamentari;a fronte di una popolazione carceraria di 67.000 unità, il rapporto educatore/detenuto è di circa 1 a 1.000, cosa che rende in pratica impossibile lo svolgimento di qualsivoglia progetto rieducativo impedendo il corretto reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, così come previsto nel dettato costituzionale;

non avendo il Ministro interrogato ancora proceduto all'assunzione di ulteriori unità degli educatori, limitandosi a rimandare la questione ad un futuro confronto in merito con i Ministri Tremonti e Brunetta, sarebbe auspicabile ed urgente un rapido avvio della procedura di assunzione di educatori, almeno per completare la già esigua pianta organica, ulteriormente ridotta di circa 400 unità dal decreto legislativo n. 150 del 2009

se non ritenga opportuno procedere celermente all'assunzione di educatori attingendo dalla vigente graduatoria degli idonei risultante dal concorso pubblico a 397 posti di cui in premessa, al contempo prorogando la validità della stessa per almeno un quinquennio, al fine di permetterne lo scorrimento graduale per compensare il turn-over pensionistico, evitando l'indizione di nuovi concorsi che comporterebbe ulteriori oneri finanziari.

(5-02550)


Risposta all'interrogazione di Donatella Ferranti:dal 2011 assunzioni degli idonei educatori concorso,il comitato vigilera'.

Nel rispondere agli On. interroganti ritengo opportuno segnalare che il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo di "Educatore", Area C, posizione economica C1, dell'Amministrazione Penitenziaria, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16.4.2004 - IV serie speciale e si è concluso in data 9 luglio 2008.La graduatoria definitiva, immediatamente dopo l'approvazione del Direttore Generale con provvedimento dell'11 luglio 2008, è stata trasmessa all'Ufficio centrale per il bilancio per l'apposizione del visto di controllo.Nell'anno 2009, in ragione dell'entità dei fondi stanziati ai sensi dell'articolo 1, comma 346, della Legge 24.12.2007 n. 244, è stato possibile procedere all'assunzione dei primi 103 vincitori del predetto concorso a 397 posti.Quanto alle restanti 294 unità, la competente Direzione Generale di questa amministrazione ha già programmato il relativo piano di assunzione ricorrendo, per la copertura degli originari 397 posti a concorso, allo scorrimento della graduatoria, ai sensi dell'art. 15, co. 7, DPR n. 487/99 e successive integrazioni e modificazioni.I nuovi educatori - alcuni dei quali individuati tra i candidati idonei, ma non vincitori del concorso, attese le 12 defezioni intervenute per rinunce, mancate stipule del contratto o dimissioni da parte degli aventi diritto - hanno infatti già scelto la sede di destinazione e, entro aprile del corrente anno, saranno formalmente assunti con firma del relativo contratto.Per quanto riguarda, invece, l'auspicata possibilità di procedere ad un ulteriore scorrimento della graduatoria oltre il numero dei posti originariamente messi a concorso, mi corre l'obbligo di segnalare che tale eventualità non rientra tra le ipotesi di cui all'art. 15, co. 7, del DPR n. 487/1994 e che pertanto, limitatamente all'anno in corso, non può essere attuata per mancato stanziamento dei fondi occorrenti.I fondi disponibili, infatti, sono stati impegnati sia per l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso per educatori, sia per l'assunzione degli idonei al concorso a 110 posti di contabile, a copertura dei posti previsti dal relativo bando ed in ragione delle gravi carenze riscontrate anche nell'area contabile.Dato atto di quanto sopra e, premesso che la validità delle graduatorie è indicata in tre anni dalla data della pubblicazione nei Bollettini ufficiali, faccio presente che, nel caso di specie, la validità della graduatoria del concorso a 397 posti è fissata al 31 maggio 2012 e che, pertanto, a partire dal prossimo anno, in presenza delle risorse economiche necessarie, potranno esservi le condizioni per procedere ad uno scorrimento della graduatoria, anche oltre il numero dei posti pubblicati.




24 febbraio 2010:

ordine del giorno su non riduzione organico educatori di Roberto Rao

La Camera,

premesso che

il provvedimento in esame prevede, all'esito del processo di riorganizzazione di cui all'articolo 74, del decreto legge n. 112 del 2008, un'ulteriore riduzione degli assetti organizzativi delle amministrazioni pubbliche ai fini del contenimento della spesa pubblica;

il comma 8-quinquies dell'articolo 2 individua le amministrazioni che non sono interessate dalle riduzioni descritte, tra cui il Corpo di Polizia Penitenziaria;


nonostante le difficoltà operative, la scarsezza di mezzi e personale risulta, inopinatamente escluso da tale previsione il personale civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte ad includere tra il personale delle amministrazioni non interessate dalla riorganizzazione delle piante organiche non solo quello di polizia penitenziaria ma anche quello civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, con particolare riferimento alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, anche in vista dell'avvio del Piano carceri che necessiterà di adeguate risorse umane e professionali. 9/3210/41. Rao, Ria
.


Accolto come raccomandazione.




19 Febbraio 2010:

ordine del giorno su assunzione educatori di Donatella Ferranti e PD


La Camera,

premesso che:

l'articolo 17-ter stabilisce che, per l'attuazione del cosiddetto «Piano carceri» si conferiscono pieni poteri al Commissario straordinario che, per individuare la localizzazione delle aree destinate alla realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie, d'intesa con il Presidente della regione territorialmente competente e sentiti i sindaci dei comuni interessati, potrà agire in deroga alla normativa urbanistica vigente, velocizzando procedure e semplificando le gare di appalto, utilizzando il modello adottato per il dopo terremoto a L'Aquila, derogando anche all'obbligo previsto dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, volto a consentire agli interessati, proprietari delle aree che si intendono espropriare, la necessaria partecipazione al procedimento amministrativo;

la localizzazione costituisce di per sé variante e produce l'effetto di imporre il vincolo preordinato all'espropriazione e contro di essa non sarà possibile ricorrere al giudice amministrativo e si introduce anche una deroga al limite dei subappalti, che potranno aumentare dall'attuale 30 per cento fino al 50 per cento, in deroga all'articolo 118 del codice dei contratti pubblici; in sostanza, si affidano pieni poteri al Commissario straordinario, che potrà avvalersi anche del Dipartimento per la protezione civile per le attività di progettazione, scelta del contraente, direzioni lavori e vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, in deroga ai criteri di trasparenza e pubblicità e in palese contraddizione con la mozione Franceschini ed altri n. 1-00302 (approvata sostanzialmente all'unanimità alla Camera il 12 gennaio di quest'anno e accettata dal Governo) che impegnava chiaramente il Governo a garantire, nell'ambito dei progetti della nuova edilizia penitenziaria, i criteri di trasparenza delle procedure e l'economicità delle opere evitando il ricorso a procedure straordinarie, anche se legislativamente previste,

impegna il Governo

a verificare l'adeguatezza, in proporzione alla popolazione carceraria, delle piante organiche riferite non solo al personale di polizia penitenziaria ma anche alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, avviando un nuovo piano programmato di assunzioni che vada oltre il turn-over dovuto ai pensionamenti previsto dalla legge finanziaria per il 2010 e che garantisca le risorse umane e professionali necessarie all'attivazione delle nuove strutture penitenziarie, anche distribuendo meglio il personale sul territorio, concentrandolo nei compiti di istituto, sottraendolo ai servizi estranei, consentendogli un adeguato, costante ed effettivo aggiornamento professionale.

9/3196/13.
Donatella Ferranti.



Il comitato vincitori idonei concorso educatori dap in sostegno di Rita Bernadini

Educatori penitenziari sostengono la protesta di Rita Bernardini e Irene TestaRistretti Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini, impegnate in uno sciopero della fame perrichiedere l’esecuzione immediata di quanto proposto nelle cinque Mozioni parlamentari,unanimemente approvate nei giorni 11 e 12 gennaio 2010, riguardanti la situazione del sistema carcerario italiano.Giova ricordare che in quella occasione lo stesso Ministro Alfano assumeva precisi impegni ed affermava che vi avrebbe dato celere e certa attuazione sancendo l’inizio di un nuovo percorso,iniziato con la dichiarazione di Emergenza di tutto il sistema penitenziario alla quale ci si aspettava sarebbe seguita la predisposizione nel Piano Carceri di tutti quegli atti necessari ad ottemperare a quanto detto nelle citate Mozioni per poter, nei tempi strettamente necessari, affrontareconcretamente e efficacemente l´ormai ingestibile situazione creatasi nei nostri istituti penitenziari.Tuttavia, da un’iniziale analisi condotta sui primissimi elementi costitutivi e organizzativi del Piano Carceri emerge solo una particolare attenzione all’aspetto strutturale e custodiale, non prevedendo,invece, alcun intervento per incrementare e favorire la fondamentale componente rieducativa, vero obiettivo dell’esperienza carceraria.Questo Comitato ed altri illustri interlocutori del mondo penitenziario, continuano, infatti, a chiedere a gran voce che vengano assunti più educatori, affinché l’ingresso nelle nostre carceri non si limiti ad un forzato ozio, ma divenga precipuo momento di riflessione e riprogettazione del sé.Ad oggi, però, in merito alla questione degli educatori, alcuna volontà specifica è stata espressa dal Ministro, nonostante, le nostre carceri continuino quotidianamente ad affollarsi a causa dei numerosi nuovi ingressi, ma anche per la spaventosa carenza di educatori che, secondo quanto stabilito dalle vigenti leggi, rappresentano i coordinatori e i realizzatori materiali dei percorsirieducativi, nonché quelle figure professionali atte a garantire, nei giusti modi e nei tempi,l’espletamento, dell’intero iter necessario all’accesso alle misure alternative alla detenzione di quei detenuti che ne avrebbero i requisiti, ma che continuano a restare in carcere a causa dello sparuto numero di educatori attualmente in servizio a fronte di una popolazione di 66.000 persone carcerate.Pertanto, ci uniamo all´Onorevole Bernardini e a Irene Testa per chiedere l´immediata esecuzione delle citate mozioni e auspichiamo che il Ministro Alfano ne predisponga repentinamente l’avvio.Il Comitato, altresì, ad ausilio dell’iniziativa intrapresa da Rita Bernardini e da Irene Testa,promuove una “catena di informazione solidale” impegnandosi a diffondere la conoscenza di tale protesta non violenta tramite l’invio di questo comunicato non solo a tutti gli organi di informazione, ma anche ai propri conoscenti invitandoli a fare altrettanto.Il Comitato vincitori e idonei concorso educatori.


Donatella Ferranti,PD:da Ionta, un primo segnale l'immediata assunzione dei tanti educatori.

CARCERI: PD, VOGLIAMO VEDERCI CHIARO. AUDIZIONE ALLA CAMERA DI IONTA



Roma, 13 gen



''Lo vogliamo esaminare puntigliosamente ed e' per questo che gia' domani chiederemo al presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno di attivarsi per prevedere al piu' presto l'audizione del capo del Dap, dott. Franco Ionta''. Cosi' la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, commenta l'approvazione del piano carceri da parte del Cdm di oggi. ''I primi dati forniti dal ministro Alfano - sottolinea - non ci convincono fino in fondo: se infatti le carceri italiane possono ''tollerare' sino a circa 64.237 detenuti, da regolamento non potrebbero ospitarne piu' di 43.087. Il grado di sovraffollamento e' elevatissimo, siamo ampiamente fuori quota, e per arrivare ad 80.000 posti, i 21.749 annunciati oggi dal ministro Alfano sembrano insufficienti. E poi - prosegue - non basta costruire muri, occorre riempirli di personale numericamente e professionalmente adeguato: dalla polizia penitenzieria, agli psicologi, agli educatori e agli altri esperti. Di tutto questo ancora non c'e' traccia, ma aspettiamo di conoscere nel merito dal dott. Ionta le cifre esatte, certo - conclude - che un primo segnale potrebbe essere l'immediata assunzione dei tanti educatori e psicologi del concorso''.

Assunzione degli educatori primo impegno del governo

Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari esprime piena soddisfazione per l’approvazione delle cinque mozioni sul problema carcerario discusse ed accolte nei giorni 11 e 12 gennaio 2010 dal nostro Parlamento. Per la prima volta il Governo, rappresentato dal Ministro Alfano, ha preso consapevolezza della grave emergenza del sovraffollamento degli istituti di pena e, fra le altre fondamentali proposte presentate, si è impegnato:- a procedere all’assunzione immediata dei restanti educatori penitenziari previsti dalla pianta organica, da attingersi dagli idonei della vigente e menzionata graduatoria risultata dal concorso bandito per tale profilo professionale, affinché anche costoro possano partecipare ai previsti corsi di formazione che il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria deve attivare per questi operatori prima dell’ingresso nelle carceri a cui sono destinati, onde evitare sprechi di danaro per doverli riattivare in seguito;- a prorogare di almeno un quinquennio la validità della graduatoria di merito del concorso citato in premessa, in linea con gli orientamenti del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione nonché con le disposizioni in materia di razionalizzazione delle spese pubbliche in vigore - per permetterne un graduale scorrimento parimenti all’avvicendarsi dei fisiologici turn-over pensionistici, al fine di evitare l’indizione di nuovi concorsi per il medesimo profilo che comporterebbero inutili oneri pubblici;- ad assumere iniziative per lo stanziamento di fondi necessari per completare l’organico di educatori previsti dalla pianta organica attualmente vigente presso il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, considerato che lo sforzo economico da sostenere è annualmente molto esiguo, ma necessario per far funzionare meglio ed in modo più umano una branca importantissima del nostro sistema giustizia che non può più attendere;- a procedere all’alienazione di immobili ad uso penitenziario siti nei centri storici e alla costruzione di nuovi e moderni istituti penitenziari in altro sito;Esprimiamo, quindi, pieno compiacimento per l’importantissimo risultato raggiunto dall’On. Di Stanislao dell’Idv, il quale nella Sua circostanziata e approfondita mozione, ha dimostrato ancora una volta la Sua grande disponibilità e sensibilità verso tali problematiche, sapendo cogliere e far emergere sapientemente le necessità di questo delicato settore della nostra giustizia. Ringraziamo, inoltre, gli onorevoli Bernardini, Rao, Ferranti, Melis, Tidei, Vitali, Balzelli, Donadi, Paladini, Franceschini e tutti coloro che hanno appoggiato con voto favorevole le Loro mozioni, poiché di fronte a queste battaglie di umanità hanno saputo permeare il Loro impegno politico di quell’umanità e di quell’alto senso civico che rende capaci di abbandonare i colori politici e di volgere verso una proficua unità di intenti.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari, intanto, continuerà a vigilare affinché tali doveri vengano rispettati e proseguirà nel suo lavoro di diffusione della necessità dell’intervento rieducativo e quindi sulla centralità della presenza degli educatori, ovvero di quella figura professionale che rappresenta il vero catalizzatore ed esecutore materiale del percorso rieducativo di un detenuto, percorso che rappresenta l’unica vera speranza di un sano reinserimento sociale di chi vive l’esperienza delle sbarre e che rappresenta uno dei più validi strumenti atti ad evitare quegli stati di inerzia, apatia, depressione, frustrazione, ansia, inadeguatezza che troppo spesso percorrono prepotentemente i corridoi lungo i quali si snodano le fila di quelle celle all’interno delle quali si consumano, quotidianamente, suicidi, abusi, violenze. Auspichiamo, quindi, che il Governo predisponga celermente tutti gli atti necessari ad ottemperare quanto detto e che questa stessa volontà continui ad animarne tutti i passaggi ad essi necessari, per poter, nei tempi strettamente necessari, cominciare ad affrontare concretamente e efficacemente l’ormai ingestibile emergenza creatasi.

Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari

mercoledì 31 marzo 2010

Angiolo Marroni,garante detenuti Lazio: occorrono piu' educatori,psicologi e assistenti sociali! carcere,governo,politici,giustizia,angelino alfano,

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Giustizia: ecco perché il "Piano Carceri" è destinato a fallire

di Angiolo Marroni (Garante diritti detenuti Regione Lazio)



L’Unità, 30 marzo 2010



Mario il barbone ha passato 3 mesi in carcere per aver rubato un pezzo di pane in un supermarket. Il 76enne Romeo invece, aveva occupato abusivamente d’inverno una spiaggia con gli ombrelloni. Carlo, 65 anni, ha passato Natale in cella per aver rubato corrente dall’illuminazione pubblica. Sono questi i casi che, quotidianamente, affronta chi si occupa di carcere. Situazioni ormai sempre più frequenti con una popolazione carceraria arrivata in tutta Italia ad oltre 66mila unità e che, ad esempio, nel Lazio ha sfondato da pochi giorni la fatidica quota seimila.

Un’emergenza figlia di una politica che punisce col carcere ogni condotta illecita e confermata dai numeri: se i reati gravi diminuiscono ma i detenuti crescono in maniera esponenziale, qualcosa non torna. Poi se a tutto ciò si aggiunge che, come nel Lazio, il 50% dei reclusi è in attesa di sentenza definitiva, l’impressione che se ne ricava è che il giocattolo si sia irrimediabilmente rotto.

La soluzione del governo contro l’emergenza è il "Piano carceri" che, nelle intenzioni del Ministro Alfano, dovrebbe risolvere il sovraffollamento con quattro mosse: 1) Stato di emergenza per il 2010; 2) Aumento della capienza degli istituti di 21mila unità; 3) Assunzione di 2.000 agenti penitenziari; 4) Detenzione domiciliare per chi ha una pena inferiore a un anno e affidamento in prova per chi è in attesa di giudizio con reati fino a 3 anni.

Il Piano è fatalmente destinato a fallire. La costruzione di nuovi istituti potrebbe essere utile se servisse a sostituire carceri ultracentenarie e fatiscenti, come Regina Coeli, che non garantiscono condizioni minime di vivibilità e violano il dettato Costituzionale in materia di pena. Il ministro ha detto che in 20 mesi i posti sono aumentati di 1.600 unità, 80 al mese, mentre i detenuti crescono di circa 700 unità mensili.

Con la stessa velocità, per realizzare i posti previsti occorreranno 20 anni: nello stesso periodo i detenuti saranno arrivati ad oltre 160.000. Le assunzioni copriranno solo i pensionamenti dimenticando che, per far funzionare le carceri, occorrono migliaia di nuovi agenti, educatori, assistenti sociali e psicologi. Le pene alternative non influiranno sulla popolazione detenuta, perché già oggi i condannati non recidivi con pene fino a 3 anni possono avere dei benefici. La vera soluzione passa dall’abolizione delle leggi che producono carcere e dal rilancio delle misure alternative, oggi in crisi per carenza di mezzi e normative adeguate. Accanto a ciò, occorre la radicale riforma del codice penale, con il ricorso al carcere per i reati più gravi e un sistema di pene alternative per le categorie disagiate (tossicodipendenti, malati psichici, stranieri senza permesso di soggiorno); un meccanismo che ridurrebbe i detenuti senza danno per la sicurezza dei cittadini.



Giustizia: ddl Alfano inadeguato, ma sempre meglio di nientedi
Adriano Sofri



Il Foglio, 30 marzo 2010



Che le proposte governative sul carcere siano inadeguate alla scandalosa situazione con cui si misurano, è evidente a chiunque, ministero compreso. Tuttavia sarebbe un errore impedire, in nome di misure più efficaci e oggi fuori portata, che si approvi e si realizzi almeno quello che di buono è contenuto nel decreto proposto.

Di buono c’è la concessione della detenzione domiciliare per pene fino ad un anno, anche per i recidivi (con l’esclusione dei reati più gravi) e l’introduzione della sospensione del procedimento con messa alla prova degli imputati adulti. Mi auguro perciò che il Pd non voglia negare la sede legislativa in commissione Giustizia alla Camera, senza di che tutto andrebbe alle calende greche. Mi pare ragionevole e motivato l’accorato appello di Rita Bernardini (che per questo aveva condotto uno sciopero della fame di 19 giorni).

"Non rilevare che, per la prima volta da quando è iniziata la legislatura a maggioranza di centrodestra, si registra un’inversione di tendenza rispetto alla politica pervicacemente fin qui adottata all’insegna di "più galera per tutti", disconosce un merito che i nostri Gruppi possono rivendicare dopo l’approvazione delle mozioni sulle carceri nei due rami del Parlamento.

Certo, dobbiamo perseguire il miglioramento del ddl, ma non concedere la corsia preferenziale della sede legislativa non mi sembra politicamente giusto ed efficace. Vogliamo trascinare la discussione per mesi e mesi in sede referente e poi avere chissà quando il passaggio in aula e poi l’esame da parte dell’altro ramo del Parlamento? Arriveremo all’estate con più di 70.000 detenuti senza che nulla in concreto sia stato fatto".

Ci sono alcune migliaia di detenuti con una pena residua inferiore all’anno, e la loro progressiva - non dunque una tantum - assegnazione ai domiciliari varrebbe almeno a rattoppare l’aumento senza fine del numero dei detenuti e dell’invivibilità delle celle

martedì 30 marzo 2010

Scorrimento graduatoria idonei pubblici concorsi:dirpubblica sollecita Gianfranco Fini su discussione legge On. Marini. politici,governo,giustizia,

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On.le sig. Presidente,
le leggi che hanno prorogato per quasi dieci anni la validità delle graduatorie degli idonei dei
concorsi espletati per l’accesso nelle diverse qualifiche delle pubbliche amministrazioni (da ultimo il Decreto
legge 30 dicembre 2009, n. 194 convertito dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25) vengono costantemente eluse
dalle varie Amministrazioni in quanto, o si bandiscono nuovi concorsi, o si provvede all’assegnazione
d’incarichi “provvisori” senza alcuna regola.
Dette proroghe trovano la loro ragion d’essere nelle economie derivanti dall’inutile duplicazione di
selezioni concorsuali in presenza di Personale già selezionato e ritenuto idoneo a ricoprire determinati ruoli.
Esse, inoltre, hanno costituito una legittima aspettativa di miglioramento in tutti coloro che si sono trovati
nella suddetta posizione d’idoneità e che, invece, si sono visti negare l’unico possibile sviluppo di carriera
che l’Ordinamento aveva loro posto a disposizione. Tanto più che l’istituto della vicedirigenza ha oramai
assunto il significato di una beffa istituzionale, mortificando gli anziani e privando i giovani di ogni
prospettiva futura.
Tuttavia, una perfetta sintesi normativa che potrebbe por fine a quelle interpretazioni gestionali fuori
da ogni correttezza, credo sia rinvenibile nel disegno di legge presentato dall’On.le Giulio Marini e
sottoscritto anche da circa altri trenta deputati del suo stesso Gruppo.
Il progetto in questione (A.C. 2462 recante la modifica dell’articolo 35 del decreto legislativo 30
marzo 2001, n. 165) prevede, in presenza di posizioni da ricoprire, l’obbligo per le Amministrazioni di
attingere dalle graduatorie in vigore (fino al loro esaurimento) il numero di idonei necessari a ricoprire il
fabbisogno delle qualifiche rimaste scoperte. Il suo rapido accoglimento sarebbe il miglior messaggio di
legalità e giustizia che, in questo particolare momento, potrebbe essere percepito da quei cittadini che
lavorano nella Pubblica Amministrazione e che ancora credono nelle leggi e nelle istituzioni.
Le chiediamo, pertanto, un Suo autorevole interessamento affinché la procedura di discussione della
proposta Marini possa aver rapido inizio in Parlamento e favorevole esito.
Giancarlo Barra
Roma, 23 marzo 2010
_________________________________
On. Gianfranco Fini
Presidente della Camera dei Deputati
Piazza di Montecitorio 1 - 00186 ROMA

domenica 28 marzo 2010

Carceri Toscana: mancano 52 educatori,piano carcere Alfano? al governo non interessa rieducazione pena e va contro la costituzione! carcere,giustizia,

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Toscana: Uil; mancano 4mila agenti, carceri sono alla deriva



Il Tirreno, 27 marzo 2010



"Siamo alla deriva completa nel più clamoroso degli allarmi che nessuno di chi ha competenza sembra voler raccogliere". Con queste parole Eugenio Sarno, segretario generale della Uil Penitenziaria illustra le cifre e i numeri della disastrata situazione nei penitenziari della regione. "Al 28 febbraio, a fronte di una capienza massima pari a 3229 detenuti si registrava la presenza di 4396 ristretti. Un dato che conferma la Toscana come una delle regioni le cui carceri sono maggiormente sovraffollate. Le condizioni sono disumane e incivili". La speranza è che intervenga il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Secondo il coordinamento nazionale penitenziari urge l’assunzione di 4mila unità. "In Toscana mancano 14 dirigenti penitenziari, 52 educatori, 28 assistenti sociali, 29 contabili, 103 collaboratori e 37 tecnici. La polizia penitenziaria conta su 2493 unità a fronte delle 3021 previste".

venerdì 26 marzo 2010

Carceri Sicilia: mancano 63 educatori,Alfano e la sua emergenza? assuma educatori per misure alternative! carcere,detenuti,politici,angelino alfano,

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Sicilia: Uil; 3.000 detenuti oltre la capienza nessuno interviene



Agi, 26 marzo 2010



Al 28 febbraio, a fronte di una capienza massima di 5.086 detenuti, nelle carceri della Sicilia risultavano detenute 8.043 persone: circa 3.000 in più rispetto ai posti nominali. Il dato, che fa dell’isola una della regioni dove i penitenziari sono più affollati conferma la Sicilia come una delle regioni maggiormente sovraffollata, viene diffuso da Eugenio Sarno, segretario generale della Uil Pa penitenziari, che commenta: "Siamo alla deriva completa nel più clamoroso degli allarmi che nessuno di chi ha competenza sembra voler raccogliere". Il sindacalista parla di "condizioni disumane e incivili della detenzione" ma anche di "quotidiana contrizione dei diritti elementari per il personale penitenziario ed in particolare per la polizia penitenziaria".

Il sindacalista sollecita "a procedere alla legiferazione sulle misure accompagnatorie del piano carceri annunciate dal ministro Alfano". Nelle carceri della Sicilia, secondo alla Uil, la situazione è resa ancora più pesante anche da carenze di personale: rispetto agli organici previsti mancano 7 dirigenti penitenziari, 63 educatori, 3 assistenti sociali, 23 contabili, 51 collaboratori e 68 tecnici, mentre la polizia penitenziaria conta su 4.616 unità assegnate a fronte delle 4.920 previste.

Questo dato - avverte il segretario generale - non tragga in inganno perché la situazione è ben peggiore di quella che si evince dal pur negativo dato numerico. Occorre, infatti, tener conto dell’età media piuttosto avanzata; delle malattie a lungo corso; dei prossimi collocamenti in quiescenza; delle unità distratte ad altri compiti; dell’apertura di nuove sezioni e istituti. Insomma in Sicilia i carichi di lavoro e i detenuti raddoppiano ma il personale nelle carceri diminuisce".

giovedì 25 marzo 2010

Luigi manconi di "a buon diritto":rieducazione non esiste, sono pochi gli educatori e psicologi carceri. carcere,detenuti,giustizia,angelino alfano,

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Giustizia: Manconi; servono più educatori e psicologi e depenalizzare

di Antonella Loi



www.informazione.it, 25 marzo 2010



Carceri sovraffollate come non mai. Il record storico dell’Italia repubblicana è stato raggiunto: oltre 67mila detenuti rinchiusi nei penitenziari dello Stato, a fronte di una capacità che non va oltre i 42mila posti disponibili. I dati, resi noti dall’associazione Ristretti orizzonti, per la quale in poco più di tre anni i detenuti sono aumentati di 38mila unità - 2.500 dal 31 dicembre ad oggi -, danno un quadro drammatico delle condizioni in cui versano i detenuti. Metro di valutazione è, in tutto il suo dramma, l’incidenza del numero di suicidi dietro le sbarre: un terzo di tutte le morti, 1.005 dal 1990 ad oggi. A questo si aggiunga un altro terzo di morti oscure, catalogate come "da accertare". Stefano Cucchi e dintorni, per intenderci.

"Una situazione al di là del tollerabile, di collasso, sotto tutti i profili". Luigi Manconi, ex senatore diessino, presidente dell’associazione "A buon diritto" e già Garante dei diritti dei detenuti del comune di Roma, a questo quadro aggiunge "i turni stressanti e più lunghi che mai per gli agenti di polizia penitenziaria, numero ridottissimo di educatori e di psicologi, cifre evidenti di un disastro totale".


Manconi, il governo interverrà costruendo nuove carceri: è questa la soluzione?

"Il governo ha fatto il gioco delle tre carte. All’interno delle carceri ad oggi ci sono 67.046 detenuti. Il che significa che sono quasi 25mila più della capienza prevista. Il governo dei detenuti in esubero non parla, ma dà il dato secco, 67mila. Poi dice che verranno creati tanti posti in più da arrivare a 87mila. Qual è il gioco: annuncia l’obiettivo di 80mila posti carcere ma di questi, 25mila sono già in eccedenza rispetto alla misura prevista e passeranno altri tre anni. A questo ritmo di crescita, la popolazione carceraria fra tre anni sarà ben oltre le cifre previste dal governo. Un dato strutturale: nelle carceri italiane il saldo mensile, cioè il numero di detenuti in più è di 700-800 unità, 10mila in un anno. Se non si provvede su un altro piano, i famosi 67mila e 43 di oggi a dicembre saranno magari 75mila, non 25mila ma 32mila in più della capienza".



Sta dicendo che la strada giusta non è quella di costruire nuove carceri?
"Sto dicendo che l’idea di inseguire l’aumento della popolazione, facendo finta di costruire nuovi posti carcere, è una follia e che l’unico provvedimento saggio e razionale è ridurre il numero di coloro che entrano in carcere. Cioè fare quello che tutte le commissioni di riforma del procedimento penale, create da governi di destra e di sinistra, con giuristi di destra e di sinistra, hanno detto, cioè ridurre il numero dei reati, cioè depenalizzazione e decarcerizzazione".



Depenalizzazione e decarcerizzazione dice lei: ma la tendenza è contraria. Per esempio il reato di clandestinità.

"Più che altro l’aggravante di clandestinità, forse. Nel senso che il reato di clandestinità tanto è difficilmente sanzionabile che si sta rivelando più un urlo ideologico che un provvedimento concreto. Mentre l’aggravante fa sì che alcuni reati che non comportavano l’ingresso in carcere, se compiuti da extracomunitari senza il permesso di soggiorno, determinano la carcerazione. E poi c’è tutta la materia della droga. Se un tossicodipendente invece di andare in carcere andasse in qualunque altro posto che non fosse il carcere, forse la situazione sarebbe diversa".


A proposito di droga: secondo una denuncia fatta dalle Comunità Saman e Villa Maraini, che da tempo si occupano della cura dei tossicodipendenti, nelle carceri ci sarebbero più drogati che in comunità. Stiamo parlando del 25% della popolazione carceraria.

"È molto semplice: quanti soldi destini alle comunità o alle strategie messe in campo per combattere la tossicodipendenza, quindi denaro destinato a servizi pubblici, assistenza psicologica, interventi di strada, tutte quelle cose che possono ridurre il numero di persone che vanno in galera per reati legati all’uso di droga, piccolo spaccio, scippo e così via? Se lo Stato taglia i fondi a queste attività di assistenza, ecco che i drogati finiscono inevitabilmente in carcere".Il caso Cucchi e altri simili emersi ultimamente ci dicono che i diritti dei carcerati sono di fatto diritti affievoliti.

"È così, purtroppo non solo in questo Paese, praticamente ovunque. Il carcere inquieta e si nasconde, finché rimane nascosto e nessuno ne conosce i tratti, le tragedie, la vita là dentro, il problema non sussiste. Tutto qui, è un tema rimosso e cancellato dallo sguardo pubblico".


Che ne è quindi del principio sancito dalla Costituzione secondo cui il reo va "recuperato" che dovrebbe essere un cardine del sistema carcerario?

"Due questioni: dal ‘90 ad oggi i reati specie quelli più gravi sono diminuiti. Addirittura gli omicidi volontari si sono ridotti a un terzo nonostante tutto ciò, la questione della sicurezza è diventata la prima emergenza nazionale. Quando accade un fatto del genere si capisce che il dettato costituzionale, quindi il recupero che è una parola che io non uso, la risocializzazione del condannato non interessi nulla ad alcuno se non a quei pochi garantisti che tutt’ora hanno la possibilità di far sentire la propria voce".


L’opinione pubblica latita.

"Questo è un fattore importante perché se non c’è una sensibilità collettiva non si ha nemmeno la capacità di tutelare quei diritti, di cui la risocializzazione e la rieducazione è parte costitutiva della pena oltre a essere iscritta nell’articolo 27 della Costituzione italiana. E arriviamo alla seconda questione: l’attività di rieducazione e risocializzazione in un sistema carcerario come quello italiano è praticamente resa impossibile: moltissimi educatori e psicologi di carcere hanno a disposizione 10 minuti al mese per ciascun detenuto, penso di aver detto tutto".

Carceri Calabria:mancano 39 educatori penitenziari,Alfano e Ionta un fallimento sulla rieducazione detenuti! giustizia,politici,angelino alfano,Ionta

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Calabria: Uil; 1.800 posti e 3.000 detenuti, le carceri alla deriva



Agi, 25 marzo 2010



"Ben consapevoli che dal 28 febbraio scorso la situazione delle presenze detentive si è ulteriormente aggravata con lo sfondamento di quota 67.000 detenuti, riteniamo comunque dover divulgare il rilevamento ufficiale del Dap datato, appunto, 28 febbraio. Mi pare di poter svolgere una piccola e breve considerazione per quanto attiene la situazione penitenziaria della regione: siamo alla deriva completa nel più clamoroso degli allarmi che nessuno di chi ha competenza sembra voler raccogliere". Con queste parole Eugenio Sarno, segretario generale della Uil Pa-Penitenziari, illustra le cifre e i numeri della situazione nei penitenziari della Calabria.

"Dall’attento esame dei numeri - dice - emerge in modo netto il drammatico quadro di sovraffollamento nelle strutture penitenziarie calabresi. Al 28 febbraio, infatti, a fronte di una capienza massima pari a 1.849 detenuti si registrava la presenza di 2.922 ristretti. Le condizioni disumane e incivili della detenzione si coniugano con la quotidiana contrizione dei diritti elementari per il personale penitenziario ed in particolare per la polizia penitenziaria. Una situazione insostenibile, destinata a provocare pulsioni e tensioni all’interno delle carceri che potrebbero non essere adeguatamente fronteggiate e gestite dall’ Amministrazione Penitenziaria con le ridotte risorse umane a disposizione. Non è solo - sottolinea Sarno - un problema di allarme sociale ma anche, se non soprattutto, un problema di ordine pubblico che potrebbe avere dirette conseguenze sulla sicurezza dell’intera collettività.

Responsabilmente non ci sottraiamo, in tempo e per tempo, ad allertare i politici, la stampa e la società nella speranza che si inneschi quella consapevolezza della indifferibilità a procedere alla legiferazione sulle misure accompagnatorie del piano carceri annunciate dal Ministro Alfano. L’affidamento in prova, il ricorso alla detenzione domiciliare, la necessaria e urgente assunzione di circa 4mila unità di polizia penitenziari: queste sono le risposte reali ed urgenti che necessitano al sistema penitenziario ma di cui non si sente parlare se non attraverso sporadici annunci. Lo stesso piano carceri sembra aver subito un rallentamento nella sua incerta definizione. Noi ne abbiamo perso le tracce. In Calabria rispetto agli organici previsti per il personale amministrativo mancano 8 Dirigenti Penitenziari, 39 educatori, 33 assistenti sociali, 19 contabili e 45 collaboratori. La polizia penitenziaria conta su 1.624 unità a fronte delle 1.498 previste. Ma questo dato - avverte il segretario generale - non tragga in inganno. Non c’è sovra dotazione perché l’età media anagrafica del personale è molto alta; molte unità sono in congedo straordinario per malattia a lungo corso; moltissime unità sono alle soglie della quiescenza e i carichi di lavoro sono pressoché raddoppiati e si sono anche aperte nuove strutture".

Nelle carceri Emiliane mancano 43 educatori,che strano modo di rieducare i detenuti vero Alfano? carcere,giustizia,angelino alfano,rita bernardini,dap

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Emilia Romagna: le carceri "scoppiano", quasi il doppio dei detenuti regolamentari
Bologna. Il dato che emerge dall'ultimo bollettino emanato dal Coordinamento Nazionale Penitenziari sui numeri delle carceri emiliano romagnole è allarmante. “Dall’attento esame dei numeri, ha detto Eugenio Sarno, Segretario Generale della Uil Penitenziari -, emerge in modo netto il drammatico quadro di sovraffollamento nelle strutture penitenziarie emiliane. Al 28 febbraio, infatti, a fronte di una capienza massima pari a 2386 detenuti si è registrata la presenza di 4585 ristretti". I dati più inquietanti provengono dai carceri delle città più grandi. Alla Dozza di Bologna su un totale regolamentare di 494 detenuti appaiono presenti 1.200 persone. Il doppio dei 256 consentiti sono invece al carcere di Ferrara così come in quello di Forlì, che ne prevederebbe al massimo 135. A livello di percentuale anche quello di Ravenna non scherza, con 59 posti occupati da 136 persone. L'unico carcere "a norma" è quello di Castelfranco Emilia, con 118 residenti per 139 posti.
A questo dato va inoltre aggiunto che manca pure del personale che gestisca la vita penitenziaria. “In Emilia, rispetto agli organici previsti per il personale amministrativo, mancano 8 Dirigenti Penitenziari, 43 educatori, 33 assistenti sociali, 22 contabili, 111 tecnici e 17 collaboratori. La polizia penitenziaria conta su 1926 unità a fronte delle 2401 previste. Questo dato – avverte il Segretario Generale Sarno – non tragga in inganno perché la situazione è ben peggiore di quella che si evince dal pur negativo dato numerico".

carcere:manca tutto,agenti,educatori,psicologi,assistenti mentre i detenuti sono a quota 68.000,Alfano solo proclami!giustizia,politici,governo,ionta

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Comunicato Stampa del 25 MARZO 2010

Carceri – LA UIL : Ecco i numeri dell’emergenza!


“ Mi pare di poter svolgere una piccola e breve considerazione per quanto attiene l’ attuale situazione penitenziaria: siamo alla deriva completa, nel più clamoroso degli allarmi che nessuno di chi ha competenza sembra voler raccogliere”
Con queste parole Eugenio SARNO, Segretario Generale della UIL PA Penitenziari, illustra le cifre e i numeri della disastrata situazione nei penitenziari italiani
“ Dall’ attento esame dei numeri emerge un quadro di sovraffollamento nelle strutture
penitenziarie incredibilmente drammatico . A fronte di una capienza massima pari a 44.163 detenuti si registra la presenza di ben 67.324 ristretti. Le condizioni disumane e incivili della detenzione si coniugano con la quotidiana contrizione dei diritti elementari per il personale penitenziario ed in particolare per la polizia penitenziaria. Una situazione insostenibile, destinata a provocare pulsioni e tensioni all’interno delle carceri che potrebbero non essere adeguatamente
fronteggiate e gestite dall’ Amministrazione Penitenziaria con le ridotte risorse umane a disposizione. Non è solo- sottolinea SARNO - un problema di allarme sociale ma anche, se non soprattutto, un problema di ordine pubblico che potrebbe avere dirette conseguenze sulla sicurezza dell’intera collettività. Responsabilmente non ci sottraiamo, in tempo e per tempo, ad allertare i politici, la stampa e la società nella speranza che si inneschi quella consapevolezza della indifferibilità a procedere alla legiferazione sulle misure accompagnatorie del piano carceri
annunciate dal Ministro Alfano. L’affidamento in prova, il ricorso alla detenzione domiciliare, la necessaria e urgente assunzione di circa 4mila unità di polizia penitenziari : queste sono le risposte reali ed urgenti che necessitano al sistema penitenziario ma di cui non si sente parlare se non attraverso sporadici annunci. Lo stesso piano carceri sembra aver subito un rallentamento nella sua incerta definizione. Noi ne abbiamo perso le tracce “
Non solo sovraffollamento, dunque. Anche la precaria e deficitaria situazione organica, rilevata al 28 febbraio 2010, allarma il sindacato dei baschi blu “ Per quanto attiene il personale amministrativo agli organici previsti mancano 58 Dirigenti Penitenziari, 609 educatori, 530 assistenti sociali, 337 contabili e 1049 collaboratori e 328 tecnici.La polizia penitenziaria conta su 38271 unità a fronte delle 41268 previste dal D.M. del 2001. Ma questo dato – avverte il Segretario Generale – non tragga in inganno. La situazione è ben
peggiore da quella che si può rilevare dai numeri. L’età media anagrafica del personale è molto alta e molte unità sono in congedo straordinario per malattia a lungo corso: moltissime alle soglie della quiescenza e i carichi di lavoro sono pressochè raddoppiati. Inoltre dal 2001 ad oggi sono stati resi disponibili oltre 8mila nuovi posti detentivi senza alcuna assunzione. Basti pensare
che quel decreto è stato emanato quando la popolazione detenuta assommava a poco più di circa 53mila…. E’ , quindi, plausibile indicare in non meno 6milaunità la reale esigenza diimplementazione degli organici della polizia penitenziaria “

mercoledì 24 marzo 2010

Luigi morsello,occorrono misure alternative e piu' educatori per il carcere! carcere,giustizia,angelino alfano,rita bernardini,governo,politici,dap

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Passaparola / Luigi Morsello è stato per 36 anni direttore di case di pena
Il suo libro ripercorre decenni di storia d'Italia attraverso quel mondo

"La mia vita dentro", viaggio nelle carceri
come sono e come dovrebbero essere

di SILVANA MAZZOCCHI

Luigi Morsello


Il carcere, il luogo chiuso dove il tempo è sospeso e non esiste più, dove detenuti e agenti sono costretti a dividere ore e spazio. "Istituzione totale" definisce il carcere Michel Foucault, al pari dei manicomi o degli ospizi. "Ma", sottolinea puntuale il magistrato Pierluigi Vigna nella prefazione al libro di Luigi Morsello La mia vita dentro, quella definizione si rivela carente. Perché "trascura il flusso di vita che lì si svolge, l'interscambio tra custodi e custoditi e non guarda alla considerazione del vissuto di ogni detenuto prima del suo ingresso in istituto, e che egli porta irrimediabilmente con sé."

E la realtà carceraria dura nel tempo, fra il sovraffollamento endemico delle celle, il personale carente, i fondi spesso inadeguati, la burocrazia che frena e tutte le difficoltà che rendono arduo, quando non impossibile, il percorso di rieducazione e di reinserimento che ai detenuti dovrebbe essere garantito per legge.

Una realtà sulla quale ora riaccende i riflettori il libro di memoria (non di memorie) La mia vita dentro. Lo ha scritto Luigi Morsello, per trentasei anni direttore carcerario in sette case di pena e funzionario in missione in altre ventidue, grande conoscitore del pianeta carcerario; e lo ha pubblicato Infinito edizioni, una casa editrice da sempre attenta all'attualità che sarà a Modena al Buk Festival della piccola e media editoria il 13 e il 14 marzo prossimi.

Ripercorre decenni di "carcere" Morsello , durante i quali hanno trovato spazio gli eventi più devastanti vissuti dal Paese. Attraversa gli anni foschi del terrorismo, gli scandali, la mafia, la criminalità grande e piccola. Ecco i luoghi di massima sicurezza come Gorgona o Pianosa, gli istituti " a custodia attenuata". Non ricostruisce, offre lampi. Significativi. Evasioni, Rivolte, scontri con amministrazioni non sempre trasparenti. Ma anche vita quotidiana, fatica, dolore. E i detenuti, facce, storie, una galleria di fatti, e di ritratti. Da Epaminonda a Gianni Guido, da Renato Curcio a Marco Donat Cattin, fino a Sindona.

Una lettura istruttiva che, se è vero che anche dal carcere passa la nostra memoria, può aiutare la capacità di stare nel presente.

Morsello, qual è il ricordo più duro della sua vita dentro?
L'evasione da San Gimignano di Giovanni Guido, detto Gianni, (uno dei responsabili della strage del Circeo del 1976). Che ebbe l'effetto di un ciclone nella mia vita e in quella della mia famiglia. Guido fuggì con modalità di una banalità incredibile. Lavorava come scopino in portineria; a mia insaputa, durante un mese di assenza dovuto a una missione nel carcere di Pianosa, aveva ottenuto, in aggiunta alle mansioni di scrivano presso lo Spaccio Agenti, il compito di inserviente in caserma agenti e portineria. Un lavoro normalmente affidato a due detenuti. Ma, appena arrivò Guido, uno di loro chiese di essere esentato dal servizio. Così, quando il 25 gennaio 1981, domenica, alle ore 19, Guido si presentò da solo, la cosa non destò sospetti nel portinaio. Pochi minuti dopo Guido lo colpì alla testa, con un pesante posacenere. Così aprì senza problemi il portone di ingresso e si dileguò nella campagna. Una latitanza durata molti anni. Io fui sottoposto a procedimento penale per 'procurata evasione' (ripeto, non ero presente in quei giorni, né mi era stata comunicata la mansione di Guido), derubricata in 'evasione per colpa' dal Giudice istruttore, assieme ad altri. La Corte d'Assise d'appello confermò l'applicazione dell'amnistia per la "culpa in vigilando", come anche la Cassazione.

Anni di piombo, criminalità. Chi sono i detenuti che sono rimasti nella sua memoria?
Fra tutti spicca la figura di un anziano, Guerrino Costi, in carcere dal 1954 per duplice omicidio volontario non premeditato, scarcerato nel 1976. Un delitto maturato nel mondo di tensioni tra ex partigiani e nuovi democristiani. Lo accompagnai in centro a San Gimignano, dopo avergli fatto ottenere la liberazione condizionale, gli regalai una cravatta e dovetti fargli il nodo, che non aveva mai saputo fare. Aveva lavorato nel mio alloggio di servizio, conosceva la mia famiglia, scrisse dopo un anno dalla scarcerazione una lettera a mia moglie, per ringraziarla dell'umanità col quale era stato trattato.

Poi Angelo Epaminonda, mafioso, in carcere a Busto Arsizio, sezione per semiliberi trasformata in sezione speciale. Un uomo tremendo, irascibile, aggressivo, collaborava col pm Francesco Di Maggio, aveva confessato diverse decine di omicidi, mandando in carcere molti componenti del suo gruppo milanese, con i quali conviveva nella stessa sezione, loro stessi divenuti tutti collaboratori di giustizia. E ancora, Patrizio Peci, Sezione Pentiti, Marco Donat Cattin, Sezione Dissociati ad Alessandria.

Il carcere, come è e come dovrebbe essere.
Come è: invivibile. Il sovraffollamento mortifica ogni possibilità di intervento trattamentale efficace. A distanza di appena tre anni dall'indulto del 2006. Le cause: l'inesistenza di una politica criminale e dell'esecuzione penale. Troppi tipi di reati a basso allarme sociale nel codice penale e nelle altre centinaia di leggi penali, che potrebbero essere derubricati a infrazione amministrativa e sanzione pecuniaria; una politica sbagliata di approccio al gravissimo fenomeno delle tossicodipendenze, che portano in carcere persone per tipi di droghe e quantità insignificanti. Vi sono carceri e sezioni di carceri in attesa di essere utilizzati, fermi per mancanza di personale e risorse economiche.

Come dovrebbe essere: ho letto che un intervento normativo produrrebbe la rapida scarcerazione di almeno ventimila detenuti. Le nuove carceri dovrebbero essere di 300 posti per le case circondariali e 200 per le case penali, con celle standard di venti metri quadri servizi compresi per tre detenuti, laboratori per attività lavorative e corsi professionali. Occorrono educatori, psicologi e criminologi a tempo pieno, le misure alternative alla detenzione debbono essere applicate con rigore ma, in modo massiccio e rigorosamente mirato al trattamento dei detenuti invece che trasformate in una sorta di area di parcheggio. Luigi Morsello
La mia vita dentro
A cura di Francesco De Filippo e Roberto Ormanni
Infinito edizioni
Pag 203, euro14

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Carceri siciliane e non. Il Piano del Governo – parte seconda

Il piano di Alfano, di cui abbiamo esposto la prima parte, non si ferma all’edificazione di nuove strutture. Mira anche a introdurre “misure deflattive”, che alleggeriscano il sovraffollamento delle carceri. E prospetta nuove assunzioni di agenti di custodia.

Per quanto riguarda le pene diverse dalla detenzione vengono prospettate due opportunità. La prima è la possibilità di scontare con i “domiciliari” l’ultimo anno di pena residua, ad eccezione di coloro che sono stati condannati per reati gravi. La seconda è la “messa alla prova” delle persone imputabili per reati fino a tre anni che potranno così svolgere lavori di pubblica utilità per riabilitarsi con conseguente sospensione del processo. Sulla cosiddetta “messa alla prova” c’è da ricordare che questa norma solo un anno fa aveva avuto in Consiglio dei Ministri, l’altolà da Lega e An.

Comunque un serio ripensamento sulle misure alternative alla carcerazione sarebbe necessario. Da nessuna parte sta scritto che le pene debbano essere esclusivamente detentive.

L’ultimo punto (il cosiddetto “quarto pilastro”) del piano governativo illustrato da Alfano prevede l’assunzione di 2000 nuovi agenti.
La “implementazione” dell’organico di Polizia Penitenziaria è indubbiamente necessaria. Abbiamo già visto, ad esempio nel caso di Giarre, che il personale in servizio è già adesso del tutto insufficiente rispetto alle esigenze. Sulla prospettiva di nuove assunzioni, Tuttavia, e soprattutto sul loro numero, ci sono da registrare varie prese di posizione.

Ad esempio Eugenio Sarno, segretario dell’UILPA Penitenziari ha dichiarato: “due mila agenti sono pochi per un piano di ampliamento carceri così com’è stato descritto. Ne servirebbero almeno 5mila”. Di “governo che partorisce un topolino” ha parlato il segretario del sindacato Osap, Leo Beneduci , “ ci vogliono 7mila poliziotti in piu’ per i 9.650 posti-detenuti che il ministro Alfano intende realizzare”.

Ed ha aggiunto: “Sono almeno 8.000 l’anno le istanze di misure alternative da parte di detenuti per reati non gravi – ha aggiunto il segretario dell’Osapp- che vengono rigettate dai Tribunali di Sorveglianza per l’impossibilità di effettuare controlli puntuali in mancanza di personale idoneo, e che se invece venissero accolte, oltre a ad alleviare almeno in parte l’attuale sovraffollamento comporterebbero un risparmio per lo Stato di non meno di 600 milioni di Euro l’anno”.

Ma non esiste solo il problema delle guardie carcerarie. Da anni non vengono assunti educatori, psicologi, assistenti sociali. Eppure il disagio dei detenuti è molto grave e viene spesso evidenziato da comportamenti aggressivi o autolesionisti, fino a giungere frequentemente al suicidio.
Mancano nelle carceri “proprio quegli operatori che potrebbero risultare essenziali per ridurre il numero dei suicidi”, dichiara Luigi Manconi, presidente dell’associazione ‘A Buon Diritto’ “Mai ho detto e mai dirò che la responsabilità di questa strage infinita debba attribuirsi al ministro della Giustizia ma non ho taciuto e non tacerò sul fatto che l’immobilismo delle autorità politiche e amministrative rischia di farsi complicità”.

Piuttosto che cementificare ancora, si potrebbe investire così il denaro pubblico: utilizzando in maniera più diffusa le misure alternative e assicurando una condizione più dignitosa della vita dietro le sbarre. Si offrirebbero contestualmente più possibilità di lavoro e la condanna potrebbe rappresentare davvero un’opportunità di riabilitazione. Ma certo si farebbero meno affari… E non è detto che questo sia l’ultimo dei motivi della proclamazione dell’emergenza carcere…

carcere: mentre i detenuti sono a quota 68.000,nessuna rieducazione è possibile per mancanza educatori. giustizia,angelino alfano,detenuti,politici,

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All’indomani del meeting dei “Baschi Azzurri” O.S.A.P.P. presso un’affollatissima sala “Otranto” dell’Hotel Excelsior di Bari, il leader dell’organizzazione Mimmo Mastrulli ha relazionato alla sen. Adriana Poli Bortone, intervenuta ai lavori, sulla attuale criticità del sistema Penitenziario Italiano segnalando lo stato emergenziale a causa del sovraffollamento detentivo delle Carceri Adulti e Minori Pugliesi. “In primis – sottoliena Mastrulli – deve registrarsi la reale capienza detentiva pari a 2.300 reclusi nelle dodici strutture penitenziarie in Puglia in aggiunta alle due strutture Minorili di Bari e Lecce, quest’ultima sede, come è già noto, affidata attualmente al Ministero delle Infrastrutture per la ristrutturazione generale,quindi una ricaduta di assegnazione utenza minorile sull’IP di Bari già sofferente per se stessa”.

Nell’incontro di Bari si è dibattuto sui gravi problemi che affliggono il pianeta carcere con i circa 68.000 detenuti , di cui il 50% in attesa di giudizio, mentre dai dati già citati il 46% risulta essere tossicodipendente; gli altri sono cittadini di etnie diverse ”per i quali – sostiene l’Osapp - si potrebbero ricercare misure Internazionali per l’espiazione della pena senza alcuna risorsa aggiuntiva a carico dello Stato Italiano. Oggi La Puglia, rispetto alla capienza tollerabile di 2200/2300 detenuti, ne annovera 4.300: persone stipate in poche strutture quasi decenti che la Regione ospita sul territorio. Eppure – prosegue mastrulli – anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si era interessato del caso nel messaggio di fine anno 2009, invocando provvedimenti puntualmente non recepiti dalla politica dei due rami del Parlamento. Questo almeno fino ad oggi. L’indulto non sembra aver consegnato migliore situazione, anzi è risultato essere fine a se stesso per il rientro graduale del 30% dei liberati e restituiti al sistema carcerario italiano”.

Intanto i Sindacati di Polizia e in primis l’OSAPP denunciano da sempre situazioni di invivibilità nei Penitenziari, scarsa attenzione sulle Strutture di ristoro e di riposo dei poliziotti “che a fronte dell’accennata evoluta presenza dei reclusi, in Puglia sarebbero intorno alle 2.800 circa secondo D.M. 8.2.2001 ex Ministro Fassino sufficienti, ma scarsamente insufficienti secondo le OO. SS. tra cui OSAPP e le stesse Amministrazione periferiche e Regionali”. Per l’OSAPP mancherebbero circa 600 poliziotti tra uomini e donne da distribuire tra le sedi più esposte al sovraffollamento come il Penitenziario di Lecce 1400 detenuti – Bari 550 – Foggia 750 – Trani in un solo plesso detentivo 260 detenuti per lavori di ristrutturazione – Potenza e Matera alla pari dei restanti istituti già citati.

“Difficile in questo intricato sistema fatto di sofferenza e difficoltà – evidenzia Mastrulli – poter ricercare serenità o meglio ancora una qualità della vita professionale e personale socio-famigliare accettabile. Di qui in pericolo sarebbe il recupero del condannato o la socializzazione tra reclusi ed educatori, sociologi, psicologici o assistenti sociali sempre meno presenti per ovvie ragioni si pensi bene che 80 reclusi se non 100 per un solo educatore”.

Intanto il sindacato ricorda che i suicidi in carcere solo nel 2009 sono oltre 70, mentre non si contano “i tentativi di suicidio tra quelli realizzati e quelli bloccati grazie proprio al pronto intervento dei Baschi Azzurri della Polizia Penitenziaria”.

Soluzioni: per l’ OSAPP basterebbe “recuperare le oltre 40 strutture vuote o semivuote sparse sul territorio, renderle efficienti e sicure ed arruolare quantomeno 7.000 poliziotti penitenziari oltre che procedere al recupero di almeno 6.000 unità oggi impiegate inspiegabilmente presso DAP, PRAP, GOM, NIC, USPEV, EPE, TRIBUNALI e PROCURE ridestinando tante donne e uomini ai reali compiti effettivi che il Corpo con l’ ex articolo 5 della Legge di Riforma 395/1990 ha sancito”.

Il sindacato ricorda inoltre che “anche tra le fila della Polizia Penitenziaria in questi anni si sarebbero registrati molti suicidi connessi a difficoltà ambientali ed alle condizioni di vita dei penitenziari, caratterizzati da orari che a volte raggiungono anche le 9 ore nei reparti detentivi… addirittura si sfiorano le 15 ore continuative nei Reparti Nucleo Traduzioni e Piantonamenti. Pessime pure le condizioni di vita della utenza detenuta, il contatto simmetrico con sieropositivi, psicolabili, tossicodipendenti, malati di mente, prostitute, HIV, tubercolotici e soggetti affetti da patologie contagiose anche non conosciute, dovute dalla promiscuità dell’attuale regime detentivo”.

Ciò premesso, il Sindacato di Polizia OSAPP chiede anche l’intervento della Regione che non può restare indifferente al cospetto di questi problemi e delle necessità che il sistema carcere richiede da un trentennio. Di quì le iniziative parlamentari richieste alla Senatrice Poli Bortone:

dichiarazione di stato di emergenza per il sovraffollamento dei penitenziari in Puglia a fronte di una capienza di 2.300 detenuti,si registrerebbe la presenza di 4.300 detenuti;
proposta in Parlamento aumento organico Polizia Penitenziaria 7.000 unità;
rientro immediato da tutti i servizi di scorta a magistrati,politici,ex ministri,funzionari non legittimati dalla legge di P. S.,Tribunali,Procure etc. di almeno 6.000 uomini ai servizi istituzionali del Corpo;
aumento stipendiale livellato a parametri Europei delle Forze dell’Ordine che risulta essere superiore ai Poliziotti Italiani del 66%;
Annullamento Piano Carceri IONTA/ALFANO e Penitenziari Italiani,ma bensì utilizzo immediato di tutte le Strutture già esistenti sul territorio che risultano essere circa 50;
Sostanziali stanziamenti del Governo nella prossima Finanziaria che riguardi la Ristrutturazione immediata di CASERME, MENSE, SALE RICREATIVE E CULTURALI; BAR SPACCIO, CAMPI SPORTIVI per la Polizia Penitenziaria;
Ruolo direttivo della Polizia Penitenziaria anche dirigenziale del Corpo e dell’Amministrazione, apertura a ruoli Tecnici del Corpo al pari delle restanti Forze di Polizia dello Stato;
Costruzione Alloggi per la Polizia Penitenziaria con agevolazioni europee mutui a fondo perduto, costruzione di asili nido, parchi gioco e sale ricreative per famigliari e dipendenti cu debbano bene inserirsi nel nuovo sistema dell’Edilizia Regionale.
Alla Senatrice è stata rivolta un’ulteriore specifica richiesta affinché ”componenti della POLIZIA PENITENZIARIA possano far parte del nuovo quadro Regionale Tecnico/Politico se questi si inseriscono in un Comitato sulla Sicurezza in rappresentanza dei Baschi Azzurri della Regione Puglia”.

giovedì 18 marzo 2010

67.046 detenuti: mai così tanti nella storia della Repubblica

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                                    67.046 detenuti

Mai così tanti nella storia della Repubblica

Mille in più soltanto nell'ultimo mese

A gennaio 2007 erano 39.000: in 38 mesi 28.000 detenuti in più (730 al mese di media)

 

Il "Piano carceri" già vanificato, ancor prima di iniziare

 

Aumento della popolazione detenuta - L'1 gennaio 2007, a pochi mesi dall'indulto, i detenuti erano 39.005, oggi sono 67.046: in 38 mesi l'aumento è stato quindi di 28.045, pari a una media di 730 ogni mese. La crescita è stata pressoché costante, come appare dalle rilevazioni semestrali (vedi allegato) e niente per ora fa pensare che questa tendenza debba modificarsi. Rispetto ai posti "regolamentari" ci sono oggi 23.000 detenuti in più, con un tasso di affollamento del 153% a livello nazionale: il record negativo è nell'Emilia Romagna con il 192%, seguita dal Veneto e dalla Puglia (170%).

Carenza di personale penitenziario - Le Piante organiche della Polizia Penitenziaria, stabilite con Decreto Ministeriale dell'8 febbraio 2001, prevedono 41.268 unità impiegate negli Istituti di Pena per Adulti. Al 31 gennaio 2010 risultavano in forza nelle carceri 35.287 persone: mancano quindi 5.981 operatori di Polizia Penitenziaria, pari al 14% del totale. Inoltre, i maggiori "scoperti" nell'organico si registrano proprio nelle regioni a maggiore sovraffollamento della popolazione detenuta: in Liguria gli agenti il 32% in meno e i detenuti il 36% in più della norma; in Emilia Romagna gli agenti sono il 23% in meno e i detenuti il 92% in più, in Veneto rispettivamente - 22 e + 70. In compenso nel Molise la Polizia Penitenziaria ha personale in eccesso del 36%, in Umbria del 14%, in Puglia del 9%, in Calabria del 7%. Per il personale amministrativo è previsto un organico di 9.486 unità: al 31 gennaio 2010 i posti coperti risultavano 6.300, con una differenza di - 3.186. Complessivamente nella Amministrazione Penitenziaria il personale mancante è quindi pari a 8.882 unità.

Il Piano straordinario di edilizia penitenziaria prevede la realizzazione di 20.000 nuovi posti detenutivi entro il 2012, con una spesa preventivata di circa 1 miliardo 600 milioni di euro. Il Piano però presenta alcune incongruenze:

·         la popolazione detenuta sta aumentando di circa 730 persone al mese e questo ritmo è costante da ormai 38 mesi. Alla fine del 2012 mancano 32 mesi, quindi se il trend non cambia i detenuti saranno 24.000 in più rispetto ad oggi e praticamente l'intero "Piano carceri" - dopo che si saranno spesi 1 miliardo e mezzo di euro - risulterà vanificato;

·         il personale penitenziario è insufficiente, tanto che ci sono reparti detentivi inutilizzati proprio per mancanza di agenti da assegnarvi. Il "Piano" prevede 2.000 nuove assunzioni, ma questo basterà a malapena a compensare la fuoriuscita di personale per pensionamento, quindi la gestione dei nuovi istituti e dei nuovi padiglioni detentivi previsti dal Piano risulterà alquanto ardua…..

·         la costruzione di "nuovi padiglioni" in Istituti già esistenti significherà sottrarre spazi alle attività lavorative, culturali, sportive, in definitiva ridurrà ai minimi termini gli aspetti "trattamentali" della pena (che già oggi - nella maggior parte delle carceri - si risolve nel trascorrere 20-22 ore al giorno in cella).

 


 

Detenuti presenti al 18 marzo 2010

Dati del Ministero della Giustizia - Elaborazione Centro Studi di Ristretti Orizzonti

Imputati

Condannati

Internati

Da impostare

Totale

Italiani

16.935

23.403

1.670

116

42.124

Stranieri

13.051

11.666

162

43

24.922

Totale

29.986

35.069

1.832

159

67.046

 

Detenuti presenti al 19 febbraio 2010

Dati del Ministero della Giustizia - Elaborazione Centro Studi di Ristretti Orizzonti

Imputati

Condannati

Internati

Da impostare

Totale

Italiani

16.974

22.726

1.672

96

41.668

Stranieri

13.014

11.354

155

45

24.568

Totale

29.988

34.080

1.827

141

66.036

 

Centro Studi di Ristretti Orizzonti

 )



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martedì 16 marzo 2010

Risposta all'interrogazione di Donatella Ferranti:dal 2011 assunzioni degli idonei educatori concorso,il comitato vigilera'. carcere,politici,governo

Da On. Donatella Ferranti

Cari amici,
vi informo che oggi, Commissione Giustizia, il Governo ha risposto alla nostra interrogazione sulla vostra posizione concorsuale (n. 5-02550 Ferranti e altri).

Salutandovi cordialmente, vi invio di seguito in anteprima il testo della risposta:

Nel rispondere agli On. interroganti ritengo opportuno segnalare che il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo di "Educatore", Area C, posizione economica C1, dell'Amministrazione Penitenziaria, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16.4.2004 - IV serie speciale e si è concluso in data 9 luglio 2008.
La graduatoria definitiva, immediatamente dopo l'approvazione del Direttore Generale con provvedimento dell'11 luglio 2008, è stata trasmessa all'Ufficio centrale per il bilancio per l'apposizione del visto di controllo.
Nell'anno 2009, in ragione dell'entità dei fondi stanziati ai sensi dell'articolo 1, comma 346, della Legge 24.12.2007 n. 244, è stato possibile procedere all'assunzione dei primi 103 vincitori del predetto concorso a 397 posti.
Quanto alle restanti 294 unità, la competente Direzione Generale di questa amministrazione ha già programmato il relativo piano di assunzione ricorrendo, per la copertura degli originari 397 posti a concorso, allo scorrimento della graduatoria, ai sensi dell'art. 15, co. 7, DPR n. 487/99 e successive integrazioni e modificazioni.
I nuovi educatori - alcuni dei quali individuati tra i candidati idonei, ma non vincitori del concorso, attese le 12 defezioni intervenute per rinunce, mancate stipule del contratto o dimissioni da parte degli aventi diritto - hanno infatti già scelto la sede di destinazione e, entro aprile del corrente anno, saranno formalmente assunti con firma del relativo contratto.
Per quanto riguarda, invece, l'auspicata possibilità di procedere ad un ulteriore scorrimento della graduatoria oltre il numero dei posti originariamente messi a concorso, mi corre l'obbligo di segnalare che tale eventualità non rientra tra le ipotesi di cui all'art. 15, co. 7, del DPR n. 487/1994 e che pertanto, limitatamente all'anno in corso, non può essere attuata per mancato stanziamento dei fondi occorrenti.
I fondi disponibili, infatti, sono stati impegnati sia per l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso per educatori, sia per l'assunzione degli idonei al concorso a 110 posti di contabile, a copertura dei posti previsti dal relativo bando ed in ragione delle gravi carenze riscontrate anche nell'area contabile.
Dato atto di quanto sopra e, premesso che la validità delle graduatorie è indicata in tre anni dalla data della pubblicazione nei Bollettini ufficiali, faccio presente che, nel caso di specie, la validità della graduatoria del concorso a 397 posti è fissata al 31 maggio 2012 e che, pertanto, a partire dal prossimo anno, in presenza delle risorse economiche necessarie, potranno esservi le condizioni per procedere ad uno scorrimento della graduatoria, anche oltre il numero dei posti pubblicati.

venerdì 12 marzo 2010

Carcere: bene Capece del sappe su assunzione piu' educatori e psicologi,è ora che anche i sindacati polpen ne facciano richiesta! giustizia,politici,

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Giustizia: Sappe; ogni anno noi agenti preveniamo 600 suicidi

di Valentina Marsella



www.nannimagazine.it, 12 marzo 2010



Il leader del Sappe risponde al capo del Dap sul ruolo dei poliziotti nel monitorare i disagi dei detenuti: "Si doveva puntare di più su educatori e psicologi. Dovrebbero triplicarci lo stipendio". Le proposte per abbattere il "killer" sovraffollamento.

Agenti penitenziari, non solo custodi delle celle, ma anche psicologi improvvisati pronti a prevenire i disagi dei detenuti. Sono tanti i suicidi nelle carceri che hanno contraddistinto questi primi due mesi del 2010, e il Capo dell’amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, ha sottolineato come la polizia penitenziaria, oltre al classico ruolo di custode, sia preziosa nel cogliere in tempo i segnali del detenuto che manifesti insofferenza.

Agenti psicologi, dunque? "È un compito che già svolgiamo - ci racconta Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe - perché, ogni anno, gli agenti riescono a salvare almeno 600 reclusi dal suicidio. Se vogliono paragonarci a degli psicologi, lo facciano pure. Il poliziotto vive a contatto con i detenuti 24 ore su 24, e riesce certamente a monitorare i vari stati di umore dei carcerati. Ma se pensiamo che la media è di un agente per cento detenuti, per quanto possa essere dinamica la sorveglianza, è impossibile tenere d’occhio tutti".

La carenza di psicologi ed educatori, è dovuta al fatto che, fa notare il leader del Sappe, "l’amministrazione penitenziaria ha investito poco per l’area trattamentale, perché è prevalsa sempre la necessità di sicurezza, aumentata con l’acuirsi dei livelli di sovraffollamento negli istituti di pena. Quando la legge 354 del 1975 ha istituito la figura di educatori e psicologi, si doveva puntare maggiormente sull’area trattamentale, perché sarebbe stato d’aiuto ai poliziotti penitenziari". Ad oggi, il numero di suicidi del 2010 è arrivato a quota 13: un fenomeno, sottolinea Capece, legato strettamente al "sovraffollamento che riduce gli spazi di vivibilità in cella. Noi diciamo si all’approvazione dello stato di emergenza del piano carceri, ma vogliamo vedere risultati concreti. È inutile disquisire sulle strutture galleggianti o altro".

Il Sappe infatti, nel convegno di qualche giorno fa, organizzato per discutere la questione sovraffollamento (durante il quale Ionta ha parlato del ruolo di monitoraggio preventivo dei disagi dei detenuti da parte degli agenti), ha rilanciato la proposta di realizzare il sistema modulare di sicurezza detentivo, già attivo negli Usa e in altri Paesi: "Si tratta - spiega Capece - di un sistema modernissimo di sicurezza costruito in acciaio, capace di contenere 600 posti e realizzabile, chiavi in mano, in sei mesi. Un sistema dotato di ogni confort, con celle da due posti massimo e con costi ridotti: per un carcere in cemento armato da 700 posti ci vorrebbero 100 milioni di euro, mentre con il sistema modulare che ha la stessa capienza, ce ne vorrebbero solo 20 milioni".

Questo sistema, inoltre, fa notare il leader del Sappe, non ci sono le bombolette del gas, ma piani cottura. Un vantaggio, se si pensa che gran parte dei suicidi avvengono inalando gas, anche se l’impiccagione resta la prima scelta di morte. Inoltre, le bombolette da campeggio sono pericolose anche per gli agenti, perché potrebbero essere usate contro di loro".

Capece torna sulla proposta di creare ipotetiche carceri galleggianti: "La Fincantieri ha realizzato due progetti - rileva - dove però si evidenzia che queste strutture avrebbero elevati costi di manutenzione, oltre al fatto che per realizzarne una da 600 posti, ci vorrebbero anche qui 100 milioni di euro. Dunque, una soluzione poco economica, realizzabile in almeno due anni.

Il sovraffollamento va combattuto: "Noi spingiamo sull’istituto della messa in prova e sull’introduzione in Italia dell’uso del braccialetto elettronico. Al convegno di qualche giorno fa è venuto un funzionario del ministero della Giustizia inglese che ha mostrato un filmato sull’uso del braccialetto: in Gran Bretagna sono 19mila 500 i detenuti che lo indossano fuori dal carcere, con risultati più che brillanti. Ci vuole solo un atto di coraggio dell’amministrazione penitenziaria e del Governo. Perché il braccialetto elettronico - conclude - è senz’altro uno dei sistemi deflattivi più concreti".

giovedì 11 marzo 2010

carcere:14 detenuti suicidi da inizio 2010 per mancanza di prospettive causate da carenza educatori,ma il ministro alfano che fa? politici,governo,dap

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Lettere: i detenuti, da varie carceri, scrivono a Riccardo ArenaPagina di Radio Carcere su Il Riformista, 11 marzo 2010


Il sovraffollato carcere di Sanremo. Caro Arena, ti scriviamo in quanto qui nel carcere di Sanremo siamo ormai giunti alla disperazione a causa del sovraffollamento. Infatti siamo arrivati al punto che dentro ad una piccola cella siamo costretti a viverci in otto detenuti. Otto detenuti costretti a restare chiusi in questa piccola cella per 21 ore al giorno. Ti assicuro che c’è da impazzire a vivere così!

Una cella la nostra non solo sovraffollata, ma dove è a rischio anche l’igiene personale. Considera, per esempio, che è da più di un anno che abbiamo lo scarico del bagno rotto e quando facciamo i bisogni siamo costretti a usare una bacinella. Inoltre il vitto che ci danno è immangiabile, la cucina è invasa dai topi e addirittura qualcuno del personale addetto alla cucina del carcere è stato portato in infermeria perché gli hanno riscontrato la scabbia. Già la scabbia, una malattia dimenticata fuori, ma ben radicata qui.

Per il resto nel carcere di Sanremo non c’è nulla per noi detenuti. Né la possibilità di imparare un lavoro o di lavorare, che sarebbe tanto utile, né la possibilità di essere seguiti con costanza dall’educatore. Noi speriamo tanto che il nostro grido venga ascoltato da qualcuno, perché viviamo nel più completo abbandono e nella più assoluta disperazione.



Siracusa: Commissione del consiglio provinciale visita le carceri

www.siracusanews.it, 11 marzo 2010


Il giro delle tre carceri della provincia di Siracusa si è concluso stamani con l’ultimo sopralluogo della specifica commissione del consiglio provinciale, presieduta da Carmelo Spataro, presso l’istituto penitenziario di Cava Donna.

La commissione, composta oltre cha da Spataro anche dai consiglieri Liddo Schiavo, Niky Paci, Nino Iacono, Corrado Calvo, assieme al presidente del Consiglio Provinciale Michele Mangiafico, è stata ricevuta dalla direttrice dell’Istituto Penitenziario, Angela Gianì, che ha fornito alla commissione i principali dati della struttura.

È emerso, quindi, che su una ricettività ottimale di detenuti di 280 unità, ve ne sono costantemente circa 550. Di questi, il 35% composto da extracomunitari e solo 138 con pene passate in giudicato. Per la maggior parte si tratta, quindi, di detenuti in attesa di sentenza definitiva. Assolutamente inadeguata anche la situazione del personale. A fronte dei 315 agenti di polizia penitenziaria previsti in organico, ve ne sono in servizio solo 251. Di questi, fra servizi esterni e di traduzione dei detenuti da e per i tribunali, solo 150 sono effettivamente in servizio, e su tre turni.

Sul versante del personale educativo, rispetto alle previste sei unità (già inadeguate) ve ne sono in servizio solo tre. Solo cinquanta detenuti svolgono una attività lavorativa, mentre sono circa cento quelli che partecipano a corsi di formazione. Il lavoro della commissione consiliare non si conclude effettivamente con questa visita ma continua con incontri che si terranno nelle prossime settimane. Sono previste audizioni di operatori sociali ed anche del Garante regionale dei detenuti. Dopo la commissione passerà alla redazione della relazione finale che sarà presenta in occasione di un importante evento pubblico.



OSSERVATORIO PERMANENTE SULLE MORTI IN CARCERE

Radicali Italiani, Associazione “Il Detenuto Ignoto”, Associazione “Antigone”
Associazione “A Buon Diritto”, “Radiocarcere”, “Ristretti Orizzonti
Detenuto malato di mente si impicca a Poggioreale: è il 14° suicidio in carcere da inizio anno


Angelo Russo, 31 anni, affetto da una grave forma di schizofrenia, era stato arrestato il 24 febbraio scorso febbraio con l’accusa di aver violentato una ragazza di 19 anni, mentre entrambi erano ricoverati in un Istituto di Igiene Mentale a Pozzuoli. Ieri sera si è impiccato nel carcere di Poggioreale.

Salgono a 14 i detenuti suicidi dall’inizio del 2010, mentre il carcere si riconferma ancora una volta come “ricettacolo” di ogni forma di disagio sociale: una recente ricerca, realizzata dalla SIMSPE (Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria) ha rivelato che il 10% della popolazione detenuta è affetta da malattie mentali. Si tratta di oltre 6.000 persone: 1.533 internate nei 6 OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) e le altre recluse nelle sezioni per detenuti comuni.

Russo era in carcere da meno di due settimane (formalmente indagato e non ancora rinviato a giudizio) sulla base di una presunzione di “pericolosità sociale”, che è particolarmente difficile da definire quando una persona è affetta da patologie psichiche, poiché va innanzitutto valutata la sua “capacità di intendere e volere”.

Una volta escluso il “vizio totale di mente” - che impedirebbe la celebrazione del processo e la detenzione in regime ordinario, sostituita da una “misura di sicurezza” come l’internamento in Ospedale Psichiatrico Giudiziario - il detenuto malato mentale va comunque sottoposto a cure e attenzioni particolari, anche per evitare il rischio di suicidi e autolesionismi.

Oggi il carcere, caratterizzato da sovraffollamento, carenze di personale e di risorse economiche, non è in grado di tutelare la vita e la salute dei detenuti, tantomeno di “recuperarli” alla vita sociale: il caso di Poggioreale è emblematico: ha 1.385 posti e vi sono ristretti più di 2.800 detenuti, negli ultimi 3 anni vi sono morti più di 30 detenuti, di cui 9 suicidi.

mercoledì 10 marzo 2010

carcere: se mancano educatori, psicologi, assistenti sociali,i detenuti perdono la speranza. giustizia,politici,angelino alfano,rita bernardini,Ionta

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Carceri. La pietà è morta mentre continuano i suicidi

Un suicidio ogni cinque giorni. Poteri speciali al direttore del Dap che diventa il

Bertolaso delle carceri. Rispuntano le carceri galleggianti che ci costeranno 90 milioni di euro.



mercoledì 10 marzo 2010, di Adriano Todaro


Sono 13. Sino a questo momento tredici persone, dall’inizio dell’anno si sono ammazzate in carcere. Se lo scorso anno erano stati 72, quest’anno siamo sulla buona strada per superare questa terribile cifra. Tredici persone che non ci sono più, tredici persone che erano stati affidati allo Stato, che erano stati messi in galera per “pagare il loro debito con la giustizia” e hanno pagato il loro debito con la vita. Tredici vite recise dall’indifferenza, dall’ignavia, dall’affollamento delle carceri, dal menefreghismo delle autorità, dai tagli ai fondi per le carceri.

I primi dodici si sono ammazzati nei primi 59 giorni dell’anno che significa un morto ogni cinque giorni. L’ultimo, in ordine di tempo, il 4 marzo scorso nel carcere di Livorno.

Sono tanti, tantissimi. Eppure queste morti sono confinati, quando va bene, nelle pagine interne dei giornali ad una o due colonne. E’ un rimosso generale e d’altronde se erano in carcere erano delinquenti ed allora… Meglio occupare paginate intere sulle imprese canore di Filiberto o spiegare, nei minimi particolari, che Silvio ha acquistato o vuole acquistate il “lettone” di Napoleone. Eppure, a ben vedere, dovrebbe interessare molto a noi tutti perché se è vero che il tasso di democrazia si vede anche da come funzionano le carceri, ebbene allora significa che siamo messi proprio male.

Forse sbaglio a scrivere che i giornali non si interessano delle morti in carcere. Quando, poco tempo fa, un detenuto cubano, dopo uno sciopero della fame di 87 giorni, è morto, i giornali si sono interessati, giustamente e ampiamente, della vicenda. La vicenda cubana è stata stigmatizzata. Il potere criticato, si è parlato di mancanza di democrazia ed altro ancora. Tutte cose giuste, sacrosante.

E in Italia? Nulla, meglio tacere. Lasciamo parlare di queste cose gli “specializzati” che tanto nessuno se li fila. Lasciamo protestare i quattro gatti radicali, i visionari di “Antigone”, quelli del giornale Ristretti Orizzonti. Qualche protesta ogni tanto non fa male. Qualche comunicato furente di “Radiocarcere”, delle associazioni “Detenuto ignoto” e “A buon diritto”. Poi tutto torna nel dimenticatoio. Riprendiamo a parlare di Murinho e delle cazzate dell’ultimo leghista. In realtà parliamo anche di cose serie, dall’inquinamento del Lambro all’ultimo scandalo economico. Lo facciamo, però, con rassegnazione, assuefazione, come se fosse inevitabile tutto questo. Ci rubano, continuamente, miliardi e non diciamo nulla, ma se uno straniero viene sorpreso a pisciare in un angolo del nostro quartiere è rivoluzione: si scende in piazza, si grida inneggiando alle nostre cristiane radici, che non ne possiamo più di zingari e negri, culattoni e fannulloni che dovrebbero stare tutti in galera, precisando, però, che non siamo razzisti.

Ormai nelle carceri italiane si viaggia verso 70 mila detenuti (sono esattamente 66.574). Le celle ne possono contenere 43.220 e allora ci si stringe e in celle di 6 metri quadri ce ne mettiamo 3/4, in quelle da 12 metri quadri ci ficchiamo 10 detenuti. Difficile la convivenza? E cosa vogliono la suite dell’hotel? La Convenzione dei Diritti dell’Uomo recita, all’articolo 3, che ogni detenuto deve avere a disposizione 3,5 metri quadri di spazio per poter vivere con dignità e passare fuori dalla cella almeno 6 ore al giorno. In certe carceri italiane, invece, la maggior parte del tempo la si passa “in branda” perché non c’è neppure lo spazio fisico per stare tutti assieme in piedi mentre le ore d’aria si riducono sempre più e in alcuni istituti bisogna fare i turni per poter passeggiare nei cortili. Passeggiare però non basta. Per recuperare un detenuto è necessario mettere in campo tutta una serie di attività che in Italia esistono solo in pochissimi istituti, particolarmente a Bollate (Milano). Negli altri è il deserto: mancano 6.261 agenti penitenziari e 402 educatori. C’è un solo psicologo, per poche ore la settimana, ogni 187 detenuti. Le carceri sono pieni di detenuti in attesa di giudizio (sono il 50%). Il 30% di loro, al giudizio, sarà riconosciuto innocente e liberato.
Numeri e ancora numeri. Sono aridi i numeri, lo so. Eppure danno il senso delle cose compiute, fanno pensare o, almeno, dovrebbero. E allora per completare le cifre ne facciamo altre: su 66.574 detenuti gli stranieri sono 24.152 di cui 8.441 europei, 11.986 africani, 1.109 asiatici e 1.301 americani. In Italia, nelle carceri, ci si ammazza tre volte di più che negli Stati Uniti.

Pierpaolo Ciullo, 39 anni; Celeste Frau, 62 anni; Antonio Tammaro, 28 anni; Giacomo Attolini, 49 anni; Abellativ Sirage Eddine, 27 anni; Mohammed Ed Abbouby, 25 anni; Ivano Volpi, 29 anni; Detenuto tunisino, 26 anni; Vincenzo Balsamo, 40 anni; Aloui Walid, 28 anni; Rocco Nania, 42 anni; Roberto Giuliani, 47 anni, Snoussi Habib, 30 anni. Sono questi i nomi (quando si sanno) dei suicidati. Sette di loro avevano meno di 30 anni. Erano tutti in carcere per reati non gravi, alcuni appena arrestati, altri prossimi alla scarcerazione; solo tre avevano lunghe detenzioni, 8 erano italiani, 5 stranieri.

Al di là, però, delle statistiche, ognuno di loro era una persona che aveva il diritto di vivere. Con loro muore la speranza di recupero, la possibilità di dimostrare di essere uno Stato giustamente inflessibile nei confronti di coloro che fanno del male, ma nello stesso tempo così forte da permettersi di salvaguardare la loro integrità fisica e psichica. Quando la commissione parlamentare chiama il capo del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria), Franco Ionta, per capire il perché dei 72 suicidi del 2009, si sente rispondere che sì è vero che nel 2009 ci sono stati 72 suicidi, ma che in realtà, per essere precisi, è necessario dire che sono stati 58 perché gli altri 14 sono morti all’ospedale. Sì perché la burocrazia è precisa all’eccesso: se uno s’impicca in cella e non muore subito, ma muore sull’autoambulanza mentre lo trasportano in ospedale o in ospedale l’indomani, per il ministero questa morte non è da ascrivere a suicidio in carcere. Un bizantinismo che non sposta per nulla il problema. Un commissario leghista ha anche aggiunto che si sono ammazzati a causa del “rimorso per il male fatto”.

Se fosse così semplice, se esistesse questo rimorso, allora come si spiega che al governo non si è ancora suicidato nessuno?
La realtà è che molti detenuti dovrebbero essere non in carcere ma agli arresti domiciliari o in altre strutture che possano superare il carcere. La realtà è che in 10 in una cella non si fa nulla, se non far aumentare violenza e cattiveria. La realtà è che i più fragili se non hanno un referente con cui aprirsi, se mancano educatori, psicologi, assistenti sociali perdono la speranza, la possibilità di uscire dal tunnel carcerario.Franco Ionta sta diventando come San Bertolaso, l’uomo della “emergenza carceraria”. Non è solo il capo del Dap, ma anche capo della Polizia penitenziaria e Commissario straordinario. E tanto per essere venali, oltre al suo giusto stipendio al Dap, Franco Ionta ha alcune indennità, le stesse che spettano al capo della Polizia, al comandante generale dei Carabinieri, al comandante generale della Guardia di Finanza. E per non farsi mancare nulla è anche membro effettivo del Comitato nazionale per l’Ordine e la Sicurezza. Franco Ionta avrà un potere enorme non solo su decidere come e dove costruire nuove carceri, ma anche in tutti i settori del carcere come quello, ad esempio, di secretare gli appalti per vitto e sopravvitto. Per fornire, in pratica, gli alimenti per i detenuti, il Commissario straordinario non farà più bandi pubblici, ma deciderà lui questa o quella ditta che fornirà alle carceri le derrate alimentari. Per quanto riguarda più precisamente il fantomatico “Piano carceri”, si prevedono 20 mila nuovi posti e Ionta avrà la possibilità di decidere senza nessun controllo perché siamo in “emergenza”.

In realtà è tutto un bluff. Lo sa anche Ionta e lo sa il ministro Angelino Alfano. In 15 mesi i detenuti sono aumentati di 10 mila unità. Se si va avanti così i posti non basteranno mai e ci sarà sempre rincorsa bruciando continuamente miliardi. Anche i nostri amati governanti sanno che i soldi non ci sono e allora ritorna la vecchia idea delle “carceri galleggianti”: 320 celle di 16 metri quadri da dividere in due per un totale di 640 detenuti, 300 addetti alla vigilanza ed altri servizi. Il progetto è stato svelato dalla Fincantieri al congresso dei dirigenti delle case di detenzione avvenuto a Trieste il 26 febbraio scorso. I costi? Top secret, ma nei corridoi la Fincantieri fa girare la voce di 90 milioni di euro. Poco meno di quanto si spenderebbe per un carcere in muratura, ma con costi di manutenzione, affermano, dimezzati. Le navi sarebbero ormeggiate nei porti di Ravenna, Genova, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Bari, Gioia Tauro e Palermo. I soldi, però, non bastano e allora ecco l’ “emergenza”. Decide Ionta come decideva Bertolaso. Sappiamo del verminaio che c’era sotto la Protezione civile, vedremo come sarà quello sotto la chiglia delle navi.

Insomma, i nostri governanti ne inventano una al giorno. Tutto, escluso la cosa più semplice e meno costosa: l’alternativa al carcere. Si potrebbe applicarla per le condanne fino a 3 anni (sono 20 mila i detenuti con queste pene) e limitare i casi per i quali è prevista la custodia cautelare in carcere. Degli oltre 30 mila detenuti in attesa di giudizio, oltre i 2/3 è accusato di reati cosiddetti minori e il 30% è destinato ad essere assolto.

Questo non si fa. Perché verrebbe meno la conclamata “cattiveria” della campagna elettorale. Ricordate quante cose hanno raccontato? Quante farneticazioni sono uscite dalle bocche dei vari La Russa e Calderoli? Ricordate la “certezza della pena”? E’ questo un Paese che difende i furbetti e vuole gli zingari in galera per sempre, un Paese che non caccia a pedate il presidente del Consiglio in quanto corrotto o corruttore e che dovrebbe stare in galera e non ci va solo perché il suo reato è prescritto e mette in galera poveracci. Un Paese che non si sdegna più, forcaiolo con i deboli e ben predisposto con i potenti.

Chiudo con un fatto di cronaca che riguarda le carceri, uno dei tanti. A Rebibbia c’è un detenuto, malato, che sta su una sedia a rotelle. Dall’82 ha avuto i primi segni di una malattia invalidante molto simile agli spastici. Il detenuto viene mandato nel carcere di Opera. I sanitari lo inviano ad un centro specializzato, il “Besta” di Milano dove gli diagnosticano la malattia. Poi ritorna a Rebibbia e viene messo in una cella “normale”. La carrozzina non passa dalla porta, ha il catetere perché non è possibile accompagnarlo al water e quindi resta in branda 24 ore su 24. Poi gli viene assegnata una cella più larga dove, almeno, la carrozzina passa. Il detenuto viene dalla provincia di Latina. Ha famiglia, moglie, figlie, sorella. E’ detenuto dal 1998 per vari reati compiuti nel sud pontino. In carcere deve dipendere, in tutto e per tutto, dalla buona volontà di qualche compagno di cella anche per l’igiene personale.

E’ compatibile questo detenuto con il carcere? E’ giusto offendere così la sua dignità personale? Ma che recupero ci può essere quando sei costretto a chiedere al compagno di cella di essere accompagnato al water? Di essere lavato? E’ così pericoloso questo detenuto per la società? Non è un caso limite. Nelle carceri italiane ci sono casi anche peggiori di questo.

Nelle carceri italiane la pietà è morta e l’umano non ha più diritto di cittadinanza.