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Sign for Aiutaci a garantire l'effettiva applicazione dell'art. 27 Cost.(funzione rieducativa della pena)

Mercoledi',23 Marzo 2011: interrogazioni per l'assunzione degli educatori penitenziari

Mercoledi',23 Marzo 2011,

(rinvio del 16 Marzo 2011)

in commissione giustizia discussione delle interrogazioni orali per l'assunzione degli educatori penitenziari.


5-04298 Cassinelli: Sull’iter del concorso pubblico per educatore penitenziario


5-04314 Ferranti: Questioni relative all’assunzione dei vincitori del concorso per educatore penitenziario




Per leggere il testo delle interrogazioni vai su news giornaliere o etichetta interrogazioni parlamentari




Carceri:necessario assumere educatori,assistenti e psicologi.

26 agosto 2010



Giustizia: Bernardini (Radicali); basta morti in carcere, varare in fretta misure deflattive



“Il tempo dell’illegalità e dell’inciviltà carceraria italiana è scandito ad un ritmo impressionante dalle morti, dai suicidi. Dico al Governo e ai miei colleghi parlamentari che così numerosi hanno partecipato all’iniziativa del Ferragosto in carcere, che occorre fare in fretta a varare, intanto, misure adeguate a decongestionare la sovrappopolazione carceraria”. Lo afferma Rita Bernardini, deputata Radicale, membro della Commissione Giustizia della Camera, dopo la morte di un detenuto a Sulmona. “Il disegno di legge Alfano - così come svuotato dalla Commissione Giustizia della Camera - non serve a spegnere l’incendio di disperazione e di morte che sta divampando - prosegue.Affidare infatti ai Tribunali di sorveglianza la valutazione della pericolosità sociale e l’idoneità del domicilio per consentire di scontare ai domiciliari pene residue sotto i 12 mesi, significa paralizzare tutto: la valutazione arriverà troppo tardi! Si dia ai direttori degli istituti penitenziari questo compito che saprebbero fare meglio e più in fretta dei magistrati di sorveglianza. Ridimensionata almeno un po’ la popolazione detenuta, occorre immediatamente riformare il sistema come previsto dalle mozioni approvate in gennaio dalle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama a partire dallo stop all’uso indiscriminato della carcerazione preventiva e alla depenalizzazione dei reati minori, per arrivare alle misure e pene alternative che si rivelano molto più efficaci del carcere ai fini della rieducazione e del reinserimento sociale, all’adeguamento degli organici penitenziari (agenti, educatori, psicologi, assistenti sociali), alle possibilità di lavoro per i detenuti, agli istituti di custodia attenuata dove i tossicodipendenti possano curarsi”.





5 luglio 2010





Carceri: Favi, "Bene Tg2, condizioni indegne per detenuti e lavoratori"



Dichiarazione di Sandro Favi responsabile Carceri del Partito Democratico



L’inchiesta del Tg2 sulla drammatica situazione delle nostre carceri evidenzia ciò che il Partito Democratico denuncia da mesi, e cioè condizioni di vita per i detenuti e per i lavoratori penitenziari del tutto indegne. Quelle viste all’Ucciardone sono situazioni che in realtà riguardano la stragrande maggioranza delle carceri italiane. Le morti in carcere e gli atti di autolesionismo sono segnali inequivocabili: occorre attuare da subito politiche penitenziarie che decongestionino gli istituti. È assolutamente necessario investire sulle misure alternative alla detenzione e sull’aumento di agenti di polizia penitenziaria, di educatori, di assistenti sociali e psicologi.



Finora il ministro Alfano e il direttore delle carceri Ionta hanno saputo solo ipotizzare un piano carceri che avrà lunghissimi tempi di realizzazione e che non inciderà minimamente per un miglioramento della situazione nell’immediato.



Così non va.









Lettere: senza assunzione personale educativo il ddl Alfano è inutile





Comunicato stampa, 29 maggio 2010





Ai deputati di commissione bilancio



e giustizia camera









Al sottosegretario



On. Caliendo









Al sottosegretario



On. Giorgetti Alberti







Egregi Onorevoli,



dopo aver appreso la notizia sul parere negativo della Commissione Bilancio sugli artt. 2 quater e 2 sexies del Ddl Alfano questo Comitato ritiene necessario porre alla Vostra attenzione alcune osservazioni. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru 2.060 svuoterebbe di significato il Ddl Alfano riducendolo ad una imago sine re.



L’investimento in risorse umane è propedeutico alla concreta materializzazione della normativa contenuta nel provvedimento. Secondo quanto enunciato dall’art. 1 comma 3 del Ddl. il magistrato di sorveglianza decide sulla base della relazione inviatagli dall’istituto penitenziario.



Alla luce della normativa penitenziaria è l’educatore colui che osserva il comportamento del detenuto e provvede alla stesura della relazione di sintesi, cioè di quella relazione di cui si servirà il magistrato di sorveglianza per la decisione finale sulla misura alternativa.



Senza l’incremento di ulteriori unità di personale pedagogico la situazione del sovraffollamento carcerario non potrà mai essere risolta né tantomeno potrà trovare risoluzione la drammatica condizione in cui versano le carceri italiane.



Pochi educatori significa poche relazioni da inviare al magistrato di sorveglianza. Pochi educatori significa impossibilità di fare il trattamento. Pochi educatori significa stasi della concessione di misure alternative. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru creerebbe un vero e proprio effetto boomerang che provocherebbe la totale paralisi del Ddl Alfano.



La Commissione Giustizia dopo aver preso atto della grave situazione di disagio in cui versano le carceri italiani ha dato voce all’articolo 27 della Costituzione decidendo di investire su quello che già nel Settecento Beccaria definiva “il più sicuro mezzo di prevenire i delitti” ossia l’educazione.



L’approvazione dell’articolo aggiuntivo che esclude il Dap dalla riduzione della pianta organica e dal blocco delle assunzioni costituisce una vera e propria presa di coscienza dell’assunto secondo il quale non può esserci alcun miglioramento delle condizioni di detenzione senza l’investimento in risorse umane.



Si evidenzia inoltre che l’emendamento è già stato “riformulato” originariamente infatti prevedeva l’obbligo per il governo,dopo l’invio della relazione per l’adeguamento della pianta organica, di predisporre entro 2 mesi un piano straordinario di assunzioni.



La totale eliminazione di questo emendamento volto alla concreta applicazione della misura alternativa sulla quale questo Governo intende puntare per risolvere il dramma del pianeta carcere renderebbe inutile l’approvazione di un Ddl che non riuscirebbe mai ad essere attuato.



Ci sarebbe infatti una vera e propria antinomia tra norma e realtà. La realtà è che la situazione carceraria italiana è drammatica e preoccupante.



I continui suicidi in carcere sono da porre in relazione con le insopportabili condizioni di disagio in cui vivono i reclusi delle carceri italiane alla carenza di trattamento e attività rieducative e alla mancata assistenza psicologica dovuta alla cronica carenza di personale educativo



Ebbene, l’Italia, Paese democratico, è stata condannata dalla Cedu per trattamento degradante e disumano. A tale situazione va data una risposta concreta, soprattutto se si considera che il bilancio dello stato potrebbe essere aggravato dalle condanne della Cedu (Sic!).



Inoltre non si comprende come la crisi riguardi solo le risorse umane e non anche lo stanziamento dei fondi per l’edilizia penitenziaria ,infatti, una volta costruite nuove carceri queste rimarranno inutilizzate (Sic!) Un esempio è fornito dal carcere di Agrigento e dal carcere di Rieti, a Pinerolo inoltre, c’è un carcere vuoto da 10 anni ma è già stata individuata un’area per costruir un nuovo carcere (fonte Girodivite).



Per un provvedimento importante, come quello in esame, che punta sulla rieducazione e sul recupero del reo, occorre assumersi delle responsabilità serie, perché l’incremento del personale pedagogico rappresenta il sine qua non della correlazione legge - realtà.



Ancora una volta si evidenzia inoltre che il “decantato” vulnus di copertura finanziaria può essere sanato attingendo dai fondi della Cassa delle Ammende che secondo quanto disposto dall’art 129 III comma del Dpr 30 giugno 2000, n. 230, devono essere destinati ai programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale dei detenuti e degli internati anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione”e non all’edilizia penitenziaria (Sic!) . Qualora il Governo non intenda attingere i fondi necessari dalla cassa delle Ammende potrebbe ricavarli dai fondi del Fug, visto che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato il decreto che assegna per la prima volta le quote delle risorse sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati al Fondo Unico Giustizia (Fug), nella misura del 50 per cento al Ministero dell’Interno e del 50 per cento al Ministero della Giustizia. Attingendo i fondi o dalla cassa delle Ammende o dal Fug non vi sarebbe alcun onere aggiuntivo in quanto gli stessi sono già previsti in bilancio.



Per le ragioni suesposte riteniamo che l’emendamento presentato dall’On. Donatella Ferranti e Schirru sia una vera proposta “bipartisan” che deve, necessariamente,trovare accoglimento così come è stato approvato in Commissione Giustizia.



Riteniamo altresì che il governo, dopo aver provveduto all’adeguamento della pianta organica anche in relazione alla popolazione detenuta ( quasi 70mila detenuti) debba predisporre un piano straordinario di assunzioni di educatori penitenziari da attingersi dalla vigente graduatoria del concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di Educatore, Area C, posizione economica C1, indetto con Pdg 21 novembre 2003.



Una scelta in tal senso rappresenterebbe la chiave di volta per un chiaro e ben preciso impegno di responsabilità affinché la drammatica situazione che affligge il pianeta carcere possa finalmente essere risolta. Per tali ragioni auspichiamo che tutta la commissione bilancio della camera e il sottosegretario Alberto Giorgetti facciano una seria e proficua riflessione riconoscendo l’importanza ai fini dell’attuazione del Ddl in esame dell’emendamento Schirru 2.060.





FERRANTI SU DDL CARCERI,OTTENUTO ANCHE AMPLIAMENTO ORGANICO EDUCATORI PENITENZIARI.

Donatella Ferranti,PD:piano programmato di assunzioni del personale degli educatori.

Governo favorevole a emendamenti Pd per potenziamento personale penitenziario:piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi.


18 maggio 2010


La commissione Giustizia della Camera ha cominciato a votare gli emendamenti presentati al ddl carceri e il Governo ha dato parere favorevole alle proposte di modifica del Pd che prevedevano il potenziamento del personale civile e amministrativo penitenziario (psicologi, educatori, ecc) e l’adeguamento delle piante organiche di carabinieri e polizia in funzione del nuovo impegno che dovranno svolgere per vigilare sui detenuti che trascorreranno agli arresti domiciliari l’ultimo periodo della loro detenzione. Il capogruppo del Pd in commissione giustizia, Donatella Ferranti, ha espresso soddisfazione per questo parere favorevole del Governo augurandosi che alla fine l’emendamento venga approvato.



Pd: nostre proposte sono su linea indicata da Napolitano

“Il Pd è pronto” a rispondere al monito del presidente della Repubblica sulla necessità di risolvere il sovraffollamento delle carceri e “a fare la propria parte”. Per questo, annuncia Sandro Favi, responsabile Carceri dei democratici, “nei prossimi giorni il nostro partito presenterà proposte su questi temi, in un quadro di sistema e in continuità e sviluppo delle mozioni approvate dal Parlamento già nei primi mesi di quest`anno”.

“Proporremo - spiega Favi - che si proceda alla revisione del codice penale, che vengano riviste le norme che determinano l`alta incidenza di imputati in custodia cautelare in carcere e quelle sul trattamento penale dei tossicodipendenti, che siano ampliate le opportunità di accesso alle misure alternative alla detenzione. Chiederemo inoltre al Governo - prosegue - un piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, nonché gli indispensabili stanziamenti ed investimenti per ripristinare la corretta funzionalità ed operatività dei servizi e delle strutture”.

“Il Partito Democratico - conclude l’esponente del Pd - rinnova la stima e la fiducia degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria e l`apprezzamento verso i dirigenti dell`Amministrazione penitenziaria, verso le professionalità socio-educative, sanitarie, amministrative e tecniche che, in questa fase difficile, dimostrano il proprio impegno con alto senso di umanità e qualificate competenze”.

Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"

Carceri: Pd, "Testo migliorato in commissione, ma serve uno sforzo in più" Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"

“Lo stralcio della messa in prova consentirà di esaminare rapidamente il provvedimento sulla detenzione domiciliare”. Lo dichiara la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti facendo notare come ‘la messa in prova non riguardava la popolazione carceraria e quindi non avrebbe avuto effetti sul grave stato di sovraffollamento delle carceri italiane. In ogni caso – sottolinea la democratica – il voto di oggi conferma il nostro giudizio negativo sul testo uscito dal consiglio dei ministri che era confuso ed inefficace anche perché privo di qualsiasi copertura finanziaria. Stiamo adesso valutando se aderire o meno alla richiesta di un voto in sede legislativa sul testo modificato nel corso dei lavori in commissione. La nostra disponibilità dipenderà anche dall’atteggiamento della maggioranza sulle nostre ulteriori proposte di modifica. In particolare: la tutela delle vittime di violenza domestica, il rafforzamento del personale di polizia (non solo quella penitenziaria) e del personale del comparto civile dell’amministrazione penitenziaria(educatori e psicologi)”.


Proposta emendativa 8.01.


Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:


«Art. 8-bis. - 1. Entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Ministro della Giustizia, sentiti i Ministri dell'interno e della funzione pubblica, riferisce alle competenti Commissioni parlamentari in merito alle necessità di adeguamento numerico e professionale della pianta organica del Corpo di Polizia penitenziaria e del personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria anche in relazione all'entità numerica della popolazione carceraria e al numero dei posti esistenti e programmati.

2. A tal fine il Governo presenta al Parlamento entro i successivi novanta giorni un apposito piano straordinario di assunzioni di nuove unità specificandone i tempi di attuazione e le modalità di finanziamento.».
Ferranti Donatella, Schirru Amalia, Samperi Marilena, Amici Sesa



Proposta emendativa 8.03.

Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:


«Art. 8-bis. - 1. Al comma 8-quinquies, della legge n. 26 del 2010, dopo le parole Il Corpo della Polizia penitenziaria, sono inserite le seguenti il personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria,».
Schirru Amalia, Ferranti Donatella, Samperi Marilena, Amici Sesa



28-04-10


Dopo l'ennesimo suicidio in carcere (23 dall'inizio dell'anno), nel penitenziario di Castrogno, a Teramo, il parlamentare dell'IdV, Augusto Di Stanislao, ribadisce la necessita' di interventi diretti ed immediati da parte del Governo. ''Non e' piu' ammissibile - afferma il deputato IdV - una tale situazione di completa incapacita' da parte del Governo di affrontare concretamente le problematiche delle carceri in Italia''. Di Stanislao ricorda che ''dopo varie visite presso il carcere di Castrogno e altrettante interrogazioni ad Alfano, dopo una mozione a mia prima firma approvata all'unanimita', con la quale anche la maggioranza si e' impegnata in una serie di iniziative atte a risollevare una drammatica realta' focalizzando l'attenzione sul sovraffollamento e sulla carenza di personale penitenziario e di educatori, dopo l'annuncio dell'emergenza carceri di Alfano e del fantomatico piano carceri, dopo continue denunce e sollecitazioni dei sindacati sulla necessita' di intervenire sulle strutture, sugli organici, siamo ancora di fronte ad una situazione insostenibile e all'emergenza soluzioni''. ''Ho presentato da tempo - conclude Di Stanislao - una proposta di legge per istituire una Commissione d'inchiesta parlamentare sulla situazione delle carceri in Italia che, ora piu' che mai, diventa fondamentale per dare risposte e soluzioni ai molteplici problemi e disagi dell'intero mondo penitenziario''.




Di Stanislao:il ministro tace sulle assunzioni degli educatori,riferisca in parlamento.

“E’ giusta l’assunzione di 2.000 agenti così come evidenziato da Sarno, Segretario generale Uil Pa Penitenziari, per garantire il turnover e quindi supplire la carenza del personale di polizia penitenziaria, ma vi è una colpevole dimenticanza da parte del Ministro quando tace sulla necessità di garantire la presenza degli educatori così come previsto nella Mozione IdV approvata all’unanimità dal Parlamento.” Queste le parole dell’On. Di Stanislao che prosegue: “Non vorremmo che questo impegno del Ministro si focalizzi esclusivamente sull’edilizia carceraria e altresì non vorremmo che dietro la parola magica “stato di emergenza” si celi il grimaldello per ridare vita ad una ” Carceri d’oro 2″ che in barba alla procedure di appalti e alla trasparenza abbiano buon gioco, piuttosto che la pubblica utilità e l’urgenza, i furbetti delle sponsorizzazioni. Si segnala al Ministro, nel frattempo, che in Italia vi sono 40 penitenziari incompiuti ed inutilizzati in un Paese che ne ha 171 in tutto e nel Piano Carceri presentato non c’è cenno di recupero di questo patrimonio. Chiedo che il Ministro venga, così come richiesto in Aula, a riferire in Parlamento sugli impegni presi in relazione ai tempi e modi e risorse da impiegare. Nel frattempo con due distinte interrogazioni chiedo al Ministro quale modello di recupero intenda mettere in campo visto che non si parla assolutamente di assumere gli educatori e cosa intenda fare per i 40 penitenziari incompiuti.”


16 Marzo 2010:interrogazione a risposta in Commissione su assunzione idonei educatori penitenziari

Convocazione della II Commissione (Giustizia)

Martedì 16 marzo 2010

Ore 13.45

5-02550 Ferranti: In relazione all’assunzione di educatori penitenziari


Interrogazione a risposta in Commissione:

FERRANTI, MELIS, TIDEI e SAMPERI.



- Al Ministro della giustizia.

- Per sapere

- premesso che:

il 17 febbraio 2010 il Sottosegretario per la giustizia Caliendo è intervenuto in Senato sul tema dell'assunzione degli educatori penitenziari reclutati tramite il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di educatore, area C, posizione economica C1, indetto con PDG 21 novembre 2003;

nel corso della succitata seduta, il Sottosegretario Caliendo ha affermato che entro aprile 2010 saranno assunti in via definitiva tutti gli educatori che hannosuperato i precedenti concorsi, oltre ai 170 già assunti (anche se agli interroganti risulta che siano stati assunti 97 educatori);

in realtà, l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso era già programmata con l'indizione dello stesso nel 2003, per il quale il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria già disponeva dei fondi necessari;

lo stesso Ministro interrogato, onorevole Alfano, aveva riconosciuto l'improcrastinabilità e l'urgenza di assumere più unità di educatori quando, il 12 gennaio 2010, furono approvate alla Camera le mozioni sui problemi del carcere presentate da vari gruppi parlamentari;a fronte di una popolazione carceraria di 67.000 unità, il rapporto educatore/detenuto è di circa 1 a 1.000, cosa che rende in pratica impossibile lo svolgimento di qualsivoglia progetto rieducativo impedendo il corretto reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, così come previsto nel dettato costituzionale;

non avendo il Ministro interrogato ancora proceduto all'assunzione di ulteriori unità degli educatori, limitandosi a rimandare la questione ad un futuro confronto in merito con i Ministri Tremonti e Brunetta, sarebbe auspicabile ed urgente un rapido avvio della procedura di assunzione di educatori, almeno per completare la già esigua pianta organica, ulteriormente ridotta di circa 400 unità dal decreto legislativo n. 150 del 2009

se non ritenga opportuno procedere celermente all'assunzione di educatori attingendo dalla vigente graduatoria degli idonei risultante dal concorso pubblico a 397 posti di cui in premessa, al contempo prorogando la validità della stessa per almeno un quinquennio, al fine di permetterne lo scorrimento graduale per compensare il turn-over pensionistico, evitando l'indizione di nuovi concorsi che comporterebbe ulteriori oneri finanziari.

(5-02550)


Risposta all'interrogazione di Donatella Ferranti:dal 2011 assunzioni degli idonei educatori concorso,il comitato vigilera'.

Nel rispondere agli On. interroganti ritengo opportuno segnalare che il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo di "Educatore", Area C, posizione economica C1, dell'Amministrazione Penitenziaria, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16.4.2004 - IV serie speciale e si è concluso in data 9 luglio 2008.La graduatoria definitiva, immediatamente dopo l'approvazione del Direttore Generale con provvedimento dell'11 luglio 2008, è stata trasmessa all'Ufficio centrale per il bilancio per l'apposizione del visto di controllo.Nell'anno 2009, in ragione dell'entità dei fondi stanziati ai sensi dell'articolo 1, comma 346, della Legge 24.12.2007 n. 244, è stato possibile procedere all'assunzione dei primi 103 vincitori del predetto concorso a 397 posti.Quanto alle restanti 294 unità, la competente Direzione Generale di questa amministrazione ha già programmato il relativo piano di assunzione ricorrendo, per la copertura degli originari 397 posti a concorso, allo scorrimento della graduatoria, ai sensi dell'art. 15, co. 7, DPR n. 487/99 e successive integrazioni e modificazioni.I nuovi educatori - alcuni dei quali individuati tra i candidati idonei, ma non vincitori del concorso, attese le 12 defezioni intervenute per rinunce, mancate stipule del contratto o dimissioni da parte degli aventi diritto - hanno infatti già scelto la sede di destinazione e, entro aprile del corrente anno, saranno formalmente assunti con firma del relativo contratto.Per quanto riguarda, invece, l'auspicata possibilità di procedere ad un ulteriore scorrimento della graduatoria oltre il numero dei posti originariamente messi a concorso, mi corre l'obbligo di segnalare che tale eventualità non rientra tra le ipotesi di cui all'art. 15, co. 7, del DPR n. 487/1994 e che pertanto, limitatamente all'anno in corso, non può essere attuata per mancato stanziamento dei fondi occorrenti.I fondi disponibili, infatti, sono stati impegnati sia per l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso per educatori, sia per l'assunzione degli idonei al concorso a 110 posti di contabile, a copertura dei posti previsti dal relativo bando ed in ragione delle gravi carenze riscontrate anche nell'area contabile.Dato atto di quanto sopra e, premesso che la validità delle graduatorie è indicata in tre anni dalla data della pubblicazione nei Bollettini ufficiali, faccio presente che, nel caso di specie, la validità della graduatoria del concorso a 397 posti è fissata al 31 maggio 2012 e che, pertanto, a partire dal prossimo anno, in presenza delle risorse economiche necessarie, potranno esservi le condizioni per procedere ad uno scorrimento della graduatoria, anche oltre il numero dei posti pubblicati.




24 febbraio 2010:

ordine del giorno su non riduzione organico educatori di Roberto Rao

La Camera,

premesso che

il provvedimento in esame prevede, all'esito del processo di riorganizzazione di cui all'articolo 74, del decreto legge n. 112 del 2008, un'ulteriore riduzione degli assetti organizzativi delle amministrazioni pubbliche ai fini del contenimento della spesa pubblica;

il comma 8-quinquies dell'articolo 2 individua le amministrazioni che non sono interessate dalle riduzioni descritte, tra cui il Corpo di Polizia Penitenziaria;


nonostante le difficoltà operative, la scarsezza di mezzi e personale risulta, inopinatamente escluso da tale previsione il personale civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte ad includere tra il personale delle amministrazioni non interessate dalla riorganizzazione delle piante organiche non solo quello di polizia penitenziaria ma anche quello civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, con particolare riferimento alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, anche in vista dell'avvio del Piano carceri che necessiterà di adeguate risorse umane e professionali. 9/3210/41. Rao, Ria
.


Accolto come raccomandazione.




19 Febbraio 2010:

ordine del giorno su assunzione educatori di Donatella Ferranti e PD


La Camera,

premesso che:

l'articolo 17-ter stabilisce che, per l'attuazione del cosiddetto «Piano carceri» si conferiscono pieni poteri al Commissario straordinario che, per individuare la localizzazione delle aree destinate alla realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie, d'intesa con il Presidente della regione territorialmente competente e sentiti i sindaci dei comuni interessati, potrà agire in deroga alla normativa urbanistica vigente, velocizzando procedure e semplificando le gare di appalto, utilizzando il modello adottato per il dopo terremoto a L'Aquila, derogando anche all'obbligo previsto dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, volto a consentire agli interessati, proprietari delle aree che si intendono espropriare, la necessaria partecipazione al procedimento amministrativo;

la localizzazione costituisce di per sé variante e produce l'effetto di imporre il vincolo preordinato all'espropriazione e contro di essa non sarà possibile ricorrere al giudice amministrativo e si introduce anche una deroga al limite dei subappalti, che potranno aumentare dall'attuale 30 per cento fino al 50 per cento, in deroga all'articolo 118 del codice dei contratti pubblici; in sostanza, si affidano pieni poteri al Commissario straordinario, che potrà avvalersi anche del Dipartimento per la protezione civile per le attività di progettazione, scelta del contraente, direzioni lavori e vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, in deroga ai criteri di trasparenza e pubblicità e in palese contraddizione con la mozione Franceschini ed altri n. 1-00302 (approvata sostanzialmente all'unanimità alla Camera il 12 gennaio di quest'anno e accettata dal Governo) che impegnava chiaramente il Governo a garantire, nell'ambito dei progetti della nuova edilizia penitenziaria, i criteri di trasparenza delle procedure e l'economicità delle opere evitando il ricorso a procedure straordinarie, anche se legislativamente previste,

impegna il Governo

a verificare l'adeguatezza, in proporzione alla popolazione carceraria, delle piante organiche riferite non solo al personale di polizia penitenziaria ma anche alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, avviando un nuovo piano programmato di assunzioni che vada oltre il turn-over dovuto ai pensionamenti previsto dalla legge finanziaria per il 2010 e che garantisca le risorse umane e professionali necessarie all'attivazione delle nuove strutture penitenziarie, anche distribuendo meglio il personale sul territorio, concentrandolo nei compiti di istituto, sottraendolo ai servizi estranei, consentendogli un adeguato, costante ed effettivo aggiornamento professionale.

9/3196/13.
Donatella Ferranti.



Il comitato vincitori idonei concorso educatori dap in sostegno di Rita Bernadini

Educatori penitenziari sostengono la protesta di Rita Bernardini e Irene TestaRistretti Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini, impegnate in uno sciopero della fame perrichiedere l’esecuzione immediata di quanto proposto nelle cinque Mozioni parlamentari,unanimemente approvate nei giorni 11 e 12 gennaio 2010, riguardanti la situazione del sistema carcerario italiano.Giova ricordare che in quella occasione lo stesso Ministro Alfano assumeva precisi impegni ed affermava che vi avrebbe dato celere e certa attuazione sancendo l’inizio di un nuovo percorso,iniziato con la dichiarazione di Emergenza di tutto il sistema penitenziario alla quale ci si aspettava sarebbe seguita la predisposizione nel Piano Carceri di tutti quegli atti necessari ad ottemperare a quanto detto nelle citate Mozioni per poter, nei tempi strettamente necessari, affrontareconcretamente e efficacemente l´ormai ingestibile situazione creatasi nei nostri istituti penitenziari.Tuttavia, da un’iniziale analisi condotta sui primissimi elementi costitutivi e organizzativi del Piano Carceri emerge solo una particolare attenzione all’aspetto strutturale e custodiale, non prevedendo,invece, alcun intervento per incrementare e favorire la fondamentale componente rieducativa, vero obiettivo dell’esperienza carceraria.Questo Comitato ed altri illustri interlocutori del mondo penitenziario, continuano, infatti, a chiedere a gran voce che vengano assunti più educatori, affinché l’ingresso nelle nostre carceri non si limiti ad un forzato ozio, ma divenga precipuo momento di riflessione e riprogettazione del sé.Ad oggi, però, in merito alla questione degli educatori, alcuna volontà specifica è stata espressa dal Ministro, nonostante, le nostre carceri continuino quotidianamente ad affollarsi a causa dei numerosi nuovi ingressi, ma anche per la spaventosa carenza di educatori che, secondo quanto stabilito dalle vigenti leggi, rappresentano i coordinatori e i realizzatori materiali dei percorsirieducativi, nonché quelle figure professionali atte a garantire, nei giusti modi e nei tempi,l’espletamento, dell’intero iter necessario all’accesso alle misure alternative alla detenzione di quei detenuti che ne avrebbero i requisiti, ma che continuano a restare in carcere a causa dello sparuto numero di educatori attualmente in servizio a fronte di una popolazione di 66.000 persone carcerate.Pertanto, ci uniamo all´Onorevole Bernardini e a Irene Testa per chiedere l´immediata esecuzione delle citate mozioni e auspichiamo che il Ministro Alfano ne predisponga repentinamente l’avvio.Il Comitato, altresì, ad ausilio dell’iniziativa intrapresa da Rita Bernardini e da Irene Testa,promuove una “catena di informazione solidale” impegnandosi a diffondere la conoscenza di tale protesta non violenta tramite l’invio di questo comunicato non solo a tutti gli organi di informazione, ma anche ai propri conoscenti invitandoli a fare altrettanto.Il Comitato vincitori e idonei concorso educatori.


Donatella Ferranti,PD:da Ionta, un primo segnale l'immediata assunzione dei tanti educatori.

CARCERI: PD, VOGLIAMO VEDERCI CHIARO. AUDIZIONE ALLA CAMERA DI IONTA



Roma, 13 gen



''Lo vogliamo esaminare puntigliosamente ed e' per questo che gia' domani chiederemo al presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno di attivarsi per prevedere al piu' presto l'audizione del capo del Dap, dott. Franco Ionta''. Cosi' la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, commenta l'approvazione del piano carceri da parte del Cdm di oggi. ''I primi dati forniti dal ministro Alfano - sottolinea - non ci convincono fino in fondo: se infatti le carceri italiane possono ''tollerare' sino a circa 64.237 detenuti, da regolamento non potrebbero ospitarne piu' di 43.087. Il grado di sovraffollamento e' elevatissimo, siamo ampiamente fuori quota, e per arrivare ad 80.000 posti, i 21.749 annunciati oggi dal ministro Alfano sembrano insufficienti. E poi - prosegue - non basta costruire muri, occorre riempirli di personale numericamente e professionalmente adeguato: dalla polizia penitenzieria, agli psicologi, agli educatori e agli altri esperti. Di tutto questo ancora non c'e' traccia, ma aspettiamo di conoscere nel merito dal dott. Ionta le cifre esatte, certo - conclude - che un primo segnale potrebbe essere l'immediata assunzione dei tanti educatori e psicologi del concorso''.

Assunzione degli educatori primo impegno del governo

Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari esprime piena soddisfazione per l’approvazione delle cinque mozioni sul problema carcerario discusse ed accolte nei giorni 11 e 12 gennaio 2010 dal nostro Parlamento. Per la prima volta il Governo, rappresentato dal Ministro Alfano, ha preso consapevolezza della grave emergenza del sovraffollamento degli istituti di pena e, fra le altre fondamentali proposte presentate, si è impegnato:- a procedere all’assunzione immediata dei restanti educatori penitenziari previsti dalla pianta organica, da attingersi dagli idonei della vigente e menzionata graduatoria risultata dal concorso bandito per tale profilo professionale, affinché anche costoro possano partecipare ai previsti corsi di formazione che il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria deve attivare per questi operatori prima dell’ingresso nelle carceri a cui sono destinati, onde evitare sprechi di danaro per doverli riattivare in seguito;- a prorogare di almeno un quinquennio la validità della graduatoria di merito del concorso citato in premessa, in linea con gli orientamenti del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione nonché con le disposizioni in materia di razionalizzazione delle spese pubbliche in vigore - per permetterne un graduale scorrimento parimenti all’avvicendarsi dei fisiologici turn-over pensionistici, al fine di evitare l’indizione di nuovi concorsi per il medesimo profilo che comporterebbero inutili oneri pubblici;- ad assumere iniziative per lo stanziamento di fondi necessari per completare l’organico di educatori previsti dalla pianta organica attualmente vigente presso il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, considerato che lo sforzo economico da sostenere è annualmente molto esiguo, ma necessario per far funzionare meglio ed in modo più umano una branca importantissima del nostro sistema giustizia che non può più attendere;- a procedere all’alienazione di immobili ad uso penitenziario siti nei centri storici e alla costruzione di nuovi e moderni istituti penitenziari in altro sito;Esprimiamo, quindi, pieno compiacimento per l’importantissimo risultato raggiunto dall’On. Di Stanislao dell’Idv, il quale nella Sua circostanziata e approfondita mozione, ha dimostrato ancora una volta la Sua grande disponibilità e sensibilità verso tali problematiche, sapendo cogliere e far emergere sapientemente le necessità di questo delicato settore della nostra giustizia. Ringraziamo, inoltre, gli onorevoli Bernardini, Rao, Ferranti, Melis, Tidei, Vitali, Balzelli, Donadi, Paladini, Franceschini e tutti coloro che hanno appoggiato con voto favorevole le Loro mozioni, poiché di fronte a queste battaglie di umanità hanno saputo permeare il Loro impegno politico di quell’umanità e di quell’alto senso civico che rende capaci di abbandonare i colori politici e di volgere verso una proficua unità di intenti.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari, intanto, continuerà a vigilare affinché tali doveri vengano rispettati e proseguirà nel suo lavoro di diffusione della necessità dell’intervento rieducativo e quindi sulla centralità della presenza degli educatori, ovvero di quella figura professionale che rappresenta il vero catalizzatore ed esecutore materiale del percorso rieducativo di un detenuto, percorso che rappresenta l’unica vera speranza di un sano reinserimento sociale di chi vive l’esperienza delle sbarre e che rappresenta uno dei più validi strumenti atti ad evitare quegli stati di inerzia, apatia, depressione, frustrazione, ansia, inadeguatezza che troppo spesso percorrono prepotentemente i corridoi lungo i quali si snodano le fila di quelle celle all’interno delle quali si consumano, quotidianamente, suicidi, abusi, violenze. Auspichiamo, quindi, che il Governo predisponga celermente tutti gli atti necessari ad ottemperare quanto detto e che questa stessa volontà continui ad animarne tutti i passaggi ad essi necessari, per poter, nei tempi strettamente necessari, cominciare ad affrontare concretamente e efficacemente l’ormai ingestibile emergenza creatasi.

Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari

lunedì 26 ottobre 2009

Educatori penitenziari: seguito dell'audizione del capo Dap in commissione giustizia,14 ottobre 2009

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COMMISSIONE II
GIUSTIZIA
Resoconto stenografico

AUDIZIONE


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Seduta di mercoledì 14 ottobre 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIULIA BONGIORNO

La seduta comincia alle 14,45.



Sulla pubblicità dei lavori.


PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.



Seguito dell'audizione del capo del Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria, dottor Franco Ionta.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del capo del Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria, dottor Franco Ionta.
Ricordo che nella scorsa seduta il dottor Ionta ha svolto una relazione sui temi oggetto dell'audizione e che alcuni deputati hanno formulato quesiti ed osservazioni.
Do la parola al dottor Ionta per rispondere ai quesiti posti nella precedente seduta.


FRANCO IONTA, Capo del Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria. Ringrazio la Presidenza e gli uffici di questa Commissione, che mi hanno fornito il resoconto dell'audizione della scorsa volta, il che mi ha consentito di apprestare un po' di documentazione, che lascerò poi alla Commissione e che illustrerò molto brevemente.
Partendo dalle richieste dell'onorevole Tidei, che chiedeva della situazione della casa Circondariale di Civitavecchia,



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lascio alla Commissione il documento dal quale risulta che sono in corso alcune opere di ultimazione del funzionamento dell'istituto. La fine dei lavori relativi a questi interventi è prevista per il 20-21 dicembre 2009, e la spesa suppletiva, che pure mi veniva chiesta, è di 560 mila euro. I lavori di Civitavecchia termineranno, dunque, nel dicembre del 2009 e renderanno disponibili 156 posti detentivi. Questa è una prima questione.
Per quello che riguarda il servizio sanitario penitenziario e la trasmigrazione della sanità penitenziaria al Servizio sanitario nazionale, ho una copiosa documentazione, che lascio alla Presidenza, naturalmente sottolineando ciò che ho avuto modo già di dire la volta scorsa, ossia che le regioni a statuto speciale e le province autonome sono escluse, in questa prima fase, ma che, in virtù dei rispettivi statuti e delle correlate norme di attuazione, vi verranno ricomprese.
In merito a un'altra richiesta, sulla parametrazione, dal 2001 a oggi, ossia il rapporto tra la presenza del personale di polizia penitenziaria, da un lato, e dei detenuti in quel momento dall'altro, ho con me uno specchietto riepilogativo, che posso anche sintetizzare: nel 2001 erano presenti 41.608 poliziotti penitenziari, con una popolazione detenuta di 53.165 detenuti. Attualmente, abbiamo 40.627 poliziotti penitenziari per una popolazione detenuta di 64.859 detenuti nelle nostre strutture penitenziarie. Faccio presente, però, che dal numero di 40.627 dobbiamo togliere 804 persone, che sono adibite alla giustizia minorile. In sostanza, abbiamo circa 39 mila unità di polizia penitenziaria.
Faccio notare - altro punto molto importante - che la pianta organica per la consistenza del personale di polizia penitenziaria è fissata per legge, al 2001, in 45.121 unità. Sostanzialmente, abbiamo una carenza di oltre 5 mila unità di



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personale di polizia penitenziaria. Ovviamente, lo specchietto riproduce poi la situazione per gli anni dal 2001 al 2009, così come mi è stato richiesto.
Mi è stato poi richiesto anche uno specchietto riepilogativo dei detenuti che sono stati fatti uscire dal carcere e poi espulsi. Ho un riepilogo dal 2002 al 2008, fino all'agosto del 2009: il trend ha visto, nel 2002, 449 espulsioni; nel 2003, 2004, 2005, 2006 si superano le mille unità; poi il dato è regredito nel 2007 a 381, nel 2008 a 711 e ad agosto 2009, ultimo dato disponibile, a 668 espulsioni.
Per quello che concerne la situazione dei 39 psicologi vincitori di concorso, lascio alla Commissione due mie note che la fotografano. Proprio il passaggio della sanità penitenziaria al servizio sanitario nazionale, oltre alla carenza di fondi, rende impossibile l'assunzione delle persone che hanno vinto il concorso. Da quello che so, vi è una disponibilità del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali a prendersi carico della situazione e mi risulta che siano in atto procedure per verificare se i titoli che sono stati prodotti da queste persone, nel momento in cui hanno svolto il concorso presso l'amministrazione della giustizia, siano sufficienti e validi rispetto all'eventuale assunzione presso il Ministero stesso.
Faccio presente, però, che, essendo anche il presidente del relativo Consiglio di amministrazione, in Cassa ammende abbiamo finanziato un progetto per utilizzare, sia pure parzialmente, una parte dei vincitori di tale concorso per venire incontro alla loro giusta esigenza di trovare collocazione. Lascio quindi le due note che fotografano la situazione.
Per quello che riguarda la questione delle azioni di autoferimento, o addirittura di suicidio, vi lascio una documentazione che ripercorre le iniziative messe in atto dall'amministrazione



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per tentare di arginare questo grave fenomeno, nonché tutta la casistica, a partire addirittura dal 1980, con le statistiche relative al numero dei suicidi, alla media dei detenuti rispetto a tale numero, al tasso di percentuale, e tutto il materiale di cui dispone il mio ufficio per fotografare questa drammatica situazione. Gli ultimi dati mi comunicano che nel 2005 ci sono stati 57 suicidi su 60 mila detenuti e, nel 2008, 42 suicidi su 54 mila. Queste sono più o meno tutte le informazioni di cui dispone il mio ufficio.
Si poneva poi una questione relativa al costo dei detenuti. Anche in questo caso, lascio un piccolo specchietto in cui risulta che la cifra finale del costo giornaliero per detenuto è di 148 euro, comprendendo ovviamente tutte le spese, tra cui quelle dello stipendio per il personale.
Lascio ancora un appunto che riguarda la situazione delle case mandamentali, facendo presente, peraltro, che esse non sono nella disponibilità del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Se non ricordo male, ne sono state dismesse 325, anche per diseconomicità del loro trattenimento.
Abbiamo svolto una valutazione su quale debba essere la struttura tipo, al di sotto o al di sopra della quale si rende diseconomica la gestione, e abbiamo visto che, quando si va al di sotto di determinati numeri, dovendo comunque mantenere tutti i servizi legati alla detenzione, diventa molto difficile e anche diseconomico gestirle. Abbiamo, di conseguenza, orientato la nostra azione verso la creazione di strutture che si aggirano intorno ai 450 posti detentivi, una dimensione gestibile e, nello stesso tempo, anche vantaggiosa sul piano economico.
Al di sotto di questo limite la situazione diventa meno vantaggiosa, anche in relazione al rapporto tra personale di polizia penitenziaria e popolazione detenuta.



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Non ricordo se nella scorsa occasione, ma mi è comunque stato segnalato il problema di Reggio Calabria, su cui lascio un appunto riepilogativo. Faccio presente che l'istituto di Reggio Calabria è nella responsabilità del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e che c'è stato un lungo contenzioso tra la ditta che si era aggiudicata i lavori e il Ministero stesso. Con delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica del 31 luglio 2009 abbiamo ricevuto - questo è un dato sicuramente positivo - anche se fisicamente non sono ancora arrivati nelle nostre casse, però sono assegnati, 200 milioni di euro per favorire istituti penitenziari in zone cosiddette di area di sottoutilizzazione, che ricomprendono anche la Calabria. Abbiamo immaginato di utilizzare 21 milioni e mezzo per risolvere il problema di Reggio Calabria, creando in questo modo 250 nuovi posti detentivi.
Questo è, più o meno, salvo mie omissioni, il quadro delle richieste che mi era stato posto. Credo di aver esaurito gli argomenti che mi erano stati sottoposti.


PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.


FULVIO FOLLEGOT. Ringrazio il dottor Ionta per le risposte. Vorrei porgli alcune domande. Sappiamo che gli immigrati nelle carceri sono circa 24 mila. Ci sono convenzioni con gli Stati per far scontare la pena nel Paese di origine? Ed eventualmente, se lei ne è a conoscenza fin d'ora, quanti sono, almeno indicativamente?
La seconda domanda è molto più specifica e riguarda il carcere di Pordenone, che credo lei conosca attentamente. Vorrei porle degli interrogativi precisi, perché non sono stato



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in grado di avere risposte precise. È stato già individuato il sito, come si dice in giro? Sono state allocate le risorse? Quali sono i possibili tempi di realizzazione?


ANTONIO DI PIETRO. Leggo dalla rassegna stampa di oggi che al Consiglio dei ministri di domani era atteso un provvedimento in materia di carceri, che avrebbe dovuto portare una boccata di ossigeno nelle celle, dove sono accatastati - riferisce l'agenzia - 64 mila esseri umani. Il sottosegretario Caliendo ha però fatto sapere che il grande piano Ionta - lo chiama così, come tutti - non è ancora pronto. Vorrei sapere esattamente in che cosa consiste tale piano e quanti soldi ha a disposizione, se ne ha.
Se sono vere le cifre che ci ha fornito il direttore, ossia che ci sono 5 mila agenti carcerari in meno rispetto a una popolazione carceraria aumentata, come direttore dell'amministrazione penitenziaria dispone dei fondi per trovare gli agenti che mancano, posto che vi è una diminuzione rispetto a quanto prevede la pianta organica? Se non ci sono neanche i fondi per assumere gli oltre trenta psicologi che hanno vinto il concorso, è stato previsto a quali risorse fare ricorso? Noi abbiamo conoscenza della carenza di personale da diversi anni, ma non sappiamo ancora da dove derivano i soldi per assumere questi agenti. Ripeto, è di oggi la notizia che i provvedimenti che si sarebbero dovuti affrontare in Consiglio dei ministri domani, non lo saranno più, perché si sta aspettando il Piano Ionta. Vorrei sapere se qualcuno le ha indicato dove lei dovrebbe andare a prendere i soldi.


GUIDO MELIS. Ringrazio il dottor Ionta. Torno anche io su questo argomento. A Ferragosto ho sentito alla radio, e ho anche letto in un'agenzia, una conferenza stampa del Ministro Alfano, in cui si diceva, in primo luogo, che entro settembre



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si sarebbe presentato il piano; in secondo luogo che allora c'erano a disposizione 250 - lei dice 260, se non sbaglio - milioni di euro; e in terzo luogo che sarebbero occorsi, a regime, 1500 milioni di euro. La differenza è notevole tra le risorse accantonate e quelle che servono. In quell'occasione Alfano disse che l'Europa si sarebbe dovuta far carico di determinate responsabilità, giacché noi siamo terra di frontiera, che la grande ondata migratoria che proviene dall'Africa e dall'Asia o dall'Europa orientale penetra prima in Italia, e che dunque i governi europei avrebbero dovuto concorrere.
Alcuni giorni dopo ho letto, per caso, su un giornale una dichiarazione di una delle autorità europee che già si manifestava molto tiepida rispetto a tale assunzione di responsabilità. Si tratta di un problema politico molto grave. Ripeto anche io la domanda dell'onorevole Di Pietro: come si pensa di varare il piano? Non viene varato, perché non c'è contezza di quali siano le risorse finanziarie da dedicargli.
Ho poche domande molto precise da porre. La prima riguarda la questione degli educatori. C'è speranza per questa essenziale funzione, se si vuole che la pena sia davvero non soltanto afflizione, ma recupero del detenuto, che gli educatori possano tornare davvero a svolgere la loro funzione in maniera ottimale nelle carceri italiane?
La seconda domanda riguarda il tema dell'immigrazione: se possibile, vorrei avere, magari col tempo, una classifica delle componenti nazionali dell'immigrazione in carcere, sapere cioè quali sono le nazionalità che più concorrono alla triste gara che si è sviluppata, e anche se sono in atto, presso il dipartimento, o in generale nel Ministero, politiche per fronteggiare questa tipologia particolare di detenuti. Naturalmente un detenuto di religione e di etnia diversa, che spesso non conosce



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la lingua, che ha usi anche igienici o di costume completamente diversi dai nostri, presenta, immagino, tipologie di trattamento del tutto differenti.
Io ho visitato un po' di carceri e ho visto che è tutto un mescolamento, talvolta anche pericoloso, di detenuti di diversa estrazione, che vengono tenuti spesso, come lei sa, al di là dei limiti fisiologici delle celle, di cui è stato effettuato anche, nella grande visita di Ferragosto, un calcolo dei metri quadri col metro. Capisco che siamo in emergenza, ma siamo al di là dei limiti sopportabili. Ci sono politiche per affrontare la diversa tipologia dei ceppi migratori che purtroppo alimentano la clientela delle carceri italiane? La sensazione che si ha è che tale piano, e in genere tutta la politica che viene messa in cantiere, sia di contenimento e non di previsione. Anche la cifra di 1 miliardo e 600 milioni di euro, che creerebbe 17-20 mila posti detentivi in più, serve per l'emergenza. Con questo andiamo in pareggio, ma non prevediamo quello che può succedere nei prossimi anni, per esempio l'effetto dei provvedimenti recenti che il Governo ha voluto e che il Parlamento ha varato rispetto alla sicurezza. Come in tutte le imprese di questo mondo, e purtroppo questa è una triste impresa, si pone un problema di programmazione.
L'ultima domanda che volevo porle, se mi consente, è su un tema che mi è molto caro, sul quale ho presentato anche un'interrogazione. C'è una cospicua colonia di detenuti romeni che rinunciano a esperire i gradi d'appello del giudizio, accettando la condanna definitiva, pur di essere trasferiti rapidamente in Romania. Ho già posto la stessa domanda al sottosegretario Caliendo, che mi ha assicurato il richiamo ai trattati con la Romania e alle politiche tra i due Paesi. Mi consta, invece, che questo flusso di uscita, che molto gioverebbe



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a ridurre la densità e il peso sulle nostre carceri, non si sta verificando. Vorrei sapere che cosa accade in questo campo.
L'ultimissima domanda riguarda il carcere sassarese di San Sebastiano, che era stato oggetto di una mia interrogazione nel mese di luglio - se non ricordo male - del 2008. Sono tornato un anno dopo e la situazione è peggiorata, naturalmente, nonostante gli eroici sforzi della direttrice Mascolo e del personale. Vi è un sottodimensionamento dal punto di vista del personale. Si attende, come una panacea, il trasferimento nel nuovo carcere, che dovrebbe sorgere ai confini della città, ma i cui lavori non sembrano, almeno a vederli dal di fuori - mi riprometto di chiedere un permesso per poterli visitare - procedere con la dovuta celerità.
Si era detto che nel 2010 il vecchio carcere sarebbe stato smobilitato - è un pezzo di archeologia carceraria degna degli studi degli storici - e che tutti i detenuti sarebbero stati trasferiti nel nuovo. Ho la sensazione che questo nel 2010 non avverrà, se si vuol essere realisti e seri. Per come stanno procedendo le cose e per come sono le risorse finanziarie - anche questo le domando, se c'è un finanziamento adeguato per consentire quest'operazione - temo che anche questo potrebbe non essere un obiettivo raggiungibile.


ANTONIO DI PIETRO. Vorrei restasse agli atti che devo intervenire in sede di question time in Assemblea. Me ne scuso con la Commissione e con il dottor Ionta. Dal momento che oggi sono l'unico a rappresentare il mio gruppo in Commissione, chiederei al collega Touadi la cortesia di raccogliere le risposte che verranno date.



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PRESIDENTE. Poiché oggi dovremmo concludere quest'audizione, vorrei terminare tutti gli interventi prima di dare la parola al direttore.


MARIO CAVALLARO. Signor presidente, il contenuto delle domande è molto simile. Io però vorrei partire da una premessa, non dichiarativa, ma da una domanda di premessa, in relazione soprattutto al fatto che tutti parlano di questo piano Ionta, che intanto la gratifica almeno per il nome.
Mi scuso se i documenti possono produrre una risposta indipendente dalla sua affermazione, ma ho svolto una piccola ricerca e ho trovato almeno due step del 2001 e del 2004 di un decreto che doveva essere, se non ricordo male, ricognitivo del vecchio piano straordinario, e vorrei sapere se su tali piani sono appostate risorse ordinarie o straordinarie, e che sorte hanno avuto tali pianificazioni.
In pratica, ricordo che c'era un elenco - lo ricordo anche come componente in passate legislature della Commissione giustizia di altro ramo del Parlamento - addirittura di ventuno carceri che avrebbero dovuto essere oggetto o di profonde ristrutturazioni o comunque di trasformazioni tutte già finalizzate all'ottenimento di un ampliamento dei posti e anche di un miglioramento della qualità delle strutture.
Mi pare di ricordare e di capire che di tale pianificazione non vi sia più traccia visibile. Soprattutto le chiedo se il dipartimento abbia tuttora, a valere su fondi ordinari o straordinari che potrebbero essere residui, una disponibilità e che cosa intende fare in relazione agli stabilimenti che oltretutto erano stati posti in una graduatoria. Io ricordo - lei saprà, perché forse fisicamente mi riconosce come colui che ha caldeggiato una delle piccole carceri che esistono nel nostro Paese, il carcere di Camerino - che esse risalivano faticosamente in questa graduatoria un po' come le lumache che



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risalgono dal pozzo, poi scivolavano in giù, ma vi era, per quello come per altri stabilimenti, una prospettiva di qualche tipo. Peraltro, nel caso specifico, al di là del fatto che Camerino - come la parola stessa dice - è piccola cosa, si tratta di uno dei pochi stabilimenti penitenziari nelle Marche, e quindi consente di trovare una risposta.
Il secondo punto, invece, riguarda il piano. Io non voglio fare dichiarazioni di carattere generale o di principio, che hanno già svolto gli altri colleghi. Sicuramente lei, pur non potendole o non volendole presentare, per ragioni di completezza, al Consiglio dei ministri, ha già studiato ed elaborato alcune linee, dunque credo che possa dirci, nell'ambito di tali linee generali, quali sono le risorse finanziarie che lei ritiene di dover appostare per realizzare quanto meno l'obiettivo minimale di cui si diceva, cioè arrivare a un pareggio sostanziale tra posti disponibili ed esigenze carcerarie del Paese, e quale cronoprogramma lei ritiene di poter attuare in relazione a tali disponibilità finanziarie. Noi, peraltro, partimmo da piani decennali che si sono rivelati non tali degni di questo nome, perché nessuno ha avuto avvio.
Vengo al terzo e ultimo discorso, che ritengo non irrilevante: quali modalità e forme di attuazione di questi progetti, programmi o piani lei ritiene di dover proporre?
Come diciamo noi in tribunale, ricordo a me stesso, ma ricordo anche a chi mi ascolta, che uno dei motivi per cui naufragò ogni esigenza dichiarata pianificatoria fu anche la modalità con la quale, contro il nostro parere, l'allora Ministro Castelli ritenne di poter realizzare, in quattro e quattro otto, una riforma consistente delle disponibilità carcerarie attraverso - alcuni fra i presenti lo ricorderanno - la costituzione di una società di scopo, che poi mi pare sia stata addirittura liquidata, che si chiamava Dike Aedifica Spa - anche il nome



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non è bellissimo - e che doveva essere emanazione del Ministero della giustizia; vi si aggiunge poi l'irrisolto conflitto fra tale Ministero e quello delle infrastrutture e dei trasporti, nonché quello sulle procedure e modalità. Si era evocata l'utilizzazione della legge obiettivo, che poi non si è inverata; si è parlato di un project financing basato in parte sull'utilizzazione delle strutture carcerarie in posizioni di prestigio all'interno dei perimetri urbani, ma anche di questo non c'è traccia. Vi è inoltre l'esigenza, se si accede a questo tipo di progetto, di procedere attraverso un sistema nitido, limpido e soprattutto coerente, quanto meno con il sistema europeo dell'organizzazione.
Vorrei, se lei ritiene di poterle illustrare o di poter rinviare a una sua eventuale documentazione, conoscere tali linee guida che, secondo me, indipendentemente dalla loro attuazione pratica, debbono già essere contenute nelle indicazioni. Ho già riferito della questione puntuale di cui mi sono occupato. In cauda non è venenum, quindi, se mi vuole dare una piccola risposta, le sono grato.
Vorrei, però, sollevare ulteriormente due questioni, sempre di carattere operativo. Mi sono avveduto, anche per esperienze personali e perché nella XIV legislatura abbiamo svolto un'indagine conoscitiva praticamente totale sul sistema carcerario, che, se esso nel suo complesso è assolutamente carente, vi è una carenza ulteriore nell'attuazione delle misure di sicurezza - in particolare quelle di carattere sanitario o custodiale - e anche nelle misure alternative alla detenzione, quando però in parte riguardano anche le attività degli stabilimenti penitenziari.
Soprattutto, vi è un buco nero totale nel lavoro in carcere e nella riabilitazione dei detenuti. Questo è un campo nel quale dovremmo, come Paese, dare una risposta di eccellenza



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- è anche gradito alla pubblica opinione che i detenuti non dico che debbano lavorare, ma almeno che lo possano fare, il che è anche una delle forme di rieducazione principe - e invece io mi accorsi, e registro tuttora dai dati che raccolgo, che la quasi totalità degli stabilimenti penitenziari non ha le adeguate strutture, come il personale spesso ci racconta, e che non è assolutamente in grado di garantire le modalità per l'esercizio del lavoro. Occorrono strutture dedicate e un'attività custodiale di particolare complessità. Anche su questo le chiederei un chiarimento sulle iniziative. Si tratta non tanto di costituire nuovi stabilimenti, ma di ristrutturare almeno quelli esistenti, o una parte di essi, per consentire a una parte della popolazione carceraria l'attività lavorativa.
L'ultimo discorso riguarda la detenzione minorile. In questa sede non abbiamo parlato affatto di tale aspetto, anche perché diamo per scontato che sia un'eccezione, però esiste anche questo tipo di problematica: quali misure, di carattere in parte emergenziale e in parte, soprattutto, strutturale, intende il dipartimento assumere, in tempi ovviamente compatibili con la soddisfazione delle esigenze?


NICOLA MOLTENI. Signor presidente, sarò abbastanza rapido. Innanzitutto vorrei porre al dottor Ionta, che ringrazio per la sua presenza, la seguente questione: si era sostenuto che, per poter ovviare al problema del sovraffollamento delle carceri, poteva essere una soluzione il provvedimento di indulto, che è stato votato nella XV legislatura. Abbiamo visto che tale provvedimento, da quanto è stato evidenziato, non ha portato alcun effetto, tant'è che oggi ci troviamo nuovamente a dover affrontare il problema. Volevo chiederle innanzitutto se ci conferma, dandoci anche numeri e dati, che il provvedimento dell'indulto ha avuto effetti sostanzialmente fallimentari.



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La seconda domanda è la seguente: anche alla luce delle affermazioni che ha fatto ieri il Ministro Alfano a Bruxelles, il quale ha sostenuto che, per poter ovviare al problema del sovraffollamento delle carceri, stante la presenza del 40 per cento di una popolazione di origine straniera, la soluzione sarebbe quella - da più tempo auspicata da parte del gruppo della Lega Nord - di far scontare ai detenuti stranieri la pena nelle carceri dei Paese d'origine, vorrei chiederle a che punto sono le intese con tali Stati e quante persone a oggi vi sono effettivamente state trasferite per poter scontare la pena.
La terza domanda specifica, e ovviamente campanilistica, riguarda la situazione del carcere di Como, che intendo segnalarle. Non entro nel merito di nulla, perché ho depositato due interrogazioni, ma le chiederei se cortesemente potesse, in tempi abbastanza rapidi, fornire risposte. Anche il carcere di Como soffre delle problematiche sia di sovraffollamento, sia di carenza di organico della polizia penitenziaria, cui si aggiunge anche un altro problema, ossia che quarantadue dipendenti fanno parte della pianta organica del carcere di Como, ma sono soggetti che non vi hanno mai svolto attività, perché hanno immediatamente chiesto il trasferimento e il distaccamento presso altre strutture. Spesso si verifica che dipendenti vengano assegnati a determinate strutture, e poi chiedano il trasferimento, in modo particolare in alcune strutture del sud, per ovvi motivi, legati anche ai salari. Questa problematica mi è stata fatta presente in modo particolare dalle rappresentanze sindacali della Polizia penitenziaria.
Vorrei segnalare, quindi, la situazione complessiva del carcere di Como, e sapere se fosse possibile avere un intervento e se lei potesse, in tempi abbastanza rapidi, comunicarmi numeri e ipotetiche soluzioni, a fronte delle due interrogazioni che avevo depositato.



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DONATELLA FERRANTI. Ringrazio il dottor Ionta di essere qui. Molte domande sono già state poste dai colleghi, io vorrei avere una precisazione.
Si è sentito parlare del piano carceri da lei firmato, il cosiddetto piano Ionta. Vorrei sapere, ma credo che la risposta sia no, se è stato portato in Consiglio dei ministri e se è stato approvato. Vorrei sapere anche se l'annuncio di un piano carceri, arrivato due o tre giorni fa dal Presidente del Consiglio, sia riferito allo stesso che lei ha già elaborato col suo ufficio, oppure se si tratta di altro documento, eventualmente di che genere sia, se lei lo conosce e se le è stato rappresentato, o se esiste un documento diverso.
All'epoca ne parlammo col Ministro Alfano. Vorrei sapere qual è stata la strategia, o comunque la linea direttrice, riguardante le nuove carceri. Si tiene presente anche una diversa modalità dell'edilizia carceraria - il cosiddetto carcere-fortino - a seconda anche del tipo di detenuti, quindi anche sul modello spagnolo o su altri modelli europei?
Mi ricollego alla domanda formulata ora dal collega Molteni. Per quanto riguarda le convenzioni con gli Stati esteri - mi sembra peraltro che non siano in stato avanzato - è stato fatto anche un calcolo di quanto costa il trasferimento all'estero? Anche a me interesserebbe sapere - perché questo riguarda in particolare tutta l'immigrazione - con quanti Paesi abbiamo sottoscritto convenzioni in corso di attuazione, e quante sono effettivamente praticate.
Il terzo punto è il seguente: mi sta particolarmente a cuore il problema dell'assistenza psicologica in carcere. Io le chiederei, se possibile, un impegno per cercare di risolvere questa annosa problematica, che non possiamo sciogliere noi a colpi di interrogazioni. Continuiamo, infatti, a presentare interrogazioni riguardanti le assunzioni di psicologi, e il concorso



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espletato o meno: sappiamo che c'è un rimpallo tra le regioni, oltre che sulla questione della assistenza sanitaria, anche in relazione al fatto che, per esempio, nella parte di assistenza sanitaria si comprenda solo - ho visto i documenti - lo psicologo di assistenza ai tossicodipendenti, e non anche quelli che noi abbiamo inserito, con un emendamento condiviso, nella legge sullo stalking e in quella sulla violenza carnale, che avrebbero dovuto comporre l'organismo collegiale dell'articolo 80 dell'ordinamento penitenziario per far sì che i sex offender siano sottoposti a un giudizio più rigoroso, per poter essere ammessi poi ai sistemi alternativi alla pena, quali le situazioni premiali, dopo aver scontato un dato numero di anni.
Da un lato noi sappiamo che in alcune carceri, per esempio Bollate, ci sono sperimentazioni o realtà molto favorevoli sotto questo punto di vista; dall'altro, invece, non riusciamo a comprendere perché, pur nelle maglie di una burocrazia o di una legge che ha limiti - mi rendo conto - si continui, da un lato, a pensare di stipulare convenzioni con gli psicologi per un numero di monte ore sostanzialmente insufficiente rispetto al servizio, e, dall'altro, non si risolve il problema - che voglio promuovere per il bene dei detenuti - anche sotto il profilo di realizzare l'aspettativa di vincitori di concorso giovani (ormai non più tanto, visto che è passato un po' di tempo), persone che hanno impegnato energie, studio e risorse economiche in tale attività, fermo restando che a me sembra che, in ogni caso, anche una comparazione di costi, in relazione ai benefici di avere strutture operanti all'interno, consenta di restituire alle carceri la funzione di recupero della pena e della personalità, a cui non dobbiamo mai rinunciare.
L'altra questione che le vorrei porre è una curiosità scientifica: nel redigere il piano carceri, che sicuramente sarà stato stilato, anche per il suo impegno e per la sua specifica



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professionalità, con tutte le procedure del caso, è stato effettuato un monitoraggio delle situazioni carcerarie, carcere per carcere, per verificare la situazione reale e non quella generalizzata? Quali sono i criteri a cui vi siete ispirati per il piano carcere che è stato elaborato, un documento che speriamo di conoscere a breve?


JEAN LEONARD TOUADI. Signor presidente, vorrei chiedere al dottor Ionta a che punto è il diritto allo studio in carcere. Qualcuno potrebbe obiettare che, con tutti i problemi che abbiamo, di infrastrutture e di risorse, io chieda del diritto allo studio. Invece penso che sia importante, perché è un dettato costituzionale assicurare che, oltre a scontare la pena, i detenuti siano messi nelle condizioni di prepararsi al ritorno in società anche attraverso la formazione e lo studio.
Glielo chiedo perché, nella mia veste passata di Assessore alla sicurezza e all'università del Comune di Roma, ho avviato un'esperienza pilota interessante, soprattutto con le Università di Tor Vergata e della Sapienza, nel carcere di Rebibbia con risultati estremamente positivi. Penso che lei ne sia a conoscenza e, quindi, vorrei sapere se si è proceduto su questa linea e quali altre esperienze pilota ci sono in giro.
La seconda domanda, che è stata anticipata dal collega Cavallaro, riguarda invece la situazione degli istituti per minori. È una questione molto delicata, come sapete, in relazione all'età evolutiva dei giovani che vi sono ospitati; c'è un turnover maggiore rispetto agli istituti per adulti, però i problemi di infrastrutture e di personale rimangono. Anche una recente ispezione che ho svolto al carcere minorile di Casal del Marmo è indicativa di ciò. Vorrei avere più notizie sulla situazione.
Ho, inoltre, una domanda campanilistica che riguarda Roma: ogni tanto la leggenda metropolitana riporta della



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chiusura del carcere di Regina Coeli, che si trova, come lei ben sa, in mezzo alla città e rappresenta un impatto urbanistico piuttosto importante. In città ogni tanto torna questa leggenda metropolitana. Vorrei sapere se ci sono notizie in merito.


LUCA RODOLFO PAOLINI. Dottor Ionta, le segnalo due numeri: 40 mila e 63 mila, ossia 40 mila agenti e 63 mila detenuti. Non mi pare che sia un rapporto detenuti-guardie carcerarie molto negativo. Uno dei problemi emersi nella visita che facemmo con altri deputati a Ferragosto di quest'anno è stato proprio quello delle sperequazioni nella ripartizione territoriale, anche grazie a un utilizzo distorto della legge n. 104, di cui il Ministro Brunetta si sta occupando. Che percentuale di incidenza ha, nell'alterazione dei normali criteri di ripartizione del personale, l'utilizzo di questa e di altre facilitazioni?
Da molte notizie date anche da programmi divulgativi, come Striscia la notizia, apprendiamo dell'esistenza di molte carceri, pressoché concluse, ma bloccate per ragioni non note. Quante sono e che tipo di problematiche hanno impedito il collaudo, e quindi la messa in servizio, di tali carceri, che mi pare siano una decina, almeno stando a notizie sommarie raccolte?


MARILENA SAMPERI. Faccio solo una battuta. Ci sono molte case circondariali che hanno messo in atto sperimentazioni per cercare di reintrodurre i detenuti nel mondo del lavoro, facendo acquisire loro una professionalità, e anche un tentativo di avviare laboratori stabili all'interno dei propri spazi. Tali esperienze hanno avuto un'efficacia tanto maggiore, quanto più sono stati coinvolti altri soggetti esterni alle carceri, come enti locali, associazioni, agenzie di sviluppo.



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Vorrei capire qual è l'orientamento del dipartimento e se intende sostenere queste attività e con quali risorse, se con quelle della cassa, che credo ammontino attualmente a circa 150 milioni di euro, per incentivare la presentazione di progetti che vedano la concertazione e il coinvolgimento di tanti soggetti locali. Il problema del reinserimento e della rieducazione passa anche attraverso la presenza attiva di altri soggetti, che non siano solo ed esclusivamente i funzionari o il personale delle carceri.


RITA BERNARDINI. Io sono già intervenuta nell'occasione scorsa per porre domande al dottor Ionta. Dal momento che non mi ha risposto, vorrei capire se è prevista un'altra coda di risposte.


PRESIDENTE. Il programma è il seguente: il dottor Ionta risponderà direttamente a ciò cui può rispondere adesso. Se si tratta di dati - qualcuno ha chiesto dati relativi a un carcere, e probabilmente l'audito non li avrà qui - ce li farà avere per iscritto. Se lei, invece, ha una domanda alla quale si può rispondere oralmente, la può ripetere.


RITA BERNARDINI. Richiamo rapidamente e sostanzialmente le mie tre questioni: una è stata riproposta oggi dall'onorevole Ferranti, cioè se il piano Berlusconi è diverso dal piano Ionta, se è stato portato al Consiglio dei ministri, quando verrà portato ed entro quali tempi. Questa era la prima domanda.
La seconda era relativa al conteggio dei suicidi. Possiamo metterci a confronto con le notizie che vengono date sui giornali, e i conti da voi effettuati: noi chiamiamo i nomi di coloro che si sono ammazzati in carcere, e voi ci dite in che modo sono morti, perché un chiarimento, da questo punto di vista, va dato.



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La terza domanda era relativa alla Cassa delle ammende, e a quale parte di tale tesoretto intendete spendere per la costruzione delle nuove carceri. Inoltre, vorrei sapere che cosa avete intenzione di fare sul reinserimento sociale dei detenuti rispetto alla Cassa delle ammende, considerato che c'è anche un ordine del giorno che vi impegna a questo.


PRESIDENTE. Do la parola al dottor Ionta per la replica.


FRANCO IONTA, Capo del Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria. Grazie. Intanto sgombro il campo da una risposta che non devo fornire, ossia quella che riguarda la detenzione minorile. Come è noto, esiste un Dipartimento dalla giustizia minorile, che ha responsabilità su questo aspetto, e quindi io non ne sono informato.
Per quanto riguarda le questioni di carattere generale, inizierei con la seguente osservazione: il punto di partenza per l'analisi che ha determinato le linee guida del Piano di edilizia penitenziario è il periodo di luglio, agosto e settembre 2006, allorquando, all'esito dell'indulto, i detenuti negli istituti penitenziari sono diventati 39.005. In questo momento, come ho già ripetuto più volte, le persone detenute sono 64.859, con un trend di assoluta crescita, poiché, nei tre anni, da 39 mila si è passati a quasi 65 mila. Questo, ovviamente, ha imposto, sin dal momento del mio insediamento, una riflessione molto seria su quanto si potesse fare per venire incontro a questo trend, che risulta, allo stato, costante. Naturalmente, si sono sondate le diverse possibilità.
Vengo al problema della possibilità, che pure oggi è riemersa, dell'espiazione di pene all'estero. Partiamo da questi dati che mi sembrano fondamentali: in questo momento ci sono negli istituti penitenziari 24.122 stranieri, che rappresentano ormai oltre il 37 per cento della popolazione detenuta.



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I Paesi di provenienza più significativi di tale composizione di detenzione straniera sono, per quello che riguarda l'ambito europeo, Romania e Albania. Ragionevolmente, ci attestiamo poco al di sotto dei 3 mila detenuti per ciascuno. Esistono convenzioni con tali Paesi, che non hanno avuto attuazione. Non ho ora con me i numeri relativi alle persone che vi sono state effettivamente ricondotte, ma si tratta di poche unità.
Pertanto, il primo dato che è stato tenuto presente per la redazione del piano è la sostanziale inefficacia degli strumenti convenzionali con altri Paesi. È inutile menzionare quale difficoltà ci sia, poi, nei confronti degli altri Paesi - sostanzialmente Tunisia, Marocco, Nigeria e alcuni altri Stati del nord Africa - che costituiscono la gran parte della consistenza della popolazione detenuta in questo momento in Italia.
Laddove ci sono convenzioni, non hanno dunque avuto applicazione. In molti altri casi esse non esistono nemmeno. Concretizzare la possibilità di far scontare la pena all'estero ha avuto effettivamente scarsissimo risultato.
Passo al secondo punto. L'indulto ha fatto uscire dalle prigioni italiane oltre 20 mila persone, di cui circa un terzo è rientrato in carcere. Questo è il dato di cui disponiamo per svolgere un ulteriore ragionamento: come abbiamo visto, mettendo insieme il terzo di persone che è rientrato e il trend continuamente in crescita, si dimostra come l'indulto sia una misura che può essere atta a fronteggiare un periodo medio-breve, ma che non risolve stabilmente il problema. Analogamente, altre forme di espiazione di pena all'esterno del carcere non hanno avuto un grande utilizzo da parte della magistratura di sorveglianza, per svariati ostacoli normativi, ma anche per una resistenza psicologica a tale situazione.
Questi erano i punti di partenza, da cui abbiamo svolto le nostre riflessioni per cercare di utilizzare l'emergenza, che è



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ormai sotto gli occhi di tutti ed è condivisa, credo, da tutte le componenti del Parlamento, per stabilizzare il sistema. Ciò significa agire su più fronti, e, per cominciare, ristrutturando, dove è possibile, le strutture già esistenti. Noi ci siamo già mossi in questa direzione, tanto che, da quando ho il compito di gestire il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e facendo data alla fine del 2009, abbiamo già recuperato e recupereremo circa 1.700 posti detentivi: abbiamo aperto, come molti sanno, una struttura di circa 200 posti a Perugia, una sezione di Regina Coeli, una di Cassino, una grande parte del carcere di Noto, e verrà aperto, a breve, il carcere di Rieti, nonché, fra alcuni mesi, quello di Trento.
L'amministrazione si è, dunque, mossa nella ristrutturazione dell'esistente con indubbi risultati. Considerate che, dal 2000 al 2008, non si sono aperti tanti posti detentivi quanti ne sono stati aperti dall'agosto dell'anno scorso al 31 dicembre del 2009. A parte l'apertura di un carcere a Milano, sono stati compiuti nel periodo 2000-2008 pochissimi interventi e su pochissimi posti.
La seconda tranche di intervento riguarda quelli che noi chiamiamo i padiglioni. Sono strutture che vanno a insistere su strutture penitenziarie già esistenti. Per tutti cito il caso di Rebibbia, che ha la possibilità di vedere allocata all'interno del carcere, e quindi del suo muro di cinta, un'ulteriore struttura che va a gravare sui servizi già esistenti. Ciò significa molto risparmio in termini di personale e di gestione economica dell'istituto, in questo caso a Rebibbia, ma tale operazione verrà duplicata per molte strutture penitenziarie.
La terza tranche di intervento riguarda la costruzione di nuovi edifici penitenziari, tenendo conto delle esperienze sostanzialmente negative, delle procedure, delle tempistiche e del contenzioso, che ha determinato nel tempo situazioni



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abbastanza sgradevoli. Citavo prima il caso di Reggio Calabria, sul quale io spero di poter intervenire sulla base dei fondi che sono assegnati dal Comitato interministeriale e che riguardano, prevalentemente, istituti della Sardegna, tra cui anche Sassari e Cagliari. Spero di poter utilizzare i 21 milioni e mezzo di euro che servono per poter finalmente rendere operativa la struttura di Arghillà.
Per citare altri casi, porto l'esempio di Pontremoli, una piccola struttura, di cui talora si sente e si legge anche sulla stampa, che noi stiamo cercando di riconvertire e di passare al Dipartimento della giustizia minorile. Sono già in contatto con il dottor Brattoli, il mio collega capo dipartimento della giustizia minorile, per vedere di utilizzare questo carcere, che in questo momento è sostanzialmente privo di detenuti, o ne ospita pochissimi, per la detenzione minorile.
Si sente anche spesso parlare di Barcaglione ad Ancona, un nuovo istituto che ha una capienza di 180 posti, consegnato nel 2008. Purtroppo, in questo momento vi risultano attivati soltanto ventiquattro posti detentivi. Mi auguro che, entro la fine dell'anno, si possa arrivare a un ampliamento. Con il finanziamento di 5 milioni di euro, che sono stati richiesti dal provveditore, potremmo utilizzare tale istituto nella sua completezza.
Un'altra situazione più volte segnalata è quella di Gela. Si tratta di un'ex casa mandamentale, consegnata alla mia amministrazione nel 2008. Sono in corso lavori per l'attivazione della struttura come casa circondariale, la cui ultimazione è prevista per il dicembre del 2010.
Un'altra situazione che presenta difficoltà è quella di Bologna. Sono in corso lavori di manutenzione straordinaria,



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per i quali spenderemo circa 900 milioni di euro, che si prevede di terminare prossimamente, dal momento che la scadenza è fissata a gennaio del 2010.
Queste sono le situazioni che, come ricordava un onorevole, assumono anche rilievo a livello di cronaca da parte di trasmissioni televisive.
La terza tranche di intervento riguarda, come dicevo, l'edificazione di nuovi istituti penitenziari, che noi pensiamo di due tipologie: una per la custodia - il ragionamento sul calibro della popolazione detenuta rispetto alla struttura è ovviamente tenuto presente dal mio dipartimento - e dunque strutture che siano in grado di contenere, naturalmente in termini di sicurezza, persone non particolarmente pericolose; e poi altre strutture più tradizionali, dove le misure di sicurezza evidentemente devono essere maggiori, perché devono contenere, per esempio, i condannati al 41-bis, come da legge del Parlamento approvata recentemente, la quale prevede che ci sia un loro accorpamento in un numero limitato di istituti, preferibilmente insulari. Non so se possiamo effettivamente attuare ciò, però stiamo mettendo in atto una politica di accorpamento di tali detenuti in strutture, o in sezioni di strutture, particolarmente dedicate al regime detentivo del 41-bis.
Lo stesso faremo per quello che noi definiamo il circuito dell'alta sicurezza, in cui la sicurezza ha una prevalenza rispetto al trattamento, per via della tipologia detentiva.
Per tutte le altre persone che non sono in una situazione di gravissima o di alta pericolosità verranno approntate strutture che cerchino di coniugare, da un lato, la custodia, e, dall'altro, anche la possibilità trattamentale. È evidente che tra le priorità del dipartimento, non soltanto per debito costituzionale, ma anche per vocazione, e direi anche per i risultati raggiunti, c'è proprio una cultura trattamentale, che pervade



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l'amministrazione. Sono molteplici le iniziative che le fanno anche vanto, con punte di vere e propria eccellenza: cito per tutti Laureana di Borrello, Bollate, e altre situazioni in cui lo studio, la formazione, la possibilità di accedere al lavoro, anche all'esterno, è del tutto coltivata.
Probabilmente qualcuno di voi sa che abbiamo aperto un'agenzia, che abbiamo chiamato «dell'articolo 27», che offre la possibilità a Milano di coinvolgere enti locali e operatori economici; abbiamo avviato la stessa iniziativa anche a Genova, e stiamo tentando di attivarla in altre realtà, per dimostrare la possibilità di lavorare all'esterno da parte dei detenuti, di formarli all'interno del carcere dando loro una professionalità, e rendendo anche appetibile sul piano economico-finanziario per le imprese esterne l'utilizzo della manodopera detenuta. Ci sono, come voi sapete, provvidenze legislative che rendono anche particolarmente interessante impiegarla per un imprenditore esterno, con punti, come dicevo prima, anche di eccellenza. Abbiamo, per esempio, lavori di pasticceria molto accurati nel carcere di Padova, con una trasmigrazione dentro-fuori attraverso convenzioni finanziate dalla Cassa ammende, che rendono possibile tale tipo di attività.
Quanta parte del patrimonio della Cassa ammende è disponibile per il trattamento, rispetto all'edilizia? Voi sapete che esiste una legge, approvata nel febbraio 2009, che le attribuisce un'ulteriore finalità, oltre a quella trattamentale. Io ho verificato che, negli scorsi anni, l'impegno di spesa della Cassa ammende è inferiore ai 10 milioni di euro l'anno, ragion per cui, avendo a disposizione in questo momento 159 milioni, vi è una fetta che può essere utilizzata per la costruzione di carceri, per la loro riattazione o per la creazione di strutture all'interno di altre già esistenti. Naturalmente non so rispondere



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alla domanda relativa a quanti dei 159 milioni verranno utilizzati per la costruzione o ristrutturazione dei carceri. Posso dire che, naturalmente, i progetti trattamentali verranno adeguatamente valutati: non ci sarà, come forse si può ventilare, un taglio della finalità originaria dell'ente. Esso continuerà a finanziare i progetti che hanno evidentemente una finalità trattamentale molto precisa e concreta, e quindi l'edilizia penitenziaria non sottrarrà risorse a tale finalità originaria.
Non esiste, quindi, una ripartizione percentuale, per la quale parte va all'edilizia e parte al trattamento: si vedrà, di volta in volta, come Consiglio di amministrazione, quali progetti trattamentali finanziare. Voi sapete bene che la Cassa ammende è un ente presieduto anche da me, ma che ha una sua entità giuridica autonoma anche rispetto al dipartimento.
Per concludere, non vi è una ripartizione percentuale delle due finalità; quello che vi posso garantire - mi prendo l'impegno su questo - è che la parte trattamentale non verrà a essere erosa rispetto alle esigenze dell'edilizia. Si cercherà un contemperamento delle due finalità, che peraltro sono previste dalla nuova legge che ha modificato l'ente.
Ho già predisposto la bozza di statuto della Cassa ammende, che è all'approvazione del Ministro della giustizia, che poi dovrà trasmetterlo per l'approvazione al Presidente del Consiglio dei ministri. Potrei sbagliarmi, ma comunque va approvato a livello governativo. Ciò mi serve per poter procedurizzare i vari progetti che presento direttamente io, o che presentano i provveditori tramite me, sia per l'edilizia, sia per la parte trattamentale.
Ho segnato alcuni altri punti e spero di non dimenticare nulla. È evidente che il monitoraggio sulle singole strutture, di



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cui mi chiedeva l'onorevole Ferranti, è la premessa del lavoro che ho eseguito, sia personalmente sia tramite i miei uffici.
Vi tranquillizzo sul fatto che non esiste, neanche dal punto di vista giuridico, un piano riferibile alla persona del Presidente del Consiglio dei ministri, perché l'articolo 44-bis della legge che citavo prima ne assegna a me, affidandomi i poteri di Commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, la redazione. La procedura è sostanzialmente questa: redazione del piano, approvazione del ministro, che lo condivide, e poi condivisione del Governo per metterlo in esecuzione.
Vengo alle risorse finanziarie, di cui più volte si è parlato. Questa legge mi dà grandi poteri e mi indica anche quali sono le mie responsabilità, che comprendono, ovviamente, di indicare il fabbisogno finanziario. Io non sono in grado di dire dove andare a reperire i finanziamenti. Il compito che devo svolgere, e che ho svolto, è indicare il fabbisogno finanziario in relazione a tale operazione.
Faccio presente che l'idea è quella di organizzare una struttura nei prossimi tre anni, cioè di portare, come dicevo all'inizio, dall'emergenza alla stabilizzazione tutto il sistema penitenziario nell'arco del 2010, 2011 e 2012. Non sono io, lo ripeto, a indicare il meccanismo di finanziamento. Io ho indicato qual è il fabbisogno finanziario per i tre anni, tempi piuttosto stretti, ma nei quali ritengo che, lavorando in modo adeguato, si possa effettivamente produrre l'effetto di ottenere 20-21 mila posti nuovi detentivi con le caratteristiche che ho cercato di descrivere e che privilegeranno una detenzione più sociale rispetto a quella attuale, in cui la cella ha una funzione promiscua, e il detenuto vi passa molta parte del suo tempo. Cercheremo di sviluppare strutture che siano in grado di aumentare i momenti sociali, di contatto, sia all'interno della



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popolazione detenuta che all'esterno, rispetto alla funzione originale della cella, che in questo momento è piuttosto promiscua.
Bisogna togliere la polifunzionalità dalla cella e farla ritornare nella situazione normale, quella di luogo di riposo prevalentemente notturno, in cui non si debbano svolgere altre attività. Faccio l'esempio di una mensa possibilmente comune, piuttosto che rendere la cella il luogo dove si preparano i pasti. Questa è solamente un'indicazione.
Non ricordo quale parlamentare, e me ne scuso, faceva riferimento al rapporto tra la popolazione detenuta di un carcere e il personale della polizia penitenziaria. Non si tratta solo di un problema di rapporto percentuale, perché, come cercavo di spiegare, le carceri sono un mondo complesso, in cui convivono spesso diversi circuiti: c'è una persona particolarmente pericolosa, che abbisogna di una custodia che non può essere rappresentata da un solo agente, e poi ci sono persone relativamente tranquille in cui il rapporto tra custodia e detenuto è evidentemente falsato.
Non si può fare una media aritmetica per stabilire quanti agenti di polizia penitenziaria servono per gestire i detenuti. Bisognerebbe andare a verificare da quanti agenti, peraltro specializzati, debbano essere custoditi i 600 e oltre 41-bis, le attuali circa 8 mila persone ad alta sicurezza, e tutta un'altra serie di tipologie di detenuti.
Voi capite bene che il rapporto con un detenuto che magari ha problematiche di tossicodipendenza, o malattie conseguenti a ciò, richiede un determinato tipo di intervento. Se una persona si comporta mediamente bene, non ha particolari patologie, vuole lavorare e studiare, probabilmente è più che sufficiente anche un solo agente per poterne governare un dato



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numero. Non esiste una percentuale scientifica che dica quante sono, in relazione alla popolazione detenuta, le persone che devono costituire il Corpo di polizia penitenziaria.
Perché io prima ho fatto riferimento alla stabilizzazione? Ho detto più volte, e su questo concordano tutti i sindacati, al di là delle differenziazioni che pure sono presenti tra di loro, e io sono altrettanto d'accordo, che la legge fissava - questo è un concetto che vorrei ripetere - al 2001 una dotazione organica della polizia penitenziaria di 45.121 persone. Tale dotazione non si è mai raggiunta, e in questo momento siamo a meno di 40 mila, con la differenza, però, che la popolazione italiana è aumentata, come pure l'immigrazione e anche la popolazione detenuta, per i dati che vi ho fornito prima. È evidente che noi non chiediamo un'implementazione della pianta organica, ma di cercare di arrivare alla dotazione organica fissata per legge nel 2001, non di andare oltre le 45.121 unità già fissate per legge. La dotazione della Polizia penitenziaria deve tendere a raggiungere il numero fissato già nel 2001, quando, peraltro, le condizioni erano di gran lunga inferiori, per numero sia di popolazione dei cittadini italiani, sia di immigrati, sia di presenze nel carcere. È, quindi, evidente che il piano si accompagna a una necessaria implementazione concreta delle unità che costituiscono il Corpo di polizia penitenziaria.
Queste sono le risposte che in questo momento posso dare. Per quello che riguarda le questioni specifiche, naturalmente non ho un dettaglio immediato, però certamente posso affermare che ciò che è stato elaborato nel 2001 e nel 2004 in questo momento ha subìto necessariamente una rivisitazione, sulla base delle attuali situazioni da fronteggiare. Come ho cercato di spiegare, la popolazione detenuta è cambiata come tipologia e come consistenza, ragion per cui il lavoro di



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volontariato e di mediatori culturali, l'ingresso di mamme in carcere, la tipologia di alimentazione hanno comportato uno sforzo di adeguamento di tutta la struttura alla nuova popolazione detenuta, che si è sicuramente modificata sensibilmente nel corso di questi ultimi anni.
Per queste ragioni, alcune situazioni locali, che probabilmente nel 2001 venivano ritenute da privilegiare, in questo momento sono state considerate meno prioritarie rispetto alle esigenze attuali, che indubbiamente - e chiudo - devono andare a privilegiare le grandi aree. Le maggiori problematiche riguardano l'afflusso in carcere: secondo i nostri calcoli, in un anno entrano ed escono dal carcere circa 80-90 mila persone, che poi, al saldo dell'anno, rappresentano 10-12 mila unità in più rispetto all'anno precedente. Questo turnover vorticoso si verifica nelle grandi aree metropolitane. È evidente che abbiamo bisogno di intervenire su tali aree, e ciò rappresenta il primo gruppo di interventi che bisogna effettuare.
Bisognerà, inoltre, tentare, nella direzione della stabilizzazione del sistema cui accennavo, di distinguere nettamente tra persone in attesa di giudizio e persone con condanna definitiva. Molto spesso le situazioni si confondono: le case circondariali, come voi sapete, detengono le persone in attesa di giudizio, e per queste proprio il turnover di cui vi dicevo prima rende impossibile qualunque tipo di attività trattamentale; quelle che, invece, sono condannate e sono più ragionevolmente all'interno di un istituto penitenziario per mesi o anni, sempre che ci sia il consenso - questo va da sé - possono essere accompagnate in quello che io chiamo il percorso evolutivo ai fini del reinserimento.
Spero di aver risposto, più o meno esaurientemente, alle vostre domande. Se ci sono temi su cui non ho risposto, pregherei la presidenza di farmi avere, come nella passata



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occasione, il resoconto di quest'audizione. Se vi sono, come è altamente probabile, elementi che ho dimenticato di segnare, farò pervenire risposte scritte.


PRESIDENTE. Credo che l'audizione ci abbia offerto numerosi dati sui quali discutere. Come sapete, vorrei che focalizzassimo l'attenzione sul problema carcere anche al fine di dare suggerimenti, essendo questa, a mio avviso, forse una delle priorità del settore giustizia. In tal senso, auspicherei anche che i rappresentanti dei gruppi indicassero i componenti del Comitato.
Ringrazio il dottor Ionta e dichiaro conclusa l'audizione.


La seduta termina alle 15,55.

sabato 24 ottobre 2009

assiciazioni sindacali: criteri mobilita' e interpello educatori

Continuate a firmare e far firmare la nostra petizione per la presentazione al parlamento. Clicca sul rettangolo



Sign for Aiutaci a garantire l'effettiva applicazione dell'art. 27 Cost.(funzione rieducativa della pena)




MOBILITA’ DEL PERSONALE
‘sottoscritto ieri sera il nuovo Accordo’
Ieri sera, dopo una lunga trattativa sindacale, è stato finalmente sottoscritto il nuovo
Accordo contenente i criteri di Mobilità interna del personale civile penitenziario.
Il nuovo accordo, che andrà a sostituire quello del 22 luglio 2008, è stato fortemente
voluto dalla CONFSAL UNSA al fine di superare le contraddizioni emerse a seguito
dell’interpello nazionale per Educatori e Contabili, diramato nel c.a., che hanno portato a
contenziosi e legittime proteste del personale. Ora, con questo nuovo accordo potrà partecipare
agli interpelli tutto il personale in servizio compreso quello stabilizzato (il trasferimento avverrà
comunque non prima del compimento del 5° anno di servizio) o vincitore dei corsi-concorso.
Il nuovo accordo è inoltre migliorativo rispetto all’istituto del distacco a domanda per
motivi documentati, che passa da due a tre mesi, rinnovabile per una volta, nonché ai punteggi
relativi alle condizioni di famiglia.
L’Amministrazione potrà ora diramare subito il nuovo interpello nazionale per 300
Educatori, propedeutico all’assunzione entro l’anno di ulteriori 110 Educatori del concorso a 397
posti, nonché dei restanti vincitori, e parte degli idonei, entro febbraio/marzo 2010.
Successivamente, saranno banditi ulteriori interpelli per Contabili ed altre qualifiche con
assunzione nel 2010.
Considerata l’importanza e la portata dell’Accordo sottoscritto, diamo atto
all’Amministrazione penitenziaria, rappresentata dal Vice Capo Vicario del DAP e dal Capo del
Personale, di aver condotto in maniera costruttiva la trattativa, contemperando bene gli
interessi dell’Amministrazione con quelli del personale.
Trasmettiamo in allegato l’Accordo del 22 ottobre 2009.
Roma, 23 ottobre 2009.

venerdì 16 ottobre 2009

Angelino alfano,carcere,governo,detenuti,Rita Bernardini,Roberto Rao: prima parte dell'audizione del capo Dap Ionta in Commissione giustizia.

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COMMISSIONE II
GIUSTIZIA
Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 7 ottobre 2009


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIULIA BONGIORNO

La seduta comincia alle 15,10.



Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).


Audizione del capo del Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria, dottor Franco Ionta.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del capo del Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria, dottor Franco Ionta.
Mi scuso di questo ritardo dovuto al precedente impegno presso la X Commissione; chi era presente ovviamente lo sa.
Siamo di fronte ad una audizione che personalmente ritengo particolarmente importante. Come sapete, su questo tema si sono già svolti, in questa Commissione, dei dibattiti in seguito alla presentazione di interrogazioni.
In termini di organizzazione della seduta, oggi il dottor Ionta svolgerà una relazione (tra l'altro, abbiamo dato in distribuzione alcuni dati forniti dal sottosegretario in risposta ad alcune interrogazioni, sempre sul tema delle carceri).
Ritengo che, dopo questa relazione, l'audizione non sarà breve (dipenderà delle domande che ci saranno). Molti di voi,
infatti, si sono iscritti a parlare - abbiamo avuto moltissime iscrizioni già in segreteria - e mi hanno detto di voler rivolgere più di una domanda. Pertanto, è ovvio che l'audizione non si concluderà oggi. Ho già chiesto al dottor Ionta la cortesia di tornare - richiesta che mi è stata accordata - per una seconda giornata in cui sarà a nostra disposizione. Vi sarà dunque la possibilità di intervenire in una successiva seduta. Ho ritenuto di dare questa informazione sull'organizzazione dei lavori, rispondendo ad una richiesta di chiarimento da parte dei colleghi. Oggi, quindi, si svolgerà la prima parte dell'audizione.
Do la parola al capo del Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria, dottor Franco Ionta per lo svolgimento della relazione.


FRANCO IONTA, Capo del Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria. Devo dire, invero, che presenterò una relazione breve. Preferisco esporre la situazione attuale, descrivere quali sono i provvedimenti che il Dipartimento intende prendere, o ha già preso, qual è sostanzialmente lo stato dell'arte; infine, raccogliere da questa Commissione dei suggerimenti, delle osservazioni che possono essermi particolarmente utili.
Innanzitutto, dunque, devo ringraziare la Commissione di questa audizione, perché mi dà la certezza della sensibilità della Commissione stessa circa il problema penitenziario, che è davvero importante e serio. Devo ricordare, inoltre, con grande favore, l'iniziativa parlamentare che si è verificata a cavallo di Ferragosto, che ha visto molti parlamentari visitare istituti penitenziari, dimostrando, anche in quella occasione, quanto sia importante il problema penitenziario nel nostro Paese, in un momento di grande difficoltà, anche dovute ai noti eventi che si sono succeduti.
Penso che si possa partire da questo dato: dal mio insediamento - che risale all'agosto dell'anno scorso - ad oggi, i detenuti sono aumentati di 9.600 unità e questa è una tendenza che però conferma un trend precedente. All'indomani dell'applicazione dell'indulto, infatti, quindi sostanzialmente dall'estate del 2006, la popolazione detenuta era scesa a circa 39 mila unità. In tre anni siamo arrivati attualmente a 64.600 detenuti. Sostanzialmente si tratta di poco meno di 30 mila detenuti che si sono andati ad aggiungere ai 39 mila dell'epoca dell'indulto. Questo è un primo dato che evidentemente deve far riflettere.
D'altra parte, non mi sembra che ci siano dei segnali che indichino una possibile inversione di questo trend, o almeno noi non abbiamo nessun indicatore che ci possa far pensare che questo possa avvenire. Questo è il primo punto di partenza sicuramente da tener presente.
Il secondo punto di partenza è che - facendo sempre riferimento ai dati di cui dispongo - il personale di polizia penitenziaria, secondo una dotazione organica datata al 2001, doveva essere intorno alle 45 mila unità. Attualmente noi sfioriamo quota 40 mila, quindi abbiamo circa 5.100 unità di polizia penitenziaria in meno rispetto alla dotazione organica che, però, voglio ricordarlo, è stata fissata nel 2001, quando, evidentemente, la popolazione italiana era di gran lunga inferiore, così come era di gran lunga inferiore la popolazione detenuta.
Nell'arco di questi sette o otto anni, noi abbiamo avuto, in sostanza, un depauperamento di circa 5 mila unità di personale di polizia penitenziaria a fronte dell'aumento di popolazione detenuta che vi ho in questo momento descritto.
Questi sono i due punti di riferimento fondamentali. È chiaro che, nel momento in cui ho assunto l'incarico di gestire questa difficile situazione, ho pensato - in accordo con il Governo e il Ministro della giustizia che, devo dire, è particolarmente sensibile ai problemi del penitenziario - che si dovesse fare qualcosa per fronteggiare questa situazione.
Dico subito che un paio di settimane fa ho partecipato a una conferenza internazionale a Edimburgo che aveva, significativamente, il titolo «Il sovraffollamento carcerario»; questo a testimonianza del fatto che il problema del sovraffollamento penitenziario non è soltanto italiano, ma è abbastanza comune agli altri Paesi.
Inoltre, voglio aggiungere che è cambiata la tipologia delle persone detenute. Al riguardo, ho portato qualche dato che posso mettere a disposizione del presidente della Commissione, sulla distribuzione per provenienza etnica delle persone detenute. A occhio, posso dire che circa 23-24 mila degli attuali quasi 65 mila detenuti sono stranieri. C'è, ovviamente, una ripartizione ulteriore per Paesi di provenienza tra i quali ve ne sono 7-8 che sono particolarmente rilevanti, come la Romania e l'Albania per quello che riguarda la sfera europea, e il Marocco, la Tunisia, l'Algeria e altri Paesi dell'Africa magrebina per quello che riguarda i Paesi extra europei.
Naturalmente, abbiamo poi un problema di differenziazione dei vari circuiti penitenziari; per certe tipologie di detenuti, infatti, vi sono un ingresso e un'uscita dal carcere molto veloci e questo, evidentemente, impedisce qualunque forma di trattamento penitenziario ai fini del recupero. Inoltre, ci sono persone che hanno difficoltà per quello che riguarda sia la religione, sia i costumi, sia l'alimentazione. C'è, quindi, una serie enorme di problematiche che sono riassumibili nel fatto che il 40 per cento della popolazione detenuta è straniera, con diverse religioni, costumi e abitudini di vita.


Un altro grande problema è rappresentato dalla gestione attuale della sanità. Come il Parlamento sa, c'è una legge che ha spostato le attività della sanità penitenziaria nella competenza della sanità pubblica, quindi sostanzialmente nella gestione delle aziende sanitarie locali. Questo comporta per noi diverse difficoltà: da una parte, ci sono una serie di tavoli tecnici con le regioni per stabilire concretamente questo passaggio; dall'altra parte - forse ancora più importante - accade che molte persone detenute vengano veicolate verso gli ospedali per poter essere sottoposte a visita, ma che pochissime di queste persone effettivamente vengano ricoverate. Naturalmente, questo va ad incidere fortemente su quelle che noi chiamiamo le traduzioni, ovvero lo spostamento dei detenuti dal carcere verso l'ospedale e ritorno.
Si è pensato, dunque, intanto, di implementare l'edilizia penitenziaria. Il Parlamento ha approvato la legge n. 14 del 2009 che, da un lato, con l'articolo 44-bis, mi ha conferito i poteri di commissario straordinario in relazione all'edilizia penitenziaria e, dall'altro, con una successiva disposizione, ha modificato parzialmente le finalità della Cassa delle ammende, istituita dalla legge n. 547 del 1932.
Faccio presente che la Cassa delle ammende è un ente giuridico autonomo dal Dipartimento, ma è presieduto dal capo del Dipartimento; ha un suo consiglio di amministrazione, un suo statuto e ha - o, meglio, aveva - una sua finalizzazione esclusiva, ovvero quella di finanziare progetti relativi al trattamento penitenziario, a favorire il lavoro e il recupero sociale delle persone detenute. Grazie a questa modifica, la Cassa delle ammende, oltre a questo, può finanziare progetti di edilizia penitenziaria.
In questo momento, la Cassa delle ammende ha una dotazione abbastanza importante, perché abbiamo circa 159 milioni di euro, che sono sostanzialmente spendibili a seconda dei progetti che poi verranno approvati. In questi giorni verrà approvato lo statuto che deve essere approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della giustizia, a cui ho fatto pervenire già la bozza dello statuto. Questo è uno strumento che mi serve per poter utilizzare la liquidità di cassa della Cassa delle ammende per un inizio del progetto di edilizia penitenziaria.
Naturalmente, i fatti della vita poi devono essere parametrati e calibrati in relazione al contesto in cui si inseriscono: questo succedeva intorno a febbraio di quest'anno. Successivamente, c'è stata - come è ovvio che tutti sappiano - l'esperienza de L'Aquila che ci ha fatto considerare che l'accelerazione determinata dalla legge n. 14 del 2009 sul commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria potesse non essere sufficiente a stabilizzare il sistema penitenziario come noi cercheremo di fare. Quella, dunque, è una esperienza che noi vorremmo tentare di emulare, soprattutto per quanto riguarda le modalità e la tempistica delle costruzioni.
Come dicevo un attimo fa, infatti, il trend di implementazione della popolazione detenuta è tale che né i tempi normali necessari alle infrastrutture per le costruzioni, né i tempi anche accelerati del commissario straordinario probabilmente riescono a sopportare l'urto dell'afflusso costante e quotidiano della popolazione detenuta. Questo è più o meno il quadro della situazione.
Aggiungo che, in questo momento, il nostro Ministro della giustizia è a colloquio con il Ministro della giustizia francese; avrà nei prossimi giorni un incontro col Ministro della giustizia spagnolo e un incontro anche con il Parlamento europeo e la Commissione europea, perché c'è un problema molto serio, che riguarda la possibilità di influire e contribuire,anche sul piano economico, alla costruzione di carceri in Italia, perché ovviamente tutto il piano dell'edilizia penitenziaria, sia pure spalmato su più anni, ha dei costi che sono molto rilevanti.
Orientativamente posso dare una cifra, ancora da calibrare: ci muoviamo intorno a 1 miliardo e 600 milioni di euro circa, per creare tra i 17 e i 20 mila posti detentivi in più. Il tentativo, quindi, è di agire non in una fase di intervento immediato, ma per stabilizzare il sistema, perché noi immaginiamo che a un certo livello questo flusso di popolazione detenuta debba comunque cominciare ad assestarsi su delle cifre sostanzialmente accettabili. Questo è più o meno il panorama.
Naturalmente, occorrono risorse economiche, questo va da sé; occorre un'implementazione del personale perché, come dicevo, abbiamo una carenza veramente importante. Va da sé, inoltre, che debba essere accelerato il più possibile il piano dell'edilizia penitenziaria, che è l'unico sistema per poter allocare attualmente 65 mila persone; noi stimiamo che altri 20 mila posti dovrebbero servire per poter dimensionare l'intervento penitenziario rispetto al crimine e dunque alla produzione di carceri che questo comporta.
Questo, dunque, è più o meno il disegno che il Dipartimento e il Ministro della giustizia intendono perseguire: implementazione del personale, implementazione dei posti detentivi, miglioramento delle condizioni, deflazione delle grandi aree urbane e sviluppo dei rapporti internazionali per vedere se è possibile finalmente dare concretezza a una serie di accordi, che potrebbero portare anche molti detenuti stranieri a scontare la pena nei Paesi di provenienza. Su quest'ultimo punto cito due cifre: solo da Albania e Romania provengono
circa 6 mila persone detenute; questo per dare un'indicazione delle cifre rispetto ai 23-24 mila stranieri di cui dicevo all'inizio.
Naturalmente, non pretendo di avere esaurito il problema; dico solo che siamo alla vigilia e forse anche già dentro a una sfida molto difficile da sostenere, con una forte pressione - anche legittima - dal punto di vista sindacale e anche dal punto di vista dei garanti che, naturalmente, fanno giustamente rilevare una serie di condizioni detentive non sempre ottimali.
Da ultimo - questa forse è un'informazione che può essere utile - lo Stato italiano ha richiesto alla Grand Chamber di Strasburgo di rivedere la sua decisione sui diritti umani, perché noi riteniamo che ci siano margini per una modifica di quella decisione.


RITA BERNARDINI. Quella che ha accertato che una persona era stata detenuta in meno di tre metri quadrati?


FRANCO IONTA, Capo del Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria. Esatto, quella che ha accertato che una persona era stata detenuta in uno spazio inferiore a tre metri quadrati ed ha condotto a una condanna dell'Italia - simbolica ma significativa - al pagamento di mille euro come risarcimento per la detenzione in tale condizione di un cittadino straniero, per circa due mesi, nel carcere di Rebibbia.


PRESIDENTE. Adesso passerò la parola per i vari interventi. Credo che le faranno anche domande su questo famoso piano carceri del quale si parla; non so se si possa anticipare qualcosa o meno, lo valuterà lei stesso di volta in volta.
Vi ricordo che alle 15,45 dobbiamo sospendere. Poi ci metteremo d'accordo per il prossimo incontro.


Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.


PIETRO TIDEI. Da quello che ha esposto risulterebbe che dal 2008 a oggi si siano raggiunti notevoli risultati a seguito dell'adozione del cosiddetto piano carceri. Tuttavia, dalle numerose testimonianze in nostro possesso, risulta che - soprattutto in quest'ultimo periodo - la situazione è di molto peggiorata nelle carceri italiane. Non solo per il sovraffollamento; forse saremo sulla strada del miglioramento, ma abbiamo alcuni esempi che a mio giudizio gridano vendetta.
Le porto un solo esempio: il carcere circondariale di Civitavecchia ha subito interventi, per recuperare circa centottanta posti nuovi, di oltre quattro milioni di euro. Per completare i lavori mancano, da anni, 270 mila euro,; pertanto, abbiamo centottanta posti non disponibili per la mancanza di un semplice stanziamento di 270 mila euro. Mi sembra che questo non sia un miglioramento, né che la strada sia quella giusta.
Per quanto riguarda l'assistenza sanitaria, giustamente lei diceva che nel passaggio da quella penitenziaria a quella ordinaria, gestita dalle ASL, la situazione è molto peggiorata. Io porto l'esempio del Lazio. Le ASL del Lazio, purtroppo, a causa di debiti che abbiamo ricevuto dalle precedenti amministrazioni, pari a circa 10 miliardi di euro, sono sottofinanziate. In una situazione simile, le risorse di fatto finiscono per essere sottratte all'assistenza sanitaria nelle carceri.
Questo diventa preoccupante; alcuni direttori generali coi quali ho avuto modo di parlare mi hanno riferito che se non hanno soldi e risorse per dare assistenza ai loro ospedali, per far funzione i loro servizi essenziali, difficilmente poi possono fare una scelta prioritaria all'interno delle carceri. C'è quindi una enorme difficoltà.
Vorrei sapere, allora, concretamente, come pensa di risolvere questa situazione che, a mio giudizio, sta assumendo, in questi giorni, soprattutto in alcune carceri laziali, una dimensione drammatica.


RITA BERNARDINI. Signor presidente, innanzitutto vorrei chiedere al dottor Ionta se il suo piano è stato presentato al Consiglio dei ministri e se da questo è stato approvato. Inoltre vorrei sapere se il piano ha qualcosa a che spartire con quello che alcuni giorni fa il Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, ha presentato alla stampa, parlando di 20 mila nuovi posti nelle carceri, anche attraverso la dismissione dei vecchi edifici, nei quali vorrebbe installare hotel e supermarket: ad esempio, «Supermarket Regina Coeli» o «Hotel San Vittore». Grazie ai soldi ricavati, questa operazione di dismissione dei vecchi edifici si tradurrebbe in una fonte di finanziamento - o almeno una parvenza di finanziamento - per la costruzione di nuove carceri.
A parte questo chiarimento, il problema, a mio avviso, è che in realtà, se anche il Governo riuscisse a realizzare 20 mila posti alla fine del prossimo anno - impresa che è praticamente impossibile - le carceri italiane rimarrebbero ugualmente illegali, perché siamo proprio ben lontani non solo dalla capacità regolamentare, ma anche fuori da quella che voi chiamate capacità tollerata, tollerata non sappiamo poi da chi, perché i detenuti che vivono in quelle condizioni hanno ben poche speranze.
Io ho fatto un po' di conti. Considerato l'aumento - lei ci ha parlato di 9.600 presenze in più dall'agosto dell'anno scorso ad oggi - della popolazione detenuta, considerati i posti che si verrebbero a perdere con la proposta di Berlusconi, praticamente anche se realizzaste i 20 mila posti in più, ci troveremmo esattamente nella stessa condizione di illegalità.

A questo dobbiamo aggiungere - lei lo ha ricordato - la situazione del personale: molti degli agenti stanno per andare in pensione, quindi il numero che ha indicato, di 5 mila unità mancanti, aumenterà ulteriormente. Aggiungiamo, infine, la carenza degli educatori e degli psicologi, e tutto questo spiega perché la situazione sta diventando veramente insostenibile.
Del resto, mi perdoni, dottor Ionta, ma io credo che ci sia un po' di reticenza da parte del DAP sui suicidi in carcere: ieri ci è stato detto dal sottosegretario Caliendo che erano trentasei; l'associazione Ristretti orizzonti ne aveva contati cinquantasei, cioè ben venti di più; li trova sui giornali, questi suicidi. La gente si uccide perché è esasperata.
L'ultima questione - avrei molte altre domande da porre ma voglio contenermi - riguarda la questione della Cassa delle ammende. Le voglio ricordare che vi è stata una certa delusione nata dal modifica che voi avete fatto alla legge che stabiliva la destinazione di questi denari. Peraltro, noi radicali ci vantiamo di averli sbloccati; per anni, infatti, la Cassa delle ammende aveva un tesoretto che veniva tenuto da una parte - non so cosa ci comprassero - mentre quei denari, da parte dell'istituzione devono essere destinati al reinserimento sociale dei detenuti.
Voi avete approvato una legge per la quale, invece, una parte di questi denari - non sappiamo quanto - può essere spesa anche per costruire nuove carceri. Io, però, da lei mi attendo anche una risposta sull'altro fronte. In primo luogo, vorrei sapere quanta parte di questi 160 milioni di euro saranno destinati alla costruzione di nuove carceri; inoltre, vorrei sapere come, finalmente, abbiate - spero - deciso di far funzionare secondo il suo compito istituzionale la Cassa delle ammende, tenendo presente che c'è anche un ordine del giorno a mia firma che vi ha sollecitato a questo.

MANLIO CONTENTO. Partirò da alcune domande. La prima riguarda i criteri che i suoi uffici hanno scelto per stabilire le priorità dello schema di piano che è, immagino, all'attenzione del Consiglio dei Ministri.
La seconda domanda è per sapere quali criticità lei ha rilevato nel procedimento di realizzazione e costruzione degli istituti carcerari, con riferimento ai tempi di realizzazione e, naturalmente, alle fasi procedurali previste dalle disposizioni vigenti.
In terzo luogo, le chiedo se non ritenga che i criteri in esame, in particolare anche quelli costruttivi, debbano guidare la scelta nella realizzazione dei nuovi istituti, per evitare di ragionare - come si è sempre fatto fino ad ora e spero non si continui a fare - con un riferimento quasi a specchio tra numero dei detenuti, posti disponibili e ampliamenti conseguenti.
Mi spiego meglio. Il richiamo che lei ha fatto alla pianta organica rispetto ai detenuti esprime esattamente la filosofia fallimentare che è stata seguita in tutti questi anni nella gestione di questo problema, perché si è sempre immaginato un certo rapporto tra detenuti presenti e dipendenti che fanno parte del corpo di Polizia penitenziaria. Ora, sulla base di quello che accade in altri Paesi, sappiamo che ci sono progetti di realizzazione che consentono una sorveglianza dei detenuti - in alcuni casi anche privata - con un numero di personale inferiore rispetto a quelli a cui siamo abituati.
Tornerò in un secondo momento sulla bozza di piano, perché io non la conosco - o, se preferisce, faccio finta di non conoscerla, visto che è stata pubblicata su internet - e su essa verterà l'ultima domanda che le rivolgerò. Prima, gradirei, invece, sapere quali indicazioni sono state date nella citata
direzione per modificare la progettazione oltre che i sistemi di procedura, perché a una progettazione più efficiente può conseguire un numero di dipendenti inferiore.
Porto un esempio che lei conosce perché gliene ho parlato: il carcere di Pordenone. È evidente che la dotazione di personale astrattamente potrebbe risultare inferiore rispetto ad un ampliamento dei posti disponibili; tuttavia, se io riuscissi a immaginare una progettazione che recupera - in termini di sorveglianza e quindi anche in termini di efficienza - la presenza dei dipendenti, probabilmente quel rapporto fra unità di detenuti che si trovano in carcere e unità di personale potrebbe essere rivisto al ribasso. Non le dico che sarebbero sufficienti gli stessi uomini e non mi permetto di dirlo; ma sicuramente quel rapporto non sarebbe quello che attualmente, purtroppo, permane da decenni.
Ho, infine, alcune ulteriori richieste. Lei ha fatto riferimento ai dipendenti in servizio nel 2001; gradirei, se - come immagino - è nella disponibilità del Dipartimento, che ci venisse fornito il numero dei detenuti presenti e il numero dei dipendenti di polizia penitenziaria dal 2001 fino ad oggi. Se non ricordo male, infatti, tranne rare eccezioni, credo che ci siano stati i tagli riferiti alle varie finanziarie, ma che il comparto di polizia penitenziaria, come altri comparti di sicurezza, ne abbia risentito in misura minore; non credo, dunque, che ci sia una perdita di migliaia e migliaia di unità dal 2000 fino al 2008. Può darsi che mi sbagli; i dati che ci fornirà lo confermeranno.
Le chiederei anche, però, se il Dipartimento dispone, oltre che di questi numeri generali, dei rapporti detenuti/personale di Polizia penitenziaria che ci sono tra singoli istituti. Un conto, infatti, è disporre di un numero generale all'interno del quale si confrontano 64.600 detenuti con circa 40 mila
dipendenti di Polizia penitenziaria; altra cosa è sapere, istituto per istituto, qual è il numero medio dei detenuti e quale il numero dei dipendenti in servizio. Sono, infatti, convinto che ne vedremmo delle belle, se avessimo una specie di rappresentazione geografica per istituto, in relazione a questo aspetto.
L'altra questione è relativa ai trasferimenti: quanti trasferimenti sono avvenuti tra il 2000 e il 2008 - o nei periodi dei quali lei dispone di dati - di dipendenti presenti in alcuni istituti carcerari e mandati in zone dove magari c'era una carenza di dipendenti di polizia penitenziaria?
Lo chiedo questo perché un altro degli aspetti che ho potuto rilevare è un paradosso a cui facevo riferimento: poiché non si può trasferire nessuno, in alcuni istituti dove il rapporto tra detenuti e personale carcerario è più alto, rimangono grossomodo in servizio gli stessi; dove il personale manca, si chiede di rafforzare la presenza dei dipendenti, magari con nuovi concorsi e aumentando la spesa pubblica. Vorrei sapere, quindi, se ogni tanto riusciamo, con accordi sindacali, a trasferire qualcuno.
Un ulteriore dato che le chiedo è quello del costo giornaliero di ciascun detenuto. So che ci sono tipologie diverse, ma vorrei sapere il costo nella media. Un'altra domanda correlata a questa riguarda quanti detenuti sono stati trasferiti in base ad accordi già vigenti, che mi risulta ci siano, in carceri estere (immagino che sarà forse qualche unità). In secondo luogo, le chiedo se è possibile utilizzare, a parità di spesa, i soldi che noi stanziamo per i detenuti che stanno in carcere in Italia, per favorire il trasferimento in carceri estere. Immagino che un detenuto da noi, come negli stabilimenti ospedalieri costi quantomeno un 30, 40, 50 per cento rispetto a quanto costa nei luoghi di origine - forse in Albania il rapporto è anche
maggiore -. È possibile, dunque, immaginare, per «forzare» o rendere più facile questo trasferimento, la possibilità che si utilizzino queste risorse che già in bilancio ci sono, per favorire il trasferimento?
L'ultima questione su cui volevo intrattenerla riguarda il numero dei detenuti che risultano, in conseguenza del processo di espulsione da parte della magistratura, inviati ai loro Paesi di origine; questo è un altro dato che mi incuriosisce molto.
Concludo - non sorrida per quello che dirò - con una domanda sul tema «carceri e Striscia la notizia». Ho visto che nel prospetto del Dipartimento che ci ha mandato si fa riferimento anche alla ristrutturazione di alcune carceri per reperire questi posti mancanti. Io ho visto, credo come lei, dei servizi che sono stati avviati dalla televisione privata, ripresi poi anche dalla televisione pubblica, in cui si vedono questi istituti carcerari, realizzati coi soldi dei contribuenti italiani, completamente in stato di abbandono. Ora, nessuno di noi ha mai saputo, se non genericamente, per quali ragioni questi non siano utilizzabili. Si dirà che non rispettano i numeri di metri quadrati che devono essere previsti e via dicendo. Certo è che forse sarebbe utile un censimento per vedere se, prima di andare ad intervenire in una caserma, sia possibile, con risorse magari analoghe, mettere a norma questi istituti che sono lasciati cadere e gridano vendetta al cospetto di Dio. Nessuno ha mai risposto a questa Commissione in relazione a questo aspetto; ci hanno sempre detto che non si possono utilizzare e quando abbiamo chiesto perché, nessuno ha saputo dirne il motivo, con riferimento ad ogni singolo istituto.
L'ultima domanda è una battuta, dottor Ionta: lei è stato correttissimo con me, e giustamente ha detto di non poter fornire copia del piano carceri perché, come sappiamo, finché non ci sarà l'approvazione non si potrà avere. Io però l'ho trovato su internet, perché qualcuno ce l'ha messo. Siccome non può che essere uscito dai suoi uffici, dottor Ionta, le chiedo se non le sembri abbastanza singolare che io abbia reperito attraverso internet un documento come quello, perché qualcuno lo aveva e ne disponeva.
È una situazione paradossale, perché se noi avessimo avuto questo testo, che io fingo di non avere, forse avremmo potuto collaborare molto di più con lei dicendo che molti di questi concetti che io ho sollevato non sono presenti nella scelta che ha guidato l'indicazione degli istituti. Io non so se i miei criteri possano aiutare; può darsi che non sia così, ma mi dispiace che quello che era stato oggetto anche di un intervento quando venne in Commissione il Ministro della Giustizia non sia stato neanche minimamente tenuto in considerazione.


PRESIDENTE. Devo consentire un ultimo intervento, perché ormai lo avevo annunciato.


ROBERTO RAO. La ringrazio, signor presidente. Mi rifaccio a quanto era stato detto in precedenza da alcuni colleghi, ma sarò molto breve.
È chiaro che il discorso del piano carceri è quello fondamentale. A questo tema potremmo dedicare tutta l'audizione, perché è la questione principale.
Per quanto riguarda l'assistenza sanitaria, sappiamo che questa è passata alle ASL; tuttavia, ci sono dei casi particolari, come ad esempio la Sardegna ho visitato il carcere di Cagliari questa estate -, ed eventualmente altre regioni, dove non è così.


FRANCO IONTA, Capo del Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria. Sono tutte quelle a statuto speciale, onorevole.


ROBERTO RAO. Sono tutte e cinque, quindi, dove l'assistenza sanitaria ancora grava sulla vostra amministrazione. Le chiedo, dunque, quali sono le risorse disponibili - perché in Sardegna le risorse erano completamente esaurite - e qual è la situazione delle carceri nelle altre regioni a statuto speciale.
Vengo alla questione che riguarda educatori e psicologi vincitori di concorsi: anche su questo c'è un rimpallo con la regione Sardegna. È una questione annosa, ma volevo un suo punto di vista, perché sappiamo che la presenza degli educatore e degli psicologi, per quanto riguarda le carceri, fa parte di quel percorso di assistenza e riabilitazione senza il quale il carcere diventa un elemento e un luogo dove si peggiora psicologicamente e dal quale non si esce sicuramente migliori.
Delle priorità per il piano carceri abbiamo già detto così come abbiamo ricordato la questione dell'organico della Polizia penitenziaria; ebbene, le chiedo se tra le sue competenze e per quanto riguarda i metodi alternativi per scontare la pena ci fosse qualche studio al momento di cui lei fosse a conoscenza - ed eventualmente a quale stadio fosse - sul braccialetto elettronico e sulla possibilità di far scontare la pena ai detenuti tossicodipendenti nelle comunità terapeutiche.


PRESIDENTE. Grazie a tutti, il seguito dell'audizione si svolgerà secondo l'ordine degli interventi che fino ad ora è stato «cristallizzato». Non credo che si potrà proseguire nella giornata di domani, anche perché il dottor Ionta mi fa presente che i dati richiesti per allora non sarebbero disponibili. Pertanto, ritengo che il seguito degli interventi e la replica del dottor Ionta avranno luogo la prossima settimana.
Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.


La seduta termina alle 15,45.

giovedì 15 ottobre 2009

Educatori penitenziari: Piano di assegnazioni di 300 Educatori

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Sign for Aiutaci a garantire l'effettiva applicazione dell'art. 27 Cost.(funzione rieducativa della pena)




mercoledì 14 ottobre 2009

Così come preannunciato da questa O.S., con il resocontro dell'incontro del 1 ottobre 2009 sulla mobilità del personale, il DAP ha reso noto le modalità di assegnazione dei 300 Educatori che saranno assunti presumibilmente entro il mese di gennaio 2010. Le assunzioni saranno precedute da un interpello di mobilità interna, riservato al personale con 5 anni di servizio, e le 300 sedi del bando saranno qualle indicate dai Provveditorati in riscontro al piano predisposto dal Ministero. Successivamente si procederà alla convocazione, in ordine di graduatoria, di tutto il personale assunto con il concorso per 397 posti di Educatori.

Clicca il titolo di questo post per visionare il documento.



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