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Sign for Aiutaci a garantire l'effettiva applicazione dell'art. 27 Cost.(funzione rieducativa della pena)

Mercoledi',23 Marzo 2011: interrogazioni per l'assunzione degli educatori penitenziari

Mercoledi',23 Marzo 2011,

(rinvio del 16 Marzo 2011)

in commissione giustizia discussione delle interrogazioni orali per l'assunzione degli educatori penitenziari.


5-04298 Cassinelli: Sull’iter del concorso pubblico per educatore penitenziario


5-04314 Ferranti: Questioni relative all’assunzione dei vincitori del concorso per educatore penitenziario




Per leggere il testo delle interrogazioni vai su news giornaliere o etichetta interrogazioni parlamentari




Carceri:necessario assumere educatori,assistenti e psicologi.

26 agosto 2010



Giustizia: Bernardini (Radicali); basta morti in carcere, varare in fretta misure deflattive



“Il tempo dell’illegalità e dell’inciviltà carceraria italiana è scandito ad un ritmo impressionante dalle morti, dai suicidi. Dico al Governo e ai miei colleghi parlamentari che così numerosi hanno partecipato all’iniziativa del Ferragosto in carcere, che occorre fare in fretta a varare, intanto, misure adeguate a decongestionare la sovrappopolazione carceraria”. Lo afferma Rita Bernardini, deputata Radicale, membro della Commissione Giustizia della Camera, dopo la morte di un detenuto a Sulmona. “Il disegno di legge Alfano - così come svuotato dalla Commissione Giustizia della Camera - non serve a spegnere l’incendio di disperazione e di morte che sta divampando - prosegue.Affidare infatti ai Tribunali di sorveglianza la valutazione della pericolosità sociale e l’idoneità del domicilio per consentire di scontare ai domiciliari pene residue sotto i 12 mesi, significa paralizzare tutto: la valutazione arriverà troppo tardi! Si dia ai direttori degli istituti penitenziari questo compito che saprebbero fare meglio e più in fretta dei magistrati di sorveglianza. Ridimensionata almeno un po’ la popolazione detenuta, occorre immediatamente riformare il sistema come previsto dalle mozioni approvate in gennaio dalle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama a partire dallo stop all’uso indiscriminato della carcerazione preventiva e alla depenalizzazione dei reati minori, per arrivare alle misure e pene alternative che si rivelano molto più efficaci del carcere ai fini della rieducazione e del reinserimento sociale, all’adeguamento degli organici penitenziari (agenti, educatori, psicologi, assistenti sociali), alle possibilità di lavoro per i detenuti, agli istituti di custodia attenuata dove i tossicodipendenti possano curarsi”.





5 luglio 2010





Carceri: Favi, "Bene Tg2, condizioni indegne per detenuti e lavoratori"



Dichiarazione di Sandro Favi responsabile Carceri del Partito Democratico



L’inchiesta del Tg2 sulla drammatica situazione delle nostre carceri evidenzia ciò che il Partito Democratico denuncia da mesi, e cioè condizioni di vita per i detenuti e per i lavoratori penitenziari del tutto indegne. Quelle viste all’Ucciardone sono situazioni che in realtà riguardano la stragrande maggioranza delle carceri italiane. Le morti in carcere e gli atti di autolesionismo sono segnali inequivocabili: occorre attuare da subito politiche penitenziarie che decongestionino gli istituti. È assolutamente necessario investire sulle misure alternative alla detenzione e sull’aumento di agenti di polizia penitenziaria, di educatori, di assistenti sociali e psicologi.



Finora il ministro Alfano e il direttore delle carceri Ionta hanno saputo solo ipotizzare un piano carceri che avrà lunghissimi tempi di realizzazione e che non inciderà minimamente per un miglioramento della situazione nell’immediato.



Così non va.









Lettere: senza assunzione personale educativo il ddl Alfano è inutile





Comunicato stampa, 29 maggio 2010





Ai deputati di commissione bilancio



e giustizia camera









Al sottosegretario



On. Caliendo









Al sottosegretario



On. Giorgetti Alberti







Egregi Onorevoli,



dopo aver appreso la notizia sul parere negativo della Commissione Bilancio sugli artt. 2 quater e 2 sexies del Ddl Alfano questo Comitato ritiene necessario porre alla Vostra attenzione alcune osservazioni. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru 2.060 svuoterebbe di significato il Ddl Alfano riducendolo ad una imago sine re.



L’investimento in risorse umane è propedeutico alla concreta materializzazione della normativa contenuta nel provvedimento. Secondo quanto enunciato dall’art. 1 comma 3 del Ddl. il magistrato di sorveglianza decide sulla base della relazione inviatagli dall’istituto penitenziario.



Alla luce della normativa penitenziaria è l’educatore colui che osserva il comportamento del detenuto e provvede alla stesura della relazione di sintesi, cioè di quella relazione di cui si servirà il magistrato di sorveglianza per la decisione finale sulla misura alternativa.



Senza l’incremento di ulteriori unità di personale pedagogico la situazione del sovraffollamento carcerario non potrà mai essere risolta né tantomeno potrà trovare risoluzione la drammatica condizione in cui versano le carceri italiane.



Pochi educatori significa poche relazioni da inviare al magistrato di sorveglianza. Pochi educatori significa impossibilità di fare il trattamento. Pochi educatori significa stasi della concessione di misure alternative. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru creerebbe un vero e proprio effetto boomerang che provocherebbe la totale paralisi del Ddl Alfano.



La Commissione Giustizia dopo aver preso atto della grave situazione di disagio in cui versano le carceri italiani ha dato voce all’articolo 27 della Costituzione decidendo di investire su quello che già nel Settecento Beccaria definiva “il più sicuro mezzo di prevenire i delitti” ossia l’educazione.



L’approvazione dell’articolo aggiuntivo che esclude il Dap dalla riduzione della pianta organica e dal blocco delle assunzioni costituisce una vera e propria presa di coscienza dell’assunto secondo il quale non può esserci alcun miglioramento delle condizioni di detenzione senza l’investimento in risorse umane.



Si evidenzia inoltre che l’emendamento è già stato “riformulato” originariamente infatti prevedeva l’obbligo per il governo,dopo l’invio della relazione per l’adeguamento della pianta organica, di predisporre entro 2 mesi un piano straordinario di assunzioni.



La totale eliminazione di questo emendamento volto alla concreta applicazione della misura alternativa sulla quale questo Governo intende puntare per risolvere il dramma del pianeta carcere renderebbe inutile l’approvazione di un Ddl che non riuscirebbe mai ad essere attuato.



Ci sarebbe infatti una vera e propria antinomia tra norma e realtà. La realtà è che la situazione carceraria italiana è drammatica e preoccupante.



I continui suicidi in carcere sono da porre in relazione con le insopportabili condizioni di disagio in cui vivono i reclusi delle carceri italiane alla carenza di trattamento e attività rieducative e alla mancata assistenza psicologica dovuta alla cronica carenza di personale educativo



Ebbene, l’Italia, Paese democratico, è stata condannata dalla Cedu per trattamento degradante e disumano. A tale situazione va data una risposta concreta, soprattutto se si considera che il bilancio dello stato potrebbe essere aggravato dalle condanne della Cedu (Sic!).



Inoltre non si comprende come la crisi riguardi solo le risorse umane e non anche lo stanziamento dei fondi per l’edilizia penitenziaria ,infatti, una volta costruite nuove carceri queste rimarranno inutilizzate (Sic!) Un esempio è fornito dal carcere di Agrigento e dal carcere di Rieti, a Pinerolo inoltre, c’è un carcere vuoto da 10 anni ma è già stata individuata un’area per costruir un nuovo carcere (fonte Girodivite).



Per un provvedimento importante, come quello in esame, che punta sulla rieducazione e sul recupero del reo, occorre assumersi delle responsabilità serie, perché l’incremento del personale pedagogico rappresenta il sine qua non della correlazione legge - realtà.



Ancora una volta si evidenzia inoltre che il “decantato” vulnus di copertura finanziaria può essere sanato attingendo dai fondi della Cassa delle Ammende che secondo quanto disposto dall’art 129 III comma del Dpr 30 giugno 2000, n. 230, devono essere destinati ai programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale dei detenuti e degli internati anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione”e non all’edilizia penitenziaria (Sic!) . Qualora il Governo non intenda attingere i fondi necessari dalla cassa delle Ammende potrebbe ricavarli dai fondi del Fug, visto che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato il decreto che assegna per la prima volta le quote delle risorse sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati al Fondo Unico Giustizia (Fug), nella misura del 50 per cento al Ministero dell’Interno e del 50 per cento al Ministero della Giustizia. Attingendo i fondi o dalla cassa delle Ammende o dal Fug non vi sarebbe alcun onere aggiuntivo in quanto gli stessi sono già previsti in bilancio.



Per le ragioni suesposte riteniamo che l’emendamento presentato dall’On. Donatella Ferranti e Schirru sia una vera proposta “bipartisan” che deve, necessariamente,trovare accoglimento così come è stato approvato in Commissione Giustizia.



Riteniamo altresì che il governo, dopo aver provveduto all’adeguamento della pianta organica anche in relazione alla popolazione detenuta ( quasi 70mila detenuti) debba predisporre un piano straordinario di assunzioni di educatori penitenziari da attingersi dalla vigente graduatoria del concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di Educatore, Area C, posizione economica C1, indetto con Pdg 21 novembre 2003.



Una scelta in tal senso rappresenterebbe la chiave di volta per un chiaro e ben preciso impegno di responsabilità affinché la drammatica situazione che affligge il pianeta carcere possa finalmente essere risolta. Per tali ragioni auspichiamo che tutta la commissione bilancio della camera e il sottosegretario Alberto Giorgetti facciano una seria e proficua riflessione riconoscendo l’importanza ai fini dell’attuazione del Ddl in esame dell’emendamento Schirru 2.060.





FERRANTI SU DDL CARCERI,OTTENUTO ANCHE AMPLIAMENTO ORGANICO EDUCATORI PENITENZIARI.

Donatella Ferranti,PD:piano programmato di assunzioni del personale degli educatori.

Governo favorevole a emendamenti Pd per potenziamento personale penitenziario:piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi.


18 maggio 2010


La commissione Giustizia della Camera ha cominciato a votare gli emendamenti presentati al ddl carceri e il Governo ha dato parere favorevole alle proposte di modifica del Pd che prevedevano il potenziamento del personale civile e amministrativo penitenziario (psicologi, educatori, ecc) e l’adeguamento delle piante organiche di carabinieri e polizia in funzione del nuovo impegno che dovranno svolgere per vigilare sui detenuti che trascorreranno agli arresti domiciliari l’ultimo periodo della loro detenzione. Il capogruppo del Pd in commissione giustizia, Donatella Ferranti, ha espresso soddisfazione per questo parere favorevole del Governo augurandosi che alla fine l’emendamento venga approvato.



Pd: nostre proposte sono su linea indicata da Napolitano

“Il Pd è pronto” a rispondere al monito del presidente della Repubblica sulla necessità di risolvere il sovraffollamento delle carceri e “a fare la propria parte”. Per questo, annuncia Sandro Favi, responsabile Carceri dei democratici, “nei prossimi giorni il nostro partito presenterà proposte su questi temi, in un quadro di sistema e in continuità e sviluppo delle mozioni approvate dal Parlamento già nei primi mesi di quest`anno”.

“Proporremo - spiega Favi - che si proceda alla revisione del codice penale, che vengano riviste le norme che determinano l`alta incidenza di imputati in custodia cautelare in carcere e quelle sul trattamento penale dei tossicodipendenti, che siano ampliate le opportunità di accesso alle misure alternative alla detenzione. Chiederemo inoltre al Governo - prosegue - un piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, nonché gli indispensabili stanziamenti ed investimenti per ripristinare la corretta funzionalità ed operatività dei servizi e delle strutture”.

“Il Partito Democratico - conclude l’esponente del Pd - rinnova la stima e la fiducia degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria e l`apprezzamento verso i dirigenti dell`Amministrazione penitenziaria, verso le professionalità socio-educative, sanitarie, amministrative e tecniche che, in questa fase difficile, dimostrano il proprio impegno con alto senso di umanità e qualificate competenze”.

Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"

Carceri: Pd, "Testo migliorato in commissione, ma serve uno sforzo in più" Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"

“Lo stralcio della messa in prova consentirà di esaminare rapidamente il provvedimento sulla detenzione domiciliare”. Lo dichiara la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti facendo notare come ‘la messa in prova non riguardava la popolazione carceraria e quindi non avrebbe avuto effetti sul grave stato di sovraffollamento delle carceri italiane. In ogni caso – sottolinea la democratica – il voto di oggi conferma il nostro giudizio negativo sul testo uscito dal consiglio dei ministri che era confuso ed inefficace anche perché privo di qualsiasi copertura finanziaria. Stiamo adesso valutando se aderire o meno alla richiesta di un voto in sede legislativa sul testo modificato nel corso dei lavori in commissione. La nostra disponibilità dipenderà anche dall’atteggiamento della maggioranza sulle nostre ulteriori proposte di modifica. In particolare: la tutela delle vittime di violenza domestica, il rafforzamento del personale di polizia (non solo quella penitenziaria) e del personale del comparto civile dell’amministrazione penitenziaria(educatori e psicologi)”.


Proposta emendativa 8.01.


Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:


«Art. 8-bis. - 1. Entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Ministro della Giustizia, sentiti i Ministri dell'interno e della funzione pubblica, riferisce alle competenti Commissioni parlamentari in merito alle necessità di adeguamento numerico e professionale della pianta organica del Corpo di Polizia penitenziaria e del personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria anche in relazione all'entità numerica della popolazione carceraria e al numero dei posti esistenti e programmati.

2. A tal fine il Governo presenta al Parlamento entro i successivi novanta giorni un apposito piano straordinario di assunzioni di nuove unità specificandone i tempi di attuazione e le modalità di finanziamento.».
Ferranti Donatella, Schirru Amalia, Samperi Marilena, Amici Sesa



Proposta emendativa 8.03.

Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:


«Art. 8-bis. - 1. Al comma 8-quinquies, della legge n. 26 del 2010, dopo le parole Il Corpo della Polizia penitenziaria, sono inserite le seguenti il personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria,».
Schirru Amalia, Ferranti Donatella, Samperi Marilena, Amici Sesa



28-04-10


Dopo l'ennesimo suicidio in carcere (23 dall'inizio dell'anno), nel penitenziario di Castrogno, a Teramo, il parlamentare dell'IdV, Augusto Di Stanislao, ribadisce la necessita' di interventi diretti ed immediati da parte del Governo. ''Non e' piu' ammissibile - afferma il deputato IdV - una tale situazione di completa incapacita' da parte del Governo di affrontare concretamente le problematiche delle carceri in Italia''. Di Stanislao ricorda che ''dopo varie visite presso il carcere di Castrogno e altrettante interrogazioni ad Alfano, dopo una mozione a mia prima firma approvata all'unanimita', con la quale anche la maggioranza si e' impegnata in una serie di iniziative atte a risollevare una drammatica realta' focalizzando l'attenzione sul sovraffollamento e sulla carenza di personale penitenziario e di educatori, dopo l'annuncio dell'emergenza carceri di Alfano e del fantomatico piano carceri, dopo continue denunce e sollecitazioni dei sindacati sulla necessita' di intervenire sulle strutture, sugli organici, siamo ancora di fronte ad una situazione insostenibile e all'emergenza soluzioni''. ''Ho presentato da tempo - conclude Di Stanislao - una proposta di legge per istituire una Commissione d'inchiesta parlamentare sulla situazione delle carceri in Italia che, ora piu' che mai, diventa fondamentale per dare risposte e soluzioni ai molteplici problemi e disagi dell'intero mondo penitenziario''.




Di Stanislao:il ministro tace sulle assunzioni degli educatori,riferisca in parlamento.

“E’ giusta l’assunzione di 2.000 agenti così come evidenziato da Sarno, Segretario generale Uil Pa Penitenziari, per garantire il turnover e quindi supplire la carenza del personale di polizia penitenziaria, ma vi è una colpevole dimenticanza da parte del Ministro quando tace sulla necessità di garantire la presenza degli educatori così come previsto nella Mozione IdV approvata all’unanimità dal Parlamento.” Queste le parole dell’On. Di Stanislao che prosegue: “Non vorremmo che questo impegno del Ministro si focalizzi esclusivamente sull’edilizia carceraria e altresì non vorremmo che dietro la parola magica “stato di emergenza” si celi il grimaldello per ridare vita ad una ” Carceri d’oro 2″ che in barba alla procedure di appalti e alla trasparenza abbiano buon gioco, piuttosto che la pubblica utilità e l’urgenza, i furbetti delle sponsorizzazioni. Si segnala al Ministro, nel frattempo, che in Italia vi sono 40 penitenziari incompiuti ed inutilizzati in un Paese che ne ha 171 in tutto e nel Piano Carceri presentato non c’è cenno di recupero di questo patrimonio. Chiedo che il Ministro venga, così come richiesto in Aula, a riferire in Parlamento sugli impegni presi in relazione ai tempi e modi e risorse da impiegare. Nel frattempo con due distinte interrogazioni chiedo al Ministro quale modello di recupero intenda mettere in campo visto che non si parla assolutamente di assumere gli educatori e cosa intenda fare per i 40 penitenziari incompiuti.”


16 Marzo 2010:interrogazione a risposta in Commissione su assunzione idonei educatori penitenziari

Convocazione della II Commissione (Giustizia)

Martedì 16 marzo 2010

Ore 13.45

5-02550 Ferranti: In relazione all’assunzione di educatori penitenziari


Interrogazione a risposta in Commissione:

FERRANTI, MELIS, TIDEI e SAMPERI.



- Al Ministro della giustizia.

- Per sapere

- premesso che:

il 17 febbraio 2010 il Sottosegretario per la giustizia Caliendo è intervenuto in Senato sul tema dell'assunzione degli educatori penitenziari reclutati tramite il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di educatore, area C, posizione economica C1, indetto con PDG 21 novembre 2003;

nel corso della succitata seduta, il Sottosegretario Caliendo ha affermato che entro aprile 2010 saranno assunti in via definitiva tutti gli educatori che hannosuperato i precedenti concorsi, oltre ai 170 già assunti (anche se agli interroganti risulta che siano stati assunti 97 educatori);

in realtà, l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso era già programmata con l'indizione dello stesso nel 2003, per il quale il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria già disponeva dei fondi necessari;

lo stesso Ministro interrogato, onorevole Alfano, aveva riconosciuto l'improcrastinabilità e l'urgenza di assumere più unità di educatori quando, il 12 gennaio 2010, furono approvate alla Camera le mozioni sui problemi del carcere presentate da vari gruppi parlamentari;a fronte di una popolazione carceraria di 67.000 unità, il rapporto educatore/detenuto è di circa 1 a 1.000, cosa che rende in pratica impossibile lo svolgimento di qualsivoglia progetto rieducativo impedendo il corretto reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, così come previsto nel dettato costituzionale;

non avendo il Ministro interrogato ancora proceduto all'assunzione di ulteriori unità degli educatori, limitandosi a rimandare la questione ad un futuro confronto in merito con i Ministri Tremonti e Brunetta, sarebbe auspicabile ed urgente un rapido avvio della procedura di assunzione di educatori, almeno per completare la già esigua pianta organica, ulteriormente ridotta di circa 400 unità dal decreto legislativo n. 150 del 2009

se non ritenga opportuno procedere celermente all'assunzione di educatori attingendo dalla vigente graduatoria degli idonei risultante dal concorso pubblico a 397 posti di cui in premessa, al contempo prorogando la validità della stessa per almeno un quinquennio, al fine di permetterne lo scorrimento graduale per compensare il turn-over pensionistico, evitando l'indizione di nuovi concorsi che comporterebbe ulteriori oneri finanziari.

(5-02550)


Risposta all'interrogazione di Donatella Ferranti:dal 2011 assunzioni degli idonei educatori concorso,il comitato vigilera'.

Nel rispondere agli On. interroganti ritengo opportuno segnalare che il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo di "Educatore", Area C, posizione economica C1, dell'Amministrazione Penitenziaria, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16.4.2004 - IV serie speciale e si è concluso in data 9 luglio 2008.La graduatoria definitiva, immediatamente dopo l'approvazione del Direttore Generale con provvedimento dell'11 luglio 2008, è stata trasmessa all'Ufficio centrale per il bilancio per l'apposizione del visto di controllo.Nell'anno 2009, in ragione dell'entità dei fondi stanziati ai sensi dell'articolo 1, comma 346, della Legge 24.12.2007 n. 244, è stato possibile procedere all'assunzione dei primi 103 vincitori del predetto concorso a 397 posti.Quanto alle restanti 294 unità, la competente Direzione Generale di questa amministrazione ha già programmato il relativo piano di assunzione ricorrendo, per la copertura degli originari 397 posti a concorso, allo scorrimento della graduatoria, ai sensi dell'art. 15, co. 7, DPR n. 487/99 e successive integrazioni e modificazioni.I nuovi educatori - alcuni dei quali individuati tra i candidati idonei, ma non vincitori del concorso, attese le 12 defezioni intervenute per rinunce, mancate stipule del contratto o dimissioni da parte degli aventi diritto - hanno infatti già scelto la sede di destinazione e, entro aprile del corrente anno, saranno formalmente assunti con firma del relativo contratto.Per quanto riguarda, invece, l'auspicata possibilità di procedere ad un ulteriore scorrimento della graduatoria oltre il numero dei posti originariamente messi a concorso, mi corre l'obbligo di segnalare che tale eventualità non rientra tra le ipotesi di cui all'art. 15, co. 7, del DPR n. 487/1994 e che pertanto, limitatamente all'anno in corso, non può essere attuata per mancato stanziamento dei fondi occorrenti.I fondi disponibili, infatti, sono stati impegnati sia per l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso per educatori, sia per l'assunzione degli idonei al concorso a 110 posti di contabile, a copertura dei posti previsti dal relativo bando ed in ragione delle gravi carenze riscontrate anche nell'area contabile.Dato atto di quanto sopra e, premesso che la validità delle graduatorie è indicata in tre anni dalla data della pubblicazione nei Bollettini ufficiali, faccio presente che, nel caso di specie, la validità della graduatoria del concorso a 397 posti è fissata al 31 maggio 2012 e che, pertanto, a partire dal prossimo anno, in presenza delle risorse economiche necessarie, potranno esservi le condizioni per procedere ad uno scorrimento della graduatoria, anche oltre il numero dei posti pubblicati.




24 febbraio 2010:

ordine del giorno su non riduzione organico educatori di Roberto Rao

La Camera,

premesso che

il provvedimento in esame prevede, all'esito del processo di riorganizzazione di cui all'articolo 74, del decreto legge n. 112 del 2008, un'ulteriore riduzione degli assetti organizzativi delle amministrazioni pubbliche ai fini del contenimento della spesa pubblica;

il comma 8-quinquies dell'articolo 2 individua le amministrazioni che non sono interessate dalle riduzioni descritte, tra cui il Corpo di Polizia Penitenziaria;


nonostante le difficoltà operative, la scarsezza di mezzi e personale risulta, inopinatamente escluso da tale previsione il personale civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte ad includere tra il personale delle amministrazioni non interessate dalla riorganizzazione delle piante organiche non solo quello di polizia penitenziaria ma anche quello civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, con particolare riferimento alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, anche in vista dell'avvio del Piano carceri che necessiterà di adeguate risorse umane e professionali. 9/3210/41. Rao, Ria
.


Accolto come raccomandazione.




19 Febbraio 2010:

ordine del giorno su assunzione educatori di Donatella Ferranti e PD


La Camera,

premesso che:

l'articolo 17-ter stabilisce che, per l'attuazione del cosiddetto «Piano carceri» si conferiscono pieni poteri al Commissario straordinario che, per individuare la localizzazione delle aree destinate alla realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie, d'intesa con il Presidente della regione territorialmente competente e sentiti i sindaci dei comuni interessati, potrà agire in deroga alla normativa urbanistica vigente, velocizzando procedure e semplificando le gare di appalto, utilizzando il modello adottato per il dopo terremoto a L'Aquila, derogando anche all'obbligo previsto dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, volto a consentire agli interessati, proprietari delle aree che si intendono espropriare, la necessaria partecipazione al procedimento amministrativo;

la localizzazione costituisce di per sé variante e produce l'effetto di imporre il vincolo preordinato all'espropriazione e contro di essa non sarà possibile ricorrere al giudice amministrativo e si introduce anche una deroga al limite dei subappalti, che potranno aumentare dall'attuale 30 per cento fino al 50 per cento, in deroga all'articolo 118 del codice dei contratti pubblici; in sostanza, si affidano pieni poteri al Commissario straordinario, che potrà avvalersi anche del Dipartimento per la protezione civile per le attività di progettazione, scelta del contraente, direzioni lavori e vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, in deroga ai criteri di trasparenza e pubblicità e in palese contraddizione con la mozione Franceschini ed altri n. 1-00302 (approvata sostanzialmente all'unanimità alla Camera il 12 gennaio di quest'anno e accettata dal Governo) che impegnava chiaramente il Governo a garantire, nell'ambito dei progetti della nuova edilizia penitenziaria, i criteri di trasparenza delle procedure e l'economicità delle opere evitando il ricorso a procedure straordinarie, anche se legislativamente previste,

impegna il Governo

a verificare l'adeguatezza, in proporzione alla popolazione carceraria, delle piante organiche riferite non solo al personale di polizia penitenziaria ma anche alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, avviando un nuovo piano programmato di assunzioni che vada oltre il turn-over dovuto ai pensionamenti previsto dalla legge finanziaria per il 2010 e che garantisca le risorse umane e professionali necessarie all'attivazione delle nuove strutture penitenziarie, anche distribuendo meglio il personale sul territorio, concentrandolo nei compiti di istituto, sottraendolo ai servizi estranei, consentendogli un adeguato, costante ed effettivo aggiornamento professionale.

9/3196/13.
Donatella Ferranti.



Il comitato vincitori idonei concorso educatori dap in sostegno di Rita Bernadini

Educatori penitenziari sostengono la protesta di Rita Bernardini e Irene TestaRistretti Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini, impegnate in uno sciopero della fame perrichiedere l’esecuzione immediata di quanto proposto nelle cinque Mozioni parlamentari,unanimemente approvate nei giorni 11 e 12 gennaio 2010, riguardanti la situazione del sistema carcerario italiano.Giova ricordare che in quella occasione lo stesso Ministro Alfano assumeva precisi impegni ed affermava che vi avrebbe dato celere e certa attuazione sancendo l’inizio di un nuovo percorso,iniziato con la dichiarazione di Emergenza di tutto il sistema penitenziario alla quale ci si aspettava sarebbe seguita la predisposizione nel Piano Carceri di tutti quegli atti necessari ad ottemperare a quanto detto nelle citate Mozioni per poter, nei tempi strettamente necessari, affrontareconcretamente e efficacemente l´ormai ingestibile situazione creatasi nei nostri istituti penitenziari.Tuttavia, da un’iniziale analisi condotta sui primissimi elementi costitutivi e organizzativi del Piano Carceri emerge solo una particolare attenzione all’aspetto strutturale e custodiale, non prevedendo,invece, alcun intervento per incrementare e favorire la fondamentale componente rieducativa, vero obiettivo dell’esperienza carceraria.Questo Comitato ed altri illustri interlocutori del mondo penitenziario, continuano, infatti, a chiedere a gran voce che vengano assunti più educatori, affinché l’ingresso nelle nostre carceri non si limiti ad un forzato ozio, ma divenga precipuo momento di riflessione e riprogettazione del sé.Ad oggi, però, in merito alla questione degli educatori, alcuna volontà specifica è stata espressa dal Ministro, nonostante, le nostre carceri continuino quotidianamente ad affollarsi a causa dei numerosi nuovi ingressi, ma anche per la spaventosa carenza di educatori che, secondo quanto stabilito dalle vigenti leggi, rappresentano i coordinatori e i realizzatori materiali dei percorsirieducativi, nonché quelle figure professionali atte a garantire, nei giusti modi e nei tempi,l’espletamento, dell’intero iter necessario all’accesso alle misure alternative alla detenzione di quei detenuti che ne avrebbero i requisiti, ma che continuano a restare in carcere a causa dello sparuto numero di educatori attualmente in servizio a fronte di una popolazione di 66.000 persone carcerate.Pertanto, ci uniamo all´Onorevole Bernardini e a Irene Testa per chiedere l´immediata esecuzione delle citate mozioni e auspichiamo che il Ministro Alfano ne predisponga repentinamente l’avvio.Il Comitato, altresì, ad ausilio dell’iniziativa intrapresa da Rita Bernardini e da Irene Testa,promuove una “catena di informazione solidale” impegnandosi a diffondere la conoscenza di tale protesta non violenta tramite l’invio di questo comunicato non solo a tutti gli organi di informazione, ma anche ai propri conoscenti invitandoli a fare altrettanto.Il Comitato vincitori e idonei concorso educatori.


Donatella Ferranti,PD:da Ionta, un primo segnale l'immediata assunzione dei tanti educatori.

CARCERI: PD, VOGLIAMO VEDERCI CHIARO. AUDIZIONE ALLA CAMERA DI IONTA



Roma, 13 gen



''Lo vogliamo esaminare puntigliosamente ed e' per questo che gia' domani chiederemo al presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno di attivarsi per prevedere al piu' presto l'audizione del capo del Dap, dott. Franco Ionta''. Cosi' la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, commenta l'approvazione del piano carceri da parte del Cdm di oggi. ''I primi dati forniti dal ministro Alfano - sottolinea - non ci convincono fino in fondo: se infatti le carceri italiane possono ''tollerare' sino a circa 64.237 detenuti, da regolamento non potrebbero ospitarne piu' di 43.087. Il grado di sovraffollamento e' elevatissimo, siamo ampiamente fuori quota, e per arrivare ad 80.000 posti, i 21.749 annunciati oggi dal ministro Alfano sembrano insufficienti. E poi - prosegue - non basta costruire muri, occorre riempirli di personale numericamente e professionalmente adeguato: dalla polizia penitenzieria, agli psicologi, agli educatori e agli altri esperti. Di tutto questo ancora non c'e' traccia, ma aspettiamo di conoscere nel merito dal dott. Ionta le cifre esatte, certo - conclude - che un primo segnale potrebbe essere l'immediata assunzione dei tanti educatori e psicologi del concorso''.

Assunzione degli educatori primo impegno del governo

Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari esprime piena soddisfazione per l’approvazione delle cinque mozioni sul problema carcerario discusse ed accolte nei giorni 11 e 12 gennaio 2010 dal nostro Parlamento. Per la prima volta il Governo, rappresentato dal Ministro Alfano, ha preso consapevolezza della grave emergenza del sovraffollamento degli istituti di pena e, fra le altre fondamentali proposte presentate, si è impegnato:- a procedere all’assunzione immediata dei restanti educatori penitenziari previsti dalla pianta organica, da attingersi dagli idonei della vigente e menzionata graduatoria risultata dal concorso bandito per tale profilo professionale, affinché anche costoro possano partecipare ai previsti corsi di formazione che il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria deve attivare per questi operatori prima dell’ingresso nelle carceri a cui sono destinati, onde evitare sprechi di danaro per doverli riattivare in seguito;- a prorogare di almeno un quinquennio la validità della graduatoria di merito del concorso citato in premessa, in linea con gli orientamenti del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione nonché con le disposizioni in materia di razionalizzazione delle spese pubbliche in vigore - per permetterne un graduale scorrimento parimenti all’avvicendarsi dei fisiologici turn-over pensionistici, al fine di evitare l’indizione di nuovi concorsi per il medesimo profilo che comporterebbero inutili oneri pubblici;- ad assumere iniziative per lo stanziamento di fondi necessari per completare l’organico di educatori previsti dalla pianta organica attualmente vigente presso il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, considerato che lo sforzo economico da sostenere è annualmente molto esiguo, ma necessario per far funzionare meglio ed in modo più umano una branca importantissima del nostro sistema giustizia che non può più attendere;- a procedere all’alienazione di immobili ad uso penitenziario siti nei centri storici e alla costruzione di nuovi e moderni istituti penitenziari in altro sito;Esprimiamo, quindi, pieno compiacimento per l’importantissimo risultato raggiunto dall’On. Di Stanislao dell’Idv, il quale nella Sua circostanziata e approfondita mozione, ha dimostrato ancora una volta la Sua grande disponibilità e sensibilità verso tali problematiche, sapendo cogliere e far emergere sapientemente le necessità di questo delicato settore della nostra giustizia. Ringraziamo, inoltre, gli onorevoli Bernardini, Rao, Ferranti, Melis, Tidei, Vitali, Balzelli, Donadi, Paladini, Franceschini e tutti coloro che hanno appoggiato con voto favorevole le Loro mozioni, poiché di fronte a queste battaglie di umanità hanno saputo permeare il Loro impegno politico di quell’umanità e di quell’alto senso civico che rende capaci di abbandonare i colori politici e di volgere verso una proficua unità di intenti.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari, intanto, continuerà a vigilare affinché tali doveri vengano rispettati e proseguirà nel suo lavoro di diffusione della necessità dell’intervento rieducativo e quindi sulla centralità della presenza degli educatori, ovvero di quella figura professionale che rappresenta il vero catalizzatore ed esecutore materiale del percorso rieducativo di un detenuto, percorso che rappresenta l’unica vera speranza di un sano reinserimento sociale di chi vive l’esperienza delle sbarre e che rappresenta uno dei più validi strumenti atti ad evitare quegli stati di inerzia, apatia, depressione, frustrazione, ansia, inadeguatezza che troppo spesso percorrono prepotentemente i corridoi lungo i quali si snodano le fila di quelle celle all’interno delle quali si consumano, quotidianamente, suicidi, abusi, violenze. Auspichiamo, quindi, che il Governo predisponga celermente tutti gli atti necessari ad ottemperare quanto detto e che questa stessa volontà continui ad animarne tutti i passaggi ad essi necessari, per poter, nei tempi strettamente necessari, cominciare ad affrontare concretamente e efficacemente l’ormai ingestibile emergenza creatasi.

Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari

giovedì 29 aprile 2010

Carcere: si a DDL Alfano su misure alternative ma con piano straordinario di assunzione educatori. giustizia,governo,rita bernardini,diritto,detenuti,angelino alfano,Ionta,politici

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Giustizia: sessantasettemila stipati come bestie… Alfano che fa?


di Mariagrazia Gerina

L’Unità, 29 aprile 2010


Sono fatte per ospitare quarantatremila persone. Attualmente, però, nelle carceri italiane, ci vivono in più di sessantasettemila. Come? "Ho visto, pochi giorni fa, celle di otto metri quadri, con due letti a castello e una terza branda piegata che i detenuti possono aprire solo la sera per andare a dormire altrimenti nella cella non hanno lo spazio nemmeno per muoversi e questo nel carcere di Pavia che non è certo uno dei peggiori della penisola", racconta Rita Bernardini, radicale e deputata eletta nelle fila del Pd, arrivata ormai al suo quindicesimo giorno di sciopero della fame (oggi) perché governo e parlamento facciano qualcosa per disinnescare la bomba "demografica" che sta facendo esplodere le carceri italiane: 7-800 detenuti in più ogni mese, che, a questo ritmo, entro l’estate supereranno quota 70mila. Sono già 67.452, al 21 aprile, secondo i dati del ministero della Giustizia. Ventiquattromila in più rispetto alla capienza regolamentare. Stipati nelle celle. Con un tasso di suicidi che è il più alto in Europa, il ventiduesimo si è ucciso due giorni fa nel carcere di Teramo.



E chi non si ammazza è comunque costretto a patire una pena aggiuntiva, che nessun giudice ha deciso e nessun parlamento ha previsto. Quella del sovraffollamento. E di un carcere che si riduce sempre più alla sola detenzione in cella. Mancano psicologi, educatori, figure sanitarie. Manca personale per fare qualsiasi cosa.


"Richiamare negli istituti di pena gli agenti "imbucati" al ministero della Giustizia" sarebbe un inizio, suggerisce Rita Bernardini, che sferza i sindacati di polizia: "Da tre anni non viene rinnovato il contratto agli agenti penitenziari". Risultato: nel migliore dei casi (vedi Pavia) i detenuti, hanno 4 ore d’aria al giorno più una di socialità e trascorrono in cella le rimanenti 19 ore, ma a Poggio Reale o l’Ucciardone, in cella ci stanno fino a 22 ore. Mentre solo il 15% in media è impiegato in attività lavorative.


La via delle pene alternative negli ultimi anni è stata drammaticamente abbandonata dall’Italia, che già arrancava dietro a paesi come il Regno Unito, che già nel 2007 applicava le pene detentive a 220mila detenuti e riservava il carcere a 87mila detenuti (meno della metà). Nel 2006 quando fu varato l’indulto, i detenuti che scontavano pene alternative al carcere in Italia erano circa 40 mila, oggi non arrivano nemmeno a 10 mila.

Cifre che parlano di una "temibile regressione culturale nella concezione della pena", denuncia Luigi Manconi, presidente di "A buon diritto". A testimonianza del pregiudizio che dilaga dietro questi numeri, Manconi cita una recente polemica: "Due ergastolani erano evasi dal permesso premio di Pasqua e, intervistato dal Gr1, il segretario generale del più grande sindacato della polizia penitenziaria a domanda ha risposto che ad evadere dai permessi premio sono un buon 10 per cento. Mentre la cifra è molto più bassa: 0.17%".


Altrettanto bassa è la cifra di quanti violano le misure alternative al carcere: oscilla tra lo 0,7 e l’1,15%. "Le misure alternative che vengono date con un’avarizia impressionante per paura dell’opinione pubblica sono una misura efficacissima che ha un tasso di violazione praticamente irrisorio", osserva Manconi, che cita ancora un dato: "La recidiva tra coloro che scontano la pena in cella senza usufruire di sconti o condoni è del 68%, tra coloro che hanno beneficiato dell’indulto è stata del 27,1%".


E intanto il ddl Alfano che se varato potrebbe aprire la strada delle pene alternative a 12mila detenuti, arranca in parlamento. I radicali e il Pd chiedono di modificarlo. Ma se approvato consentirebbe almeno di invertire in extremis la via rovinosa del carcere per tutti praticata in questi anni.













 

Seminario di approfondimento sulle misure alternative al carcere dal titolo: ‘detenzione domiciliare e messa alla prova: una reale opportunità per un sistema in crisi?’ organizzato dal gruppo PD alla Camera dei deputati. carcere,angelino alfano,giustizia,partito democratico,detenuti

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P. Ciardiello – Relazione al Convegno “Detenzione domiciliare e messa alla prova: vera opportunità per un sistema in crisi?”


Seminario di approfondimento sulle misure alternative al carcere dal titolo: ‘detenzione domiciliare e messa alla prova: una reale opportunità per un sistema in crisi?’ organizzato dal gruppo PD alla Camera dei deputati

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Prima di entrare nel merito delle questioni al centro della comune attenzione, reputo opportuna una premessa di tipo metodologico. L'insieme delle considerazioni che mi accingo a condividere con i presenti si svilupperà utilizzando la formula interrogativa molto opportunamente scelta dagli organizzatori. In altri termini, darò per assunti alcuni elementi che costituiscono la premessa e l'orizzonte di senso in cui inscrivere le considerazioni stesse e che riassumerò in forma più che sintetica, a maggior ragione considerando che sono state profusamente richiamate da chi mi ha preceduta.

Primo assunto. L'attuale situazione delle carceri (ma, ineludibilmente, anche quello che si occupa di gestione delle misure alternative alla detenzione) impone interventi indifferibili che consentano in tempi il più possibile rapidi una significativa riduzione della popolazione detenuta e il mantenimento della medesima entro quote compatibili con il rispetto dovuto a ogni persona detenuta, con la concreta capacità del sistema di far fronte ai complessi compiti affidatigli e con le finalità attribuite alla pena dalla nostra Carta fondamentale.

Secondo assunto. Per una pena costituzionalmente orientata, è necessario orientarsi verso la riduzione del numero di comportamenti da qualificare come reati e del numero dei reati da punire con la privazione della libertà, nel solco tracciato da tutte le commissioni per la riforma del Codice penale che nelle ultime legislature si sono pronunciate per la necessità di un'inversione di tendenza rispetto alla progressiva espansione della sfera di incidenza del diritto penale, attestata, per fare riferimento solo al decorso anno, all’emanazione delle L.94 (Disposizioni in materia di sicurezza pubblica) e 38 (misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori).

Terzo assunto. Qualsiasi intervento, normativo e amministrativo, che si configuri come tappa
di avvicinamento ai traguardi impliciti nei primi due assunti non può che raccogliere il consenso di quanti, per ragioni differenti, abbiano dovuto o voluto sperimentare la diretta implicazione nella declinazione del potere punitivo dello stato, le cui posizioni, da diversi lustri, registrano sostanziale convergenza sui primi due assunti.

Tanto premesso, offrirò il mio contributo al confronto odierno alla luce della possibilità che le misure annunciate possano tener compiutamente conto dei tre assunti che è plausibile considerare come paradigmatici di qualsiasi intervento si ponga l'obiettivo di individuare soluzioni alla crisi ‐ oggi acuita, ma invero non recente ‐ che non abbiano il respiro corto della contingenza e che possano essere considerate prodromiche alle riforme auspicate.



L'art. 1 (Esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori a un anno).

Una prima considerazione concerne il previgente art. 47 ter co. 1bis, che non ha obiettivamente inciso sul sovraffollamento.T (La detenzione domiciliare può essere applicata per l'espiazione della pena detentiva inflitta in misura non superiore a due anni, anche se costituente parte residua di maggior pena, indipendentemente dalle condizioni di cui al comma 1 quando non ricorrono i presupposti per l'affidamento in prova al servizio sociale e sempre che tale misura sia idonea ad evitare il pericolo che il condannato commetta altri reati. La presente disposizione non si applica ai condannati per i reati di cui all'articolo 4bis e a quelli cui sia stata applicata la recidiva prevista dall' articolo 99, quarto comma, del codice penale).


Il primo comma riporta: "la pena detentiva... è eseguita presso l'abitazione del condannato o altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza". Risulta evidente che presupposto indispensabile per l'ammissione alla misura sia la disponibilità di "un'abitazione o di altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza". Si tratta di una disponibilità che non è possibile considerare generalizzata e che, pertanto, si prospetta la possibilità che persone astrattamente ammissibili alla misura non possano accedervi per la penuria di risorse abitative o di luoghi di cura, specie nel caso si tratti di stranieri che con più difficoltà riescono a fruire delle già scarse risorse di welfare disponibili. La formulazione del testo risulta assertiva (“la pena detentiva è eseguita”) ed implica, di conseguenza, una applicazione non soggetta a valutazione discrezionale. Allo stesso modo, nel secondo comma, con riferimento al PM che "sospende l'esecuzione dell'ordine di carcerazione e trasmette gli atti al MdS... affinché provveda". Il terzo comma detta disposizioni riferite ai condannati detenuti, precisando che "la direzione dell'istituto penitenziario trasmette al MdS una relazione sulla condotta tenuta durante la detenzione".

Alcune domande che tale formulazione consente di fare:

1. Come sarà possibile rispondere tempestivamente all’aumento delle incombenze del personale pedagogico più direttamente interessato dalla produzione delle relazioni comportamentali considerato che ad una recente interrogazione parlamentare (n. 5‐02550 dell’On. Ferranti e altri) che poneva la questione dell’esiguità di tali figure, uno dei sottosegretari ha asserito l’impossibilità di effettuare altre assunzioni per indisponibilità finanziaria subordinando la soluzione a futuri ed incerti stanziamenti?


Si tenga conto, peraltro, che è stato approvato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato, un emendamento al Ddl n. 1955, volto alla conversione in Legge del D.L. 194‐2009, in cui si stabilisce la riduzione del 10% delle dotazioni organiche della PA, che ovviamente andrà ad investire anche la già esigua pianta organica degli educatori.

2. A quale finalità risponde la previsione che il MdS debba provvedere in presenza della "relazione sulla condotta"?

3. È plausibile ritenere che tale previsione comporti il venir meno della tassatività contemplata dal primo comma dell'articolo con riguardo ai condannati non detenuti e, dunque, la possibilità che il MdS, esercitando il potere discrezionale che gli è proprio, non ammetta il condannato alla misura?

4. In caso di risposta affermativa a tale domanda, è plausibile ritenere che, in presenza di una condotta non regolare (costrutto da sempre oggetto di interpretazioni assai difformi), il MdS sia legittimato a non ammettere il condannato alla misura?

5. Gli estensori del testo hanno tenuto conto della alta probabilità statistica ‐specie in considerazione delle assai critiche condizioni di detenzione nelle carceri sovraffollate ‐ che i condannati incorrano in infrazioni disciplinari suscettibili di influenzare il percorso di mitigazione o trasformazione della condanna detentiva?

6. La relazione comportamentale dovrà, come nel caso della riduzione di pena ex art. 54 O.P., tener conto dei periodi di detenzione espiati presso altre carceri?

7. In caso di risposta affermativa, si è tenuto conto che la raccolta di tali informazioni, spesso non presenti nella cartella personale del condannato, risulta foriera di notevoli appesantimenti dei tempi tecnici, anche in considerazione delle molto critiche condizioni degli Uffici di sorveglianza?

8. Sono sufficienti per distinguere la misura in argomento dalla detenzione domiciliare la competenza del giudice monocratico, la sua minor durata e la procedura semplificata? In altri termini, è applicabile alla misura in argomento quanto sancito dalla Corte di Cassazione nel 2006 ( I sez. sentenza del 13 luglio) che ha affermato che la residualità, nella gerarchia delle misure alternative alla detenzione, della detenzione domiciliare non legittima l'ammissione al beneficio in caso di "immeritevolezza" del condannato?

9. È costituzionalmente compatibile ed efficace, sia nella prospettiva della prevenzione generale che in quella della prevenzione speciale, subordinare una misura volta al reinserimento sociale ‐ specie per condannati a pene modeste per reati non gravi ‐ alla valutazione di una "meritevolezza" definita ed accertata con le modalità indicate?

10. Anticipando più vaste ed organiche misure di decarcerizzazione, tali condannati a pene modeste per reati non gravi (non delinquenti abituali, non destinatari di una precedente detenzione domiciliare che sia stata revocata) non potrebbero essere ammessi all'affidamento in prova ai servizi sociali, misura che consente di dedicarsi ad un'attività di lavoro o di studio e di costruire le premesse di quel reinserimento sociale che è il fine di qualunque pena?

Venendo alle preclusioni contemplate dal comma 5 lettera a), è possibile anticipare che le preclusioni previste per i soggetti condannati per "taluno (quali?) dei reati ex art. 4 bis" comporteranno una riduzione cospicua del numero dei potenziali destinatari? Anche in tali casi evitare tali preclusioni, consentendo l'anticipazione ‐ magari condizionata ‐ del termine della pena, avrebbe consentito di ridurre gli effetti negativi di una detenzione comunque vicina alla sua completa espiazione e di avviare la ripresa delle relazioni sociali e familiari.

La previsione ex lettera c) dello stesso comma 5 che contempla che alla misura non possano essere ammessi i soggetti sottoposti al regime di sorveglianza particolare, implica alcune considerazioni.

a) esiste la possibilità – nel diritto penitenziario vivente assai concreta – che il regime venga applicato anche in presenza di singole condotte turbative dell’ordine e della sicurezza (sanzionabili attraverso le misure disciplinari ordinarie) anziché, come lo stesso legislatore indica attraverso l’uso del plurale, di comportamenti reiterati, dunque NON occasionali e NON episodici. In numerosi istituti del paese, tale regime è applicato in aggiunta al regime disciplinare e non solo ove esso è risultato inefficace;

b) occorre tenere presente che, ai sensi del 4° comma, “in caso di necessità ed urgenza”, la persona detenuta può essere sottoposta al regime in via provvisoria, senza acquisire i “pareri prescritti”; c) la tipizzazione delle condotte legittimanti il ricorso al regime, è, nel caso del 5° comma dell’art. 14 ter, assolutamente indeterminata: vaghi, infatti, sono i riferimenti ai “precedenti comportamenti penitenziari” e agli “altri concreti comportamenti tenuti, indipendentemente dalla natura dell’imputazione, nello stato di libertà”;

d) la formulazione del testo non consente di individuare in modo inequivoco l’arco temporale entro il quale la sottoposizione a tale regime dovrebbe UeventualmenteU essere presa in considerazione per dichiarare l’inammissibilità al beneficio in esame: ad esempio, a quando dovrebbe risalire la sottoposizione a regime di sorveglianza particolare? a 6 mesi, 12 mesi, 18 mesi prima del termine di dodici mesi residui di pena? Nel caso tale esclusione dovesse permanere, occorrerebbe almeno, in chiave di riduzione del danno, circoscrivere il periodo di “regolare condotta” a non oltre un semestre precedente alla scadenza dei dodici mesi residui.


Art. 2. Modifiche all’art. 385 del Codice penale.

Considerata l’opzione deflattiva sottostante alla scelta di introdurre l’esecuzione delle pene presso il domicilio, non si comprende la ratio ispiratrice dell’’inasprimento delle pene previste per l’evasione, in quanto la vigente previsione normativa appare del tutto adeguata a sancire negativamente l’evasione, e non solo attraverso la revoca della misura. Nel testo non sono presenti riferimenti a prescrizioni concernenti la possibilità che il condannato possa fruire di permessi per motivi di salute o personali. È opportuno, a tale riguardo, fare qualche riflessione sui dati statistici che indicano nella detenzione domiciliare concessa a persone provenienti dal carcere la misura alternativa col più alto tasso di revoche per andamento negativo, in ragione della particolare criticità della gestione della relativa condizione e del più alto numero di controlli effettuati dalle FF.OO. (nel 2009, rispetto all’affidamento in prova dalla detenzione: 2,75% di revoche; rispetto alla detenzione domiciliare dalla detenzione: 4,19 di revoche). Considerato che il disegno di legge contempla un forte inasprimento delle pene per l’evasione, è plausibile anticipare che – nel caso non venga effettuato un esame relativo al merito delle circostanze che hanno prodotto l’allontanamento dal domicilio ‐ le eventuali revoche si traducano in un surplus sanzionatorio che produrrebbe effetti contrari alla auspicata deflazione penitenziaria da cui il disegno di legge ha origine?

Articolo 3. Modifiche al c.p. in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova

Essendo plausibile temere che il giudice decida per la sottoposizione dell’imputato alla prova pur in assenza di sufficienti indizi di colpevolezza, si registra l’assenza della formula analoga a quella ora presente nell’art. 444 c.p.p. per la concessione del beneficio quando “non deve essere pronunciata sentenza di proscioglimento a norma dell’art. 129” espressa nel successivo art. 464 quater.

La sospensione del procedimento con messa alla prova è subordinata alla prestazione del lavoro di pubblica utilità di cui all’articolo 168-quinquies.

L’introduzione del “principio per cui nessun beneficio può essere concesso senza che l’imputato assicuri un ristoro all’offesa rappresentata dalla condotta criminosa” implica un forte cambiamento di prospettiva: immediata conseguenza è che vengono Umodificati anche i presupposti per la concessione dell’affidamento in prova al servizio socialeU (V. successivo art. 6) e la trasformazione del lavoro di pubblica utilità da sanzione sostitutiva (dunque, una vera e propria pena) a obbligo accessorio, addirittura anche nel caso della libertà controllata (che può essere concessa quando il giudice sostituisca la pena detentiva entro sei mesi). Si utilizza, in pratica, una ex pena, sia pure sostitutiva, per attribuire valenza retributiva ad una misura introdotta, non si dimentichi, per Ureati di modesta entità commessi da non recidivi Uche, anche prima dell’introduzione della nuova misura, consentivano agli autori di reato di non entrare in carcere.

La sospensione del procedimento con messa alla prova non può essere concessa più di una volta per delitti della stessa indole e, comunque, più di due volte.

Da questa previsione risulta non chiaro se la seconda concessione possa ammettersi anche nel caso che l’esito della prima prova sia stato negativo.

La sospensione non può, altresì, essere concessa ai soggetti di cui all’articolo 99, quarto comma

(“Se il recidivo commette un altro reato, l'aumento della pena, nel caso preveduto dalla prima parte di questo articolo, puo' essere fino alla meta' e, nei casi preveduti dai numeri 1) e 2) del primo capoverso, puo' essere fino a due terzi; nel caso preveduto dal numero 3) dello stesso capoverso puo' essere da un terzo ai due terzi”), che abbiano riportato condanne per delitti della stessa indole rispetto a quello per cui si procede.

La previsione che il surplus sanzionatorio introdotto dalla L. 215 del 2005 che ha modificato l'istituto della recidiva operi anche rispetto alla nuova misura della messa alla prova comporterà verosimilmente ‐ al di là di qualunque considerazione sul venir meno della possibilità di individualizzare la sanzione e sulla sostanziale equiparazione, quanto a fruibilità di misure alternative alla detenzione, dei recidivi reiterati ai detenuti per gravi delitti associativi et similiaT

Articolo 168-quinquies. - (Lavoro di pubblica utilità)

Il lavoro di pubblica utilità consiste nella prestazione di attività non retribuita in favore della collettività da svolgere presso lo Stato, le regioni, le province, i comuni o presso enti o organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato, per un periodo non inferiore a dieci giorni né superiore a due anni.

L’attività viene svolta nell’ambito del comune dove il condannato ha la residenza o il domicilio o, ove non sia possibile, presso la provincia, e comporta la prestazione di non meno di quattro e non più di dodici ore settimanali, da svolgersi con modalità e tempi che non pregiudichino le esigenze di lavoro, di studio, di famiglia e di salute del condannato.

La durata giornaliera della prestazione non può comunque superare le quattro ore.

L’applicazione del lavoro di pubblica utilità è subordinata al consenso dell’imputato.

La mancanza del consenso rende inapplicabili gli istituti la cui concessione è subordinata alla prestazione del lavoro di pubblica utilità.

La previsione in argomento presuppone una vasta disponibilità di opportunità allestite da stato, regioni ed enti locali che non è possibile dare per scontata, con possibili ripercussioni per la concreta fruibilità della misura, con particolare riferimento agli stranieri. Inoltre, occorre considerare che Urecenti disposizioni dell’amministrazione penitenziaria impongono agli assistenti sociali di impegnarsi esclusivamente nelle attività di aiutocontrollo nei confronti degli affidati, lasciando ai margini tutte le attività da svolgere nelle comunità locali Uper sollecitare le istituzioni all’inclusione delle persone in esecuzione penale nelle politiche concernenti le misure di welfare, in consonanza, peraltro, con le “Linee guida per l’inclusione sociale” di recente aggiornate dalla apposita Commissione attiva presso il Dipartimento stesso.

La questione della libera formazione del consenso non si pone, considerata la qualità delle alternative disponibili, ovvero l’inapplicabilità dell’istituto. È opportuno osservare che l’obbligo a riparare che consegue all’introduzione di tale previsione risulta antinomico rispetto a tutte le indicazioni internazionali in materia di giustizia riparativa, comprese le Regole penitenziarie europee.

Art. 4. Modifiche al codice di procedura penale

Articolo 464-quater (Provvedimenti del giudice ed effetti della pronuncia) Il giudice, se ritiene corretta la qualificazione giuridica del fatto e non deve pronunciare sentenza di proscioglimento ai sensi dell’articolo 129 dispone con ordinanza la sospensione del procedimento con messa alla prova quando ritiene che l’imputato si asterrà dal commettere ulteriori reati.

Sulla scorta di quali elementi il giudice sarà chiamato a fare le sue valutazioni in materia? Su cosa fonderà il proprio convincimento, in assenza della previsione che, nel settore minorile, contempla che il giudice possa richiedere un’indagine socio familiare anche nella fase di cognizione?

Occorre tenere conto che gli attuali organici del personale di servizio sociale sono assolutamente inadeguati a sostenere qualsiasi incremento dei carichi di lavoro, il che rischia, oltretutto, di tradursi in un danno per l’imputato. Inoltre, si tenga presente che nella nota trasmessa il 20 aprile 2010 dal Dipartimento per la Giustizia Minorile al Sottosegretario alla Giustizia Caliendo si rileva (pag. 5) che “la quasi totalità delle messe alla prova viene concessa a seguito di un progetto elaborato … e gestito in sinergia dai diversi servizi coinvolti…”.

Articolo 464-quinquies (Obblighi e prescrizioni). L’ordinanza che dispone la sospensione del procedimento con messa alla prova contiene le prescrizioni che il soggetto dovrà seguire in ordine ai suoi rapporti con il servizio sociale, alla dimora, alla libertà di locomozione, al divieto di frequentare determinati locali e al lavoro.

Nell’ordinanza viene altresì stabilito che l’affidato si adoperi in quanto possibile in favore della vittima del reato, tramite risarcimento del danno, restituzioni o attività riparatorie.

Sarà indispensabile chiarire se le attività riparatorie dovranno aggiungersi al lavoro di pubblica utilità o le compendieranno, in vista della necessità di non ostacolare il processo di reinserimento sociale che, secondo il costante pronunciamento della Corte costituzionale, deve rimanere il fine principale di qualunque pena.

Articolo 6. (Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354 e al DPR 30 giugno 2000, n. 230)

1. All’articolo 47 della legge 26 luglio 1975, n. 354, sono apportate le seguenti modificazioni: a) dopo il quinto comma è aggiunto il seguente:

“5-bis. L’affidamento in prova al servizio sociale è subordinato alla prestazione di lavoro di pubblica utilità ai sensi dell’articolo 168-quinquies del codice penale e non può essere concesso qualora il condannato non vi consenta”.


Riprendendo il ragionamento introdotto in precedenza – v. commento al primo comma dell’art. 3 che modifica l’art. 168 del c.p. introducendo l’art. 168 bis ‐, con questa modifica dell’ordinamento penitenziario si rende obbligatorio il lavoro di pubblica utilità alterandone l’originaria fisionomia di pena sostitutiva; inoltre, in assenza di espressa abrogazione del co. 7 dell’art. 47 O.P., si aggiunge il lavoro di pubblica utilità alla citata prescrizione ex co. 7 art. 47 che contempla, come noto, l’adoperarsi, in quanto possibile, in favore della vittima del reato:

come saranno contemperati i due istituti? Da chi? Da una parte l’obbligo accessorio del lavoro di pubblica utilità, dall’altro la previsione dell’adoperarsi in favore della vittima, nella prassi spesso sostituito con attività di “volontariato” e “riparative” coatte: è legittimo chiedersi quale fisionomia assumerà l’affidamento, quale il suo carico afflittivo e quale potrà diventarne la concreta declinazione, anche alla luce dei pronunciamenti della Corte di Cassazione circa l’illegittimità del subordinare l’obbligo costituzionale di “fare trattamento” e rieducare il reo (obiettivo centrale della misura) all’attuazione del ristoro anche simbolico del danno da reato.

In tale contesto, la locuzione “non può essere concesso qualora il condannato non vi consenta” si configura come richiamo improprio ad una consensualità che, in assenza di alternative, non può risultare liberamente formato ed espresso, secondo quanto esplicitato, si ribadisce, da tutte le raccomandazioni internazionali in materia.


A conclusione delle considerazioni di natura prevalentemente tecnica presentate, vorrei tornare ai tre assunti esposti nell’introduzione.

Potranno le misure annunciate indurre una significativa riduzione del sovraffollamento (col contestuale ripristino delle condizioni minime per assicurare il rispetto dei diritti delle persone detenute e del personale) e configurarsi come una prima significativa iniziativa nella direzione della riduzione del ricorso alla pena detentiva che costituisce il leit motiv di tutti i ragionamenti sulle riforme della giustizia possibili?

Nel loro libro appena pubblicato, “In attesa di giustizia”, Carlo Nordio e Giuliano Pisapia, già presidenti di due Commissioni per la riforma del codice penale volute da altrettante quanto differenti maggioranze parlamentari, condividono in buona parte le analisi delle gravi criticità del sistema, sintetizzabili con le parole di Nordio: “In un’ottica di riforme le pene… non devono essere aumentate, semmai diminuite. Il primo passo, abbandonando lo stillicidio di leggine fatte à petits paquets, estemporanee e confliggenti tra loro, è limitare davvero le condotte penalmente rilevanti ai fatti realmente gravi e punire con adeguate sanzioni amministrative quelle condotte illecite che non creano danni … una scelta che richiede coraggio, perché l’impulso della politica è di assecondare le istanze di sicurezza”.

mercoledì 28 aprile 2010

FAVI,PARTITO DEMOCRATICO:Suicidi e decessi misteriosi in aumento. Il pianeta carcere sta esplodendo e il governo si limita ad annunciare nuovi padiglioni. Senza soldi e senza personale ne educatori.carcere,governo,giustizia,detenuti,angelino alfano,politici,italia,costituzione,suicidi,rita bernardini,donatella ferranti

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Il pianeta carcere sta esplodendo e il governo si limita ad annunciare nuovi padiglioni


Lasciati morire


di Sofia Basso


Suicidi e decessi misteriosi in aumento. Il pianeta carcere sta esplodendo e il governo si limita ad annunciare nuovi padiglioni. Senza soldi e senza personale ne educatori.
La denuncia delle associazioni e del Pd
 
 
Il carcere italiano uccide un detenuto ogni due giorni. I numeri del 2010 segnano il record: 57 morti, di cui 18 suicidi, in 104 giorni. Benevento, Sulmona, Santa Maria di Capua Vetere e Roma Rebibbia gli ultimi casi: due suicidi e due decessi per cause da accertare, secondo l’Osservatorio Morire di carcere. Dietro ai morti, il sovraffollamento ormai ingestibile: i detenuti in Italia, scesi sotto i 40mila con l’indulto del 2006, al 31 marzo 2010 erano già a 67.200, 23mila più di quelli previsti: solo 35mila di loro hanno condanne definitive (di cui 10mila per crimini violenti), ben 30mila sono in attesa di giudizio. A questi bisogna aggiungere i 1.821 internati, quelli che, dopo aver scontato la loro punizione, rimangono in carcere con pene accessorie perché ritenuti socialmente pericolosi. Gli stranieri sono ormai 25mila, il 37 cento del totale, con punte del 70 per cento in alcune realtà. Di fronte a celle che si riempiono con un tasso di 800 detenuti al mese, il governo Berlusconi si limita agli annunci. «Sono due anni che Alfano promette nuove carceri ma non è stato fatto nulla - denuncia Sandro Favi, responsabile carceri del Pd -. Del resto, per costruire nuove prigioni servono molti soldi, tanto tempo e, soprattutto, il personale: già oggi mancano gli agenti penitenziari, gli educatori, gli psichiatri. Senza il personale non si può fare alcuna politica penitenziaria».


Per ora il governo si è limitato a concedere poteri straordinari al direttore del Dap, Franco Ionta, facendone il “Bertolaso dell’emergenza carceri”, e a stanziare 500 milioni di euro contro il miliardo e mezzo previsto. Il fatto è, sottolinea Favi, che il governo non vuole aggredire quelle leggi che generano carcere: la Bossi-Fini per gli immigrati, la Fini-Giovanardi per i tossicodipendenti e la ex Cirielli per i recidivi. Tutte leggi che continuano a produrre ingressi su ingressi: «Uno straniero che ha violato l’ordine di espulsione perché deve stare in carcere? Per i tossicodipendenti bisogna ristabilire il legame con le comunità terapeutiche». Il Parlamento a gennaio ha votato delle mozioni che a distanza di tre mesi sono ancora lettera morta. Il ddl Alfano, che prevede i domiciliari per i detenuti che devono scontare l’ultimo anno di pena e l’allargamento della messa alla prova nei processi per reati con pena inferiore a tre anni, è stato accolto con soddisfazione dai Radicali ma il Pd frena: «Siamo molto interessati alle misure alternative ma temiamo che in questo contesto di approssimazione si riveli un boomerang. Basta un fallimento e si tornerà a dire che l’unica soluzione sono nuove carceri». Ecco perché il Pd si è allineato a Idv e Lega nell’impedire che la bozza andasse direttamente dalla commissione Giustizia della Camera al Senato: «Continuano a dire che con il ddl usciranno in 10mila. Con le nostre stime, al massimo saranno duemila. Ci facciano vedere i loro dati. Per noi il carcere deve essere limitato ai reati gravi. Bisogna rivedere il Codice penale e ridurre i reati puniti con il carcere».

Sull’irrealizzabilità del piano carceri ritorna anche Luigi Manconi, ex sottosegretario alla Giustizia del governo Prodi: «È un’utopia negativa che pretende di inseguire con la costruzione di nuove celle un fenomeno che ha un ritmo di crescita dieci volte più veloce. È un incubo irrealizzabile, perché le carceri si riempiono più rapidamente di quanto ci vuole per costruirne di nuove». Il sovraffollamento, ribadisce, si batte solo «decarcerizzando e depenalizzando: riducendo i reati in generale e quelli che prevedono la detenzione in cella. Come hanno chiesto tutte le commissioni di riforma del Codice, sia di centrodestra che di centrosinistra. Tutte rimaste inattuate». Manconi sostiene che la proposta della messa in prova di Alfano vada corretta ma «presa in serissima considerazione». Perché il sistema sta scoppiando. E non ci sono solo i morti in cella ma anche quelli che l’ex sottosegraterio definisce «tragedie da istituzione totale». Come i casi di Stefano Cucchi e Giuseppe Uva che a buon diritto l’associazione presieduta da Manconi ha contribuito a portare all’attenzione dei media: «Storie che riguardano “luoghi non luoghi” dello Stato, apparati e strutture delegate al controllo che possono risultare altrettanto coercitive e letali quanto una cella. Luoghi del sistema statale che sfuggono al controllo dell’opinione pubblica e delle autorità terze».

Rita Bernardini da due settimane in sciopero di fame:mancano operatori penitenziari e strutture carcerarie. carcere,governo,politici,detenuti,giustizia,angelino alfano,Ionta,italia,costituzione,dap

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Giustizia: Rita Bernardini da due settimane in sciopero di fame


Ansa, 28 aprile 2010


È la seconda settimana di sciopero della fame per Rita Bernardini, deputato Radicale eletto nel Pd, membro della commissione Giustizia. Una "protesta non violenta" assieme ad altri compagni di partito per "scandire i tempi dell’illegalità che si protrae da anni nelle carceri italiane" ha ricordato la Bernardini oggi in una conferenza stampa dei Radicali alla Camera. Una situazione esplosiva che "viaggia ad un ritmo di 700-800 detenuti in più ogni mese - ha detto la Bernardini - e che per l’estate arriverà a contare 70mila unità a fronte di 43 mila posti disponibili negli istituti italiani".

I Radicali esprimono comunque un giudizio positivo sul ddl Alfano che "si sta muovendo nella direzione giusta per quanto riguarda la messa in prova e le pene alternative". Ma la Bernardini ha sottolineato l’esigenza di inserire modifiche nel disegno di legge, per il quale sono stati presentati degli emendamenti, affinché non vadano esclusi i condannati per i reati come terrorismo, associazione mafiosa, traffico di droga e per coloro condannati per evasione dagli arresti domiciliari.

Assieme alla Bernardini oggi alla Camera anche il segretario dei Radicali italiani, Mario Staderini, Luigi Manconi, presidente di "A buon diritto", Irene Testa dell’associazione "Il detenuto ignoto" (che partecipa anche allo sciopero della fame) e Giulio Petrilli responsabile Dipartimento diritti e garanzie del Pd della Provincia dell’Aquila.

Ma anche la carenza di organico negli Istituti penitenziari, ha spiegato oggi Rita Bernardini produce effetti devastanti sia nella gestione delle carceri che sullo stesso personale della Polizia penitenziaria. "Servono più agenti, educatori, psicologi e figure sanitarie" hanno sottolineato i Radicali in conferenza. Per non parlare "del fatto che i detenuti che svolgono un lavoro all’interno delle carceri sono solo il 15% mentre gli altri stanno 20-22 ore in cella senza fare nulla". Sulla situazione della Polizia penitenziaria la Bernardini ha ribadito l’esigenza di "richiamare a servizio negli istituti tutti quegli agenti imbucati in servizio presso il Dap e al ministero della Giustizia". Anche i sindacati diano una risposta perché sono tre anni che non viene rinnovato il contratto di lavoro agli agenti, esiste una disparità di trattamento anche nei confronti delle altre forze di polizia. Il segretario dei Radicali Staderini infine ha fatto un appello alla chiesa cattolica, che proprio nelle carceri ha i suoi cappellani, per alzare forte la sua voce e farsi sentire dall’opinione pubblica e dalla politica con la stessa forza con la quale parla di aborto, nei confronti della situazione di emergenza delle carceri. Non è una provocazione - ha detto - ma un vero e proprio appello.

Carcere:Poco più di 400 ordini di carcerazione e il sistema penitenziario sarà saturo"Completo"il cartello che sarà esposto sui portoni delle galere

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Siamo alla vigilia del collasso del sistema carcerario • da Il Riformista del 28 aprile 2010


di Fulvio Conti



Meno 550. Pochi giorni al raggiungimento del collasso del sistema carcerario. I numeri: 206 (le carceri italiane); 43.000 (la capienza regolamentare); 68.000 (il numero di persone che possono essere stipate dell’intera struttura carceraria); 67.452 (il numero dei reclusi al 21 aprile 2010). Poco più di 400 ordini di carcerazione e il sistema penitenziario sarà saturo. Completo: il cartello che sarà esposto sui portoni d’ingresso delle galere italiane.
Giorni o al massimo mesi e non sarà più possibile arrestare. Non sarà più possibile condannare. Non sarà più possibile eseguire ordini di custodia cautelare. I delinquenti, anche qualora fossero acciuffati, andrebbero liberati e soprattutto non sarebbero reclusi nelle patrie galere.


Una prospettiva che toglie il sonno al Guardasigilli. Il piano carceri, una speculazione edilizia tanto decantata, come era facilmente prevedibile non ha evitato il collasso del sistema penitenziario. Un incubo. L’impossibilità di carcerare il criminale. Il rapinatore, il violentatore, l’omicida che non trovano posto nei 206 penitenziari del nostro paese. Liberi e impuniti. La resa dello Stato democratico. Una prospettiva inaccettabile. La soluzione un raffinato provvedimento legislativo.
Il ministro della Giustizia, si applica, e presenta alla Camera dei deputati il disegno di legge n. 3291. Questo prevede che colui il quale deve scontare una condanna ad un anno di carcere od un residuo di pena della stessa entità ha la possibilità di trasferire la sua reclusione dal carcere alla propria abitazione. I detenuti che lascerebbero il carcere molti: le stime oscillano tra i 5.000 e i 10.000. Un indulto mascherato, la critica che si leva dalle opposizioni.
Il ministro Alfano chiede la sede legislativa in commissione Giustizia. L’opposizione si oppone con l’esclusione dei Radicali e con il consenso della Lega. Si attende l’ennesimo parere del Csm. La musica non cambia. Lo scenario è lo stesso di sempre. La situazione è oggettivamente gravissima. Grave è il rischio della saturazione del sistema carcerario e l’impossibilità di punire i colpevoli di orrendi reati. Altrettanto grave è il fatto che esseri umani vengano stipati nelle strutture carcerarie. Gravità che aumenta esponenzialmente se si considera che molte delle strutture penitenziarie del nostro paese non possono essere chiamate con questo nome, essendo costituite da strutture vecchie e fatiscenti. Il numero dei suicidi lascia basiti.
Una situazione che, secondo il costume che caratterizza il nostro sistema politico, si affronta con provvedimenti emergenziali. Una situazione che, sempre per non abbandonare usi e costumi, porta ad una netta contrapposizione tra maggioranza e opposizione, a prescindere dalla bontà delle soluzioni adottate e dall’interesse generale.
Il numero delle persone detenute deve essere necessariamente ridotto. Inutile discutere sull’etichetta da appiccicare al provvedimento legislativo (indulto o detenzione domiciliare). Scarcerare, non vi è altra possibilità. Scarcerare però con razionalità (per esempio valutando concretamente la pericolosità) e soprattutto non limitarsi a fronteggiare l’emergenza, ma volare più alto facendo in modo che il problema non si ripresenti.

DISEGNO DI LEGGE SENATORE LETTIERI, PDL:OBBLIGO DELLE P.A. DI UTILIZZO GRADUATORIE IDONEI IN ESSERE. pubblica amministrazione,politici,governo,

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A TUTTO IL PERSONALE
OBBLIGO DELLE P.A. DI UTILIZZO GRADUATORIE IN ESSERE


Vi invio in allegato il Disegno di Legge, ad iniziativa del. Sen. Luigi D'Ambrosio Lettieri di area P.D.L. in tema di obbligo delle P.A. di utilizzo delle graduatorie in essere prima dell'indizione di nuovi concorsi.

Paola Saraceni

Atto a cui si riferisce:

S.2036 Modifica all'articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in materia di reclutamento del personale delle pubbliche amministrazioni

Legislatura 16º - Disegno di legge N. 2036

Senato della Repubblica

XVI LEGISLATURA

N. 2036

DISEGNO DI LEGGE

d’iniziativa del senatore D’AMBROSIO LETTIERI

COMUNICATO ALLA PRESIDENZA 24 FEBBRAIO 2010

Modifica all’ articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 ,
in materia di reclutamento del personale delle pubbliche amministrazioni inserito nelle graduatorie di concorsi pubblici

Onorevoli Senatori. – Il presente disegno di legge nasce dalla necessità di ovviare ad una situazione incongrua che purtroppo spesso si è verificata, e si verifica, nell’ambito delle assunzioni della pubblica amministrazione.

Il problema risiede nel fatto che le amministrazioni, pur avendo a disposizione graduatorie valide stilate in base a concorsi espletati ai fini dell’assunzione di personale, spesso indicono nuovi concorsi o, peggio, assumono personale con contratti a tempo determinato, quasi dimenticando di avere le suddette graduatorie cui poter attingere. Appare quindi palese l’ingiustizia perpetrata ai danni di chi ha partecipato, sempre con grande dispendio di energie e di denaro, ad un concorso pubblico, è entrato in graduatoria e viene invece ignorato.

Per tale ragione, il nostro scopo è quello di concedere una sorta di diritto di prelazione agli iscritti nelle suddette graduatorie, nel rispetto dei diritti cronologicamente acquisiti e dell’attuale tendenza della giurisprudenza che attualmente valorizza il ruolo delle graduatorie dei pubblici concorsi, nel rispetto dell’ articolo 97 della Costituzione che riconosce nel superamento di un concorso la modalità di accesso al pubblico impiego.

Pertanto l’articolo unico di cui si compone il presente disegno di legge mira a introdurre una modifica al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 «Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche», tramite l’inserimento di un comma 5-quater nell’articolo 35, in cui si precisa che in caso di necessità ed in presenza di graduatorie già esistenti, le pubbliche amministrazioni attingono ai predetti elenchi prima di indire nuovi concorsi o assumere lavoratori a tempo determinato.

DISEGNO DI LEGGE

Art. 1.

1. Dopo il comma 5- ter dell’articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 , è inserito il seguente:

«5- quater . In presenza di graduatorie di concorsi pubblici ancora in vigore, le pubbliche amministrazioni coprono i propri fabbisogni di personale attingendo a tali elenchi fino al loro esaurimento, prima di procedere con l’indizione di un nuovo concorso o con l’assunzione dei
lavoratori a tempo determinato in possesso dei requisiti per la stabilizzazione».

Andrea Orlando,PD, interroga Alfano sugli sprechi del Dap,l'emergenza è solo per detenuti ed operatori carceri? carcere,governo,giustizia,detenuti,dap

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Interrogazioni a risposta scritta:


ANDREA ORLANDO.

- Al Ministro della giustizia.

- Per sapere

- premesso che:

per dar corso al piano carceri è stato autorizzato il ricorso alla Cassa delle ammende per finanziare progetti di edilizia penitenziaria, stante l'asserita insufficienza delle ordinarie dotazioni di bilancio sottraendo, quindi, la maggior parte dei fondi della stessa Cassa delle ammende per il finanziamento di progetti volti al reinserimento in favore di detenuti ed internati ed a programmi di assistenza ai medesimi ed alle loro famiglie;

sarebbe stata avviata la ristrutturazione di un alloggio in Via Giulia, nel centro storico di Roma, pare destinato al capo dei dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che comporterebbe una spesa iniziale di circa 400.000 euro, a carico degli stanziamenti di bilancio del capitolo per l'edilizia penitenziaria;

sarebbe, inoltre, allo studio un progetto per la realizzazione di un'aula magna per 150 posti nei locali del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, attraverso interventi di ristrutturazione edilizia ed impiantistica per circa 1 milione di euro, sempre a carico del capitolo di spesa per l'edilizia penitenziaria, a cui si aggiungerebbero ulteriori costi per arredi e gestione di apparati audiovisivi e di interpretariato;

si è avuta notizia che le compagnie petrolifere fornitrici dell'amministrazione penitenziaria stanno interrompendo l'erogazione del carburante per gli automezzi utilizzati per il trasporto dei detenuti e degli internati per motivi di giustizia, di salute e di sicurezza e che, in qualche caso, il personale di scorta ha dovuto provvedere all'anticipazione del pagamento del rifornimento di benzina a proprie spese, mentre è già accaduto che venisse rinviato il processo Eolo davanti al
tribunale di Palermo, per l'impossibilità di provvedere all'accompagnamento in udienza di detenuti ristretti presso il carcere di Trapani, per mancanza dei fondi per la benzina;

risulta sia a disposizione dell'assessore alla sanità della regione Siciliana, una autovettura dell'amministrazione penitenziaria i cui costi di esercizio, compreso il rifornimento di carburante, graverebbero sulle già carenti disponibilità finanziarie destinate al servizio per le traduzioni e piantonamenti in luogo di cura dei detenuti ristretti negli istituti penitenziari siciliani -

se il Ministro della giustizia non rilevi uno stridente contrasto fra tali spese e il quadro di pesanti difficoltà finanziarie in cui versano gli istituti ed i servizi penitenziari, le attività di trattamento e di reinserimento sociale e le condizioni del patrimonio edilizio esistente, per la gran parte del quale non si provvede da anni ad interventi idonei al miglioramento delle condizioni detentive e all'adeguamento delle strutture alle previsioni del Regolamento penitenziario approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 e se non ritenga di sospendere i progetti ed i servizi citati in premessa, per corrispondere ad un dovere di coerenza con le politiche di contenimento della spesa pubblica, di necessaria sobrietà imposta dalla fase di crisi economica acuta del Paese e dagli enormi sacrifici che vengono richiesti alle strutture territoriali, al personale dipendente ed alla popolazione detenuta, che è sottoposta alle note condizioni di disagio e di sofferenza indotte dal sovraffollamento delle carceri.
(4-06913)

martedì 27 aprile 2010

Anche i magistrati di sorveglianza dicono no a DDL Alfano su misure alternative senza nuove assunzione magistrati,educatori e assistenti! carcere,dap

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Giustizia: critiche al Ddl Alfano, dai magistrati di sorveglianza

di Lionello Mancini

Il Sole 24 Ore, 27 aprile 2010

Il disegno di legge n. 3291, che dovrebbe alleggerire il sovraffollamento carcerario rischia di azionare una manovra "lenta e anche rischiosa". Parola di Francesco Maisto, 64 anni, presidente del Tribunale di sorveglianza di Bologna. Maisto ha contribuito alla preparazione della legge Gozzini, ma non approva questo "rendere ordinaria la clemenza permanente" ed è d’accordo con l’Unione delle Camere penali: questo progetto non va, meglio ripristinare le misure alternative alla detenzione. "Per i tossicodipendenti detenuti - spiega - sarebbe già efficace la modifica della disciplina della recidiva, chiesta anche da Carlo Giovanardi".

L’analisi del testo del Ddl 3291 è stata messa a punto nei giorni scorsi in una riunione dei presidenti dei tribunali di sorveglianza, convocata dalla VI commissione e contribuirà alla formazione del parere del Consiglio superiore della magistratura sulla normativa. Secondo le toghe, la legge è anche pericolosa "perché il suo carattere automatico la fa funzionare di fatto come un indulto, pur non essendo tale". Non sono consentiti accertamenti, "viene negato ogni spazio discrezionale al giudizio e quindi, ogni valutazione sulle possibilità di recidiva".

E cosa succederà per i reati di maltrattamenti e di violenza sessuale in famiglia? "L’assegnazione al domicilio coniugale è obbligatoria, non esiste la previsione di un domicilio diverso da quello della persona offesa, né dal luogo di commissione del reato".

E se, grazie agli automatismi del 3291, un detenuto potrà godere dell’alternativa domiciliare per un anno "anche quando il Tribunale di Sorveglianza abbia rigettato una o più richieste di misure alternative "è evidente l’effetto di delegittimazione che se ne ottiene. È vero che il Ddl introduce la novità di una relazione sulla condotta in carcere, ma, commenta Maisto "un detenuto potrebbe comportarsi bene in cella e non a casa"; né viene precisato il periodo di condotta da prendere in considerazione: "Si tratta, in definitiva, di una relazione ben diversa dall’attuale studio sulla personalità del soggetto, sul suo grado di partecipazione al percorso di rieducazione", nulla che serva a escludere una possibile recidiva.

Il raccordo del testo con le norme dell’Ordinamento penitenziario non esclude, poi, possibili deroghe che sospendano la permanenza in casa: di fatto la selezione dei beneficiari la farà solo l’Amministrazione, senza alcuna valutazione del magistrato. Né mancano i paradossi: "Se una persona libera deve espiare una pena di un anno, non conta nemmeno la condotta: va a casa e basta".

Infine, la legge è lenta. La rapidità dell’azione viene invocata dai garanti dei detenuti e anche sottolineata nella relazione al Ddl, dove si parla di 48 ore. Ma i tempi reali saranno ben diversi. Innanzitutto è prevedibile la sospensione di alcuni procedimenti per dubbi di costituzionalità, come già avviene per l’indultino e per l’espulsione ex articolo 16 del Testo unico sull’immigrazione; soprattutto, vanno considerate le gravissime carenze degli uffici che dovrebbero affrontare migliaia di casi entro poche ore, pur soffrendo "di scoperture e insufficienze di organici di magistrati, cancellieri, della polizia penitenziaria, educatori, assistenti sociali".


Giustizia: Camera; prosegue esame Ddl detenzione domiciliare

Asca, 27 aprile 2010

Oggi e giovedì in Commissione Giustizia prosegue il rapido iter del ddl governativo 3291 contenente norme per l’esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno e la sospensione del procedimento con la messa in prova. In merito la scorsa settimana il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo ha fornito una relazione tecnica sul numero dei detenuti precisando che la detenzione domiciliare dovrebbe essere applicata a regime a circa 2.000 carcerati. Ha escluso che questa sia una forma di condono mascherato e ha ricordato il piano carceri del governo per realizzare in 18 mesi 11.000 nuovi posti. Nella seduta di domani su questo progetto normativo saranno ascoltati i rappresentanti dell’Anm, del Consiglio Nazionale Forense, dell’Organismo unitario dell’Avvocatura e dell’Unione Camere Penali.

lunedì 26 aprile 2010

Tidei,PD:Alfano intervenga contro suicidi detenuti,assumendo nuovi educatori e agenti. carcere,governo,detenuti,giustizia,angelino alfano,politici,

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Seduta n. 310 del 21/4/2010

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

TIDEI, CAPODICASA e CARELLA.

- Al Ministro della giustizia.

- Per sapere

- premesso che:

un altro detenuto, il cinquantaquattresimo dall'inizio del solo 2010 secondo i dati dell'osservatorio sulle morti in carcere, Daniele Bellante, siciliano di trentun'anni, si è tolto la vita in un carcere italiano, in questo caso nell'istituto romano di Rebibbia;
siamo in presenza di una orribile «lista» che necessita, purtroppo, di continui aggiornamenti;
erano passati, infatti pochissimi giorni dall'ultimo suicidio avvenuto in un istituto di pena, quello di Daniele Cardarelli, 39 anni, di Roma, nell'ormai tristemente noto carcere di Sulmona, lo scorso 9 aprile;
proprio nel carcere di Sulmona, in dieci anni, si sono infatti contati tredici morti, dei quali 11 suicidi, oltre a svariati tentativi di suicidio: con dati di questo tenore questo istituto penitenziario si pone di nuovo al centro delle polemiche sulla situazione complessiva degli istituti di pena italiani;

la situazione nelle nostre carceri, come moltissime volte, purtroppo senza risultati, denunciato dagli interroganti, sta assumendo il carattere e i contorni di un'autentica tragedia, che rischia di travolgere l'intero sistema penitenziario italiano;
il numero dei detenuti ha raggiunto la cifra record di 67.000 a fronte di una capienza massima di 44.000 persone, con le conseguenza per i detenuti, per gli operatori del settore e per la stessa sicurezza del nostro Paese che abbiamo tutti sotto gli occhi;
le soluzione fino ad ora prospettate dal Governo, come ad esempio l'oramai quasi fantomatico «Piano carceri», si sono rivelate del tutto insufficienti: infatti, se da una parte è vero che vi è la necessità di affrontare l'emergenza carceri in maniera veloce ed efficiente, è altrettanto vero che il reale problema dell'emergenza carceri non riguarda soltanto l'edilizia carceraria: esso riguarda, come abbiamo già più volte detto, le gravissime carenze negli organici (ad esempio, a fronte della mancanza di circa seimila agenti penitenziari se ne assumeranno a stento duecento per tutto il territorio nazionale, per non parlare della situazione degli educatori penitenziari), dei drammatici tagli alle risorse e del complesso ma cruciale tema della sanità penitenziaria;
siamo di fronte ad un'emergenza carceri fatta di un esorbitante sovraffollamento, di fatiscenza ed inadeguatezza delle strutture, di ormai cronica e crescente carenza di risorse economiche ed umane, tutti elementi, questi che rendono, di fatto, impossibile il sostegno e l'assistenza ai detenuti e l'attuazione del principio costituzionale del recupero del reo -:

se il Governo non ritenga di dovere, con urgenza, predisporre tutte le misure necessarie atte ad impedire questa strage silenziosa ma in costante aumento, che si verifica all'interno dei nostri istituti di pena, facendosene seriamente carico senza alcuna demagogia, e dimostrando responsabilità e impegno al fine di anche al fine di evitare qualunque violazione dei diritti umani e della dignità del cittadino.
(5-02782)

Andrea Orlando,PD:DDL Alfano per misure alternative deve necessariamnete stanziare nuovi fondi per riuscita! carcere,politici,detenuti,giustizia,Ionta

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Giustizia: Orlando (Pd); ddl detenzione? verificheremo se bluff


"Stiamo lavorando per definire i dettagli di una agenda di proposte per la giustizia l’appuntamento di oggi va in questa direzione". Così Andrea Orlando, presidente del Forum giustizia del Pd concludendo i lavori dell’incontro, promosso venerdì dal gruppo Pd alla Camera, su detenzione domiciliare e messa alla prova.

"Naturalmente questo lavoro espone ad equivoci ed attacchi. Ma è l’unico modo di parlare al paese e di fare emergere, di fronte ad esso, la distanza che corre tra l’agenda del governo e i problemi reali della giustizia - ha spiegato Orlando -. Mentre infatti le camere sono impegnate a discutere una legge sulle intercettazioni fatta su misura per neutralizzare chi indaga ed informa su corruzione e malgoverno, mentre continua ad incombere la sciagurata legge sul cosiddetto processo breve, che ieri Fini ha qualificato, come noi da tempo facciamo, "una vera e propria amnistia mascherata" esplodono le emergenze non affrontate dal governo tra queste appunto il carcere, una realtà esplosiva generata dalla propaganda che si pretende di risolvere con la propaganda stessa".

"La politica della destra in questi anni combinando inasprimenti della pena per alcuni reati e abbreviando i termini di prescrizione solo per altri ha prodotto da un lato la congestione della carceri dove finiscono di solito i più deboli e dall’altro l’impunità per quelli che hanno i migliori strumenti di difesa - ha proseguito il responsabile Giustizia del Pd -.

Il disegno di legge presentato dal ministro Alfano sulla detenzione domiciliare e la messa alla prova apparentemente segna una inversione di tendenza ma nei fatti rischia di essere un passo falso. Infatti alcune palesi contraddizioni del testo e l’assenza di risorse a supporto di questi interventi rischiano di generare un effetto boomerang in grado di pregiudicare lo sviluppo di un sistema di pene alternative al carcere.
Se si tratta di un bluff, e a noi così pare, andremo a vedere le carte chiedendo profonde correzioni alle norme proposte che eliminino le incongruenze e i profili di incostituzionalità emersi anche dal confronto di oggi. Riteniamo essenziale un impegno del governo a rivedere i meccanismi della legge Cirielli a proposito di recidiva che hanno generato l’attuale situazione carceraria. È evidente infine che questi interventi non possono essere a costo zero e presuppongono l’individuazione di risorse per rafforzare le strutture di controllo di percorsi di reinserimento".

domenica 25 aprile 2010

Garante detenuti Franco Corleone: a Sollicciano mancano educatori,questo causa suicidi detenuti! carcere,governo,politici,detenuti,angelino alfano,dap

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Firenze: Franco Corleone; a Sollicciano personale educativo è inadeguato


Redattore Sociale, 25 aprile 2010



"A Sollicciano mancano gli educatori e il personale non ha le attenzioni necessarie per favorire l’accoglienza dei detenuti". Anche per questo motivo, secondo il garante dei detenuti del Comune di Firenze, Franco Corleone, si è verificato il suicidio del recluso italiano all’interno dell’istituto penitenziario fiorentino. "Gran parte dei suicidi all’interno delle carceri - ha spiegato Corleone - avvengono proprio nei primi giorni di detenzione. Ecco perché sarebbe opportuno, oltre alla risoluzione del sovraffollamento, agevolare l’ingresso dei detenuti con un personale più adeguato". "Proprio ieri mattina - ha concluso il garante dei detenuti di Firenze - mi sono recato in visita a Sollicciano per tentare di trovare soluzioni alle difficoltà quotidiane. L’intervento che richiedo urgentemente è la detenzione alternativa per i tossicodipendenti".

sabato 24 aprile 2010

Rita Bernardini:dare applicazione alla mozione sul carcere,adeguare gli organici anche degli educatori.carcere,politici,giustizia,angelino alfano,dap

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BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI.

- Al Ministro della giustizia.

- Per sapere

- premesso che:

Daniele Bellanti, 31 anni, pluripregiudicato, si è ucciso il 14 aprile 2010 impiccandosi nel carcere romano di Rebibbia;
l'uomo aveva l'obbligo di soggiorno a Vittoria, il suo paese, ma nell'ottobre 2009 aveva violato la misura di prevenzione, sicché era stato ricondotto nel carcere romano;
Bellanti è il ventesimo suicidio nelle carceri italiane dall'inizio dell'anno: ventiquattro ore prima in una cella a Santa Maria Capua Vetere un altro detenuto, 40 anni, sieropositivo, si è ucciso attaccandosi con la bocca alla bomboletta del gas che tutti i detenuti tengono in cella per cucinare; due giorni prima Domenico Caldarelli, 39 anni, era riuscito a farsi un'overdose in cella a Sulmona; mentre C.B., 40 anni, detenuto a Benevento ha utilizzato la sua calzamaglia di nylon per confezionarsi il cappio;
dei venti detenuti che si sono tolti la vita dall'inizio dell'anno 2010, cinque erano extracomunitari e solo sei di loro stavano scontando una condanna definitiva. Gli altri erano per lo più in attesa di primo giudizio (in sei), oppure ricorrenti contro una sentenza di primo grado o di appello (due detenuti), internati in case lavoro (i due che si sono tolti la vita a Sulmona), oppure con situazione giuridica mista (quattro);
su ognuno di questi suicidi la prima firmataria del presente atto ha rivolto altrettante interrogazioni a risposta scritta ai Ministri competenti chiedendo l'adozione da parte del Governo di alcuni provvedimenti e atti urgenti al fine quantomeno di ridurre nell'immediato le morti per suicidio all'interno degli istituti di pena, ma ai predetti atti di sindacato ispettivo non è stata data alcuna risposta;
il 12 gennaio 2010 la Camera dei deputati ha parzialmente approvato, su espresso parere favorevole del Governo, la mozione sulle carceri presentata dalla prima firmataria del presente atto e sottoscritta da 93 deputati appartenenti a quasi tutte le forze politiche presenti in Parlamento;
la mozione approvata prevede, tra l'altro
, alla lettera a), la riduzione dei tempi di custodia cautelare, perlomeno per i reati meno gravi, nonché del potere della magistratura nell'applicazione delle misure cautelari personali a casi tassativamente previsti dal legislatore, previa modifica dell'articolo 280 del codice di procedura penale; e, alla lettera n), l'adeguamento degli organici del personale penitenziario ed amministrativo, nonché dei medici, degli infermieri, degli assistenti sociali, degli educatori e degli psicologi, non solo per ciò che concerne la loro consistenza numerica, ma anche per ciò che riguarda la promozione di qualificazioni professionali atte a facilitare il reinserimento sociale dei detenuti;

Daniele Bellanti, nonostante fosse accusato di reati di scarso allarme sociale, si trovava in regime di custodia cautelare in carcere -:
se presso il carcere di Rebibbia sia presente, attivo e funzionante il servizio «nuovi giunti» e se pertanto il detenuto Daniele Bellanti abbia potuto usufruire di un colloquio con lo psicologo all'atto del suo ingresso in carcere e prima dell'assegnazione alle sezioni al fine di accertare un suo eventuale rischio autolesionistico o suicidiario;
se e quali urgenti iniziative di carattere normativo il Governo intenda adottare al fine di ridurre i tempi di custodia cautelare, perlomeno per i reati meno gravi, ed il conseguente potere della magistratura nell'applicazione delle misure cautelari personali a casi tassativamente previsti dal legislatore, previa modifica dell'articolo 280 del codice di procedura penale, così come previsto dalla mozione n. 1-00288 approvata dalla Camera dei deputati il 12 gennaio 2010;
se e quali urgenti provvedimenti il Governo intenda adottare, sollecitare e promuovere al fine di aumentare gli organici del personale penitenziario ed amministrativo, nonché dei medici, degli infermieri, degli assistenti sociali, degli educatori e degli psicologi in servizio presso gli istituti di pena, in modo da rendere lo stesso adeguato al numero delle persone recluse, così come previsto dalla mozione n. 1-00288 approvata dalla Camera dei deputati il 12 gennaio 2010;
se non ritenga che l'alto tasso dei suicidi e dei tentati suicidi dipende dall'elevato tasso di sovraffollamento degli istituti di pena dove attualmente sono ristretti più di 67mila detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 43mila posti;
quali iniziative, più in generale, il Governo intenda assumere per contenere e ridurre l'alto tasso dei decessi per suicidio in carcere.
(4-06881)

ANDREA ORLANDO interroga il ministro:quanti fondi per il dap?carcere,governo,politici,detenuti,angelino alfano,giustizia,costituzione,rita bernardini,

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Interrogazioni a risposta scritta:

ANDREA ORLANDO.

- Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze.

- Per sapere

- premesso che:

nel periodo 2007-2009, la popolazione detenuta è cresciuta del 50 per cento e le condizioni di eccessivo affollamento degli istituti penitenziari hanno determinato il Governo a dichiarare lo stato di emergenza, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010;
nel corrispondente periodo, le dotazioni di bilancio del Ministero della giustizia -
programma «Amministrazione penitenziaria» - relative alle spese per l'acquisizione di beni e di servizi (consumi intermedi) e per spese di mantenimento, assistenza, rieducazione e trasporto dei detenuti (interventi) hanno subito riduzioni di stanziamento medie del 30 per cento circa;
le direzioni degli istituti penitenziari denunciano esposizioni finanziarie per oltre 120 milioni di euro, nei confronti delle aziende che erogano l'acqua, l'energia elettrica, i combustibili per il riscaldamento, nei confronti dei fornitori di beni e servizi essenziali al mantenimento e all'assistenza delle persone detenute, nei confronti dei vettori e delle società petrolifere per il servizio di trasporto dei detenuti a mezzo aereo, ferroviario e stradale, nei confronti degli appaltatori degli interventi di manutenzione delle strutture e degli impianti, nonché verso le amministrazioni comunali per il servizio di raccolta dei rifiuti urbani;
i maggiori fabbisogni, per spese inderogabili ed indifferibili relative a tali voci, per le indennità di trasferta al personale appartenente al Corpo di polizia penitenziaria impiegato nel servizio di trasporto dei detenuti, nonché per il lavoro dei detenuti e degli internati, ammonterebbero ad almeno 150 milioni di euro;
alle maggiori esigenze del sistema penitenziario, negli ultimi anni, è stata data copertura attraverso il fondo di riserva per le spese di funzionamento del Ministero della giustizia e con erogazioni straordinarie del Ministero dell'economia e delle finanze ovvero in sede di assestamento del bilancio;
il cosiddetto piano carceri, annunciato dal Ministro della giustizia, prevede la costruzione di 18 nuovi istituti penitenziari e di 47 nuovi padiglioni nelle aree degli istituti esistenti, che comporteranno consimili spese di funzionamento e di gestione delle strutture e degli impianti per le quali viene stimato un ulteriore fabbisogno di almeno 40/50 milioni di euro;
all'articolo 8 del decreto 30 luglio 2009, n. 127 del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri della giustizia e dell'interno «Regolamento di attuazione degli articoli 61, comma 23, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, nonché dell'articolo 2 del decreto-legge n. 143 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 181 del 2008, e successive modificazioni, in materia di Fondo unico di giustizia», sono state definite le procedure per la determinazione delle quote del Fondo unico giustizia da destinare al Ministero della giustizia, ma che non risultano ancora nella disponibilità del medesimo Ministero, e le risorse finanziarie destinate ad assicurare il funzionamento e il potenziamento degli uffici giudiziari e degli altri servizi istituzionali, fra i quali quelli dell'Amministrazione penitenziaria -:
quale sia lo stato delle procedure per la determinazione delle quote del Fondo unico giustizia da destinare al Ministero della giustizia, ai sensi dell'articolo 2, comma 7, lettera b), del decreto-legge n. 143 del 2008, e della conseguente immediata riassegnazione, da effettuarsi con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, al fondo da ripartire per le esigenze correnti connesse all'acquisizione di beni e servizi dell'amministrazione della giustizia di cui al comma 1304 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296;
se, alla luce della situazione di emergenza del sistema penitenziario dichiarata dal Governo, si intendano assumere iniziative normative, anche in sede di predisposizione dei disegni di legge di stabilità e della legge di bilancio 2011, per una adeguata rivalutazione delle dotazioni finanziarie del Ministero della giustizia - programma amministrazione penitenziaria;
se il Ministro della giustizia abbia predisposto, con l'entrata in funzione delle nuove strutture penitenziarie previste dal piano carceri, il corrispondente quadro economico-finanziario per assicurare i relativi costi di gestione ed i maggiori servizi indispensabili al loro funzionamento;se il Ministro della giustizia, nell'ambito delle strategie volte a conseguire una migliore condizione di vita dei detenuti ed a contrastare il drammatico fenomeno dell'aumento dei suicidi in carcere, abbia predisposto piani per l'aumento delle offerte di lavoro da parte dell'Amministrazione penitenziaria in relazione alle accresciute esigenze dei servizi intramurali conseguenti al piano carceri;
se sia stato previsto un adeguato aumento dei servizi di assistenza psicologica e socioriabilitativa, nonché l'adeguamento delle opportunità di istruzione, di formazione professionale, di impegno in attività culturali, sociali e sportive.

(4-06886)

venerdì 23 aprile 2010

Vergognoso:il sistema carcere in emergenza,il dap sperpera e noi continuiamo ad elemosinare l'assunzione perche' i fondi non ci sono! carcere,politici

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Emergenza Carceri: Il Ministro Alfano controlli le spese del Dap. L'emergenza si risolve spendendo di più, ma anche spendendo meglio. Comunicato stampa di Rossana Dettori Segretaria Generale FP CGIL Nazionale

Appare quantomeno discutibile il fatto che, mentre agli agenti di Polizia Penitenziaria spesso non vengono pagate le numerose ore di lavoro straordinario espletate e in alcuni casi per garantire le missioni relative ai servizi di traduzione dei detenuti gli operatori anticipano di tasca propria il denaro, l'Assessore alla Sanità della Regione Sicilia goda dell'utilizzo di un'autovettura del Dap, con tanto di costi a carico dell'amministrazione penitenziaria. Altrettanto discutibile appare la spesa di 400mila euro prevista per la ristrutturazione di un'abitazione nel centro di Roma a disposizione del Capo dipartimento, o quel milione di euro previsto per la realizzazione di un'aula magna con 150 posti a sedere nei locali del Dap.

Se a mezzo stampa il Ministro della Giustizia Alfano parla di "stato d'emergenza" per il sovraffollamento, promettendo piani edilizi tutti mediatici e vantando assunzioni che esistono solo sulla carta e che comunque non basterebbero ad affrontare l'enormità rappresentata dai 67mila detenuti attualmente ristretti negli istituti, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, di sua diretta competenza, sembra non vivere alcun problema economico, gestendo le risorse in alcuni casi in maniera discutibile.

Sarebbe opportuno, per tener fede alla nostra Costituzione e alla Legge Gozzini, utilizzare i fondi della Cassa delle Ammende per finanziare il servizio penitenziario, per sostenere i detenuti nella loro riabilitazione e sostenere le famiglie.

Se al Dap si respira un'aria da paese di Bengodi, perché il Ministro non pretende di utilizzare tali fondi per investire nelle carenze strutturali, nel ripristino di un sistema di sostegno a operatori e detenuti, nel mantenimento e nella ristrutturazione delle nostre anguste strutture penitenziarie?

E soprattutto, quando potremo affrontare una discussione realistica sulla situazione edilizia, basata su stanziamenti nuovi e non su partite di giro, senza sottrarre nulla ai lavoratori e ai già insufficienti servizi penitenziari?

Roma, 23 aprile 2010

mercoledì 21 aprile 2010

DDl Alfano in commissione giustizia,Donatella Ferranti:si ma aumentando organici educatori per misure alternative. carcere,governo,angelino alfano,dap

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Resoconto della II Commissione permanente
(Giustizia)
II Commissione

SOMMARIO

Mercoledì 21 aprile 2010


SEDE REFERENTE:


Disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno e sospensione del procedimento con messa alla prova.
C. 3291 Governo e C. 3009 Vitali.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame dei provvedimenti, rinviato il 20 aprile 2010.

Giulia BONGIORNO, presidente, avverte che il sottosegretario Giacomo Caliendo ha presentato i dati richiesti nelle scorse sedute da deputati di maggioranza e opposizione (vedi allegato).

Il sottosegretario Giacomo CALIENDO illustra i dati forniti rilevando che solo per alcuni uffici non è stato ancora possibile raccogliere le informazioni richieste.

Rita BERNARDINI (PD), dopo aver ricordato che da notizie di stampa risulta l'intenzione del Governo di presentare un decreto legge di medesimo contenuto del disegno di legge in esame, ritiene che i gruppi contrari al trasferimento in sede legislativa del medesimo disegno di legge dovrebbero rivedere la propria posizione anche al fine di tenere in ambito esclusivamente parlamentare l'esame delle questioni oggetto del disegno di legge. Inoltre, sottolinea come il mancato trasferimento in sede legislativa del disegno di legge in esame determini necessariamente un eccessivo ritardo dell'approvazione dello stesso anche nel caso in cui questo dovesse essere calendarizzato dall'Assemblea nella prima settimana di maggio, come lei auspica. Osserva che, trattandosi di un provvedimento non contingentabile in ragione del suo contenuto, l'approvazione da parte dell'Assemblea avverrebbe necessariamente in un mese successivo rispetto a quello nel quale si avvia l'esame in Assemblea. Tutto ciò contrasta con la drammatica situazione delle carceri italiane caratterizzata da un sovraffollamento che ha oramai da tempo superati i limiti di umana tollerabilità. A tale proposito sottolinea come una delle ragioni per le quali i detenuti sono costretti a rimanere in cella anche per 22 ore in un giorno sia la carenza di personale penitenziario, la quale nel periodo estivo, a causa delle ferie, sarà ancora maggiore. Conclude ribadendo l'invito ai gruppi di acconsentire al trasferimento dell'esame del provvedimento in sede legislativa, sottolineando l'esigenza che il provvedimento sia approvato definitivamente dalle Camere in tempi utili affinché la situazione di drammatico sovraffollamento delle carceri possa iniziare a trovare una soluzione prima dell'estate.

Il sottosegretario Giacomo CALIENDO smentisce le notizie di stampa secondo le quali vi sarebbe l'intenzione del Ministro della giustizia di presentare al Preconsiglio dei Ministri una bozza di decreto legge avente ad oggetto le medesime disposizioni contenute nel disegno di legge in esame, rilevando come tale passaggio procedurale non sarebbe necessario in considerazione del fatto che il predetto disegno di legge è stato approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri. Per quanto per ora non vi sia l'intenzione di adottare il predetto decreto legge, sottolinea tuttavia la gravità della situazione delle carceri che il disegno di legge in esame affronta pur non mirando a risolvere definitivamente. Ribadisce quindi l'esigenza di approvare il testo urgentemente, come consentirebbe solamente il trasferimento del medesimo all'esame in sede legislativa. A tale proposito sottolinea come la gravità del sovraffollamento nelle carceri abbia raggiunto livelli tali che non consentono di ritardare ulteriormente, in vista dell'estate, l'approvazione del testo.
Soffermandosi su alcune critiche avanzate nel corso del dibattito in Commissione al provvedimento in esame, osserva che in realtà non vi è alcun rischio di indulto mascherato, ritenendo, anche sulla base della sua esperienza personale di magistrato, che non vi sia il rischio concreto che i detenuti sottoposti per pochi mesi agli arresti domiciliari evadano commettendo un reato punito rigorosamente.
In relazione agli effetti sulla popolazione carceraria delle disposizioni in materia di detenzione domiciliare, ribadisce quanto già dichiarato nella precedente seduta sulla impossibilità di valutare quanti detenuti beneficerebbero della nuova misura, la quale a regime si dovrebbe comunque applicare a circa 2.000 detenuti.
Dichiara di non comprendere l'assoluta contrarietà manifestata dall'onorevole Di Pietro alla introduzione nell'ordinamento del nuovo istituto della messa alla prova, che peraltro costituisce oggetto di una proposta di legge presentata dal gruppo dell'Italia dei Valori. Ritiene che su questo istituto si possa discutere per quanto attiene alla normativa di dettaglio ovvero alla scelta di considerarlo applicabile ad un medesimo soggetto per più di una volta, ma non si dovrebbero esprimere tutte quelle perplessità di fondo che sono state da taluno sollevate. A tale proposito ritiene che con l'apporto costruttivo di tutti i gruppi si possa arrivare ad una disciplina della messa alla prova condivisa ed efficace.

Donatella FERRANTI (PD) dopo aver ribadito che il proprio gruppo non è contrario al trasferimento in sede legislativa del disegno di legge una volta che siano state approfondite le diverse questioni applicative che questo comporta, sottolinea come il disegno di legge non possa essere considerato in alcun modo come la soluzione del problema del sovraffollamento delle carceri.

Il sottosegretario Giacomo CALIENDO, replicando all'onorevole Ferranti, ricorda che la questione delle carceri è affrontata dal Governo in maniera ben più articolata e complessa rispetto al provvedimento in esame, che costituisce un tassello, sicuramente importante, di un quadro di interventi di diversa natura. A tale proposito ricorda che il 18 aprile prossimo scade il termine per la presentazione del Piano carceri che prevede la costruzione di 11.000 posti nelle carceri entro 18 mesi.

Donatella FERRANTI (PD) ritiene che il Piano carceri dovrà essere adeguatamente esaminato in sede parlamentare per poterne valutare l'efficacia ed accertare che non si traduca sostanzialmente in una attribuzione di poteri sena rispettivi controlli al Commissario straordinario. Sottolinea che nel frattempo la Commissione dovrà approfondire nel merito, anche attraverso audizioni, le diverse questioni connesse al provvedimento in esame.

Si sofferma quindi sull'articolo 1 del disegno di legge esprimendo forti perplessità sulla scelta del Governo di introdurre una nuova misura alternativa di detenzione anziché modificare la disciplina della detenzione domiciliare già prevista dalla legge Gozzini, eliminando tutta una serie di vincoli che i governi di centrodestra vi hanno posto negli anni a partire dalla cosiddetta legge ex Cirielli. Tra questi vincoli quello che impedisce di fatto una efficace applicazione della disciplina vigente della detenzione domiciliare è sicuramente quello relativo ai recidivi reiterati. Inviata quindi la Commissione a valutare l'opportunità di andare ad incidere sulla disciplina della detenzione domiciliare con l'obiettivo di consentirne una maggiore applicazione anche in relazione a coloro che debbano scontare meno di 12 mesi di reclusione.

Altra questione di fondo che deve essere affrontata è quella della mancata previsione di aumenti di organici a favore sia della magistratura di sorveglianza che del personale che a vario titolo opera nelle carceri. Tale scelta del Governo si contraddice con tutti quei nuovi compiti che a tali categorie vengono attribuite dal provvedimento in esame nonostante il sovraccarico di lavoro al quale queste sono sottoposte. A tale proposito rileva come ad esempio la detenzione domiciliare prevista dall'articolo 1 non sia applicabile automaticamente, ma richieda una relazione comportamentale del detenuto che deve essere effettuata coinvolgendo i direttori delle carceri e coloro che seguono in prima persona il trattamento dei detenuti, come ad esempio gli educatori.

A suo parere vi sono poi anche delle contraddizioni tra la relazione di accompagnamento al disegno di legge e l'articolato del medesimo. Un esempio evidente di ciò riguarda il limite della recidiva reiterata che, secondo la relazione del Governo e quella dello stesso relatore, onorevole Papa, non sussisterebbe per la nuova misura di detenzione domiciliare, ma che invece, in ragione del richiamo all'articolo 47-ter della legge Gozzini effettuato dal comma 6 dell'articolo 1 del disegno di legge, troverebbe di fatto applicazione anche per questa nuova misura. Sul punto invita il relatore ad effettuare un'attenta verifica.

Altra questione da affrontare è anche quella del braccialetto elettronico, il cui relativo contratto di fornitura scadrà il 2011. Osseva criticamente che questo, così come è oggi funzionante, non consente il collegamento satellitare che servirebbe a monitorae in ogni momento la reale posizione del detenuto.
Rileva altresì che la nuova disciplina della detenzione domiciliare non appare essere coordinata con alcune scelte legislative effettuate ultimamente dalla maggioranza di centrodestra. Si riferisce in particolare alla disciplina della esecuzione delle pene detentive prevista dall'articolo 656 del codice di procedura penale, in quanto non si terrebbe conto che il comma 9 del predetto articolo stabilisce una serie di ipotesi in cui non viene sospesa l'esecuzione della pena detentiva, anche se costituente residuo di maggiore pena, quando non sia superiore a tre anni. Queste ipotesi previste dal comma 9, proprio perché non toccate dal disegno di legge, troverebbero applicazione anche per la nuova misura che questo mira a introdurre nell'ordinamento, riducendone fortemente la portata applicativa.

Conclude sottolineando come il provvedimento in esame, oltre ad essere carente sotto il profilo organizzativo in relazione al personale sia di magistratura che penitenziario, non possa essere considerato in alcun modo idoneo a risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. Problema che può essere risolto solo attraverso interventi strutturali adeguati.

Antonio DI PIETRO (IdV) ribadisce la contrarietà del gruppo di Italia dei Valori al provvedimento in esame, sia per la parte relativa alla detenzione domiciliare sia per quella inerente alla messa alla prova.
Per quanto attiene alla detenzione domiciliare dichiara di non condividere assolutamente la scelta del Governo di far uscire dalle carceri, attraverso un provvedimento legislativo di carattere necessariamente generale ed astratto, coloro che a seguito di un processo siano stati condannati a scontare la pena detentiva in carcere. Ritiene che ciò costituisca un «indulto mascherato», in quanto, al contrario di quanto fisiologicamente dovrebbe avvenire, la scelta di non far scontare ad un determinato soggetto la pena entro le mura carcerarie viene fatta dal legislatore anziché dal giudice. Ritiene che solo quest'ultimo è in grado di stabilire se un determinato detenuto sia meritevole in concreto di beneficiare delle misure alternative.
In merito alle disposizioni sulla messa alla prova, sottolinea quanto la disciplina del disegno di legge sia inutile e dannosa. Evidenzia, in particolare, che in realtà l'obiettivo di alleggerire il carico di lavoro dei magistrati non viene raggiunto, in quanto questi comunque debbono svolgere le indagini preliminari e formulare un capo di imputazione. Inoltre, una volta sospeso il processo e sottoposto l'imputato al lavoro di pubblica utilità, vi dovranno essere dei soggetti pubblici preposti a controllare la correttezza dello svolgimento di tale lavoro nonché il rispetto dei vincoli apposti dal giudice. Osserva peraltro che il lavoro di pubblica utilità, così come delineato dal provvedimento in esame, sia uno strumento poco utile, i cui effetti negativi sono sicuramente maggiori rispetto a quelli positivi. Anzi, in molti casi, ritiene che esso si tradurrà in una «finta misura»alla quale viene sottoposto un soggetto per beneficiare addirittura dell'effetto estintivo del reato. Rispetto ai benefici per la collettività, maggiori saranno sicuramente gli oneri che lo Stato dovrà accollarsi per controllare che il lavoro sia realmente svolto.
Per quanto attiene alla proposta di legge presentata dal suo gruppo in merito alla messa alla prova, osserva che questa si ispira a principi ben diversi rispetto a quelli che hanno indotto il Governo a presentare il disegno di legge in esame. Ad esempio, la proposta di legge del suo gruppo non prevede l'effetto della estinzione del reato, ma incide unicamente sulla esecuzione della pena.
Conclude ribadendo la contrarietà del suo gruppo al disegno di legge in esame e sottolineando come la questione carceraria possa essere risolta solo aumentando il personale che lavora nelle carceri nonché creando nuove strutture penitenziarie e non sottraendo alla discrezionalità del magistrato la scelta dell'applicazione delle misure alternative alla detenzione.

Luca Rodolfo PAOLINI (LNP), dopo aver sottolineato come il provvedimento in esame affronti questioni estremamente complesse, invita la Commissione a tenere conto che attualmente la prescrizione dei reati costituisce una vera e propria forma di immunità. Di fronte a questa situazione il disegno di legge in esame, nella parte in cui introduce l'istituto della messa alla prova, rappresenta il male minore. Piuttosto si dovrebbe lasciare una maggiore discrezionalità al magistrato in merito all'applicabilità sia della messa alla prova che della nuova misura della detenzione domiciliare. Ricorda infine, come evidenziato dal rappresentante del Governo, che il disegno di legge rappresenta solo un tassello di un piano ben più complesso con il quale il Governo intende affrontare la questione del sovraffollamento delle carceri. A tale proposito ricorda che in meno di due anni sono stati già costruiti circa 1700 posti nelle carceri e che nei prossimi 18 mesi se ne costituiranno altri 11 mila. Invita pertanto tutti i gruppi ad avere un atteggiamento propositivo che consenta di formulare un testo che possa affrontare in maniera adeguata la questione del sovraffollamento delle carceri, evitando comunque che dei delinquenti, che debbono scontare ancora mesi di detenzione, escano fuori dalle carceri per commettere gravi reati.

Federico PALOMBA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.