“Ho visto gabbie per polli senza luce abitate da uomini”
Di questi suicidi, ben sette sono avvenuti da maggio a luglio nelle carceri siciliane e due di essi nella provincia di Siracusa, sulla cui situazione intendo soffermarmi non perché oggetto di particolari condizioni, giacché la situazione è parimenti drammatica in tutto il Paese, ma per aver avuto modo di constatarla personalmente.
In questa provincia, come ho potuto infatti accertare a seguito delle visite effettuate a metà agosto, gli agenti in organico nei tre istituti penitenziari di Augusta, Siracusa e Noto insieme, dovevano essere 730 ma ve ne erano 524: il 30% in meno (inclusi i distaccati ad altri servizi, quali quelli di spostamento dei detenuti, che assorbono oltre 70 unità).
Di contro, a fronte di una capienza regolamentare di 748 detenuti, i reclusi erano 1472: il doppio! muovere. E, quasi dappertutto, condizioni penose, ben lontane da quel senso di umanità che i nostri Fatte le proporzioni, ciò significa che per ogni 100 detenuti ci sono in servizio 35 detenuti invece dei 100 previsti per legge, cioè un terzo! Mi domando: c’è un solo altro servizio pubblico, scuole, uffici, ospedali, che, per quanto disastrato, abbia in servizio un terzo degli impiegati previsti per legge in rapporto all’utenza!
Nella Casa circondariale di Cavadonna, solo per fare un esempio, la parola astratta sovraffollamento significa 12 persone in una cella prevista per 4.
A Ragusa, nel braccio dei protetti, ho visto gabbie per polli senza luce né aerazione diretta ma abitate da uomini che si dividevano in due una cella nella quale, in 7 mq (!), devono trovare posto anche i letto, il locale di servizio igienico, un tavolino e due sedie: praticamente senza spazio residuo per potersi costituenti immaginarono.
In Sicilia, come Ella ben sa, registra la presenza di oltre 8.200 persone detenute a fronte di una capienza regolamentare di 5200 posti circa e di un sottodimensionamento sistematico degli organici della polizia penitenziaria.
Non è che l’indizio estremo di una situazione drammatica ed insostenibile che si traduce in vite esasperate, sia dei detenuti che degli agenti di polizia che vi operano. Situazione gravissima, indegna per un paese civile come il nostro dovrebbe dimostrare di essere.
Situazione che non presenta certamente soluzioni facili ma che in nessun caso possono riguardare solo il carcere né la mera costruzione di nuovi istituti penitenziari, senza interessare l’intero percorso della applicazione della giustizia e del trattamento carcerario.
Senza cioè si interrompa l’uso indiscriminato della carcerazione preventiva, che si depenalizzino i reati minori, che si eroghino misure e pene alternative in tutti quei casi in cui possono rivelarsi più efficaci del carcere ai fini della rieducazione e del reinserimento sociale, senza che si offrano nel carcere possibilità di lavoro per i detenuti.
E, soprattutto, senza che si proceda all’improcrastinabile adeguamento degli organici penitenziari (agenti, educatori, psicologi, assistenti sociali). Misure sulle quali, da cittadino e da parlamentare, Le chiedo di intervenire con la massima sollecitudine e cura.”
De Bendictis si fa, così, portavoce, della richiesta più volte rappresentatagli nel corso delle visite negli istituti penitenziari delle provincie di Siracusa e Ragusa, da parte di detenuti le cui famiglie vivono in altre regioni d’Italia, frequentemente in Campania ed in Puglia ma non solo.
“La loro distanza dai luoghi di residenza- conclude il depuatato regionale del PD- genera ulteriori sofferenze e penalizza oltremodo i figli, le famiglie e i rapporti con esse ed appare, in assenza di specifiche motivazioni, inutilmente punitiva”.
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