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Sign for Aiutaci a garantire l'effettiva applicazione dell'art. 27 Cost.(funzione rieducativa della pena)

Mercoledi',23 Marzo 2011: interrogazioni per l'assunzione degli educatori penitenziari

Mercoledi',23 Marzo 2011,

(rinvio del 16 Marzo 2011)

in commissione giustizia discussione delle interrogazioni orali per l'assunzione degli educatori penitenziari.


5-04298 Cassinelli: Sull’iter del concorso pubblico per educatore penitenziario


5-04314 Ferranti: Questioni relative all’assunzione dei vincitori del concorso per educatore penitenziario




Per leggere il testo delle interrogazioni vai su news giornaliere o etichetta interrogazioni parlamentari




Carceri:necessario assumere educatori,assistenti e psicologi.

26 agosto 2010



Giustizia: Bernardini (Radicali); basta morti in carcere, varare in fretta misure deflattive



“Il tempo dell’illegalità e dell’inciviltà carceraria italiana è scandito ad un ritmo impressionante dalle morti, dai suicidi. Dico al Governo e ai miei colleghi parlamentari che così numerosi hanno partecipato all’iniziativa del Ferragosto in carcere, che occorre fare in fretta a varare, intanto, misure adeguate a decongestionare la sovrappopolazione carceraria”. Lo afferma Rita Bernardini, deputata Radicale, membro della Commissione Giustizia della Camera, dopo la morte di un detenuto a Sulmona. “Il disegno di legge Alfano - così come svuotato dalla Commissione Giustizia della Camera - non serve a spegnere l’incendio di disperazione e di morte che sta divampando - prosegue.Affidare infatti ai Tribunali di sorveglianza la valutazione della pericolosità sociale e l’idoneità del domicilio per consentire di scontare ai domiciliari pene residue sotto i 12 mesi, significa paralizzare tutto: la valutazione arriverà troppo tardi! Si dia ai direttori degli istituti penitenziari questo compito che saprebbero fare meglio e più in fretta dei magistrati di sorveglianza. Ridimensionata almeno un po’ la popolazione detenuta, occorre immediatamente riformare il sistema come previsto dalle mozioni approvate in gennaio dalle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama a partire dallo stop all’uso indiscriminato della carcerazione preventiva e alla depenalizzazione dei reati minori, per arrivare alle misure e pene alternative che si rivelano molto più efficaci del carcere ai fini della rieducazione e del reinserimento sociale, all’adeguamento degli organici penitenziari (agenti, educatori, psicologi, assistenti sociali), alle possibilità di lavoro per i detenuti, agli istituti di custodia attenuata dove i tossicodipendenti possano curarsi”.





5 luglio 2010





Carceri: Favi, "Bene Tg2, condizioni indegne per detenuti e lavoratori"



Dichiarazione di Sandro Favi responsabile Carceri del Partito Democratico



L’inchiesta del Tg2 sulla drammatica situazione delle nostre carceri evidenzia ciò che il Partito Democratico denuncia da mesi, e cioè condizioni di vita per i detenuti e per i lavoratori penitenziari del tutto indegne. Quelle viste all’Ucciardone sono situazioni che in realtà riguardano la stragrande maggioranza delle carceri italiane. Le morti in carcere e gli atti di autolesionismo sono segnali inequivocabili: occorre attuare da subito politiche penitenziarie che decongestionino gli istituti. È assolutamente necessario investire sulle misure alternative alla detenzione e sull’aumento di agenti di polizia penitenziaria, di educatori, di assistenti sociali e psicologi.



Finora il ministro Alfano e il direttore delle carceri Ionta hanno saputo solo ipotizzare un piano carceri che avrà lunghissimi tempi di realizzazione e che non inciderà minimamente per un miglioramento della situazione nell’immediato.



Così non va.









Lettere: senza assunzione personale educativo il ddl Alfano è inutile





Comunicato stampa, 29 maggio 2010





Ai deputati di commissione bilancio



e giustizia camera









Al sottosegretario



On. Caliendo









Al sottosegretario



On. Giorgetti Alberti







Egregi Onorevoli,



dopo aver appreso la notizia sul parere negativo della Commissione Bilancio sugli artt. 2 quater e 2 sexies del Ddl Alfano questo Comitato ritiene necessario porre alla Vostra attenzione alcune osservazioni. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru 2.060 svuoterebbe di significato il Ddl Alfano riducendolo ad una imago sine re.



L’investimento in risorse umane è propedeutico alla concreta materializzazione della normativa contenuta nel provvedimento. Secondo quanto enunciato dall’art. 1 comma 3 del Ddl. il magistrato di sorveglianza decide sulla base della relazione inviatagli dall’istituto penitenziario.



Alla luce della normativa penitenziaria è l’educatore colui che osserva il comportamento del detenuto e provvede alla stesura della relazione di sintesi, cioè di quella relazione di cui si servirà il magistrato di sorveglianza per la decisione finale sulla misura alternativa.



Senza l’incremento di ulteriori unità di personale pedagogico la situazione del sovraffollamento carcerario non potrà mai essere risolta né tantomeno potrà trovare risoluzione la drammatica condizione in cui versano le carceri italiane.



Pochi educatori significa poche relazioni da inviare al magistrato di sorveglianza. Pochi educatori significa impossibilità di fare il trattamento. Pochi educatori significa stasi della concessione di misure alternative. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru creerebbe un vero e proprio effetto boomerang che provocherebbe la totale paralisi del Ddl Alfano.



La Commissione Giustizia dopo aver preso atto della grave situazione di disagio in cui versano le carceri italiani ha dato voce all’articolo 27 della Costituzione decidendo di investire su quello che già nel Settecento Beccaria definiva “il più sicuro mezzo di prevenire i delitti” ossia l’educazione.



L’approvazione dell’articolo aggiuntivo che esclude il Dap dalla riduzione della pianta organica e dal blocco delle assunzioni costituisce una vera e propria presa di coscienza dell’assunto secondo il quale non può esserci alcun miglioramento delle condizioni di detenzione senza l’investimento in risorse umane.



Si evidenzia inoltre che l’emendamento è già stato “riformulato” originariamente infatti prevedeva l’obbligo per il governo,dopo l’invio della relazione per l’adeguamento della pianta organica, di predisporre entro 2 mesi un piano straordinario di assunzioni.



La totale eliminazione di questo emendamento volto alla concreta applicazione della misura alternativa sulla quale questo Governo intende puntare per risolvere il dramma del pianeta carcere renderebbe inutile l’approvazione di un Ddl che non riuscirebbe mai ad essere attuato.



Ci sarebbe infatti una vera e propria antinomia tra norma e realtà. La realtà è che la situazione carceraria italiana è drammatica e preoccupante.



I continui suicidi in carcere sono da porre in relazione con le insopportabili condizioni di disagio in cui vivono i reclusi delle carceri italiane alla carenza di trattamento e attività rieducative e alla mancata assistenza psicologica dovuta alla cronica carenza di personale educativo



Ebbene, l’Italia, Paese democratico, è stata condannata dalla Cedu per trattamento degradante e disumano. A tale situazione va data una risposta concreta, soprattutto se si considera che il bilancio dello stato potrebbe essere aggravato dalle condanne della Cedu (Sic!).



Inoltre non si comprende come la crisi riguardi solo le risorse umane e non anche lo stanziamento dei fondi per l’edilizia penitenziaria ,infatti, una volta costruite nuove carceri queste rimarranno inutilizzate (Sic!) Un esempio è fornito dal carcere di Agrigento e dal carcere di Rieti, a Pinerolo inoltre, c’è un carcere vuoto da 10 anni ma è già stata individuata un’area per costruir un nuovo carcere (fonte Girodivite).



Per un provvedimento importante, come quello in esame, che punta sulla rieducazione e sul recupero del reo, occorre assumersi delle responsabilità serie, perché l’incremento del personale pedagogico rappresenta il sine qua non della correlazione legge - realtà.



Ancora una volta si evidenzia inoltre che il “decantato” vulnus di copertura finanziaria può essere sanato attingendo dai fondi della Cassa delle Ammende che secondo quanto disposto dall’art 129 III comma del Dpr 30 giugno 2000, n. 230, devono essere destinati ai programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale dei detenuti e degli internati anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione”e non all’edilizia penitenziaria (Sic!) . Qualora il Governo non intenda attingere i fondi necessari dalla cassa delle Ammende potrebbe ricavarli dai fondi del Fug, visto che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato il decreto che assegna per la prima volta le quote delle risorse sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati al Fondo Unico Giustizia (Fug), nella misura del 50 per cento al Ministero dell’Interno e del 50 per cento al Ministero della Giustizia. Attingendo i fondi o dalla cassa delle Ammende o dal Fug non vi sarebbe alcun onere aggiuntivo in quanto gli stessi sono già previsti in bilancio.



Per le ragioni suesposte riteniamo che l’emendamento presentato dall’On. Donatella Ferranti e Schirru sia una vera proposta “bipartisan” che deve, necessariamente,trovare accoglimento così come è stato approvato in Commissione Giustizia.



Riteniamo altresì che il governo, dopo aver provveduto all’adeguamento della pianta organica anche in relazione alla popolazione detenuta ( quasi 70mila detenuti) debba predisporre un piano straordinario di assunzioni di educatori penitenziari da attingersi dalla vigente graduatoria del concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di Educatore, Area C, posizione economica C1, indetto con Pdg 21 novembre 2003.



Una scelta in tal senso rappresenterebbe la chiave di volta per un chiaro e ben preciso impegno di responsabilità affinché la drammatica situazione che affligge il pianeta carcere possa finalmente essere risolta. Per tali ragioni auspichiamo che tutta la commissione bilancio della camera e il sottosegretario Alberto Giorgetti facciano una seria e proficua riflessione riconoscendo l’importanza ai fini dell’attuazione del Ddl in esame dell’emendamento Schirru 2.060.





FERRANTI SU DDL CARCERI,OTTENUTO ANCHE AMPLIAMENTO ORGANICO EDUCATORI PENITENZIARI.

Donatella Ferranti,PD:piano programmato di assunzioni del personale degli educatori.

Governo favorevole a emendamenti Pd per potenziamento personale penitenziario:piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi.


18 maggio 2010


La commissione Giustizia della Camera ha cominciato a votare gli emendamenti presentati al ddl carceri e il Governo ha dato parere favorevole alle proposte di modifica del Pd che prevedevano il potenziamento del personale civile e amministrativo penitenziario (psicologi, educatori, ecc) e l’adeguamento delle piante organiche di carabinieri e polizia in funzione del nuovo impegno che dovranno svolgere per vigilare sui detenuti che trascorreranno agli arresti domiciliari l’ultimo periodo della loro detenzione. Il capogruppo del Pd in commissione giustizia, Donatella Ferranti, ha espresso soddisfazione per questo parere favorevole del Governo augurandosi che alla fine l’emendamento venga approvato.



Pd: nostre proposte sono su linea indicata da Napolitano

“Il Pd è pronto” a rispondere al monito del presidente della Repubblica sulla necessità di risolvere il sovraffollamento delle carceri e “a fare la propria parte”. Per questo, annuncia Sandro Favi, responsabile Carceri dei democratici, “nei prossimi giorni il nostro partito presenterà proposte su questi temi, in un quadro di sistema e in continuità e sviluppo delle mozioni approvate dal Parlamento già nei primi mesi di quest`anno”.

“Proporremo - spiega Favi - che si proceda alla revisione del codice penale, che vengano riviste le norme che determinano l`alta incidenza di imputati in custodia cautelare in carcere e quelle sul trattamento penale dei tossicodipendenti, che siano ampliate le opportunità di accesso alle misure alternative alla detenzione. Chiederemo inoltre al Governo - prosegue - un piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, nonché gli indispensabili stanziamenti ed investimenti per ripristinare la corretta funzionalità ed operatività dei servizi e delle strutture”.

“Il Partito Democratico - conclude l’esponente del Pd - rinnova la stima e la fiducia degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria e l`apprezzamento verso i dirigenti dell`Amministrazione penitenziaria, verso le professionalità socio-educative, sanitarie, amministrative e tecniche che, in questa fase difficile, dimostrano il proprio impegno con alto senso di umanità e qualificate competenze”.

Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"

Carceri: Pd, "Testo migliorato in commissione, ma serve uno sforzo in più" Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"

“Lo stralcio della messa in prova consentirà di esaminare rapidamente il provvedimento sulla detenzione domiciliare”. Lo dichiara la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti facendo notare come ‘la messa in prova non riguardava la popolazione carceraria e quindi non avrebbe avuto effetti sul grave stato di sovraffollamento delle carceri italiane. In ogni caso – sottolinea la democratica – il voto di oggi conferma il nostro giudizio negativo sul testo uscito dal consiglio dei ministri che era confuso ed inefficace anche perché privo di qualsiasi copertura finanziaria. Stiamo adesso valutando se aderire o meno alla richiesta di un voto in sede legislativa sul testo modificato nel corso dei lavori in commissione. La nostra disponibilità dipenderà anche dall’atteggiamento della maggioranza sulle nostre ulteriori proposte di modifica. In particolare: la tutela delle vittime di violenza domestica, il rafforzamento del personale di polizia (non solo quella penitenziaria) e del personale del comparto civile dell’amministrazione penitenziaria(educatori e psicologi)”.


Proposta emendativa 8.01.


Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:


«Art. 8-bis. - 1. Entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Ministro della Giustizia, sentiti i Ministri dell'interno e della funzione pubblica, riferisce alle competenti Commissioni parlamentari in merito alle necessità di adeguamento numerico e professionale della pianta organica del Corpo di Polizia penitenziaria e del personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria anche in relazione all'entità numerica della popolazione carceraria e al numero dei posti esistenti e programmati.

2. A tal fine il Governo presenta al Parlamento entro i successivi novanta giorni un apposito piano straordinario di assunzioni di nuove unità specificandone i tempi di attuazione e le modalità di finanziamento.».
Ferranti Donatella, Schirru Amalia, Samperi Marilena, Amici Sesa



Proposta emendativa 8.03.

Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:


«Art. 8-bis. - 1. Al comma 8-quinquies, della legge n. 26 del 2010, dopo le parole Il Corpo della Polizia penitenziaria, sono inserite le seguenti il personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria,».
Schirru Amalia, Ferranti Donatella, Samperi Marilena, Amici Sesa



28-04-10


Dopo l'ennesimo suicidio in carcere (23 dall'inizio dell'anno), nel penitenziario di Castrogno, a Teramo, il parlamentare dell'IdV, Augusto Di Stanislao, ribadisce la necessita' di interventi diretti ed immediati da parte del Governo. ''Non e' piu' ammissibile - afferma il deputato IdV - una tale situazione di completa incapacita' da parte del Governo di affrontare concretamente le problematiche delle carceri in Italia''. Di Stanislao ricorda che ''dopo varie visite presso il carcere di Castrogno e altrettante interrogazioni ad Alfano, dopo una mozione a mia prima firma approvata all'unanimita', con la quale anche la maggioranza si e' impegnata in una serie di iniziative atte a risollevare una drammatica realta' focalizzando l'attenzione sul sovraffollamento e sulla carenza di personale penitenziario e di educatori, dopo l'annuncio dell'emergenza carceri di Alfano e del fantomatico piano carceri, dopo continue denunce e sollecitazioni dei sindacati sulla necessita' di intervenire sulle strutture, sugli organici, siamo ancora di fronte ad una situazione insostenibile e all'emergenza soluzioni''. ''Ho presentato da tempo - conclude Di Stanislao - una proposta di legge per istituire una Commissione d'inchiesta parlamentare sulla situazione delle carceri in Italia che, ora piu' che mai, diventa fondamentale per dare risposte e soluzioni ai molteplici problemi e disagi dell'intero mondo penitenziario''.




Di Stanislao:il ministro tace sulle assunzioni degli educatori,riferisca in parlamento.

“E’ giusta l’assunzione di 2.000 agenti così come evidenziato da Sarno, Segretario generale Uil Pa Penitenziari, per garantire il turnover e quindi supplire la carenza del personale di polizia penitenziaria, ma vi è una colpevole dimenticanza da parte del Ministro quando tace sulla necessità di garantire la presenza degli educatori così come previsto nella Mozione IdV approvata all’unanimità dal Parlamento.” Queste le parole dell’On. Di Stanislao che prosegue: “Non vorremmo che questo impegno del Ministro si focalizzi esclusivamente sull’edilizia carceraria e altresì non vorremmo che dietro la parola magica “stato di emergenza” si celi il grimaldello per ridare vita ad una ” Carceri d’oro 2″ che in barba alla procedure di appalti e alla trasparenza abbiano buon gioco, piuttosto che la pubblica utilità e l’urgenza, i furbetti delle sponsorizzazioni. Si segnala al Ministro, nel frattempo, che in Italia vi sono 40 penitenziari incompiuti ed inutilizzati in un Paese che ne ha 171 in tutto e nel Piano Carceri presentato non c’è cenno di recupero di questo patrimonio. Chiedo che il Ministro venga, così come richiesto in Aula, a riferire in Parlamento sugli impegni presi in relazione ai tempi e modi e risorse da impiegare. Nel frattempo con due distinte interrogazioni chiedo al Ministro quale modello di recupero intenda mettere in campo visto che non si parla assolutamente di assumere gli educatori e cosa intenda fare per i 40 penitenziari incompiuti.”


16 Marzo 2010:interrogazione a risposta in Commissione su assunzione idonei educatori penitenziari

Convocazione della II Commissione (Giustizia)

Martedì 16 marzo 2010

Ore 13.45

5-02550 Ferranti: In relazione all’assunzione di educatori penitenziari


Interrogazione a risposta in Commissione:

FERRANTI, MELIS, TIDEI e SAMPERI.



- Al Ministro della giustizia.

- Per sapere

- premesso che:

il 17 febbraio 2010 il Sottosegretario per la giustizia Caliendo è intervenuto in Senato sul tema dell'assunzione degli educatori penitenziari reclutati tramite il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di educatore, area C, posizione economica C1, indetto con PDG 21 novembre 2003;

nel corso della succitata seduta, il Sottosegretario Caliendo ha affermato che entro aprile 2010 saranno assunti in via definitiva tutti gli educatori che hannosuperato i precedenti concorsi, oltre ai 170 già assunti (anche se agli interroganti risulta che siano stati assunti 97 educatori);

in realtà, l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso era già programmata con l'indizione dello stesso nel 2003, per il quale il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria già disponeva dei fondi necessari;

lo stesso Ministro interrogato, onorevole Alfano, aveva riconosciuto l'improcrastinabilità e l'urgenza di assumere più unità di educatori quando, il 12 gennaio 2010, furono approvate alla Camera le mozioni sui problemi del carcere presentate da vari gruppi parlamentari;a fronte di una popolazione carceraria di 67.000 unità, il rapporto educatore/detenuto è di circa 1 a 1.000, cosa che rende in pratica impossibile lo svolgimento di qualsivoglia progetto rieducativo impedendo il corretto reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, così come previsto nel dettato costituzionale;

non avendo il Ministro interrogato ancora proceduto all'assunzione di ulteriori unità degli educatori, limitandosi a rimandare la questione ad un futuro confronto in merito con i Ministri Tremonti e Brunetta, sarebbe auspicabile ed urgente un rapido avvio della procedura di assunzione di educatori, almeno per completare la già esigua pianta organica, ulteriormente ridotta di circa 400 unità dal decreto legislativo n. 150 del 2009

se non ritenga opportuno procedere celermente all'assunzione di educatori attingendo dalla vigente graduatoria degli idonei risultante dal concorso pubblico a 397 posti di cui in premessa, al contempo prorogando la validità della stessa per almeno un quinquennio, al fine di permetterne lo scorrimento graduale per compensare il turn-over pensionistico, evitando l'indizione di nuovi concorsi che comporterebbe ulteriori oneri finanziari.

(5-02550)


Risposta all'interrogazione di Donatella Ferranti:dal 2011 assunzioni degli idonei educatori concorso,il comitato vigilera'.

Nel rispondere agli On. interroganti ritengo opportuno segnalare che il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo di "Educatore", Area C, posizione economica C1, dell'Amministrazione Penitenziaria, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16.4.2004 - IV serie speciale e si è concluso in data 9 luglio 2008.La graduatoria definitiva, immediatamente dopo l'approvazione del Direttore Generale con provvedimento dell'11 luglio 2008, è stata trasmessa all'Ufficio centrale per il bilancio per l'apposizione del visto di controllo.Nell'anno 2009, in ragione dell'entità dei fondi stanziati ai sensi dell'articolo 1, comma 346, della Legge 24.12.2007 n. 244, è stato possibile procedere all'assunzione dei primi 103 vincitori del predetto concorso a 397 posti.Quanto alle restanti 294 unità, la competente Direzione Generale di questa amministrazione ha già programmato il relativo piano di assunzione ricorrendo, per la copertura degli originari 397 posti a concorso, allo scorrimento della graduatoria, ai sensi dell'art. 15, co. 7, DPR n. 487/99 e successive integrazioni e modificazioni.I nuovi educatori - alcuni dei quali individuati tra i candidati idonei, ma non vincitori del concorso, attese le 12 defezioni intervenute per rinunce, mancate stipule del contratto o dimissioni da parte degli aventi diritto - hanno infatti già scelto la sede di destinazione e, entro aprile del corrente anno, saranno formalmente assunti con firma del relativo contratto.Per quanto riguarda, invece, l'auspicata possibilità di procedere ad un ulteriore scorrimento della graduatoria oltre il numero dei posti originariamente messi a concorso, mi corre l'obbligo di segnalare che tale eventualità non rientra tra le ipotesi di cui all'art. 15, co. 7, del DPR n. 487/1994 e che pertanto, limitatamente all'anno in corso, non può essere attuata per mancato stanziamento dei fondi occorrenti.I fondi disponibili, infatti, sono stati impegnati sia per l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso per educatori, sia per l'assunzione degli idonei al concorso a 110 posti di contabile, a copertura dei posti previsti dal relativo bando ed in ragione delle gravi carenze riscontrate anche nell'area contabile.Dato atto di quanto sopra e, premesso che la validità delle graduatorie è indicata in tre anni dalla data della pubblicazione nei Bollettini ufficiali, faccio presente che, nel caso di specie, la validità della graduatoria del concorso a 397 posti è fissata al 31 maggio 2012 e che, pertanto, a partire dal prossimo anno, in presenza delle risorse economiche necessarie, potranno esservi le condizioni per procedere ad uno scorrimento della graduatoria, anche oltre il numero dei posti pubblicati.




24 febbraio 2010:

ordine del giorno su non riduzione organico educatori di Roberto Rao

La Camera,

premesso che

il provvedimento in esame prevede, all'esito del processo di riorganizzazione di cui all'articolo 74, del decreto legge n. 112 del 2008, un'ulteriore riduzione degli assetti organizzativi delle amministrazioni pubbliche ai fini del contenimento della spesa pubblica;

il comma 8-quinquies dell'articolo 2 individua le amministrazioni che non sono interessate dalle riduzioni descritte, tra cui il Corpo di Polizia Penitenziaria;


nonostante le difficoltà operative, la scarsezza di mezzi e personale risulta, inopinatamente escluso da tale previsione il personale civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte ad includere tra il personale delle amministrazioni non interessate dalla riorganizzazione delle piante organiche non solo quello di polizia penitenziaria ma anche quello civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, con particolare riferimento alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, anche in vista dell'avvio del Piano carceri che necessiterà di adeguate risorse umane e professionali. 9/3210/41. Rao, Ria
.


Accolto come raccomandazione.




19 Febbraio 2010:

ordine del giorno su assunzione educatori di Donatella Ferranti e PD


La Camera,

premesso che:

l'articolo 17-ter stabilisce che, per l'attuazione del cosiddetto «Piano carceri» si conferiscono pieni poteri al Commissario straordinario che, per individuare la localizzazione delle aree destinate alla realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie, d'intesa con il Presidente della regione territorialmente competente e sentiti i sindaci dei comuni interessati, potrà agire in deroga alla normativa urbanistica vigente, velocizzando procedure e semplificando le gare di appalto, utilizzando il modello adottato per il dopo terremoto a L'Aquila, derogando anche all'obbligo previsto dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, volto a consentire agli interessati, proprietari delle aree che si intendono espropriare, la necessaria partecipazione al procedimento amministrativo;

la localizzazione costituisce di per sé variante e produce l'effetto di imporre il vincolo preordinato all'espropriazione e contro di essa non sarà possibile ricorrere al giudice amministrativo e si introduce anche una deroga al limite dei subappalti, che potranno aumentare dall'attuale 30 per cento fino al 50 per cento, in deroga all'articolo 118 del codice dei contratti pubblici; in sostanza, si affidano pieni poteri al Commissario straordinario, che potrà avvalersi anche del Dipartimento per la protezione civile per le attività di progettazione, scelta del contraente, direzioni lavori e vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, in deroga ai criteri di trasparenza e pubblicità e in palese contraddizione con la mozione Franceschini ed altri n. 1-00302 (approvata sostanzialmente all'unanimità alla Camera il 12 gennaio di quest'anno e accettata dal Governo) che impegnava chiaramente il Governo a garantire, nell'ambito dei progetti della nuova edilizia penitenziaria, i criteri di trasparenza delle procedure e l'economicità delle opere evitando il ricorso a procedure straordinarie, anche se legislativamente previste,

impegna il Governo

a verificare l'adeguatezza, in proporzione alla popolazione carceraria, delle piante organiche riferite non solo al personale di polizia penitenziaria ma anche alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, avviando un nuovo piano programmato di assunzioni che vada oltre il turn-over dovuto ai pensionamenti previsto dalla legge finanziaria per il 2010 e che garantisca le risorse umane e professionali necessarie all'attivazione delle nuove strutture penitenziarie, anche distribuendo meglio il personale sul territorio, concentrandolo nei compiti di istituto, sottraendolo ai servizi estranei, consentendogli un adeguato, costante ed effettivo aggiornamento professionale.

9/3196/13.
Donatella Ferranti.



Il comitato vincitori idonei concorso educatori dap in sostegno di Rita Bernadini

Educatori penitenziari sostengono la protesta di Rita Bernardini e Irene TestaRistretti Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini, impegnate in uno sciopero della fame perrichiedere l’esecuzione immediata di quanto proposto nelle cinque Mozioni parlamentari,unanimemente approvate nei giorni 11 e 12 gennaio 2010, riguardanti la situazione del sistema carcerario italiano.Giova ricordare che in quella occasione lo stesso Ministro Alfano assumeva precisi impegni ed affermava che vi avrebbe dato celere e certa attuazione sancendo l’inizio di un nuovo percorso,iniziato con la dichiarazione di Emergenza di tutto il sistema penitenziario alla quale ci si aspettava sarebbe seguita la predisposizione nel Piano Carceri di tutti quegli atti necessari ad ottemperare a quanto detto nelle citate Mozioni per poter, nei tempi strettamente necessari, affrontareconcretamente e efficacemente l´ormai ingestibile situazione creatasi nei nostri istituti penitenziari.Tuttavia, da un’iniziale analisi condotta sui primissimi elementi costitutivi e organizzativi del Piano Carceri emerge solo una particolare attenzione all’aspetto strutturale e custodiale, non prevedendo,invece, alcun intervento per incrementare e favorire la fondamentale componente rieducativa, vero obiettivo dell’esperienza carceraria.Questo Comitato ed altri illustri interlocutori del mondo penitenziario, continuano, infatti, a chiedere a gran voce che vengano assunti più educatori, affinché l’ingresso nelle nostre carceri non si limiti ad un forzato ozio, ma divenga precipuo momento di riflessione e riprogettazione del sé.Ad oggi, però, in merito alla questione degli educatori, alcuna volontà specifica è stata espressa dal Ministro, nonostante, le nostre carceri continuino quotidianamente ad affollarsi a causa dei numerosi nuovi ingressi, ma anche per la spaventosa carenza di educatori che, secondo quanto stabilito dalle vigenti leggi, rappresentano i coordinatori e i realizzatori materiali dei percorsirieducativi, nonché quelle figure professionali atte a garantire, nei giusti modi e nei tempi,l’espletamento, dell’intero iter necessario all’accesso alle misure alternative alla detenzione di quei detenuti che ne avrebbero i requisiti, ma che continuano a restare in carcere a causa dello sparuto numero di educatori attualmente in servizio a fronte di una popolazione di 66.000 persone carcerate.Pertanto, ci uniamo all´Onorevole Bernardini e a Irene Testa per chiedere l´immediata esecuzione delle citate mozioni e auspichiamo che il Ministro Alfano ne predisponga repentinamente l’avvio.Il Comitato, altresì, ad ausilio dell’iniziativa intrapresa da Rita Bernardini e da Irene Testa,promuove una “catena di informazione solidale” impegnandosi a diffondere la conoscenza di tale protesta non violenta tramite l’invio di questo comunicato non solo a tutti gli organi di informazione, ma anche ai propri conoscenti invitandoli a fare altrettanto.Il Comitato vincitori e idonei concorso educatori.


Donatella Ferranti,PD:da Ionta, un primo segnale l'immediata assunzione dei tanti educatori.

CARCERI: PD, VOGLIAMO VEDERCI CHIARO. AUDIZIONE ALLA CAMERA DI IONTA



Roma, 13 gen



''Lo vogliamo esaminare puntigliosamente ed e' per questo che gia' domani chiederemo al presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno di attivarsi per prevedere al piu' presto l'audizione del capo del Dap, dott. Franco Ionta''. Cosi' la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, commenta l'approvazione del piano carceri da parte del Cdm di oggi. ''I primi dati forniti dal ministro Alfano - sottolinea - non ci convincono fino in fondo: se infatti le carceri italiane possono ''tollerare' sino a circa 64.237 detenuti, da regolamento non potrebbero ospitarne piu' di 43.087. Il grado di sovraffollamento e' elevatissimo, siamo ampiamente fuori quota, e per arrivare ad 80.000 posti, i 21.749 annunciati oggi dal ministro Alfano sembrano insufficienti. E poi - prosegue - non basta costruire muri, occorre riempirli di personale numericamente e professionalmente adeguato: dalla polizia penitenzieria, agli psicologi, agli educatori e agli altri esperti. Di tutto questo ancora non c'e' traccia, ma aspettiamo di conoscere nel merito dal dott. Ionta le cifre esatte, certo - conclude - che un primo segnale potrebbe essere l'immediata assunzione dei tanti educatori e psicologi del concorso''.

Assunzione degli educatori primo impegno del governo

Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari esprime piena soddisfazione per l’approvazione delle cinque mozioni sul problema carcerario discusse ed accolte nei giorni 11 e 12 gennaio 2010 dal nostro Parlamento. Per la prima volta il Governo, rappresentato dal Ministro Alfano, ha preso consapevolezza della grave emergenza del sovraffollamento degli istituti di pena e, fra le altre fondamentali proposte presentate, si è impegnato:- a procedere all’assunzione immediata dei restanti educatori penitenziari previsti dalla pianta organica, da attingersi dagli idonei della vigente e menzionata graduatoria risultata dal concorso bandito per tale profilo professionale, affinché anche costoro possano partecipare ai previsti corsi di formazione che il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria deve attivare per questi operatori prima dell’ingresso nelle carceri a cui sono destinati, onde evitare sprechi di danaro per doverli riattivare in seguito;- a prorogare di almeno un quinquennio la validità della graduatoria di merito del concorso citato in premessa, in linea con gli orientamenti del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione nonché con le disposizioni in materia di razionalizzazione delle spese pubbliche in vigore - per permetterne un graduale scorrimento parimenti all’avvicendarsi dei fisiologici turn-over pensionistici, al fine di evitare l’indizione di nuovi concorsi per il medesimo profilo che comporterebbero inutili oneri pubblici;- ad assumere iniziative per lo stanziamento di fondi necessari per completare l’organico di educatori previsti dalla pianta organica attualmente vigente presso il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, considerato che lo sforzo economico da sostenere è annualmente molto esiguo, ma necessario per far funzionare meglio ed in modo più umano una branca importantissima del nostro sistema giustizia che non può più attendere;- a procedere all’alienazione di immobili ad uso penitenziario siti nei centri storici e alla costruzione di nuovi e moderni istituti penitenziari in altro sito;Esprimiamo, quindi, pieno compiacimento per l’importantissimo risultato raggiunto dall’On. Di Stanislao dell’Idv, il quale nella Sua circostanziata e approfondita mozione, ha dimostrato ancora una volta la Sua grande disponibilità e sensibilità verso tali problematiche, sapendo cogliere e far emergere sapientemente le necessità di questo delicato settore della nostra giustizia. Ringraziamo, inoltre, gli onorevoli Bernardini, Rao, Ferranti, Melis, Tidei, Vitali, Balzelli, Donadi, Paladini, Franceschini e tutti coloro che hanno appoggiato con voto favorevole le Loro mozioni, poiché di fronte a queste battaglie di umanità hanno saputo permeare il Loro impegno politico di quell’umanità e di quell’alto senso civico che rende capaci di abbandonare i colori politici e di volgere verso una proficua unità di intenti.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari, intanto, continuerà a vigilare affinché tali doveri vengano rispettati e proseguirà nel suo lavoro di diffusione della necessità dell’intervento rieducativo e quindi sulla centralità della presenza degli educatori, ovvero di quella figura professionale che rappresenta il vero catalizzatore ed esecutore materiale del percorso rieducativo di un detenuto, percorso che rappresenta l’unica vera speranza di un sano reinserimento sociale di chi vive l’esperienza delle sbarre e che rappresenta uno dei più validi strumenti atti ad evitare quegli stati di inerzia, apatia, depressione, frustrazione, ansia, inadeguatezza che troppo spesso percorrono prepotentemente i corridoi lungo i quali si snodano le fila di quelle celle all’interno delle quali si consumano, quotidianamente, suicidi, abusi, violenze. Auspichiamo, quindi, che il Governo predisponga celermente tutti gli atti necessari ad ottemperare quanto detto e che questa stessa volontà continui ad animarne tutti i passaggi ad essi necessari, per poter, nei tempi strettamente necessari, cominciare ad affrontare concretamente e efficacemente l’ormai ingestibile emergenza creatasi.

Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari

venerdì 30 luglio 2010

Carceri: Orlando e Favi, “Pd aderisce a ‘Ferragosto in carcere 2010’”Nostro obiettivo adeguare le piante degli organici penitenziari(agenti,educatori,assistenti e psicologi). detenuti,penitenziari,politici,angelino alfano

Carceri: Orlando e Favi, “Pd aderisce a ‘Ferragosto in carcere 2010’”Nostro obiettivo adeguare le piante degli organici penitenziari(agenti,educatori,assistenti e psicologi)



Dichiarazione congiunta di Andrea Orlando, Presidente Forum Giustizia PD e Sandro Favi, Responsabile Carceri del PD

“Il PD aderisce con convinzione alla campagna di visite degli istituti penitenziari su tutto il territorio nazionale che si terrà nei giorni 13/14 e 15 agosto 2010 promossa da Rita Bernardini. Lo scorso anno l’iniziativa “Ferragosto in carcere” ha avuto giusta risonanza grazie ai 165 parlamentari di tutti gli schieramenti politici, che hanno visitato le oltre 200 strutture penitenziarie, realizzando così la più massiccia e importante visita di sindacato ispettivo mai effettuata in Italia. Fin da allora i parlamentari del PD sono stati protagonisti dello straordinario impegno a promuovere una verifica sul campo ed un dibattito politico sulle condizioni della detenzione in Italia. Ancora pochi giorni fa, la Commissione d'inchiesta del Senato sull'efficacia ed efficienza del Servizio sanitario – presieduta dal sen. Ignazio Marino – ha presentato l’esito delle proprie visite negli Ospedali psichiatrici giudiziari riscontrando gravi condizioni di degrado in cinque di queste.

La stessa Assemblea nazionale del PD dello scorso maggio, ha individuato nel “carcere” una delle emergenze che richiedono alla politica una chiara assunzione di responsabilità. Il Forum giustizia del PD, a questo fine, ha già avviato, nell’ambito del proprio “viaggio nella giustizia” un programma di visite e di confronto con la realtà penitenziaria. Crediamo che per far fronte in modo strutturale ed organico al problema del sovraffollamento penitenziario sia necessario rivedere le norme sulla custodia pre-cautelare e sulla custodia cautelare in carcere (limitandola con criteri più stringenti per il suo utilizzo, anche al fine di eliminare quei meccanismi distorsivi che maggiormente concorrono al fenomeno); la legge ex-Cirielli sulla recidiva, la legge sull’immigrazione e quella sui tossicodipendenti (che producono tassi di incarcerazione elevati e non rispondenti alle reali esigenze di sicurezza dei cittadini).

Il PD ha anche proposto l’ampliamento delle opportunità di accesso alla misure alternative al carcere con l’introduzione nell’ordinamento del “Patto per il reinserimento e la sicurezza sociale”. Ogni intervento non può prescindere però dall’adeguare le piante organiche del personale di Polizia penitenziaria e delle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, che garantiscano le risorse umane e professionali necessarie all'attivazione delle nuove strutture penitenziarie. Infine, vanno ripristinati i fondi tagliati all’Amministrazione penitenziaria dalle ultime manovre economiche che ammontano a 100 milioni di euro euro, di cui 50 milioni riferiti alle sole spese di mantenimento, assistenza e rieducazione dei detenuti”.

Un altro suicidio in carcere:mancanza agenti,educatori e psicologi sono concausa dei suicidi nelle carceri. carcere,governo,angelino alfano,detenuti,politici

Emergenza giustizia


Un altro suicidio in carcere

Un detenuto si è tolto la vita impiccandosi nel carcere di Siracusa. È il trentanovesimo dall’inizio dell’anno. Ogni giorno ci provano almeno tre persone nei 206 istituti penitenziari italiani. Troppi detenuti, “stipati come sardine nelle celle”




di G.R., Gli Italiani




Ogni giorno, nei 206 istituti penitenziari della Penisola, si registrano almeno tre tentativi di suicidio da parte dei detenuti. L’anno scorso sono stati 800 e quest’anno, in poco più di tre mesi, già 250.
Un detenuto, L.C., si è suicidato stanotte, intorno alle 3 nel carcere di Siracusa. L’uomo, un cittadino italiano accusato di estorsione, si è impiccato nel reparto ‘isolati’ dell’istituto penitenziario. Già la scorsa settimana aveva messo in atto diversi atti autolesionistici, ingerendo delle lamette.

L’agente di sorveglianza, pur essendo intervenuto tempestivamente, non è riuscito a salvarlo. A darne notizia e Eugenio Sarno, segretario generale della Uil Pa penitenziari che accusa: “Nostro malgrado costretti ad alzare bandiera bianca, consapevoli che la nostra bandiera bianca è quella dello Stato. Altro che Governo della sicurezza. Questo e’ il Governo dei record abbattuti: evasioni e suicidi”.

Grazie al lavoro di vigilanza degli agenti di polizia penitenziaria, la maggior parte di questi tentativi si riesce a sventare, ma in alcuni casi non si fa in tempo a intervenire. Un ‘bollettino di guerra’ che cresce ogni giorno: dal primo gennaio 2010 ad oggi sono già 39 i detenuti che si sono tolti la vita in carcere. L’anno scorso, considerato un anno ‘nero’, si sono registrati 52 suicidi (ma potrebbero essere di più: per alcune fonti si arriva a 70), praticamente uno a settimana. Se continua così, quindi, il 2010 rischia di essere ricordato come un tragico anno record per le morti in carcere.

Le cause di questo scenario allarmante sono molteplici, ma in primo luogo ci sono le cattive condizioni di vita carceraria dovute al sovraffollamento, ai troppi detenuti: 67.271, di cui 42.288 italiani e 24.983 stranieri, a fronte di una ricettività regolamentare pari a circa 43 mila posti. La conseguenza di questo sovraffollamento è presto detta: “Detenuti stipati in cella come ‘sardine’, a volte 3-4 persone in 4 metri quadrati, con convivenze molto difficili”. Secondo gli esperti, questi problemi investono quasi tutti gli istituti di pena, in alcuni casi “vecchi e fatiscenti”. Ma non mancano le ‘eccellenze’, in negativo però. Un carcere dove le condizioni di vita di chi è dietro le sbarre sono assai problematiche sembra essere per esempio quello di Sulmona, dove proprio il 9 aprile si è registrato l’ultimo tragico episodio. Ma anche all’Ucciardone di Palermo, al San Vittore di Milano e al Poggioreale di Napoli non mancano le difficoltà.

Diversi i segnali di malessere possibili campanelli d’allarme. “I più evidenti – - spiega il coordinatore del Centro prevenzione suicidio dell’ospedale Sant’Andrea della II Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università La Sapienza di Roma, Pompili – sono dormire e mangiare poco, o trascurarsi nell’igiene personale”.

Per migliorare le condizioni di vita in carcere è sceso in campo anche il governo, che sta lavorando a una riforma del sistema penitenziario. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha presentato un piano mirato, proprio per affrontare e risolvere i problemi degli istituti di pena nazionali. Questo piano prevede risorse per 700 milioni di euro, destinate alla costruzione di 47 nuovi padiglioni detentivi più 17 carceri leggere. E ancora, l’implementazione di 2 mila unità dell’organico della polizia penitenziaria. Il piano prevede inoltre il potenziamento delle pene alternative come i domiciliari, ma non solo.

Nel frattempo, però, la situazione nelle carceri è ‘esplosiva’. “L’anno scorso – spiega il segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), Donato Capece- ci sono stati 800 tentativi di suicidio, quest’anno in pochi mesi di tre mesi già 250. E’ necessario intervenire al più presto per aumentare gli spazi e migliorare le condizioni di vita nelle carceri. Abbiamo anche suggerito delle soluzioni, come ad esempio la costruzione immediata di piattaforme galleggianti o sistemi modulari di sicurezza. Questi ultimi si costruiscono in 6 mesi, sono capaci di contenere circa un migliaio di detenuti e hanno un costo di realizzazione che varia dai 20 ai 25 milioni di euro”.

Ma non è solo un problema di spazi. “Mancano gli agenti di polizia”, osserva Capece. “Ne servirebbero almeno 6 mila in più. Al momento, nelle sezioni detentive lavorano circa 24.300 agenti. A volte un solo sorvegliante si ritrova a controllare 100 detenuti. Reclusi che, per mancanza di spazi, vivono in condizioni molto difficili, spesso costretti a restare ognuno nella proprio branda anche solo per poter parlare tra loro. Il sistema, così, rischia di implodere”.

A scarseggiare non sono solo gli agenti della polizia penitenziaria. “Mancano anche psicologi, educatori, medici e operatori sanitari”, avverte Capece. “L’assistenza sanitaria all’interno delle carceri ora e’ in mano al Servizio sanitario nazionale. Naturalmente questo comporta che tutti i problemi che affliggono il Ssn si riflettono inevitabilmente anche sul servizio all’interno degli istituti. Da qui la carenza di medici”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Garante dei detenuti del Lazio, Marroni, che denuncia le stesse problematiche: “L’affollamento all’interno delle carceri produce insofferenza. Molti spazi dedicati al sociale vengono trasformati in celle. Si riducono gli spazi e si riduce la vivibilità per i detenuti”.

Per Marroni, la carenza degli agenti di polizia penitenziaria è una vera e propria emergenza. “Ne servirebbero almeno altri 5-6 mila. Anche per avere più attenzione nei confronti degli atti di autolesionismo e dei tentativi di suicidio dei detenuti, alcuni dei quali – puntualizza – sono persone con disturbi psichici”. Per arginare il problema legato al sovraffollamento, anche per Marroni sarebbe necessario pensare a misure detentive alternative. “Soprattutto – conclude – per le 25 mila persone detenute per piccoli reati legati alla tossicodipendenza. Non dovrebbero stare in prigione ma nelle comunità terapeutiche e nei centri di disintossicazione”.

Gliitaliani.it

L’On. Marchioni in visita al Carcere Circondariale di Rimini:il Governo deve far seguire i fatti, che si esprimono in personale(agenti,educatori,) e risorse! carcere,governo,detenuti,politici,angelino alfano,giustizia

L’On. Marchioni in visita al Carcere Circondariale di Rimini




L’On. Marchioni in visita al Carcere Circondariale di Rimini: “Il Governo deve garantire le risorse per condizioni di detenzione dignitose ai carcerati e di lavoro accettabile per la Polizia penitenziaria e il personale civile”

Oggi l’On. Marchioni è stata in visita al Carcere Circondariale di Rimini, per incontrare la direttrice Dott.ssa Benassi, una delegazione del personale della Polizia penitenziaria e civile in servizio all’interno della struttura, e Donato Fortunato della FP-Cgil. La visita era programmata, segue altri incontri precedenti, e aveva all’ordine del giorno la situazione del carcere riminese, che si trova in attesa dell’arrivo del personale aggiuntivo che consenta l’apertura della nuova sezione a custodia attenuata.

“E’ stato un incontro utile, come sempre: ho ascoltato e cercherò di dare un contributo alla soluzione delle difficoltà espresse dalla Dirigente e confermate da tutti i presenti” ha dichiarato l’On Marchioni al termine dell’incontro. “Il nome c’è già, sarà le sezione ‘Cassiopea’: sono arrivati gli arredi che ne completano l’assetto, ma nonostante le molte dichiarazioni sulla priorità della sicurezza da parte del Governo, non è ancora in arrivo il personale, indispensabile per consentire l’apertura di questa nuova ala, con 50 posti di detenzione a custodia attenuata, la cui inaugurazione viene rinviata perché mancano le condizioni per gestirla”, ha proseguito la deputata. “Il progetto di Cassiopea è una modalità di detenzione più ‘leggera’, ben applicata a Rimini, già sperimentata, e con buoni risultati, nell'ultima fase di carcerazione; si avvale dell’apporto di educatori e psicologi, ed è efficace, perché è provato che sono molti di meno, rispetto alle medie, quelli che, una volta scarcerati, tornano ‘dentro’.”

“La Dirigente mi ha fatto presente che mancano però all’appello le unità aggiuntivo richieste, sia della Polizia penitenziaria che del personale civile(educatori,assistenti), per poter far fronte agli impegni della nuova sezione –ha ribadito la parlamentare riminese- così come sono solo due i rinforzi arrivati per l’estate, a fronte dei 5 dello scorso anno, e nonostante il lavoro sia aumentato, e il carcere ora sia a disposizione di un territorio più ampio, dopo l’ingresso in provincia del sette comuni dell’Altavalmarecchia.”

“Agli slogan sulla sicurezza da garantire, il Governo deve far seguire i fatti, che si esprimono in personale e risorse: lo chiederò con forza, per garantire condizioni dignitose di detenzione per chi ha sbagliato, sta pagando e deve avere opportunità di ricominciare -e sono più di 200 in questo momento i detenuti a Rimini-; e per tutti coloro che lavorano nel carcere, poliziotti e civili, perché possano svolgere al meglio il proprio compito importante”.

Il vero male dei suicidi dei detenuti è la mancanza di personale penitenziario e di educatori,senza i quali nessuna concessione delle alternative al carcere. detenuti,governo,angelino alfano,giustizia,politici

Le nostre prigioni

di Damiano Praticò

- “Di respirare la stessa aria dei secondini non mi va, perciò ho deciso di rinunciare alla mia ora di libertà”. Fabrizio De Andrè cantava questi versi in una delle sue più belle canzoni. I detenuti italiani darebbero il loro stesso cibo (miserrimo) per qualche ora in più di aria, piuttosto che sopravvivere in celle di otto metri insieme ad altre tre persone per circa ventuno ore al giorno. Quindi, “scaglierebbero” qualsiasi oggetto disponibile contro il detenuto De Andrè, un pazzo agorafobico.

E’ notizia odierna il suicidio di un altro detenuto nelle nostre carceri. Sono passati due giorni dal precedente; il trentottesimo e il trentanovesimo dall’inizio dell’anno, quest’ultimo impiccatosi nel carcere di Siracusa dopo vari tentativi fallimentari. Da un’inchiesta di qualche mese fa del settimanale “L’Espresso”, emerge una situazione notevolmente allarmante all’interno delle “nostre” prigioni (come stava Silvio Pellico?), spesso ignorata dai quotidiani nazionali orientati su questioni finanziarie, dispute internazionali, cronaca di omicidi, stupri, assassinii, che oscurano temi concreti e rilevanti come questo. I detenuti nelle carceri italiane sono attualmente circa 68 mila, il 30% stranieri. La capienza regolamentare degli istituti penitenziari è di 44 mila unità; la capienza massima raggiunge i 67 mila detenuti. Da questi dati è chiaro che la causa principale del disagio risiede nel sovraffollamento. La Calabria ha un esubero del 65% rispetto alla capienza massima, peggio stanno solamente Puglia, Emilia Romagna e Veneto. Tutto ciò comporta che in spazi riservati ad un individuo, sopravvivano tre o quattro persone in condizioni igieniche ed ambientali disumane. Di conseguenza, l’aumento dei tentativi di suicidio è inevitabile. Ma credere che la carenza di strutture sia la causa primaria del problema, è parzialmente errato. Certo, le strutture potrebbero offrire servizi migliori in condizioni normali, tuttavia è il sistema penitenziario in sé che non regge. E traballa per colpa di leggi, come la Bossi-Fini, che rendono possibile l’invio in carcere di fiumane di persone solamente “imputate” di reato. Infatti, metà dei detenuti, tuttora, è in attesa di giudizio (circa 30 mila). Si tratta perlopiù, soprattutto al Nord, di clandestini pescati senza permesso di soggiorno, sbattuti in cella e poi subito rilasciati, ma che intanto ingorgano un sistema già al collasso a causa di pesanti deficit nel personale. Agli immigrati si affiancano i piccoli “pesci” di strada, spacciatori o semplici ricercatori di dosi di droga i quali soggiornano periodicamente nelle carceri contribuendo all’ingolfamento. Il vero male è la mancanza di personale penitenziario: a fronte dei 41 mila poliziotti che servirebbero nelle nostre galere, oggi ne sono presenti solamente 35 mila, per non parlare delle mancanze nel personale amministrativo o di educatori. Nei primi mesi dell’anno, il ministro della Giustizia Alfano ha presentato un piano per la costruzione di nuovi istituti penitenziari per i prossimi anni al fine di disporre di spazi sufficienti per circa altri 20 mila detenuti. Ma il vero problema non sono le prigioni che mancano, sono i carcerati che sono troppi. E tale piano di costruzione non sarebbe altro che un colossale business. Intanto la situazione rischia di innescare pericolose rivolte in contesti in cui la parola “cella” diventa sinonimo di “forno crematorio” a cause delle alte temperature estive e degli spazi angusti. Condizioni denunciate come “tortura di Stato” da parte di Adriano Sofri, il quale non ha mancato di denunciare questa terribile piaga. Le prigioni si agitano, i poliziotti sono pochi, qualcuno (molti) si toglie la vita. E pensare che Faber voleva stare in cella…

ASSUNZIONE DEGLI EDUCATORI: UN'AZIONE PRIORITARIA E DOVEROSA. L'INTERVENTO DI PAOLA SARACENI

Prot. n. 7_745_GIUSTIZIA Roma, 29 luglio 2010








Al Ministro della Giustizia

On.le Angelino ALFANO

fax 06.68897951



Al Ministro per l’Innovazione

e la Pubblica Amministrazione

On.le Renato BRUNETTA

fax 06.68997210



Al Capo del Dipartimento Penitenziario

Pres. Franco IONTA

fax 06.66165136









Oggetto: emergenza carceri e assunzione degli idonei del concorso a 397 posti di educatore penitenziario.







Questa O.S. ha già avuto modo di rappresentare alle SS. LL. quanto ritenga assolutamente indispensabile operare delle cospicue immissioni di personale all’interno della realtà penitenziaria, afflitta da un sovraffollamento di detenuti senza precedenti.

In particolare, assume carattere di priorità assoluta a parere di chi scrive, stante anche il costo zero dell’operazione, l’assunzione di 45 idonei del concorso per educatori penitenziari di cui all’oggetto, che andrebbero a sostituire il pari numero di vincitori rinunciatari: in questo modo, si andrebbe a completare il numero di assunzioni previste dal concorso (397 unità).

Tale soluzione appare oltremodo urgente alla luce di quella che è stata giustamente battezzata come emergenza carceri, una vera e propria bomba ad alto potenziale che solo la grande abnegazione e lo straordinario senso del dovere del personale, civile e di polizia, che vi presta servizio, ha finora evitato di far esplodere.

Ma crediamo fermamente che la corda non si possa tirare troppo, e che soltanto con nuove assunzioni di personale di polizia penitenziaria, di funzionari educatori, di assistenti sociali, di psicologi, si potrà fronteggiare la difficilissima situazione attuale, insieme con la realizzazione di nuove strutture.

Confidiamo nella sensibilità delle SS. LL. e chiediamo intanto, in via prioritaria assoluta, l’assunzione dei 45 idonei al concorso di educatori, in attesa di ulteriori e cospicue nuove assunzioni relative a tutte le figure penitenziarie.

Si ringrazia per l’attenzione e si resta in attesa di conoscere le determinazioni delle SS. LL.



Il Segretario Nazionale

Paola Saraceni

(347/0662930)

giovedì 29 luglio 2010

Fleres,PDL: dare subito attuazione alle mozioni approvate sul carcere. giustizia,governo,politici,detenuti,angelino alfano,carcere

Giustizia: come “alleggerire” le carceri senza sminuire il concetto di pena


di Salvo Fleres *



Secolo d’Italia, 29 luglio 2010



Nei giorni scorsi, il senatore del Pdl Luigi Compagna, con evidente spirito provocatorio rispetto al disastro in cui versano il sistema giudiziario e il sistema carcerario italiani, ha presentato un disegno di legge mirante alla concessione di amnistia e indulto per quanti abbiano commesso tutta una serie di reati.

Dico subito che non condivido tale uso improprio di entrambi gli strumenti, nati per ben altre ragioni, che non quelle di svuotare le carceri o di ridurre l’assai tristemente noto arretrato giudiziario, ma apprezzo il tentativo del senatore Compagna di accendere i riflettori della politica su temi, purtroppo, spesso trascurati o, peggio, sottovalutati.

Per essere più preciso, considero l’amnistia e l’indulto, utilizzati per i citati motivi, come una dose di morfina che toglie il dolore momentaneo ma non cura, anzi, allontana la cura, dunque, l’eventuale guarigione. Prima di passare ad alcune proposte che, queste sì, favorirebbero il raggiungimento degli obiettivi che la proposta del senatore intende raggiungere, magari senza scorciatoie occasionali, desidero sottolineare il quadro drammatico all’interno del quale ci muoviamo.

Sono milioni i processi in corso; sono decine di migliaia i casi in cui si fa ricorso al carcere, anche senza che ve ne sia la necessità; oltre il 50 per cento dei cittadini che finiscono in prigione vi rimangono una media di tre giorni; il costo di un giorno di detenzione si aggira tra i 200 e i 300 euro, per un totale annuo che oscilla tra i 70mila ed i 100mila euro. I reclusi in carcere sono quasi 70.000, mentre gli istituti penitenziari italiani potrebbero contenerne non oltre 45.000.

I reclusi tossicodipendenti sono circa il 35 per cento del totale e potrebbero essere assistiti meglio nelle comunità, sia pure in condizioni di detenzione, con un costo di circa la metà di quello speso per tenerli in carcere. I reclusi extracomunitari sono oltre il 40% del totale e molti di essi potrebbero scontare la pena nel loro paese, in virtù di appositi accordi internazionali.

Alcune centinaia di reclusi presentano conclamate patologie psichiatriche. La loro pena potrebbe essere più efficacemente scontata in attrezzate case di cura, anch’esse meno costose del carcere. Solo 10mila reclusi circa possono essere considerati pericolosi.

Per completare il quadro vorrei ricordare pochi altri dati: la polizia penitenziaria è sotto organico per circa 5mila unità, e questo mentre 2.500 agenti svolgono funzioni del tutto improprie (barman, autisti di auto blu, scorte di personalità varie, dattilografi); gli educatori e gli psicologi sono sotto organico di un buon 30 per cento e i suicidi nei primi sette mesi del 2010 sono saliti a trentotto. Bene, Compagna, forse, ha voluto solo lanciare una provocazione ma una cosa è certa: il rischio che essa possa esplodere nelle mani dello Stato, se, buona o cattiva, qualche iniziativa non la si intraprende. E veniamo alle proposte che, per evitare troppi giri di parole, sintetizzerò per punti.

Maggior ricorso alle pene alternative (in Italia poche migliaia, in Gran Bretagna oltre 200mila), affidando l’assegnazione delle stesse non solo alla magistratura di sorveglianza ma anche, direttamente, al giudice, nel momento in cui emette la sentenza di condanna, se essa dovesse essere inferiore ai tre anni; diverso calcolo dei benefici legati agli sconti di pena per buona condotta, passando dagli attuali 45 giorni a semestre, a sessanta giorni a semestre, calcolati non in base a una generica condotta corretta in carcere, bensì in base all’avvio di un reale percorso rieducativo di studio, di lavoro.

Maggiore ricorso agli arresti domiciliari per quanti si sono macchiati di reati non violenti, di minor allarme sociale, o agli arresti in comunità, per tossicodipendenti o malati di mente. Potenziamento delle attività di studio e di lavoro in carcere e di uso risarcitorio del lavoro, (pulizia delle strade, manutenzione del verde, assistenza a persone disabili eccetera) per quanti hanno compiuto reati con ciò compatibili.

Miglioramento dell’assistenza sanitaria attraverso la realizzazione di appositi reparti in almeno un ospedale per provincia. Attraverso questo tipo di interventi, ma anche attraverso la concessione degli arresti domiciliari, a quanti hanno residui di pena inferiori ad un anno, come aveva previsto il ministro Alfano, ma come, strumentalmente, fingono di non capire alcuni parlamentari “benpensanti” e giustizialisti, nascosti in tutti gli schieramenti, sarebbe possibile alleggerire il lavoro della giustizia e svuotare le carceri senza indebolire il concetto di pena, ma limitandosi a privilegiarne la sua reale proporzionalità rispetto al reato, risparmiando anche non pochi milioni di euro a carico dell’erario.

Di interventi, poi, se ne potrebbero compiere anche altri: una diversa organizzazione del Dap, una diversa organizzazione della polizia penitenziaria, una migliore organizzazione delle traduzioni, nuove carceri a custodia attenuata, eccetera. Ma forse proprio per questo motivo, per la complessità delle problematiche che il mondo della giustizia, delle pene e del carcere presentano, la provocazione del senatore Luigi Campagna, anche se non condivisa, potrebbe svolgere un compito assai nobile: risvegliare il dibattito sul tema e, con i sonnolenti tempi che corrono, sarebbe già tanto, magari dando attuazione alle mozioni già approvate dalla Camera e dal Senato, soprattutto in considerazione del fatto che il carcere, ai sensi dell’articolo 27 della Costituzione, deve puntare alla rieducazione e non alla privazione della dignità del recluso.

* Coordinatore nazionale dei garanti regionali dei detenuti-Senatore del Pdl

E' ormai cronica la carenza di educatori nelle carceri italiane,come possono i detenuti ancora sperare se non ci sono educatori con cui colloquiare ai fini della rieducazione?!? detenuti,giustizia,angelino alfano,carcere,politici

I detenuti: "Vogliamo sperare, non disperare"


Ospitiamo un articolo scritto dai redattori di Mezzo Busto, il giornale del carcere bustocco. Sandro e Gertian ragionano di sovraffollamento e delel conseguenze per la popolazione detenuta

Detenuti a quota 68mila. La soglia della tollerabilità massima è stata ormai ampiamente superata, mentre diversi provvedimenti legislativi, presi negli ultimi anni, continuano ad affollare gli istituti diimmigrati e di persone che restano in cella anche per poco tempo, magari pochi giorni. Le prigioni italiane sono insomma una “bomba a orologeria” che potrebbe esplodere da un momento all'altro. Lo avete già letto e sentito in ogni salsa, ma è importante ripeterlo ancora. La situazione in cui noi persone detenute ci troviamo, è al limite del collasso: celle fatiscenti di nove metri quadrati con tre, a volte quattro, detenuti stipati come bagagli in un deposito; gli arredamenti ridotti al minimo; lo spazio giusto per la latrina alla turca. Ma non è solo una questione di spazio: legate al sovraffollamento ci sono altre questioni strettamente connesse, come la scarsità di agenti di Polizia Penitenziaria e la rieducazione in queste condizioni al limite. Se vi sembra un quadro eccessivamente pessimista, alla fine di quest’articolo capirete come la realtà di oggi potrebbe portarci in breve a una vera e propria emergenza nazionale.



I DATI DEL SOVRAFFOLLAMENTO

 - I dati più aggiornati ci dicono che al 31 maggio 2010, a fronte di una capienza regolamentare di 44.592 detenuti, in realtà in Italia ci sono oltre ventimila persone in “eccesso”. Siamo 67.601 in tutta Italia, 9.070 in Lombardia (contro una capienza di 5.667), più di quattrocento a Busto, nello spazio pensato per la metà degli individui. In cosa si traduce tutto questo? In detenuti costretti a restare venti ore al giorno dietro le sbarre, senza lavorare, senza socializzare. È chiaro che questo porta all'esasperazione e a volte a gesti estremi: dall’inizio dell’anno a metà giugno i suicidi in carcere sono arrivati a quota ventinove e fra il 2008 e il 2009 sono passati da 46 a 72.

La colpa di questa “tragedia silenziosa” è anche e sempre più del sovraffollamento e di tutte le conseguenze che questo comporta dal punto di vista fisico e morale. L’ultima legge sull’emigrazione (la cosiddetta Bossi- Fini) ha dato il colpo di grazia a un sistema già sotto stress. Il risultato è che, a fine maggio di quest’anno, poco meno di 25mila detenuti erano stranieri, ovvero il 36 per cento del totale. Molti vengono arrestati e rilasciati nell’arco di tempi brevi: secondo i dati del Ministero della Giustizia nel 2009 (dati aggiornati al 31 dicembre 2009, ndr) il reato contro la “legge stranieri” era la quarta causa di arresto per gli stranieri dopo i reati per droga, contro il patrimonio e contro la persona. Il turn over di stranieri è molto alto e lo dimostra anche la percentuale più alta rispetto a quella degli italiani – 14% contro il 5% al 31 dicembre 2009 – di condannati con pene brevi, ovvero da zero a dodici mesi.

Leggendo i giornali, ascoltando tg e dibattiti televisivi e, soprattutto, osservando la situazione dal nostro punto di vista “privilegiato”, ci siamo convinti che ci sia una crescita esponenziale – e a nostro parere esagerata – nel ricorso alla detenzione. Crescita che purtroppo non è proporzionale alle risorse destinate ai servizi rieducativi e agli interventi sociosanitari in carcere.

A far accrescere il sovraffollamento, ha contribuito anche la legge n. 251 del 5 dicembre 2005 -detta ex Cirielli -, che comporta modifiche in materia di attenuanti generiche, di recidiva, di usura e di prescrizione. In particolare, prevede una diminuzione dei termini di prescrizione e un aumento delle pene per i delitti di associazione mafiosa e usura e per i recidivi. Quest’ultima modifica ha avuto pesanti conseguenze anche per i detenuti tossicodipendenti. Oggi sono circa un terzo dei detenuti totali e continuano a crescere. Non si tratta necessariamente di spacciatori, ma nella maggioranza dei casi di persone colpevoli di piccoli reati legati alla ricerca di droga per uso personale. Vengono ammassati in celle e dentro soffrono più di tutti. I tossicodipendenti, non siamo certo solo noi a dirlo, avrebbero bisogno, invece, di cure e non certo dell’impatto violento con i luoghi di reclusione. Di questo passo non abbiamo timore a dire che il carcere diventerà una discarica sociale, non il luogo di detenzione per pericolosi criminali.


GLI AGENTI E GLI EDUCATORI

 – Il carcere, però, non è popolato solo di detenuti. Ci sono gli operatori, gli educatori e gli agenti di Polizia Penitenziaria. Il sovraffollamento, che caratterizza la stragrande maggioranza degli istituti italiani, comporta condizioni di vita e lavoro difficili anche per tutti loro. Soprattutto la carenza di agenti è un altro tema dolente nel pianeta carcere. L’organico della polizia penitenziaria prevedeva nel 2001 l’impiego di 41.268 agenti negli istituti di pena, ma ancora nel 2009 risultavano all’appello 35mila addetti. Per l’amministrazione penitenziaria l’ottimale sarebbero 10mila addetti circa contro gli attuali 6mila. Anche per loro esistono quindi problemi di organizzazione da superare. Pensiamo prima di tutto alle competenze loro richieste, che riguardano sia la sicurezza sia la rieducazione. Con la riforma del 1990, infatti, la Polizia Penitenziaria è stata formalmente inserita tra gli operatori che partecipano, nell’ambito dei gruppi di lavoro, alle attività di osservazione e trattamento rieducativo dei detenuti e degli internati. Il personale al limite del possibile per coprire i turni di lavoro, l’organico insufficiente e la mancanza cronica di educatori creano un contesto, in cui è difficile che la rieducazione prevalga sulla custodia.



RIEDUCAZIONE

– Troppi detenuti, pochi agenti: il sovraffollamento non si riduce però a un semplice calcolo. Se in un carcere, come ad esempio a Busto, siamo il doppio rispetto a quelli che dovremmo essere, come si fa a mettere in campo tutte quelle attività necessarie alla “rieducazione”? La Costituzione, all’art. 27 comma 3, è chiara: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Ma, dalla teoria alla pratica, qualcosa si è perso per strada: anche a causa del sovraffollamento le attività rieducative come la scuola, i corsi di formazione, le attività di volontariato non sono accessibili a tutti, perché fisicamente non c’è posto per tutti. Anche attività necessarie a chi si trova in carcere, come i colloqui con gli psicologi e gli educatori, subiscono dei rallentamenti a causa del carico sempre maggiore di lavoro che va a gravare sugli operatori


ESISTE UNA SOLUZIONE?

- Abbiamo parlato nell’articolo di tre punti, magari non fondamentali, ma di sicuro utili per cercare una soluzione a questo problema. Il Ministero della Giustizia vuole costruire nuove strutture carcerarie, ma ci vorranno tempo e denaro. Nel frattempo l’insostenibilità della situazione carceri rimarrà senza soluzione nel tempo, se non si percorrono anche vie alternative. Suonano, quindi, quanto mai fondamentali le parole pronunciate a fine maggio dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione dell’anniversario della fondazione del corpo di Polizia Penitenziaria: “Parlamento e Governo devono intervenire per affrontare l’emergenza carceri, perché è un’emergenza ineludibile”.

Perché, invece, non affrontare la questione da un altro punto di vista, ben più importante (e noi possiamo dirlo senza paura di essere smentiti)? C’è, infatti, la delicata situazione che riguarda le pene alternative alla detenzione. In Italia esistono diverse forme di misure alternative, dagli arresti domiciliari all’affidamento, ma in percentuale sono poco applicate. Non risolverebbero sicuramente i gravi problemi, ma di certo allevierebbero questa situazione.

Il carcere è un servizio per la società e il territorio: dalle più alte cariche, all’ultimo degli addetti servono più presa di coscienza e impegno per raggiungere gli obiettivi. L’Italia, questo nostro paese, sta affrontando problemi molto più pressanti e gravi che coinvolgono tutta la popolazione. Da “dentro” ci chiediamo, però, se e quando il problema del sovraffollamento potrà essere preso in considerazione.


“Qui nihil sperare potest desperet nihil” (Seneca)
(Chi non ha nulla da sperare, non si dispera di nulla)

La popolazione carceraria ha voglia di sperare e non di disperarsi per un futuro migliore.


Sandro&Gertian

redazione@varesenews.it

Carmen Motta (PD): "L'adeguamento degli organici agenti ed educatori è ormai indifferibile". carcere,governo,detenuti,angelino alfano,politici

"Il carcere di Parma è sovraffollato"


Carmen Motta (PD): "L'adeguamento degli organici è ormai indifferibile".


«Le rassicurazioni con cui il governo, in diverse occasioni, ha risposto alle mie interrogazioni sulla situazione della dotazione organica del personale di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Parma continuano, ad oggi, a non trovare alcun riscontro nella realtà dei fatti».

Lo ha dichiarato l’On. Carmen Motta presentando una nuova interrogazione al Ministro della Giustizia Angelino Alfano.

«A fronte di una popolazione carceraria che è al 140% della capienza massima, l’organico della polizia penitenziaria, come denunciato in più occasioni nelle ultime settimane anche dalle organizzazioni sindacali, risulta essere in difetto di ben 131 unità: nonostante la gravità di questa situazione, confermata anche dal fatto che dall'inizio dell'anno vi è stato il ferimento di otto agenti in servizio presso la casa circondariale, dei 15 nuovi agenti che si apprestano a prendere servizio nella nostra regione nessuno è stato destinato a Parma».

«Ho chiesto al Governo di sapere quali azioni intenda assumere al fine di far fronte al crescente sovraffollamento del carcere della nostra città e di intervenire con l’adeguamento degli organici per garantire sicurezza e migliori condizioni di lavoro al personale di polizia e al personale tecnico tra cui educatori e assistenti sociali».

Interrogazione a risposta in Commissione:Quando il ministro assumera' nuovi educatori,psicologi e agenti? carcere,govermo,detenuti,giustizia,angelino alfano,politici,donatella ferranti

Interrogazione a risposta in Commissione:


GHIZZONI, MIGLIOLI, LEVI e SANTAGATA.

- Al Ministro della giustizia.

- Per sapere

- premesso che:

la giunta regionale dell'Emilia-Romagna ha presentato alla commissione assembleare la relazione annuale (maggio 2010) sulla situazione penitenziaria in Emilia-Romagna, come previsto dall'articolo 9 della legge regionale n. 3 del 2008;

nella relazione vengono fornite informazioni sulla situazione penitenziaria a livello nazionale e regionale, evidenziando il problema del sovraffollamento, l'utilizzo di misure alternative alla detenzione, i principali interventi per il reinserimento sociale delle persone in area penale e gli interventi in campo sanitario;

al 31 dicembre 2009 in Emilia-Romagna erano presenti 4.488 detenuti con un tasso di sovraffollamento rispetto alla capienza regolamentare di 2.408 detenuti, del 186,37 per cento;

alla casa circondariale di Piacenza, all'ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia, alle carceri di Modena, Bologna e Ferrara, i detenuti sono più del doppio. Negli altri istituti penitenziari (Parma, Forlì, Rimini) il numero di detenuti supera di un terzo la capienza regolamentare. Il problema più grave rimane per il carcere di Bologna che, con una capienza consentita di 494 persone ne ospita 1.147;

secondo una recente dichiarazione del provveditore regionale Nello Cesari la difficile situazione in cui si trovano le carceri dell'Emilia-Romagna sarebbe dovuta a passati errori di natura strategica, all'introduzione di nuovi riti processuali, al conseguente allungamento dei tempi di celebrazione dei processi, e alla crescita esponenziale delle detenzioni di tossicodipendenti e clandestini;

l'Emilia-Romagna è l'unica regione d'Italia con un dato di presenze superiore di oltre il 100 per cento rispetto alla capienza; inoltre, benché il trend di permessi e autorizzazioni a scontare la pena fuori dalle prigioni non sia completamente negativo risulta ancora di molto inferiore alle necessità per contribuire a risolvere il grave problema del sovraffollamento;

l'Emilia-Romagna è agli ultimi posti in Italia anche per il rapporto tra numero di detenuti e agenti di polizia penitenziaria. Gli agenti effettivamente operanti al 31 dicembre 2009 erano 1.710, in pianta organica ne erano previsti 2.401, rispetto

ad un organico assegnato di 1.990, fatto che rivela una carenza del 28,8 per cento degli organici previsti. Riguardo agli educatori, oltre ai 26 presenti nell'anno 2008, presso gli istituti penitenziari a metà anno 2009 ne sono stati inseriti, a seguito di assunzione, altri 11;

le condizioni di vita in carcere sono allarmanti, si registrano episodi di aggressioni, violenze, autolesionismi e persino suicidi fra i detenuti, oltre a fenomeni di grave disagio tra il personale che opera negli istituti penitenziari. È da sottolineare che ogni anno, dal 2007 al 2009, pur non variando sensibilmente la capienza regolamentare, la capienza tollerabile è aumentata, ma è aumentato sensibilmente anche l'indice di sovraffollamento, arrivando a circa il 35 per cento in soli tre anni. Un dato che conferma l'andamento nazionale è l'incremento delle custodie cautelari a carico soprattutto dei detenuti stranieri, che aumenta proporzionalmente all'aumentare del totale della popolazione detenuta;

al 31 dicembre 2009 negli istituti penitenziari della regione sono presenti 2.361 stranieri superando così il 52 per cento dei detenuti e in alcuni istituti si supera il 60 per cento. In Emilia-Romagna, nonostante le difficoltà, vi sono soggetti stranieri, con o senza permesso di soggiorno, ai quali è stato concesso di fruire di una misura alternativa al carcere;

i detenuti residenti in regione si attestano su una percentuale di poco superiore a quella del 2008, con una netta diminuzione percentuale però rispetto all'anno 2007. Infatti, poco meno del 60 per cento (2.626 detenuti) dei detenuti presenti nelle carceri è residente sul territorio regionale. Il dato della residenzialità dei detenuti è rilevante perché il percorso di inserimento sociale è agevolato dal trascorrere la pena nel territorio di riferimento;

per quanto riguarda la posizione giuridica, in Emilia-Romagna risultano condannati in via definitiva 1.882 detenuti, il 41,9 per cento a fronte di un dato nazionale del 51 per cento, mentre 2.156 sono imputati in attesa di giudizio, il 48 per cento a fronte del 50 per cento (2.230) del 2008, gli internati si assestano sul 10 per cento della popolazione carceraria, come nel 2008;

tra la popolazione detenuta, anche per quanto riguarda gli stranieri, sono prevalentemente detenuti definitivi che possono beneficiare dei progetti trattamentali previsti per legge. Infatti per non definitivi, pur permanendo in istituto per un periodo relativamente lungo a causa dei già citati lunghi tempi della giustizia, non è possibile attivare percorsi rieducativi e di reinserimento nella presunzione di non colpevolezza;

per quanto riguarda le tipologie di reato ascritte ai detenuti, i dati regionali vedono i reati contro il patrimonio al primo posto, per i detenuti italiani con il 31,14 per cento (il 18,082 per cento per gli stranieri). I reati contro la persona sono la seconda causa di carcerazione per il 18,50 per cento dei detenuti italiani (il 3,98 per cento degli stranieri). Il 31,34 per cento dei detenuti stranieri è in carcere per reati contro la pubblica amministrazione, mentre il 23,01 per cento per reati legati alla droga contro il 10,24 per cento dei detenuti italiani;

la cosiddetta «legge stranieri», la legge n. 94 del luglio 2009, che contiene tra l'altro restrizioni sulla condizione giuridica degli stranieri con l'inserimento del reato di clandestinità, ha portato in carcere il 6,36 per cento dei detenuti stranieri, con un incremento rispetto all'anno precedente;

per quel che riguarda la condizione lavorativa dei 1.232 detenuti rilevati (il 72,5 per cento non è stato rilevato) solo 419 (34 per cento) risultano avere un'occupazione, 675 risultano disoccupati (circa il 55 per cento) e 39 in cerca di occupazione, quindi poco meno del 3 per cento della popolazione carceraria rilevata. Questi dati confermano la natura del carcere come contenitore di esclusione sociale. Il lavoro in carcere è un elemento fondamentale di umanizzazione della pena ma prima ancora costituisce un elemento di trattamento. In Emilia-Romagna solo il 38 per cento dei detenuti definitivi che corrisponde al 16 per cento della popolazione carceraria, può beneficiare del percorso trattamentale, ovvero di corsi, attività culturali e formazione. Ancora più basso il numero di detenuti che lavorano non alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria, che si attestano sul 2,25 per cento del totale della popolazione carceraria;

per quanto riguarda le opportunità di lavoro in carcere, per gli stranieri i valori sono inferiori a quelli degli italiani, soprattutto in relazione all'elevato turnover, a testimonianza della difficoltà incontrata dagli stranieri nell'usufruire di un elemento del trattamento penitenziario. Nonostante vengano offerte pari opportunità a tutti i detenuti, solo il 17,16 per cento di essi lavora registrando, tuttavia, un lieve aumento rispetto all'anno precedente (16,8 per cento), solo 20 detenuti non italiani (1,06 per cento) lavorano non alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria (in proprio, per datori esterni, in imprese, in cooperative), in questo caso si registra un calo di circa mezzo punto percentuale rispetto al 2008. Allo stesso modo, più bassa è la partecipazione degli stranieri ai corsi professionali attivati negli istituti. I detenuti iscritti ai corsi professionali attivati nel secondo semestre del 2009 sono in regione il 4 per cento (5,5 per cento nel 2008), e solo l'1 per cento della popolazione carceraria straniera ha avuto accesso ai corsi professionali;

per quanto riguarda le donne detenute in Emilia-Romagna, al 31 dicembre 2009 la loro presenza è di 159, che rappresenta il 3,54 per cento della popolazione carceraria. Di queste 97, che rappresenta il 61 per cento delle detenute, non sono italiane e provengono per il 54 per cento dall'Europa (prevalentemente da Unione europea, ex Jugoslavia, Albania) il 28 per cento proviene dall'Africa (prevalentemente da Tunisia, Marocco, Algeria, Nigeria), il 9,3 per cento proviene dal Centro e Sud America e solo lo 0,7 per cento proviene dall'Asia. Le detenute in attesa di giudizio sono il 55 per cento, le detenute con pene definitive, che sono 71, complessivamente rappresentano circa il 45 per cento, tra le detenute con pene definitive quasi il 51 per cento ha pene inferiori a tre anni, e il 73 per cento ha una pena residua inferiore a tre anni, eppure solo una minima parte di loro usufruisce delle pene alternative. Solo 3 donne su 91 presenti nelle carceri della regione al 31 dicembre 2009 erano iscritte a corsi professionali, per un totale di 6 donne che hanno intrapreso corsi di cucina e ristorazione, arte e cultura, orientamento al lavoro e pulizia. Sono 24 le donne che lavorano alle dipendenze dell'Amministrazione penitenziaria, di cui 14 non italiane;

per quanto riguarda la situazione dei bambini in carcere, in Emilia-Romagna si confermano i dati del 2008: due bambini di età inferiore a tre anni, uno a Bologna e uno a Forlì. Nel corso dell'anno tuttavia ancora capita che alcune madri siano tratte in arresto con bambini i quali trascorrono in carcere qualche tempo. In questi casi di solito, quando previsto dalla norma, il territorio si attiva per fornire soluzioni alternative. La realtà regionale non si discosta molto da quella italiana dove la normativa tende a ridurre il fenomeno dei bambini in carcere;

per quanto riguarda il dato di flusso, gli ingressi dalla libertà di donne in corso dell'anno è di 449, di cui 255 sono gli ingressi di donne straniere circa il 57 per cento, rispetto ad un 58,7 per cento dell'anno precedente;

come viene evidenziato dai dati sopra riportati il sovraffollamento pregiudica di fatto ogni possibilità di percorso riabilitativo dei detenuti, così come previsto dalla Costituzione, e aggrava la condizione sanitaria, causando pericoli di contagi e pandemie. In generale, a fronte di un indice nazionale di sovraffollamento del 149,5 per cento, in Emilia-Romagna si riscontra un indice superiore al 185 per cento, che rende la regione quella con le strutture penitenziarie più sovraffollate d'Italia;

tale situazione rende contestualmente insostenibili le condizioni di lavoro del personale di Polizia penitenziaria, già alle prese con una consolidata condizione di organici sottodimensionati;

nell'aprile 2009, a seguito della riunione della commissione regionale per l'area dell'esecuzione penale adulti, il presidente della regione, Vasco Errani, ha scritto al Ministro della giustizia Angelino Alfano, sottolineando la difficile situazione degli istituti penitenziari dell'Emilia-Romagna e chiedendo un intervento urgente;

il Piano carceri per l'Emilia-Romagna dovrebbe riguardare i 12 istituiti penitenziari. Lo scopo è quello di elevare a oltre 4.000 posti la capienza delle carceri emiliano-romagnole, per questo sarebbero previsti lavori di ristrutturazione e ampliamento delle strutture già esistenti. Tra gli interventi più significativi, il completamento del carcere di Forlì, i lavori di completamento del penitenziario di Rimini, la fine dei lavori al carcere di Parma che vede altri 200 posti, in 4 sezioni. Ulteriori padiglioni nelle varie strutture porteranno 150 posti a Modena, 200 a Piacenza, 200 a Parma, 200 a Ferrara e 200 a Bologna. Di tutti questi interventi, risultano già appaltati quelli di Modena (previsto completamento dei lavori tra un anno e mezzo); a Piacenza si sta valutando la possibilità di una gara d'appalto, mentre tutti gli altri intervenuti sono ancora nella fase di progettazione. Questi numeri, tuttavia, necessitano di ulteriori conferme che, si presume, verranno rese note nel corso del 2010;

la Conferenza regionale «Volontariato Giustizia» dell'Emilia-Romagna ha espresso, in una lettera aperta alle autorità dei vari territori, la preoccupazione per la disastrosa situazione del sovraffollamento delle carceri e, riconoscendosi nelle considerazioni espresse dal Comitato nazionale per la bioetica, con particolare riferimento all'alto numero dei suicidi verificatisi nei primi mesi del 2010, sollecita il Governo perché metta in atto tutti gli strumenti disponibili a promuovere una maggiore applicazione delle misure alternative alla pena;

per quanto attiene alla situazione nella provincia di Modena, al 21 luglio 2010, la pianta organica della polizia penitenziaria prevedeva 226 agenti. Il dato complessivo del personale assegnato contava 188 agenti, compreso il personale distaccato presso le strutture di Castelfranco e Saliceta San Giuliano. Gli agenti effettivamente in servizio presso la casa circondariale di Sant'Anna erano 170, di cui 20 impiegati in funzioni amministrative. Gli agenti, quindi, effettivamente destinati alla vigilanza dei detenuti risultavano 150 a fronte di una popolazione carceraria di 471 detenuti, di cui due terzi extracomunitari;

ad un atto di sindacato ispettivo presentato dall'interrogante sulle condizioni dei detenuti, il personale carcerario e sul piano carceri (4-01762 del 14 luglio 2009) non è stata ad ora data alcuna risposta -:

quali iniziative il Ministro intenda attuare al fine di intervenire sul grave sovraffollamento del sistema carcerario dell'Emilia-Romagna e in particolare dell'istituto di Modena;

se, a fronte della persistente carenza di organico, il Governo non ritenga di prevedere un'ulteriore messa in servizio di personale tecnico (educatori, assistenti sociali, e altri) e di polizia penitenziaria al fine di ottemperare alle attuali previsioni organiche;

quali interventi e con quale tempistica, con il cosiddetto «piano carceri», si preveda di attuare sul carcere di Modena al fine di ovviare all'attuale, insostenibile, sovraffollamento.

(5-03302)

martedì 27 luglio 2010

Rita Benardini interroga Alfano e il presidente del consiglo dei ministri:all'Ucciardone di Palermo i detenuti attendono ance un anno per parlare con un educatore! carcere,governo,detenuti,angelino alfano,giustizia

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI.

- Al Presidente del Consiglio dei ministri, Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute.

- Per sapere

- premesso che:


il 18 luglio 2010, dalle 10,15 alle 15,25, la prima firmataria del presente atto si è recata in visita ispettiva presso la casa circondariale Ucciardone di Palermo accompagnata da Laura Baccaro (Ristretti orizzonti); Gloria Cammarata (ufficio del garante per la tutela dei diritti dei detenuti - regione Sicilia); Michele Recupero (volontario Crivop Onlus); Bruno Di Stefano (volontario; presente soltanto nelle prime due ore) e dai militanti radicali Donatella Corleo e Gianmarco Ciccarelli;

nel corso della visita ispettiva la delegazione è stata accompagnata da Maurizio Veneziano, direttore del carcere e Carlo D'Anna, vice commissario polizia penitenziaria;

nell'istituto di pena in questione gli agenti di polizia penitenziaria previsti in pianta organica dal decreto ministeriale sono 530, mentre quelli effettivamente in servizio risultano essere 370 (160 in meno);

i detenuti presenti sono 700 a fronte di una capienza regolamentare di 430; il 15 per cento circa è rappresentato da stranieri e un altro 15 per cento da tossicodipendenti. Vi sono anche 15 sieropositivi; molto diffuse risultano essere tra la popolazione detenuta le malattie infettive; ciononostante vi è un solo medico e un solo infermiere in servizio;

elevatissimo è il turn-over di detenuti: circa 25 tra ingressi e scarcerazioni ogni giorno; si registra un aumento di circa 30 unità al mese. Circa il 20 per cento dei detenuti ha una permanenza in carcere inferiore a 7 giorni;

gli educatori previsti in pianta organica sono 8, quelli effettivamente in servizio sei;

gli psicologi non sono di ruolo: 3 (a ore) + 8 (a ore) per il presidio nuovi giunti. Un ragazzo di 25 anni, affetto da schizofrenia, non riceve alcuna cura, da più di un mese ha fatto domanda per parlare con psicologo e psichiatra senza ricevere alcuna risposta;

il cosiddetto «Canile» rappresenta il primo approccio per chi viene arrestato, in attesa dell'assegnazione ad una sezione ed è a quel che sembra agli interroganti in tutto e per tutto simile ad un canile degradato. Celle assolutamente prive di arredamento. Dovunque sporcizia e degrado. Alcune celle hanno il gabinetto alla turca. Altre non hanno nemmeno il water. A detta del direttore, nel canile la permanenza non supera le 5 ore;

l'Ottava Sezione è ultimata ma in attesa di collaudo. Destinata ad ospitare 120 detenuti, ma ancora non aperta per carenza di personale (servono 40 unità di polizia penitenziaria);

la terza sezione presenta una struttura fatiscente;

al primo piano sono ubicati 37 detenuti. Sezione cosiddetta «protetta». Divieto d'incontro con altri detenuti. Per questi detenuti sono previsti solo 10 minuti d'aria al giorno, peraltro in un passeggio piccolo, con caldo infernale;

il lavoro è praticamente inesistente, così come le attività trattamentali;

umidità, muffa, tetti e muri scrostati sia all'interno delle celle, sia nella doccia comune;

le celle sono prive di doccia. Wc con muretto a vista dal corridoio. In molte celle lo scarico del bagno non funziona e i detenuti sono costretti a riempire secchi o bacinelle per tirare l'acqua;



in corridoio è presente la doccia in comune. Su 7 docce ne funziona una sola. D'inverno non c'è acqua calda. Condizioni igieniche pietose. Piatti doccia sporchissimi: a detta dei detenuti la candeggina non viene mai passata. È consentito ai detenuti di fare la doccia al massimo tre volte a settimana;

i detenuti ricevono gratuitamente soltanto due rotoli di carta igienica al mese. Tutto il resto devono acquistarlo a proprie spese: anche i prodotti per lavarsi e per pulire la cella, e perfino i sacchetti dell'immondizia (molti detenuti infatti per riporre i rifiuti utilizzano fogli di giornale al posto dei sacchetti);

le domandine per i colloqui spesso restano senza risposta. Un detenuto della cella n. 1 non fa colloqui da 13 mesi;

il barbiere non viene da 7 mesi;

in una cella era presente da solo un detenuto con tubercolosi. Indossa la mascherina ed è tenuto a distanza da tutti (detenuti e agenti);

al secondo piano sono ubicati 11 detenuti. Qui su 7 docce ne funzionano 2 e le condizioni strutturali sono uguali a quelle riscontrate al primo piano;

un detenuto (cella n.8) incontinente e affetto da emiparesi destra, con invalidità al 75 per cento, è senza materasso e non ha i soldi per comprare i pannolini. Vorrebbe un piantone. Ha bisogno di assistenza per lavarsi, per mettere il pannolino;

nella cella n. 7 non funziona la televisione. Sono reclusi un ragazzo di 18 anni, un uomo di 70 anni e un tunisino di 42 anni;

l'unica sezione ad avere le docce in cella è la quarta, che ospita 88 detenuti;

nella sezione settima, due settimana fa ha avuto luogo la protesta dei detenuti con battitura ferri per un'ora, da mezzanotte all'una;

i detenuti che lavorano sono pochissimi e i guadagni irrisori. Il porta vitto guadagna 400 euro al mese. Il barbiere guadagna soltanto 90 euro al mese;

un detenuto di 68 anni, diabetico, con la mano atrofizzata, deve essere operato urgentemente al tendine, è senza piantone. Al figlio, pure lui detenuto, non è consentito di accudirlo;

vi sono molti detenuti tossicodipendenti, sieropositivi e affetti da epatite C;

il detenuto affetto da tubercolosi che ora si trova nella terza sezione, prima stava in questa sezione con altri 10 detenuti, che chiedono invano un controllo medico;

anche qui wc con muretto basso e scarico dell'acqua spesso non funzionante;

un detenuto si è fratturato il piede: portato in ospedale dopo 2 mesi, quando ormai l'osso si era calcificato;

un cardiopatico ha la richiesta firmata dal magistrato per fare la scintigrafia, ma ancora non l'ha potuta fare;

le famiglie vengono alle 4 del mattino per prendere il turno per fare i colloqui e sono costrette ad aspettare all'aperto senza alcuna copertura (al sole o sotto la pioggia). Poi i colloqui iniziano alle 11.00;

la sala colloqui presenta muretto divisore e vetro e al suo interno l'igiene è scarsa; sicché molti detenuti preferiscono rinunciare ad avere colloqui con i figli;

nelle celle sono presenti formiche, scarafaggi, topi («grossi» sottolineano i detenuti);

nel passeggio è stata messa (con i soldi del carcere) una piccola tettoia solo dopo che i detenuti si erano autotassati. Nell'area retrostante il passeggio, su cui si affacciano le celle, sono presenti animali morti e salgono odori insopportabili;

c'è una palestra con attrezzi nuovi che non può essere utilizzata per carenza di personale;



per i detenuti è molto difficile avere un colloquio con gli educatori, a volte le attese possono durare anche 7 mesi;

in alcune celle il sovraffollamento ha raggiunto livelli di guardia: in esse stazionano 12 detenuti in circa 18 mq; e un solo agente controlla ben quattro piani. Nelle celle non ci sono le porte del bagno; né le cosiddette «bilancette» (armadietti) -:

se ritenga di dover provvedere affinché sia adeguatamente incrementato l'organico della polizia penitenziaria in servizio presso la struttura carceraria Ucciardone di Palermo;

se, più in generale, visti gli attuali vuoti d'organico di cui soffre il corpo dei «baschi azzurri», il Governo non intenda richiamare in servizio i quasi 2.000 agenti penitenziari distaccati tra Ministero e il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il cui utilizzo sul campo risulterebbe quanto mai prezioso;

quali iniziative intenda assumere il Governo per intervenire tempestivamente rispetto al grave problema del sovraffollamento nonché alle ancor più drammatiche urgenze edilizie e igienico-sanitarie della casa circondariale di Palermo, per le quali non si può certo aspettare la ancora assai lontana prospettiva di realizzazione del cosiddetto «piano carceri»;

se non intenda disporre la immediata chiusura del reparto chiamato «canile» dove i detenuti stazionano in attesa di essere assegnati alla propria sezione;

per quali motivi non sia stato ancora effettuato il collaudo dell'ottava sezione e se non intenda garantirne l'immediata apertura;

quali interventi si intendano mettere in atto per rendere igienicamente ed ambientalmente accettabile l'attuale struttura carceraria palermitana, nella quale i detenuti scontano di fatto una doppia pena e le stesse condizioni di lavoro degli agenti di polizia penitenziarie e del personale amministrativo risultano essere alquanto difficili;

cosa intendano fare, per quanto di competenza, per garantire il diritto alla salute dei detenuti e, in particolare, entro quali tempi verrà ripristinata un'adeguata assistenza psicologica e psichiatrica;

cosa si intenda fare per garantire ai detenuti l'attività trattamentale, sia essa di studio e/o di formazione e lavoro, atta a preparare il futuro reinserimento sociale dei medesimi previsto dall'articolo 27 della Costituzione;

quali misure urgenti si intendano adottare, promuovere e sollecitare al fine di aumentare l'organico degli educatori che operano nell'istituto di pena in questione;

se non si ritenga di dover urgentemente disporre il completo rifacimento della vetusta ed obsoleta sala-colloqui presente nell'istituto di pena in questione in modo da garantire un miglior contatto umano tra detenuti e familiari e, più in generale, entro quali tempi verrà garantito un normale funzionamento dell'istituto quanto alla manutenzione, al riscaldamento, ai bagni delle celle e all'accesso quotidiano alle docce;

quali provvedimenti intenda adottare affinché vengano garantite ai familiari che si recano a colloquio con i detenuti tempi di attesa tollerabili, da trascorrere soprattutto senza essere esposti alle intemperie del clima;

se ed in che modo si intendano potenziare, all'interno della struttura penitenziaria in questione, le attività di orientamento e formazione al lavoro e di ricerca di posti di lavoro da offrire ai detenuti, in particolar modo per quelli che hanno quasi finito di scontare la pena;

se non intenda intervenire urgentemente per assicurare una migliore circolazione di aria e luce nelle celle degli uomini, anche mediante la rimozione del pesante retino posto sulle finestre; un ricambio più frequente delle lenzuola ed una migliore qualità del cibo;



se corrisponda al vero il fatto che molti detenuti incontrano difficoltà nel ricevere risposta alle cosiddette domandine per ottenere i colloqui;

se all'interno dell'istituto di pena non intenda garantire la presenza di un barbiere con cadenza periodica;

se intenda assicurare al detenuto invalido al 75 per cento e affetto da emiparesi destra l'assistenza di cui ha bisogno;

se sia noto per quali motivi il detenuto cardiopatico che ha ottenuto il permesso dal magistrato per fare la scintigrafia non vi sia stato ancora sottoposto;

per quali motivi recentemente i detenuti della settima sezione abbiano protestato con battitura ferri per un'ora;

quali provvedimenti urgenti si intendano adottare, negli ambiti di rispettiva competenza, affinché siano evitate le trasmissioni di malattie infettive tra detenuti e tra questi e gli agenti;

quali iniziative urgenti si intendano adottare al fine di ricondurre le condizioni di detenzione vigenti all'interno dell'istituto penitenziario palermitano alla piena conformità al dettato costituzionale e normativo.

(4-08155)

sabato 24 luglio 2010

Il senatore Fleres valutera' se costiturisi parte civile contro i responsabili dei suidici dei detenuti. carcere,governo,detenuti,angelino alfano,giustizia

Garante per la tutela dei diritti fondamentali


dei detenuti e per il loro reinserimento sociale.

Via Magliocco, 36‐ 90141 PALERMO

Tel. 091‐7075422 ‐ Fax 091‐7075487

www.garantedirittidetenutisicilia.it

e-mail: garantedetenutisic@alice.it



COMUNICATO STAMPA

(Con preghiera di pubblicazione)


Il Sen. Salvo Fleres, Garante per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti, con


riferimento all’ennesimo suicidio in carcere, verificatosi a Bicocca (CT) ha rilasciato la
seguente dichiarazione:


“Il numero di suicidi nelle carceri italiane è salito a 38 e questo significa che è in atto
una vera strage che riguarda i detenuti, il personale penitenziario e persino i dirigenti


dell’amministrazione.


Ogni ulteriore ritardo circa l’adozione di provvedimenti che favoriscano lo
sfollamento,l’adeguamento degli organici di Polizia penitenziaria, di educatori e
psicologi, la realizzazione di nuovi penitenziari e, soprattutto, un più ampio ricorso
alle pene alternative costituisce un grave attentato alla civiltà giuridica democratica e
alla dignità del nostro Paese.


L’Ufficio del Garante dei diritti dei detenuti, da questo momento in poi, valuterà la


possibilità di costituirsi parte civile, contro gli eventuali responsabili di questi tragici fatti
e degli altri episodi di violenza che, quotidianamente, si verificano in tutte le carceri”.



Grato per la cortese ospitalità



Palermo, 23 luglio 2010



IL GARANTE


(Sen. Dott. Salvo Fleres)

venerdì 23 luglio 2010

Fiano e Andrea Orlando.PD interrogano Alfano sulla carenza di educatori nelle carceri italiane,attendiamo la calendarizzazione dell'atto ispettivo. carcere,governo,detenuti,angelino alfano,politici,giustizia

Seduta n. 357 del 22/7/2010




...



GIUSTIZIA



Interrogazioni a risposta in Commissione:



FIANO e ANDREA ORLANDO.

- Al Ministro della giustizia.

- Per sapere

- premesso che:

la drammatica situazione di sovraffollamento dei nostri istituti penitenziari, con ormai 70.000 ristretti su una capienza di 45.000, sta determinando gravissimi problemi sia in ordine alla vita dei detenuti

che al lavoro del personale penitenziario ed in particolare alle attività svolte dalla polizia penitenziaria;

nonostante il Corpo della polizia penitenziaria sia sotto organico, con una carenza di oltre 5000 unità e più volte sia stato assicurato dai rappresentanti del Governo l'imminente aumento di 2000 unità, a tutt'oggi non c'è stato alcun intervento e le condizioni di lavoro risultano ormai al limite della legalità;

attualmente oltre 40 istituti penitenziari sono privi di un direttore titolare;

rispetto alle piante organiche anche le altre categorie di personale risultano abbondantemente sotto organico: mancano gli psicologi, nonché oltre 370 educatori, 500 assistenti sociali, 300 contabili, 1000 collaboratori di istituto 300 tecnici;

risulterebbero, alla luce di queste gravi carenze di organico, oltre 4000 agenti in servizio presso strutture esterne agli istituti di prevenzione e pena: 804 al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, 1.198 presso uffici e servizi in Roma, 756 presso i provveditorati regionali dell'amministrazione penitenziaria, 148 presso gli uffici territoriali per l'esecuzione penale esterna, 658 presso le scuole di formazione del personale, 456 sono addetti ai bar e agli spacci all'interno degli istituti, 184 presso altri enti ed uffici giudiziari -:

quale sia il piano del Governo per colmare le carenze di organico evidenziate e quali siano i tempi di realizzazione;

se il Ministro non ritenga opportuno ed urgente intervenire affinché venga ridotto il numero di agenti di polizia penitenziaria assegnati a compiti diversi da quelli di istituto, ridistribuendo detto personale sul territorio e, in particolare, in quelle realtà dove è più sentita la carenza di personale, in modo da alleggerire il carico di lavoro di quei lavoratori che spesso sono costretti ad effettuare turni massacranti e a non godere dei riposi e delle ferie per assicurare la sicurezza e la legalità all'interno delle carceri italiane.

(5-03278)

mercoledì 21 luglio 2010

Il comitato scrive ad Alfano,al Parlamento e ai sindacati su assunzione educatori penitenziari concorso. carcere,detenuti,angelino alfano,governo,politici

Lettere: Comitato educatori penitenziari; una “lettera aperta” al ministro Alfano e al Parlamento

Lettera alla Redazione, 19 luglio 2010



Il Comitato vincitori idonei del concorso per educatori penitenziari, basito per l’irragionevole e indegno atteggiamento tenuto dal Governo rispetto all’emergenza scoppiata ormai da tempo nelle nostre carceri causa di disagio e di morte di detenuti e di operatori penitenziari civili e militari, vuole segnalare altri due gravissimi fatti che stanno avvenendo in questo periodo e che continuano a perpetrare questo scempio sotto gli occhi di noi tutti.

È oramai dall’inizio della vigente legislatura che si parla di un certo Piano Carceri - ancora tutto da scoprire! - e di un ricorso massiccio alle misure alternative alla detenzione, ciò di cui però il Governo evita accuratamente di dire e di fare è un serio programma volto all’assunzione di un adeguato numero di educatori penitenziari nelle carceri italiane, grazie solo ai quali si possono porre in essere le opportune relazioni che consentono l’accesso alle misure alternative alla detenzione, e allo stesso tempo, per coloro che non possono usufruire di dette misure, l’educatore è la figura professionale preposta all’organizzazione e alla realizzazione di tutti quei percorsi rieducativi previsti dalla nostra Costituzione affinché l’esperienza carceraria diventi un proficuo momento di passaggio verso il futuro reinserimento sociale. In realtà nell’ormai lontano 2003 veniva indetto un concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di Educatore, Area C, posizione economica C1, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16 aprile 2004.

Dopo ben quattro anni di procedura concorsuale, il 15 dicembre 2008 nel Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia n. 23, veniva pubblicata la graduatoria ufficiale definitiva del suddetto concorso. Conseguentemente,nel Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia n. 12 del 30 giugno 2009 veniva avviata la procedura di assunzione soltanto dei primi 86 vincitori del suddetto concorso a cui seguirono altre 16 vincitori a causa delle rinunce avutesi, come da Bollettino Ufficiale n. 16 del 31 agosto 2009.

Infine, il 12 aprile del 2010 avveniva l’assunzione dell’ultima trance rimanente ovvero dei restanti 295 vincitori. In tale data, con qualche aggiunta successiva, sono emerse ben 45 rinunce tra i vincitori. Le 45 unità quindi rimaste scoperte immediatamente avrebbero potuto essere coperte tramite scorrimento della vigente graduatoria, ma, dopo la data del 24 maggio 2010,data in cui, tramite comunicazione scritta, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria invitava gli idonei utilmente collocati, a redigere in ordine di preferenza, un fax contenente le sedi rimaste vacanti dalle rinunce, non si hanno più notizie circa l’assunzione di questi 45 idonei per la quale gli uffici competenti al momento non danno una data né nessuna risposta in merito alle assunzioni.

Stando così le cose, ci chiediamo per quale motivo non si procede con il completamento dell’assunzione visto che per i 45 idonei non deve essere stanziato neanche un Euro in più rispetto a quanto già fatto in occasione dell’assunzione dei 295 vincitori suddetti dato che questi 45 idonei subentrano per rinuncia? Inoltre, neanche la paventata riduzione delle piante organiche o il blocco delle assunzioni può sortire effetto sulla mancata assunzione dei 45 educatori in attesa da ben sette anni, stando al fatto che il procedimento che li riguarda è un refuso di un iter già avvito avulso da tali situazioni di tagli, riduzioni, blocchi e chi più ne ha più ne metta? Perché questa importantissima forza lavoro (praticamente già compresa nel budget delle recenti assunzioni) non viene assunta immediatamente e utilizzata in un momento così tragico per le nostre carceri?

Non potendo, evidentemente, addurre motivazioni di ordine finanziario, qual è la spiegazione di cotanta vergognosa e indecorosa mancata assunzione dei 45 idonei? Quante altre morti, sofferenze, disagi, violenze, deprivazioni dovranno avvenire? Adesso basta con le chiacchiere, non si può più attendere, si assumano subito questi 45 educatori in attesa, soprattutto ora, momento in cui anche una sola unità di tale profilo professionale, visto il suo compito, rappresenta una preziosa risorsa, senza contare che secondo uno studio condotto di recente, nonostante queste ultime assunzioni, mancano ancora ben 609 educatori. Inoltre, in occasione del riesame del ddl 3290 bis sulla detenzione domiciliare alla Commissione Giustizia questo Comitato ritiene necessario svolgere alcune osservazione.

Un provvedimento importante come il ddl Alfano che vede quale punto centrale per la risoluzione del sovraffollamento carcerario la misura alternativa alla detenzione concessa, per i soggetti già detenuti, sulla base della relazione comportamentale dell’istituto, richiede, necessariamente, un adeguamento del personale dell’area deputata al trattamento, in quanto a fronte di una popolazione detenuta che ha ormai raggiunto quota 68.021 detenuti, la carenza di personale educativo rischierebbe di provocare una vera e propria implosione del sistema penitenziario.

L’elevatissimo numero di detenuti non ha un corrispondente aumento del numero degli educatori, cosicché il rapporto detenuti/educatori risulta sempre più alto, come emerso da uno studio condotto da Carcere Possibile Onlus, secondo cui, ad oggi il rapporto educatore/detenuto è di circa 1 a 1000 . Questa ormai insostenibile e inaccettabile discrasia comporta che ad ogni educatore spetta l’osservazione di un numero di reclusi troppo elevato con la conseguenza di poter dedicare una quantità di tempo ed attenzione via via inferiore ad ognuno di essi.

Il risultato è che non sempre è possibile per il personale portare a termine le relazioni osservative che costituiscono parte integrante del percorso carcerario dei singoli individui e che sono necessarie per potere inoltrare istanze di affidamento o richieste di detenzione domiciliare. Perciò c’è chi rimane in carcere per “l’insufficienza della documentazione prodotta”.

Orbene, se già ora le relazioni giungono in ritardo non si comprende come possa riuscire il ddl Alfano, senza l’incremento di personale educativo, fare i conti con la realtà penitenziaria. Con queste cifre non sarà possibile attuare il ddl Alfano perché non si potrà rispondere tempestivamente alle incombenze del personale pedagogico interessato alla produzione delle relazioni comportamentali ex art. 1 comma 3.

L’incremento di unità di personale pedagogico è condizione imprescindibile per la concreta applicazione di quanto previsto nel ddl 3290bis. Pochi educatori significa: poche relazioni da inviare alla magistratura di sorveglianza, impossibilità di attuare il trattamento, inasprimento delle condizioni di detenzioni.

L’affermazione dell’Onorevole Caliendo di utilizzare i fondi stanziati in finanziaria, esclusivamente, per l’assunzione di duemila agenti di polizia penitenziaria è certamente degna di rispetto ma, appare insufficiente per fronteggiare la situazioni di invivibilità in cui versano le carceri italiane, affinché l’esperienza carceraria non assuma solo carattere custodiale e punitivo, come avviene ormai da troppo tempo vista la cronica carenza di educatori.

Il carcere non può solo “sorvegliare e punire” ma deve soprattutto rieducare. Valorizzando esclusivamente, l’aspetto custodiale della pena si rischia di violare il dettato dell’art. 27 della Costituzione e si rendere il carcere un momento di vita privo di qualsiasi carattere valoriale positivo e propositivo in vista del futuro ritorno nella società. In molti Istituti le attività trattamentali sono ridotte all’osso, i detenuti di conseguenza passano l’intera giornata nelle celle imprigionati in un tempo eterno.

Questo stato di immobilità delle attività trattamentali si ripercuote sulla vivibilità dell’intero sistema penitenziario contribuendo ad aumentare lo stato di frustrazione ed aggressività generato dalle pratiche deresponsabilizzanti e infantilizzanti che riducono all’impotenza.

Recenti studi sull’aggressività hanno evidenziato che la condizione psicologica di chi non fa niente si risolve nel puro e semplice aspettare con conseguente degrado psichico e aumento dello stato di frustrazione e la frustrazione genera aggressività.

Infatti, numerosissime sono state negli ultimi anni aggressioni ad agenti penitenziari (vedi Carcere di Genova, Porto Azzurro, Napoli Poggioreale, Palermo Ucciardone) e l’incremento del personale deputato al trattamento sarebbe d’aiuto agli agenti penitenziari in quanto rappresenterebbe un canalizzatore dell’aggressività.

Inoltre, questo Comitato ritiene che l’articolo aggiuntivo Schirru-Ferranti che esclude il Dap dalla riduzione della pianta organica e dal blocco delle assunzioni costituisce una vera e propria presa di coscienza dell’assunto secondo il quale non può esserci alcun miglioramento delle condizioni di detenzione senza l’incremento di personale educativo.

Per un sistema in crisi per il quale il Governo ha ritenuto di dover dichiarare lo stato di emergenza occorre prendere impegni seri e concreti ed invece fino ad ora il ddl Alfano corre il rischio di rimanere senza braccia per l’eliminazione di quegli articoli che rappresentano il collegamento norma-realtà, in quanto manca la copertura finanziaria.

Ed allora facciamo due conti e vediamo se quadra il bilancio: quanto costa un detenuto allo Stato? Ogni detenuto costa allo stato, giornalmente 112 euro. Le persone in carcere sono circa 70 mila, pertanto lo stato spende in media 8,5 milioni di euro al giorno.

In un’analisi di costi e benefici una riduzione della popolazione carceraria porterebbe, matematicamente, ad un considerevole risparmio di spesa pubblica . Inoltre, un programma di trattamento individualizzato che si conclude con l’espiazione della pena in misura alternativa previene la recidiva. Infatti l’ultima ricerca sul Rapporto Misure Alternative e Recidiva presentato al convegno del 19 marzo 2010 tenutosi a Roma evidenzia che solo il 14,6% delle persone che scontano la parte conclusiva della condanna in misura alternativa commette un nuovo reato contro il 67% di chi espia tutta la pena in carcere.

Ancora da studi effettuati emerge che il 75% dei detenuti che non hanno potuto effettuato un percorso riabilitativo o rieducativo torna a delinquere, la percentuale di recidiva si abbassa al 35% per chi ha potuto seguire un percorso formativo- riabilitativo. Ci e Vi domandiamo: Quanto risparmierebbe lo Stato nel medio e lungo termine se avesse il coraggio di investire sulla rieducazione?

Per i motivi suesposti, riteniamo che il Dap debba predisporre immediatamente l’assunzione dei 45 idonei suddetti ed il Governo debba predisporre celermente un piano straordinario di assunzioni di educatori penitenziari da attingersi dalla vigente graduatoria del concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di educatore, area c, posizione economica c1, indetto con pdg 21 novembre 2003.

Una scelta in tal senso rappresenterebbe la chiave di volta per un chiaro e ben preciso impegno di responsabilità affinché la drammatica situazione che affligge il pianeta carcere possa finalmente essere affrontata in maniera seria ed efficace.



Anna Fasulo

Comitato vincitori e idonei concorso educatori penitenziari

Carcere in Campania, oltre il tollerabile, il rapporto tra educatori e detenuti nel carcere di Poggioreale è di circa 1 a 200. Rieducare i detenuti?Alfano e Ionta sanno cosa sia!?! giustizia,governo,angelino alfano,detenuti

Carcere in Campania, oltre il tollerabile



La regione conta oggi 8 mila detenuti, per una capienza di poco più di 5 mila posti, larga parte dei quali è in attesa di giudizio e ha un'età inferiore ai trentanove anni.

Mai come in questo periodo il carcere attraversa una fase di crisi. Una crisi riconosciuta dallo stesso governo con la proclamazione a gennaio di quest'anno dello stato di emergenza e da larga parte delle forze politiche.

Nel carcere sono oggi presenti quasi 70mila detenuti e la situazione è certo peggiore di quella che quattro anni fa convinse a ricorrere ad un provvedimento di indulto. La Campania conta oggi oltre 8mila detenuti, (per una capienza di poco più di 5mila posti), larga parte dei quali è in attesa di giudizio e ha una età inferiore a trentanove anni.

Per testimoniare la rapida espansione del sistema penitenziario campano è sufficiente una rapida carrellata di cifre.

Nel dicembre 2005 i detenuti presenti erano 7.310, con l'indulto sono scesi a circa 5mila. A marzo 2010 è stata superata per la prima volta la quota di 8.000 presenze (8.063). Negli ultimi diciotto mesi (2009 -2010) si sono registrati dieci suicidi, centocinque tentati suicidi e quattrocentosessantuno episodi di autolesionismo.

Si registrano in alcuni dei nostri istituti situazioni che vanno ben al di là del tollerabile.

Si pensi al carcere di Poggioreale, dove nelle celle si arriva sino a dodici persone, che ha un numero di detenuti pari al doppio della sua capienza.

Uno scenario gravissimo se si pensa che il presidente del Tribunale di Sorveglianza di Napoli è arrivato a chiedere per iscritto alla amministrazione penitenziaria che la direzione della Casa Circondariale di Poggioreale si attivi con pronta sollecitudine per eliminare ogni possibile situazione di contrasto con l'articolo 27 della costituzione e con l'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, informandone tempestivamente questo magistrato di sorveglianza".

Preoccupa soprattutto l'incapacità di offrire risposte convincenti nel breve periodo. Il cosìddetto Piano carceri del Governo prevede l'ampliamento del carcere di Poggioreale con un aumento di 220 unità nel padiglione Firenze, laddove vi sono 1.300 in più rispetto la capienza.

Il numero di figure sociali impegnate negli istituti di pena appare a dir poco insufficiente. Secondo i nostri calcoli, il rapporto tra educatori e detenuti nel carcere di Poggioreale è di circa 1 a 200.

Lo scenario è complicato dal fatto che la realtà penitenziaria campana è attraversato dalla riforma della sanità penitenziaria. Una riforma, del 2008, che ha sancito il passaggio delle competenze della sanità al sistema sanitario nazionale e che doveva rappresentare un miglioramento delle condizioni della popolazione detenuta.

Una popolazione, vale la pena ricordarlo, in cui circa il 33 per cento è tossicodipendente e il 65 per cento è affetto da patologie croniche.

Questa riforma procede a rilento, nonostante non si possa dire che questa volta il sistema sanitario regionale non si sia attivato.

Anzi. Ma si è dovuto fare i conti con due criticità, l'obsolescenza del sistema della sanità penitenziaria e l'ambiguità dei rapporti di lavoro al suo interno e dall'altro il ritardo con cui il governo ha trasferito le risorse necessarie.

Solo a fine 2009 sono stati trasferiti in Campania i circa 6milioni di euro già anticipati dalla Regione, mentre per le risorse future lo scenario è ancora incerto. In una regione dove sono presenti tra l'altro due Cdt (a Poggioreale e Secondigliano), con detenuti affetti da Hiv, un reparto di osservazione psichiatrica e due Ospedali psichiatrici giudiziari, Aversa e Napoli.

E a proposito di questi ultimi, dobbiamo ricordare che a novembre 2009 una nostra delegazione accompagnata da un consigliere regionale segnalava il caso di un internato nudo nella propria cella, piena di escrementi, e il caso di un malato a letto di coercizione dopo aver tentato il suicidio.

E l'11 giugno scorso la Commissione di inchiesta sull'efficacia del sistema sanitario, presieduta dal presidente Marino, ha effettuato una visita nell'Opg di Aversa, in compagnia dei Nas, e ha espresso un giudizio fortemente negativo sull'intera struttura.

A nostro avviso, ferma restando la necessità di interventi deflattivi di tipo normativo, è possibile aumentare il numero di figure sociali attraverso un potenziamento dell'intervento del terzo settore, promuovere il ricorso alle misure alternative alla detenzione e consolidare il passaggio della riforma della sanità penitenziaria, intervenendo in particolare nell'area del contrasto alle dipendenze e della salute mentale.

Se qualcuno ha poi altre proposte, ben vengano, perchè tutto ci si può permettere in questa fase, tranne che l'immobilismo.

Rita Bernardini interroga Alfano sulle condizioni disastrose e sulla carenza di educatori del carcere San Sebastiano,Sassari. carcere,governo,detenuti,angelino alfano

Interrogazione a risposta scritta:




BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI.

- Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute.

- Per sapere

- premesso che:

l'interrogante, assieme alla segretaria dell'associazione radicale «Il detenuto ignoto» Irene Testa e a Maria Isabella Puggioni esponente radicale di Sassari, il giorno 12 luglio 2010 ha effettuato una visita di sindacato ispettivo presso la casa circondariale di San Sebastiano di Sassari;

sotto la guida del comandante Fusco Cataldo (che non ha ancora avuto il decreto di nomina), l'interrogante ha potuto parlare tanto con i detenuti quanto con gli agenti, verificando le condizioni di esecuzione della pena;

nell'istituto, a fronte di 95 posti letto disponibili nelle celle, sono accalcati 208 detenuti di cui 43 in attesa di 1o giudizio, 32 appellanti, 9 ricorrenti, 121 definitivi, 1 scarcerato «senza uscita fisica»; delle 54 celle dell'istituto, 20 sono interessate da lavori perciò nelle 34 celle disponibili per un totale di 552 metri quadrati si trovano a vivere i 208 detenuti che hanno in media 2,65 metri quadri a testa;

144 detenuti sono tossicodipendenti e anche le diagnosi psichiatriche sono decine; a fronte di un quadro sanitario così compromesso, il personale medico ed infermieristico è del tutto insufficiente e, ad aggravare la situazione, c'è da sottolineare il fatto che ancora non è stato effettuato il passaggio dalla sanità penitenziaria a quella del servizio sanitario nazionale. Ciò determina un quadro di incertezza anche su come nel 2011 avverrà il finanziamento di tutto il settore sanitario del carcere, personale compreso;

i detenuti trascorrono nelle celle sovraffollate 20 ore al giorno senza svolgere alcun tipo di attività; la presenza all'aperto si svolge in passeggi angusti e arroventati perché coperti da una rete metallica arrugginita che con il sole estivo si surriscalda all'inverosimile: il detenuti le chiamano «gabbie»;

nelle celle del piano terra, ciascuna di circa 7 metri quadrati e perciò destinate in origine ad ospitare una persona, convivono tre detenuti; considerata la superficie occupata dal letto a castello, dal tavolo, dagli sgabelli e dai miseri mobiletti, non c'è lo spazio fisico per muoversi. Dato lo scarso rifornimento da parte dell'amministrazione di stracci e detersivi, le celle - già fatiscenti - sono sporche e maleodoranti; la presenza di scarafaggi è all'ordine del giorno e, non di rado, circolano anche topi;

i servizi igienici interni alle celle in tutto l'istituto si caratterizzano per l'assenza di alcun tipo di lavabo e sono costituiti da semplici tazze alla turca che insistono - separati solo da bassi muretti divisori - nello stesso ambiente dove i detenuti cucinano, mangiano, passano il tempo, dormono;

dopo l'ulteriore taglio delle mercedi, sono veramente pochissimi i ristretti che hanno la fortuna di poter lavorare e i pochi che hanno questa opportunità, che riguarda esclusivamente impieghi che non offrono
alcuna opportunità di imparare un mestiere utile per l'esterno, lo fanno per pochi spiccioli al mese;

fa parte dello sfascio gestionale dell'istituto - privato dall'amministrazione centrale dei mezzi indispensabili di sussistenza - anche la sensibile carenza dell'organico degli agenti di polizia penitenziaria, degli educatori e degli psicologi;

nel quadro sopra descritto, è facile che accadano (e accadono) episodi di inqualificabile disfunzione burocratica che pesano in modo insopportabile dal punto di vista umano sulle già disperate condizioni di vita dei detenuti:

in una cella fatiscente e sporca (ex transito) di circa 24 metri quadrati sono sistemati in 9 in tre letti a castello a due piani e un letto a castello a tre piani; nella cella convivono diverse etnie: 2 nigeriani, 1 liberiano, 4 marocchini e due italiani; solo uno di loro lavora per 3 giorni alla settimana;

in un'altra cella di 7 metri quadrati (secondo braccio) ci sono tre detenuti che dispongono di un letto a castello a tre piani; wc alla turca separato da un muretto; la cella è sporca buia e maleodorante; un detenuto afferma che i topi escono dal gabinetto alla turca e non è raro trovare gli scarafaggi sotto i materassi; anche i piccioni entrano dalle finestre del corridoio del padiglione rilasciando i loro escrementi; per i 23 detenuti del braccio c'è una sola doccia fatiscente; un detenuto racconta che alcuni giorni prima gli era caduto il finestrone della doccia sulle spalle;

al III braccio un detenuto racconta di aver avuto un rapporto disciplinare per aver protestato quando gli agenti hanno portato il terzo «ospite» nell'angusta cella; per punizione è stato escluso dalle attività ricreative per 10 giorni;

cella n. 13: un detenuto racconta «sto morendo giorno dopo giorno» e dice che vorrebbe andare in una casa di lavoro per aiutare con un po' di soldi le sue bambine piccolissime che stanno a Bergamo;

cella n. 16: c'è il muschio alle pareti tanta è l'umidità; un detenuto è affetto da cirrosi epatica e racconta che in cella circolano scarafaggi enormi e vespe;

l'area verde per gli incontri con i figli o parenti minori non esiste;

un nuovo carcere che dovrebbe rimpiazzare l'utilizzo del vetusto carcere San Sebastiano di Sassari (costruzione risalente al XVII secolo) è in costruzione dal 2005 nel vicino comune di Bancali. Secondo le più ottimistiche previsioni, tale nuovo carcere sarebbe dovuto entrare in funzione nel 2011;

quando sarà pronto, il nuovo carcere potrà ospitare 250 detenuti comuni, 100 in alta sicurezza, 15 in semilibertà, 50 protetti, e 15 donne. Inoltre, nel progetto è previsto un caseggiato per gli agenti da 80 posti, e 6 alloggi di servizio. Al momento non sembrano esservi previsioni circa il numero del personale che vi verrà impiegato, né se saranno realizzate le infrastrutture necessarie ad assicurare il trasporto del personale e dei parenti in visita;

l'impresa che sta costruendo tale nuova struttura penitenziaria a Bancali è la ditta Anemone, che per l'opera, i cui lavori sono stati affidati con procedura di urgenza, iniziati nel dicembre 2005 e non ancora conclusi, ha già incassato 26 milioni di euro per stati di avanzamento, ovvero il 35 per cento dell'importo totale dell'appalto;

attualmente i lavori sulla struttura sono però sospesi e la stessa è posta sotto sequestro, per via delle note vicende giudiziarie in cui è implicata la ditta Anemone, né se ne prevede la ripresa da parte della stessa ditta o di altra debitamente incaricata -:

quali provvedimenti intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di San Sebastiano e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

cosa intenda fare per colmare la carenza di organico del personale: agenti, educatori e, nei limiti di competenza, psicologi;

cosa intenda fare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria, per accelerare il passaggio della sanità penitenziaria al servizio sanitario nazionale e per garantire finanziamenti adeguati per l'anno prossimo;

in che modo si intenda affrontare - nella situazione igienico-sanitaria sopra descritta del carcere di San Sebastiano e, in particolare, nell'attuale periodo estivo - il rischio di diffusione di malattie infettive;

in particolare, quali provvedimenti immediati intenda mettere in atto per aumentare gli spazi di vivibilità delle celle fino a farli divenire degni di un essere umano; per fare in modo che i detenuti non siano costretti a trascorrere nell'ozio e nella sporcizia 20 ore della loro giornata; per stanziare i fondi necessari almeno per la manutenzione ordinaria delle celle, delle docce, dell'immondo spazio wc, dei passeggi e delle caserme degli agenti; per garantire ai minori in visita ai propri genitori detenuti spazi adeguati secondo le normative vigenti;

quali informazioni sia in grado di fornire sul costruendo carcere di Bancali specificando quale sarà l'organico previsto per le diverse funzioni e se si stiano realizzando le infrastrutture necessarie ad assicurare il trasporto del personale e dei parenti in visita nel piccolo comune in provincia di Sassari;

relativamente a quest'ultima struttura, come intenda gestire la fase di completamento delle opere non ancora concluse, entro quali tempi ne preveda il completamento, e quale sarà l'ammontare totale degli investimenti.

(4-08101)

lunedì 19 luglio 2010

CARCERI: FLERES, SONO INVIVIBILI, VA FERMATA ONDATA SUICIDI,OCCORRONO NUOVI EDUCATORI E PSICOLOGI. giustizia,angelino alfano,detenuti,governo

CARCERI: FLERES, SONO INVIVIBILI, VA FERMATA ONDATA SUICIDI


(AGI) - Palermo, 19 lug. - “Il caldo, il sovraffollamento, la carenza di personale e la inadeguatezza delle carceri sono alcune delle problematiche che rendono invivibili le strutture penitenziarie”. Lo afferma il senatore del Pdl Salvo Fleres, garante dei diritti dei detenuti in Sicilia, dopo l’ultimo decesso, ieri a Caltanissetta, dove si e’ suicidato un detenuto, Rocco Manfre’, in cella da soli due giorni. Secondo Fleres, “a poco valgono le circolari del dipartimento contenenti indicazioni per affrontare questi mesi estivi quando le strutture non sono in grado di garantire neanche l’ordinaria amministrazione. Le poche iniziative intraprese dal Governo devono immediatamente essere supportate da altre ormai divenute improcrastinabili. Il piano carceri, l’assunzione di psicologi ed educatori, il concorso per il personale di polizia penitenziaria, il ricorso a forme alternative al carcere, laddove possibili, sono delle misure da adottare con la massima sollecitudine”. Il garante parla di condizioni che “evidenziano palesi violazioni di legge del tutto ignorate dalla magistratura che interpreta l’obbligatorieta’ dell’azione penale con scandalose discriminazioni che non possono piu’ essere taciute ne’ ignorate dal ministero della Giustizia che, cosi’ stando le cose, rischia di diventare complice di quella che, ormai, puo’ ben definirsi ‘la strage delle carceri’”. (AGI)

sabato 17 luglio 2010

Motta,interroga Alfano sulla carenza di agenti ed educatori nelle carceri dell'Emilia Romagna

Seduta n. 353 del 15/7/2010




GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:



MOTTA.

 - Al Ministro della giustizia.

 - Per sapere

 - premesso che:

il sistema penitenziario della regione Emilia-Romagna ha una capienza regolamentare di 2.393 detenuti a fronte di una previsione organica di 2.401 agenti di polizia penitenziaria e 552 unità di personale dirigenziale e tecnico (direttori, contabili, educatori, assistenti sociali, e altri);

oggi nelle carceri della regione sono detenute 4.539 persone (+189 per cento) a fronte di una presenza organica di soli 1.746 agenti di polizia penitenziaria (- 28 per cento) e 290 tra personale dirigenziale e tecnico (- 48 per cento);

grave, in particolare, risulta essere la carenza di organico nel carcere di Parma dove le unità in difetto rispetto alla dotazione organica sono 131 a fronte di una popolazione carceraria che è al 140 per cento della capienza consentita;

rispondendo ad una precedente interrogazione (n. 5-01170, a prima firma dell'odierno interrogante) il Governo aveva assicurato «un piano straordinario di assunzioni in modo tale da consentire al personale, chiamato a svolgere un'attività estremamente impegnativa, delicata e rischiosa, condizioni lavorative meno stressanti»;

notizie riportate dalla stampa locale in data 13 luglio 2010 riferiscono al contrario che nei prossimi giorni prenderanno servizio presso le carceri dell'Emilia-Romagna soli 15 agenti, nessuno dei quali risulterebbe assegnato al carcere di Parma;

la gravità di tale situazione è confermata dal fatto che dall'inizio dell'anno è stato registrato, in regione, il ferimento, con prognosi superiore ai cinque giorni, di dieci agenti, di cui otto a Parma;

il cosiddetto «piano carceri» prevede l'aumento della capienza regolamentare del sistema carcerario dell'Emilia-Romagna di 1.240 posti entro il 2012 per far fronte al sovraffollamento;

tale aumento di capacità, benché auspicabile, rischia tuttavia di aggravare la già precaria situazione qualora non si provvedesse alla completa copertura delle posizioni in organico attualmente scoperte e ad un loro ampliamento in vista dell'aumento della popolazione carceraria -:

quali azioni il Ministro interrogato intenda attuare al fine di intervenire sul grave sovraffollamento del sistema carcerarlo della regione Emilia-Romagna e in particolare dell'istituto di Parma;

se e in che termini l'amministrazione penitenziaria abbia provveduto alle assunzioni annunciate nella risposta alla precedente interrogazione n. 5-01170 a cui il Governo ha risposto in II Commissione il 2 dicembre 2009;

se, a fronte della persistente carenza di organico, il Governo non ritenga di prevedere all'ulteriore messa in servizio di personale tecnico (educatori, assistenti sociali, e altri) e di polizia penitenziaria al fine di ottemperare alle attuali previsioni organiche;

quali Interventi e con che tempistica, con il cosiddetto «piano carceri», si preveda di attuare sul carcere di Parma al fine di ovviare all'attuale, insostenibile, sovraffollamento.

(5-03244)