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Mercoledi',23 Marzo 2011: interrogazioni per l'assunzione degli educatori penitenziari
Mercoledi',23 Marzo 2011,
(rinvio del 16 Marzo 2011)
in commissione giustizia discussione delle interrogazioni orali per l'assunzione degli educatori penitenziari.
5-04298 Cassinelli: Sull’iter del concorso pubblico per educatore penitenziario
5-04314 Ferranti: Questioni relative all’assunzione dei vincitori del concorso per educatore penitenziario
Per leggere il testo delle interrogazioni vai su news giornaliere o etichetta interrogazioni parlamentari
(rinvio del 16 Marzo 2011)
in commissione giustizia discussione delle interrogazioni orali per l'assunzione degli educatori penitenziari.
5-04298 Cassinelli: Sull’iter del concorso pubblico per educatore penitenziario
5-04314 Ferranti: Questioni relative all’assunzione dei vincitori del concorso per educatore penitenziario
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Carceri:necessario assumere educatori,assistenti e psicologi.
26 agosto 2010
Giustizia: Bernardini (Radicali); basta morti in carcere, varare in fretta misure deflattive
“Il tempo dell’illegalità e dell’inciviltà carceraria italiana è scandito ad un ritmo impressionante dalle morti, dai suicidi. Dico al Governo e ai miei colleghi parlamentari che così numerosi hanno partecipato all’iniziativa del Ferragosto in carcere, che occorre fare in fretta a varare, intanto, misure adeguate a decongestionare la sovrappopolazione carceraria”. Lo afferma Rita Bernardini, deputata Radicale, membro della Commissione Giustizia della Camera, dopo la morte di un detenuto a Sulmona. “Il disegno di legge Alfano - così come svuotato dalla Commissione Giustizia della Camera - non serve a spegnere l’incendio di disperazione e di morte che sta divampando - prosegue.Affidare infatti ai Tribunali di sorveglianza la valutazione della pericolosità sociale e l’idoneità del domicilio per consentire di scontare ai domiciliari pene residue sotto i 12 mesi, significa paralizzare tutto: la valutazione arriverà troppo tardi! Si dia ai direttori degli istituti penitenziari questo compito che saprebbero fare meglio e più in fretta dei magistrati di sorveglianza. Ridimensionata almeno un po’ la popolazione detenuta, occorre immediatamente riformare il sistema come previsto dalle mozioni approvate in gennaio dalle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama a partire dallo stop all’uso indiscriminato della carcerazione preventiva e alla depenalizzazione dei reati minori, per arrivare alle misure e pene alternative che si rivelano molto più efficaci del carcere ai fini della rieducazione e del reinserimento sociale, all’adeguamento degli organici penitenziari (agenti, educatori, psicologi, assistenti sociali), alle possibilità di lavoro per i detenuti, agli istituti di custodia attenuata dove i tossicodipendenti possano curarsi”.
5 luglio 2010
Carceri: Favi, "Bene Tg2, condizioni indegne per detenuti e lavoratori"
Dichiarazione di Sandro Favi responsabile Carceri del Partito Democratico
L’inchiesta del Tg2 sulla drammatica situazione delle nostre carceri evidenzia ciò che il Partito Democratico denuncia da mesi, e cioè condizioni di vita per i detenuti e per i lavoratori penitenziari del tutto indegne. Quelle viste all’Ucciardone sono situazioni che in realtà riguardano la stragrande maggioranza delle carceri italiane. Le morti in carcere e gli atti di autolesionismo sono segnali inequivocabili: occorre attuare da subito politiche penitenziarie che decongestionino gli istituti. È assolutamente necessario investire sulle misure alternative alla detenzione e sull’aumento di agenti di polizia penitenziaria, di educatori, di assistenti sociali e psicologi.
Finora il ministro Alfano e il direttore delle carceri Ionta hanno saputo solo ipotizzare un piano carceri che avrà lunghissimi tempi di realizzazione e che non inciderà minimamente per un miglioramento della situazione nell’immediato.
Così non va.
Lettere: senza assunzione personale educativo il ddl Alfano è inutile
Comunicato stampa, 29 maggio 2010
Ai deputati di commissione bilancio
e giustizia camera
Al sottosegretario
On. Caliendo
Al sottosegretario
On. Giorgetti Alberti
Egregi Onorevoli,
dopo aver appreso la notizia sul parere negativo della Commissione Bilancio sugli artt. 2 quater e 2 sexies del Ddl Alfano questo Comitato ritiene necessario porre alla Vostra attenzione alcune osservazioni. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru 2.060 svuoterebbe di significato il Ddl Alfano riducendolo ad una imago sine re.
L’investimento in risorse umane è propedeutico alla concreta materializzazione della normativa contenuta nel provvedimento. Secondo quanto enunciato dall’art. 1 comma 3 del Ddl. il magistrato di sorveglianza decide sulla base della relazione inviatagli dall’istituto penitenziario.
Alla luce della normativa penitenziaria è l’educatore colui che osserva il comportamento del detenuto e provvede alla stesura della relazione di sintesi, cioè di quella relazione di cui si servirà il magistrato di sorveglianza per la decisione finale sulla misura alternativa.
Senza l’incremento di ulteriori unità di personale pedagogico la situazione del sovraffollamento carcerario non potrà mai essere risolta né tantomeno potrà trovare risoluzione la drammatica condizione in cui versano le carceri italiane.
Pochi educatori significa poche relazioni da inviare al magistrato di sorveglianza. Pochi educatori significa impossibilità di fare il trattamento. Pochi educatori significa stasi della concessione di misure alternative. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru creerebbe un vero e proprio effetto boomerang che provocherebbe la totale paralisi del Ddl Alfano.
La Commissione Giustizia dopo aver preso atto della grave situazione di disagio in cui versano le carceri italiani ha dato voce all’articolo 27 della Costituzione decidendo di investire su quello che già nel Settecento Beccaria definiva “il più sicuro mezzo di prevenire i delitti” ossia l’educazione.
L’approvazione dell’articolo aggiuntivo che esclude il Dap dalla riduzione della pianta organica e dal blocco delle assunzioni costituisce una vera e propria presa di coscienza dell’assunto secondo il quale non può esserci alcun miglioramento delle condizioni di detenzione senza l’investimento in risorse umane.
Si evidenzia inoltre che l’emendamento è già stato “riformulato” originariamente infatti prevedeva l’obbligo per il governo,dopo l’invio della relazione per l’adeguamento della pianta organica, di predisporre entro 2 mesi un piano straordinario di assunzioni.
La totale eliminazione di questo emendamento volto alla concreta applicazione della misura alternativa sulla quale questo Governo intende puntare per risolvere il dramma del pianeta carcere renderebbe inutile l’approvazione di un Ddl che non riuscirebbe mai ad essere attuato.
Ci sarebbe infatti una vera e propria antinomia tra norma e realtà. La realtà è che la situazione carceraria italiana è drammatica e preoccupante.
I continui suicidi in carcere sono da porre in relazione con le insopportabili condizioni di disagio in cui vivono i reclusi delle carceri italiane alla carenza di trattamento e attività rieducative e alla mancata assistenza psicologica dovuta alla cronica carenza di personale educativo
Ebbene, l’Italia, Paese democratico, è stata condannata dalla Cedu per trattamento degradante e disumano. A tale situazione va data una risposta concreta, soprattutto se si considera che il bilancio dello stato potrebbe essere aggravato dalle condanne della Cedu (Sic!).
Inoltre non si comprende come la crisi riguardi solo le risorse umane e non anche lo stanziamento dei fondi per l’edilizia penitenziaria ,infatti, una volta costruite nuove carceri queste rimarranno inutilizzate (Sic!) Un esempio è fornito dal carcere di Agrigento e dal carcere di Rieti, a Pinerolo inoltre, c’è un carcere vuoto da 10 anni ma è già stata individuata un’area per costruir un nuovo carcere (fonte Girodivite).
Per un provvedimento importante, come quello in esame, che punta sulla rieducazione e sul recupero del reo, occorre assumersi delle responsabilità serie, perché l’incremento del personale pedagogico rappresenta il sine qua non della correlazione legge - realtà.
Ancora una volta si evidenzia inoltre che il “decantato” vulnus di copertura finanziaria può essere sanato attingendo dai fondi della Cassa delle Ammende che secondo quanto disposto dall’art 129 III comma del Dpr 30 giugno 2000, n. 230, devono essere destinati ai programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale dei detenuti e degli internati anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione”e non all’edilizia penitenziaria (Sic!) . Qualora il Governo non intenda attingere i fondi necessari dalla cassa delle Ammende potrebbe ricavarli dai fondi del Fug, visto che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato il decreto che assegna per la prima volta le quote delle risorse sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati al Fondo Unico Giustizia (Fug), nella misura del 50 per cento al Ministero dell’Interno e del 50 per cento al Ministero della Giustizia. Attingendo i fondi o dalla cassa delle Ammende o dal Fug non vi sarebbe alcun onere aggiuntivo in quanto gli stessi sono già previsti in bilancio.
Per le ragioni suesposte riteniamo che l’emendamento presentato dall’On. Donatella Ferranti e Schirru sia una vera proposta “bipartisan” che deve, necessariamente,trovare accoglimento così come è stato approvato in Commissione Giustizia.
Riteniamo altresì che il governo, dopo aver provveduto all’adeguamento della pianta organica anche in relazione alla popolazione detenuta ( quasi 70mila detenuti) debba predisporre un piano straordinario di assunzioni di educatori penitenziari da attingersi dalla vigente graduatoria del concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di Educatore, Area C, posizione economica C1, indetto con Pdg 21 novembre 2003.
Una scelta in tal senso rappresenterebbe la chiave di volta per un chiaro e ben preciso impegno di responsabilità affinché la drammatica situazione che affligge il pianeta carcere possa finalmente essere risolta. Per tali ragioni auspichiamo che tutta la commissione bilancio della camera e il sottosegretario Alberto Giorgetti facciano una seria e proficua riflessione riconoscendo l’importanza ai fini dell’attuazione del Ddl in esame dell’emendamento Schirru 2.060.
Giustizia: Bernardini (Radicali); basta morti in carcere, varare in fretta misure deflattive
“Il tempo dell’illegalità e dell’inciviltà carceraria italiana è scandito ad un ritmo impressionante dalle morti, dai suicidi. Dico al Governo e ai miei colleghi parlamentari che così numerosi hanno partecipato all’iniziativa del Ferragosto in carcere, che occorre fare in fretta a varare, intanto, misure adeguate a decongestionare la sovrappopolazione carceraria”. Lo afferma Rita Bernardini, deputata Radicale, membro della Commissione Giustizia della Camera, dopo la morte di un detenuto a Sulmona. “Il disegno di legge Alfano - così come svuotato dalla Commissione Giustizia della Camera - non serve a spegnere l’incendio di disperazione e di morte che sta divampando - prosegue.Affidare infatti ai Tribunali di sorveglianza la valutazione della pericolosità sociale e l’idoneità del domicilio per consentire di scontare ai domiciliari pene residue sotto i 12 mesi, significa paralizzare tutto: la valutazione arriverà troppo tardi! Si dia ai direttori degli istituti penitenziari questo compito che saprebbero fare meglio e più in fretta dei magistrati di sorveglianza. Ridimensionata almeno un po’ la popolazione detenuta, occorre immediatamente riformare il sistema come previsto dalle mozioni approvate in gennaio dalle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama a partire dallo stop all’uso indiscriminato della carcerazione preventiva e alla depenalizzazione dei reati minori, per arrivare alle misure e pene alternative che si rivelano molto più efficaci del carcere ai fini della rieducazione e del reinserimento sociale, all’adeguamento degli organici penitenziari (agenti, educatori, psicologi, assistenti sociali), alle possibilità di lavoro per i detenuti, agli istituti di custodia attenuata dove i tossicodipendenti possano curarsi”.
5 luglio 2010
Carceri: Favi, "Bene Tg2, condizioni indegne per detenuti e lavoratori"
Dichiarazione di Sandro Favi responsabile Carceri del Partito Democratico
L’inchiesta del Tg2 sulla drammatica situazione delle nostre carceri evidenzia ciò che il Partito Democratico denuncia da mesi, e cioè condizioni di vita per i detenuti e per i lavoratori penitenziari del tutto indegne. Quelle viste all’Ucciardone sono situazioni che in realtà riguardano la stragrande maggioranza delle carceri italiane. Le morti in carcere e gli atti di autolesionismo sono segnali inequivocabili: occorre attuare da subito politiche penitenziarie che decongestionino gli istituti. È assolutamente necessario investire sulle misure alternative alla detenzione e sull’aumento di agenti di polizia penitenziaria, di educatori, di assistenti sociali e psicologi.
Finora il ministro Alfano e il direttore delle carceri Ionta hanno saputo solo ipotizzare un piano carceri che avrà lunghissimi tempi di realizzazione e che non inciderà minimamente per un miglioramento della situazione nell’immediato.
Così non va.
Lettere: senza assunzione personale educativo il ddl Alfano è inutile
Comunicato stampa, 29 maggio 2010
Ai deputati di commissione bilancio
e giustizia camera
Al sottosegretario
On. Caliendo
Al sottosegretario
On. Giorgetti Alberti
Egregi Onorevoli,
dopo aver appreso la notizia sul parere negativo della Commissione Bilancio sugli artt. 2 quater e 2 sexies del Ddl Alfano questo Comitato ritiene necessario porre alla Vostra attenzione alcune osservazioni. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru 2.060 svuoterebbe di significato il Ddl Alfano riducendolo ad una imago sine re.
L’investimento in risorse umane è propedeutico alla concreta materializzazione della normativa contenuta nel provvedimento. Secondo quanto enunciato dall’art. 1 comma 3 del Ddl. il magistrato di sorveglianza decide sulla base della relazione inviatagli dall’istituto penitenziario.
Alla luce della normativa penitenziaria è l’educatore colui che osserva il comportamento del detenuto e provvede alla stesura della relazione di sintesi, cioè di quella relazione di cui si servirà il magistrato di sorveglianza per la decisione finale sulla misura alternativa.
Senza l’incremento di ulteriori unità di personale pedagogico la situazione del sovraffollamento carcerario non potrà mai essere risolta né tantomeno potrà trovare risoluzione la drammatica condizione in cui versano le carceri italiane.
Pochi educatori significa poche relazioni da inviare al magistrato di sorveglianza. Pochi educatori significa impossibilità di fare il trattamento. Pochi educatori significa stasi della concessione di misure alternative. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru creerebbe un vero e proprio effetto boomerang che provocherebbe la totale paralisi del Ddl Alfano.
La Commissione Giustizia dopo aver preso atto della grave situazione di disagio in cui versano le carceri italiani ha dato voce all’articolo 27 della Costituzione decidendo di investire su quello che già nel Settecento Beccaria definiva “il più sicuro mezzo di prevenire i delitti” ossia l’educazione.
L’approvazione dell’articolo aggiuntivo che esclude il Dap dalla riduzione della pianta organica e dal blocco delle assunzioni costituisce una vera e propria presa di coscienza dell’assunto secondo il quale non può esserci alcun miglioramento delle condizioni di detenzione senza l’investimento in risorse umane.
Si evidenzia inoltre che l’emendamento è già stato “riformulato” originariamente infatti prevedeva l’obbligo per il governo,dopo l’invio della relazione per l’adeguamento della pianta organica, di predisporre entro 2 mesi un piano straordinario di assunzioni.
La totale eliminazione di questo emendamento volto alla concreta applicazione della misura alternativa sulla quale questo Governo intende puntare per risolvere il dramma del pianeta carcere renderebbe inutile l’approvazione di un Ddl che non riuscirebbe mai ad essere attuato.
Ci sarebbe infatti una vera e propria antinomia tra norma e realtà. La realtà è che la situazione carceraria italiana è drammatica e preoccupante.
I continui suicidi in carcere sono da porre in relazione con le insopportabili condizioni di disagio in cui vivono i reclusi delle carceri italiane alla carenza di trattamento e attività rieducative e alla mancata assistenza psicologica dovuta alla cronica carenza di personale educativo
Ebbene, l’Italia, Paese democratico, è stata condannata dalla Cedu per trattamento degradante e disumano. A tale situazione va data una risposta concreta, soprattutto se si considera che il bilancio dello stato potrebbe essere aggravato dalle condanne della Cedu (Sic!).
Inoltre non si comprende come la crisi riguardi solo le risorse umane e non anche lo stanziamento dei fondi per l’edilizia penitenziaria ,infatti, una volta costruite nuove carceri queste rimarranno inutilizzate (Sic!) Un esempio è fornito dal carcere di Agrigento e dal carcere di Rieti, a Pinerolo inoltre, c’è un carcere vuoto da 10 anni ma è già stata individuata un’area per costruir un nuovo carcere (fonte Girodivite).
Per un provvedimento importante, come quello in esame, che punta sulla rieducazione e sul recupero del reo, occorre assumersi delle responsabilità serie, perché l’incremento del personale pedagogico rappresenta il sine qua non della correlazione legge - realtà.
Ancora una volta si evidenzia inoltre che il “decantato” vulnus di copertura finanziaria può essere sanato attingendo dai fondi della Cassa delle Ammende che secondo quanto disposto dall’art 129 III comma del Dpr 30 giugno 2000, n. 230, devono essere destinati ai programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale dei detenuti e degli internati anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione”e non all’edilizia penitenziaria (Sic!) . Qualora il Governo non intenda attingere i fondi necessari dalla cassa delle Ammende potrebbe ricavarli dai fondi del Fug, visto che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato il decreto che assegna per la prima volta le quote delle risorse sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati al Fondo Unico Giustizia (Fug), nella misura del 50 per cento al Ministero dell’Interno e del 50 per cento al Ministero della Giustizia. Attingendo i fondi o dalla cassa delle Ammende o dal Fug non vi sarebbe alcun onere aggiuntivo in quanto gli stessi sono già previsti in bilancio.
Per le ragioni suesposte riteniamo che l’emendamento presentato dall’On. Donatella Ferranti e Schirru sia una vera proposta “bipartisan” che deve, necessariamente,trovare accoglimento così come è stato approvato in Commissione Giustizia.
Riteniamo altresì che il governo, dopo aver provveduto all’adeguamento della pianta organica anche in relazione alla popolazione detenuta ( quasi 70mila detenuti) debba predisporre un piano straordinario di assunzioni di educatori penitenziari da attingersi dalla vigente graduatoria del concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di Educatore, Area C, posizione economica C1, indetto con Pdg 21 novembre 2003.
Una scelta in tal senso rappresenterebbe la chiave di volta per un chiaro e ben preciso impegno di responsabilità affinché la drammatica situazione che affligge il pianeta carcere possa finalmente essere risolta. Per tali ragioni auspichiamo che tutta la commissione bilancio della camera e il sottosegretario Alberto Giorgetti facciano una seria e proficua riflessione riconoscendo l’importanza ai fini dell’attuazione del Ddl in esame dell’emendamento Schirru 2.060.
FERRANTI SU DDL CARCERI,OTTENUTO ANCHE AMPLIAMENTO ORGANICO EDUCATORI PENITENZIARI.
Donatella Ferranti,PD:piano programmato di assunzioni del personale degli educatori.
Governo favorevole a emendamenti Pd per potenziamento personale penitenziario:piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi.
18 maggio 2010
La commissione Giustizia della Camera ha cominciato a votare gli emendamenti presentati al ddl carceri e il Governo ha dato parere favorevole alle proposte di modifica del Pd che prevedevano il potenziamento del personale civile e amministrativo penitenziario (psicologi, educatori, ecc) e l’adeguamento delle piante organiche di carabinieri e polizia in funzione del nuovo impegno che dovranno svolgere per vigilare sui detenuti che trascorreranno agli arresti domiciliari l’ultimo periodo della loro detenzione. Il capogruppo del Pd in commissione giustizia, Donatella Ferranti, ha espresso soddisfazione per questo parere favorevole del Governo augurandosi che alla fine l’emendamento venga approvato.
Pd: nostre proposte sono su linea indicata da Napolitano
“Il Pd è pronto” a rispondere al monito del presidente della Repubblica sulla necessità di risolvere il sovraffollamento delle carceri e “a fare la propria parte”. Per questo, annuncia Sandro Favi, responsabile Carceri dei democratici, “nei prossimi giorni il nostro partito presenterà proposte su questi temi, in un quadro di sistema e in continuità e sviluppo delle mozioni approvate dal Parlamento già nei primi mesi di quest`anno”.
“Proporremo - spiega Favi - che si proceda alla revisione del codice penale, che vengano riviste le norme che determinano l`alta incidenza di imputati in custodia cautelare in carcere e quelle sul trattamento penale dei tossicodipendenti, che siano ampliate le opportunità di accesso alle misure alternative alla detenzione. Chiederemo inoltre al Governo - prosegue - un piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, nonché gli indispensabili stanziamenti ed investimenti per ripristinare la corretta funzionalità ed operatività dei servizi e delle strutture”.
“Il Partito Democratico - conclude l’esponente del Pd - rinnova la stima e la fiducia degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria e l`apprezzamento verso i dirigenti dell`Amministrazione penitenziaria, verso le professionalità socio-educative, sanitarie, amministrative e tecniche che, in questa fase difficile, dimostrano il proprio impegno con alto senso di umanità e qualificate competenze”.
18 maggio 2010
La commissione Giustizia della Camera ha cominciato a votare gli emendamenti presentati al ddl carceri e il Governo ha dato parere favorevole alle proposte di modifica del Pd che prevedevano il potenziamento del personale civile e amministrativo penitenziario (psicologi, educatori, ecc) e l’adeguamento delle piante organiche di carabinieri e polizia in funzione del nuovo impegno che dovranno svolgere per vigilare sui detenuti che trascorreranno agli arresti domiciliari l’ultimo periodo della loro detenzione. Il capogruppo del Pd in commissione giustizia, Donatella Ferranti, ha espresso soddisfazione per questo parere favorevole del Governo augurandosi che alla fine l’emendamento venga approvato.
Pd: nostre proposte sono su linea indicata da Napolitano
“Il Pd è pronto” a rispondere al monito del presidente della Repubblica sulla necessità di risolvere il sovraffollamento delle carceri e “a fare la propria parte”. Per questo, annuncia Sandro Favi, responsabile Carceri dei democratici, “nei prossimi giorni il nostro partito presenterà proposte su questi temi, in un quadro di sistema e in continuità e sviluppo delle mozioni approvate dal Parlamento già nei primi mesi di quest`anno”.
“Proporremo - spiega Favi - che si proceda alla revisione del codice penale, che vengano riviste le norme che determinano l`alta incidenza di imputati in custodia cautelare in carcere e quelle sul trattamento penale dei tossicodipendenti, che siano ampliate le opportunità di accesso alle misure alternative alla detenzione. Chiederemo inoltre al Governo - prosegue - un piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, nonché gli indispensabili stanziamenti ed investimenti per ripristinare la corretta funzionalità ed operatività dei servizi e delle strutture”.
“Il Partito Democratico - conclude l’esponente del Pd - rinnova la stima e la fiducia degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria e l`apprezzamento verso i dirigenti dell`Amministrazione penitenziaria, verso le professionalità socio-educative, sanitarie, amministrative e tecniche che, in questa fase difficile, dimostrano il proprio impegno con alto senso di umanità e qualificate competenze”.
Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"
Carceri: Pd, "Testo migliorato in commissione, ma serve uno sforzo in più" Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"
“Lo stralcio della messa in prova consentirà di esaminare rapidamente il provvedimento sulla detenzione domiciliare”. Lo dichiara la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti facendo notare come ‘la messa in prova non riguardava la popolazione carceraria e quindi non avrebbe avuto effetti sul grave stato di sovraffollamento delle carceri italiane. In ogni caso – sottolinea la democratica – il voto di oggi conferma il nostro giudizio negativo sul testo uscito dal consiglio dei ministri che era confuso ed inefficace anche perché privo di qualsiasi copertura finanziaria. Stiamo adesso valutando se aderire o meno alla richiesta di un voto in sede legislativa sul testo modificato nel corso dei lavori in commissione. La nostra disponibilità dipenderà anche dall’atteggiamento della maggioranza sulle nostre ulteriori proposte di modifica. In particolare: la tutela delle vittime di violenza domestica, il rafforzamento del personale di polizia (non solo quella penitenziaria) e del personale del comparto civile dell’amministrazione penitenziaria(educatori e psicologi)”.
Proposta emendativa 8.01.
Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:
«Art. 8-bis. - 1. Entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Ministro della Giustizia, sentiti i Ministri dell'interno e della funzione pubblica, riferisce alle competenti Commissioni parlamentari in merito alle necessità di adeguamento numerico e professionale della pianta organica del Corpo di Polizia penitenziaria e del personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria anche in relazione all'entità numerica della popolazione carceraria e al numero dei posti esistenti e programmati.
2. A tal fine il Governo presenta al Parlamento entro i successivi novanta giorni un apposito piano straordinario di assunzioni di nuove unità specificandone i tempi di attuazione e le modalità di finanziamento.».
Ferranti Donatella, Schirru Amalia, Samperi Marilena, Amici Sesa
Proposta emendativa 8.03.
Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:
«Art. 8-bis. - 1. Al comma 8-quinquies, della legge n. 26 del 2010, dopo le parole Il Corpo della Polizia penitenziaria, sono inserite le seguenti il personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria,».
Schirru Amalia, Ferranti Donatella, Samperi Marilena, Amici Sesa
28-04-10
Dopo l'ennesimo suicidio in carcere (23 dall'inizio dell'anno), nel penitenziario di Castrogno, a Teramo, il parlamentare dell'IdV, Augusto Di Stanislao, ribadisce la necessita' di interventi diretti ed immediati da parte del Governo. ''Non e' piu' ammissibile - afferma il deputato IdV - una tale situazione di completa incapacita' da parte del Governo di affrontare concretamente le problematiche delle carceri in Italia''. Di Stanislao ricorda che ''dopo varie visite presso il carcere di Castrogno e altrettante interrogazioni ad Alfano, dopo una mozione a mia prima firma approvata all'unanimita', con la quale anche la maggioranza si e' impegnata in una serie di iniziative atte a risollevare una drammatica realta' focalizzando l'attenzione sul sovraffollamento e sulla carenza di personale penitenziario e di educatori, dopo l'annuncio dell'emergenza carceri di Alfano e del fantomatico piano carceri, dopo continue denunce e sollecitazioni dei sindacati sulla necessita' di intervenire sulle strutture, sugli organici, siamo ancora di fronte ad una situazione insostenibile e all'emergenza soluzioni''. ''Ho presentato da tempo - conclude Di Stanislao - una proposta di legge per istituire una Commissione d'inchiesta parlamentare sulla situazione delle carceri in Italia che, ora piu' che mai, diventa fondamentale per dare risposte e soluzioni ai molteplici problemi e disagi dell'intero mondo penitenziario''.
Di Stanislao:il ministro tace sulle assunzioni degli educatori,riferisca in parlamento.
“E’ giusta l’assunzione di 2.000 agenti così come evidenziato da Sarno, Segretario generale Uil Pa Penitenziari, per garantire il turnover e quindi supplire la carenza del personale di polizia penitenziaria, ma vi è una colpevole dimenticanza da parte del Ministro quando tace sulla necessità di garantire la presenza degli educatori così come previsto nella Mozione IdV approvata all’unanimità dal Parlamento.” Queste le parole dell’On. Di Stanislao che prosegue: “Non vorremmo che questo impegno del Ministro si focalizzi esclusivamente sull’edilizia carceraria e altresì non vorremmo che dietro la parola magica “stato di emergenza” si celi il grimaldello per ridare vita ad una ” Carceri d’oro 2″ che in barba alla procedure di appalti e alla trasparenza abbiano buon gioco, piuttosto che la pubblica utilità e l’urgenza, i furbetti delle sponsorizzazioni. Si segnala al Ministro, nel frattempo, che in Italia vi sono 40 penitenziari incompiuti ed inutilizzati in un Paese che ne ha 171 in tutto e nel Piano Carceri presentato non c’è cenno di recupero di questo patrimonio. Chiedo che il Ministro venga, così come richiesto in Aula, a riferire in Parlamento sugli impegni presi in relazione ai tempi e modi e risorse da impiegare. Nel frattempo con due distinte interrogazioni chiedo al Ministro quale modello di recupero intenda mettere in campo visto che non si parla assolutamente di assumere gli educatori e cosa intenda fare per i 40 penitenziari incompiuti.”
“Lo stralcio della messa in prova consentirà di esaminare rapidamente il provvedimento sulla detenzione domiciliare”. Lo dichiara la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti facendo notare come ‘la messa in prova non riguardava la popolazione carceraria e quindi non avrebbe avuto effetti sul grave stato di sovraffollamento delle carceri italiane. In ogni caso – sottolinea la democratica – il voto di oggi conferma il nostro giudizio negativo sul testo uscito dal consiglio dei ministri che era confuso ed inefficace anche perché privo di qualsiasi copertura finanziaria. Stiamo adesso valutando se aderire o meno alla richiesta di un voto in sede legislativa sul testo modificato nel corso dei lavori in commissione. La nostra disponibilità dipenderà anche dall’atteggiamento della maggioranza sulle nostre ulteriori proposte di modifica. In particolare: la tutela delle vittime di violenza domestica, il rafforzamento del personale di polizia (non solo quella penitenziaria) e del personale del comparto civile dell’amministrazione penitenziaria(educatori e psicologi)”.
Proposta emendativa 8.01.
Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:
«Art. 8-bis. - 1. Entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Ministro della Giustizia, sentiti i Ministri dell'interno e della funzione pubblica, riferisce alle competenti Commissioni parlamentari in merito alle necessità di adeguamento numerico e professionale della pianta organica del Corpo di Polizia penitenziaria e del personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria anche in relazione all'entità numerica della popolazione carceraria e al numero dei posti esistenti e programmati.
2. A tal fine il Governo presenta al Parlamento entro i successivi novanta giorni un apposito piano straordinario di assunzioni di nuove unità specificandone i tempi di attuazione e le modalità di finanziamento.».
Ferranti Donatella, Schirru Amalia, Samperi Marilena, Amici Sesa
Proposta emendativa 8.03.
Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:
«Art. 8-bis. - 1. Al comma 8-quinquies, della legge n. 26 del 2010, dopo le parole Il Corpo della Polizia penitenziaria, sono inserite le seguenti il personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria,».
Schirru Amalia, Ferranti Donatella, Samperi Marilena, Amici Sesa
28-04-10
Dopo l'ennesimo suicidio in carcere (23 dall'inizio dell'anno), nel penitenziario di Castrogno, a Teramo, il parlamentare dell'IdV, Augusto Di Stanislao, ribadisce la necessita' di interventi diretti ed immediati da parte del Governo. ''Non e' piu' ammissibile - afferma il deputato IdV - una tale situazione di completa incapacita' da parte del Governo di affrontare concretamente le problematiche delle carceri in Italia''. Di Stanislao ricorda che ''dopo varie visite presso il carcere di Castrogno e altrettante interrogazioni ad Alfano, dopo una mozione a mia prima firma approvata all'unanimita', con la quale anche la maggioranza si e' impegnata in una serie di iniziative atte a risollevare una drammatica realta' focalizzando l'attenzione sul sovraffollamento e sulla carenza di personale penitenziario e di educatori, dopo l'annuncio dell'emergenza carceri di Alfano e del fantomatico piano carceri, dopo continue denunce e sollecitazioni dei sindacati sulla necessita' di intervenire sulle strutture, sugli organici, siamo ancora di fronte ad una situazione insostenibile e all'emergenza soluzioni''. ''Ho presentato da tempo - conclude Di Stanislao - una proposta di legge per istituire una Commissione d'inchiesta parlamentare sulla situazione delle carceri in Italia che, ora piu' che mai, diventa fondamentale per dare risposte e soluzioni ai molteplici problemi e disagi dell'intero mondo penitenziario''.
Di Stanislao:il ministro tace sulle assunzioni degli educatori,riferisca in parlamento.
“E’ giusta l’assunzione di 2.000 agenti così come evidenziato da Sarno, Segretario generale Uil Pa Penitenziari, per garantire il turnover e quindi supplire la carenza del personale di polizia penitenziaria, ma vi è una colpevole dimenticanza da parte del Ministro quando tace sulla necessità di garantire la presenza degli educatori così come previsto nella Mozione IdV approvata all’unanimità dal Parlamento.” Queste le parole dell’On. Di Stanislao che prosegue: “Non vorremmo che questo impegno del Ministro si focalizzi esclusivamente sull’edilizia carceraria e altresì non vorremmo che dietro la parola magica “stato di emergenza” si celi il grimaldello per ridare vita ad una ” Carceri d’oro 2″ che in barba alla procedure di appalti e alla trasparenza abbiano buon gioco, piuttosto che la pubblica utilità e l’urgenza, i furbetti delle sponsorizzazioni. Si segnala al Ministro, nel frattempo, che in Italia vi sono 40 penitenziari incompiuti ed inutilizzati in un Paese che ne ha 171 in tutto e nel Piano Carceri presentato non c’è cenno di recupero di questo patrimonio. Chiedo che il Ministro venga, così come richiesto in Aula, a riferire in Parlamento sugli impegni presi in relazione ai tempi e modi e risorse da impiegare. Nel frattempo con due distinte interrogazioni chiedo al Ministro quale modello di recupero intenda mettere in campo visto che non si parla assolutamente di assumere gli educatori e cosa intenda fare per i 40 penitenziari incompiuti.”
16 Marzo 2010:interrogazione a risposta in Commissione su assunzione idonei educatori penitenziari
Convocazione della II Commissione (Giustizia)
Martedì 16 marzo 2010
Ore 13.45
5-02550 Ferranti: In relazione all’assunzione di educatori penitenziari
Interrogazione a risposta in Commissione:
FERRANTI, MELIS, TIDEI e SAMPERI.
- Al Ministro della giustizia.
- Per sapere
- premesso che:
il 17 febbraio 2010 il Sottosegretario per la giustizia Caliendo è intervenuto in Senato sul tema dell'assunzione degli educatori penitenziari reclutati tramite il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di educatore, area C, posizione economica C1, indetto con PDG 21 novembre 2003;
nel corso della succitata seduta, il Sottosegretario Caliendo ha affermato che entro aprile 2010 saranno assunti in via definitiva tutti gli educatori che hannosuperato i precedenti concorsi, oltre ai 170 già assunti (anche se agli interroganti risulta che siano stati assunti 97 educatori);
in realtà, l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso era già programmata con l'indizione dello stesso nel 2003, per il quale il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria già disponeva dei fondi necessari;
lo stesso Ministro interrogato, onorevole Alfano, aveva riconosciuto l'improcrastinabilità e l'urgenza di assumere più unità di educatori quando, il 12 gennaio 2010, furono approvate alla Camera le mozioni sui problemi del carcere presentate da vari gruppi parlamentari;a fronte di una popolazione carceraria di 67.000 unità, il rapporto educatore/detenuto è di circa 1 a 1.000, cosa che rende in pratica impossibile lo svolgimento di qualsivoglia progetto rieducativo impedendo il corretto reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, così come previsto nel dettato costituzionale;
non avendo il Ministro interrogato ancora proceduto all'assunzione di ulteriori unità degli educatori, limitandosi a rimandare la questione ad un futuro confronto in merito con i Ministri Tremonti e Brunetta, sarebbe auspicabile ed urgente un rapido avvio della procedura di assunzione di educatori, almeno per completare la già esigua pianta organica, ulteriormente ridotta di circa 400 unità dal decreto legislativo n. 150 del 2009
se non ritenga opportuno procedere celermente all'assunzione di educatori attingendo dalla vigente graduatoria degli idonei risultante dal concorso pubblico a 397 posti di cui in premessa, al contempo prorogando la validità della stessa per almeno un quinquennio, al fine di permetterne lo scorrimento graduale per compensare il turn-over pensionistico, evitando l'indizione di nuovi concorsi che comporterebbe ulteriori oneri finanziari.
(5-02550)
Risposta all'interrogazione di Donatella Ferranti:dal 2011 assunzioni degli idonei educatori concorso,il comitato vigilera'.
Nel rispondere agli On. interroganti ritengo opportuno segnalare che il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo di "Educatore", Area C, posizione economica C1, dell'Amministrazione Penitenziaria, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16.4.2004 - IV serie speciale e si è concluso in data 9 luglio 2008.La graduatoria definitiva, immediatamente dopo l'approvazione del Direttore Generale con provvedimento dell'11 luglio 2008, è stata trasmessa all'Ufficio centrale per il bilancio per l'apposizione del visto di controllo.Nell'anno 2009, in ragione dell'entità dei fondi stanziati ai sensi dell'articolo 1, comma 346, della Legge 24.12.2007 n. 244, è stato possibile procedere all'assunzione dei primi 103 vincitori del predetto concorso a 397 posti.Quanto alle restanti 294 unità, la competente Direzione Generale di questa amministrazione ha già programmato il relativo piano di assunzione ricorrendo, per la copertura degli originari 397 posti a concorso, allo scorrimento della graduatoria, ai sensi dell'art. 15, co. 7, DPR n. 487/99 e successive integrazioni e modificazioni.I nuovi educatori - alcuni dei quali individuati tra i candidati idonei, ma non vincitori del concorso, attese le 12 defezioni intervenute per rinunce, mancate stipule del contratto o dimissioni da parte degli aventi diritto - hanno infatti già scelto la sede di destinazione e, entro aprile del corrente anno, saranno formalmente assunti con firma del relativo contratto.Per quanto riguarda, invece, l'auspicata possibilità di procedere ad un ulteriore scorrimento della graduatoria oltre il numero dei posti originariamente messi a concorso, mi corre l'obbligo di segnalare che tale eventualità non rientra tra le ipotesi di cui all'art. 15, co. 7, del DPR n. 487/1994 e che pertanto, limitatamente all'anno in corso, non può essere attuata per mancato stanziamento dei fondi occorrenti.I fondi disponibili, infatti, sono stati impegnati sia per l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso per educatori, sia per l'assunzione degli idonei al concorso a 110 posti di contabile, a copertura dei posti previsti dal relativo bando ed in ragione delle gravi carenze riscontrate anche nell'area contabile.Dato atto di quanto sopra e, premesso che la validità delle graduatorie è indicata in tre anni dalla data della pubblicazione nei Bollettini ufficiali, faccio presente che, nel caso di specie, la validità della graduatoria del concorso a 397 posti è fissata al 31 maggio 2012 e che, pertanto, a partire dal prossimo anno, in presenza delle risorse economiche necessarie, potranno esservi le condizioni per procedere ad uno scorrimento della graduatoria, anche oltre il numero dei posti pubblicati.
24 febbraio 2010:
ordine del giorno su non riduzione organico educatori di Roberto Rao
La Camera,
premesso che
il provvedimento in esame prevede, all'esito del processo di riorganizzazione di cui all'articolo 74, del decreto legge n. 112 del 2008, un'ulteriore riduzione degli assetti organizzativi delle amministrazioni pubbliche ai fini del contenimento della spesa pubblica;
il comma 8-quinquies dell'articolo 2 individua le amministrazioni che non sono interessate dalle riduzioni descritte, tra cui il Corpo di Polizia Penitenziaria;
nonostante le difficoltà operative, la scarsezza di mezzi e personale risulta, inopinatamente escluso da tale previsione il personale civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte ad includere tra il personale delle amministrazioni non interessate dalla riorganizzazione delle piante organiche non solo quello di polizia penitenziaria ma anche quello civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, con particolare riferimento alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, anche in vista dell'avvio del Piano carceri che necessiterà di adeguate risorse umane e professionali. 9/3210/41. Rao, Ria.
Accolto come raccomandazione.
19 Febbraio 2010:
ordine del giorno su assunzione educatori di Donatella Ferranti e PD
La Camera,
premesso che:
l'articolo 17-ter stabilisce che, per l'attuazione del cosiddetto «Piano carceri» si conferiscono pieni poteri al Commissario straordinario che, per individuare la localizzazione delle aree destinate alla realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie, d'intesa con il Presidente della regione territorialmente competente e sentiti i sindaci dei comuni interessati, potrà agire in deroga alla normativa urbanistica vigente, velocizzando procedure e semplificando le gare di appalto, utilizzando il modello adottato per il dopo terremoto a L'Aquila, derogando anche all'obbligo previsto dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, volto a consentire agli interessati, proprietari delle aree che si intendono espropriare, la necessaria partecipazione al procedimento amministrativo;
la localizzazione costituisce di per sé variante e produce l'effetto di imporre il vincolo preordinato all'espropriazione e contro di essa non sarà possibile ricorrere al giudice amministrativo e si introduce anche una deroga al limite dei subappalti, che potranno aumentare dall'attuale 30 per cento fino al 50 per cento, in deroga all'articolo 118 del codice dei contratti pubblici; in sostanza, si affidano pieni poteri al Commissario straordinario, che potrà avvalersi anche del Dipartimento per la protezione civile per le attività di progettazione, scelta del contraente, direzioni lavori e vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, in deroga ai criteri di trasparenza e pubblicità e in palese contraddizione con la mozione Franceschini ed altri n. 1-00302 (approvata sostanzialmente all'unanimità alla Camera il 12 gennaio di quest'anno e accettata dal Governo) che impegnava chiaramente il Governo a garantire, nell'ambito dei progetti della nuova edilizia penitenziaria, i criteri di trasparenza delle procedure e l'economicità delle opere evitando il ricorso a procedure straordinarie, anche se legislativamente previste,
impegna il Governo
a verificare l'adeguatezza, in proporzione alla popolazione carceraria, delle piante organiche riferite non solo al personale di polizia penitenziaria ma anche alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, avviando un nuovo piano programmato di assunzioni che vada oltre il turn-over dovuto ai pensionamenti previsto dalla legge finanziaria per il 2010 e che garantisca le risorse umane e professionali necessarie all'attivazione delle nuove strutture penitenziarie, anche distribuendo meglio il personale sul territorio, concentrandolo nei compiti di istituto, sottraendolo ai servizi estranei, consentendogli un adeguato, costante ed effettivo aggiornamento professionale.
9/3196/13.
Donatella Ferranti.
Il comitato vincitori idonei concorso educatori dap in sostegno di Rita Bernadini
Educatori penitenziari sostengono la protesta di Rita Bernardini e Irene TestaRistretti Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini, impegnate in uno sciopero della fame perrichiedere l’esecuzione immediata di quanto proposto nelle cinque Mozioni parlamentari,unanimemente approvate nei giorni 11 e 12 gennaio 2010, riguardanti la situazione del sistema carcerario italiano.Giova ricordare che in quella occasione lo stesso Ministro Alfano assumeva precisi impegni ed affermava che vi avrebbe dato celere e certa attuazione sancendo l’inizio di un nuovo percorso,iniziato con la dichiarazione di Emergenza di tutto il sistema penitenziario alla quale ci si aspettava sarebbe seguita la predisposizione nel Piano Carceri di tutti quegli atti necessari ad ottemperare a quanto detto nelle citate Mozioni per poter, nei tempi strettamente necessari, affrontareconcretamente e efficacemente l´ormai ingestibile situazione creatasi nei nostri istituti penitenziari.Tuttavia, da un’iniziale analisi condotta sui primissimi elementi costitutivi e organizzativi del Piano Carceri emerge solo una particolare attenzione all’aspetto strutturale e custodiale, non prevedendo,invece, alcun intervento per incrementare e favorire la fondamentale componente rieducativa, vero obiettivo dell’esperienza carceraria.Questo Comitato ed altri illustri interlocutori del mondo penitenziario, continuano, infatti, a chiedere a gran voce che vengano assunti più educatori, affinché l’ingresso nelle nostre carceri non si limiti ad un forzato ozio, ma divenga precipuo momento di riflessione e riprogettazione del sé.Ad oggi, però, in merito alla questione degli educatori, alcuna volontà specifica è stata espressa dal Ministro, nonostante, le nostre carceri continuino quotidianamente ad affollarsi a causa dei numerosi nuovi ingressi, ma anche per la spaventosa carenza di educatori che, secondo quanto stabilito dalle vigenti leggi, rappresentano i coordinatori e i realizzatori materiali dei percorsirieducativi, nonché quelle figure professionali atte a garantire, nei giusti modi e nei tempi,l’espletamento, dell’intero iter necessario all’accesso alle misure alternative alla detenzione di quei detenuti che ne avrebbero i requisiti, ma che continuano a restare in carcere a causa dello sparuto numero di educatori attualmente in servizio a fronte di una popolazione di 66.000 persone carcerate.Pertanto, ci uniamo all´Onorevole Bernardini e a Irene Testa per chiedere l´immediata esecuzione delle citate mozioni e auspichiamo che il Ministro Alfano ne predisponga repentinamente l’avvio.Il Comitato, altresì, ad ausilio dell’iniziativa intrapresa da Rita Bernardini e da Irene Testa,promuove una “catena di informazione solidale” impegnandosi a diffondere la conoscenza di tale protesta non violenta tramite l’invio di questo comunicato non solo a tutti gli organi di informazione, ma anche ai propri conoscenti invitandoli a fare altrettanto.Il Comitato vincitori e idonei concorso educatori.
Martedì 16 marzo 2010
Ore 13.45
5-02550 Ferranti: In relazione all’assunzione di educatori penitenziari
Interrogazione a risposta in Commissione:
FERRANTI, MELIS, TIDEI e SAMPERI.
- Al Ministro della giustizia.
- Per sapere
- premesso che:
il 17 febbraio 2010 il Sottosegretario per la giustizia Caliendo è intervenuto in Senato sul tema dell'assunzione degli educatori penitenziari reclutati tramite il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di educatore, area C, posizione economica C1, indetto con PDG 21 novembre 2003;
nel corso della succitata seduta, il Sottosegretario Caliendo ha affermato che entro aprile 2010 saranno assunti in via definitiva tutti gli educatori che hannosuperato i precedenti concorsi, oltre ai 170 già assunti (anche se agli interroganti risulta che siano stati assunti 97 educatori);
in realtà, l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso era già programmata con l'indizione dello stesso nel 2003, per il quale il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria già disponeva dei fondi necessari;
lo stesso Ministro interrogato, onorevole Alfano, aveva riconosciuto l'improcrastinabilità e l'urgenza di assumere più unità di educatori quando, il 12 gennaio 2010, furono approvate alla Camera le mozioni sui problemi del carcere presentate da vari gruppi parlamentari;a fronte di una popolazione carceraria di 67.000 unità, il rapporto educatore/detenuto è di circa 1 a 1.000, cosa che rende in pratica impossibile lo svolgimento di qualsivoglia progetto rieducativo impedendo il corretto reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, così come previsto nel dettato costituzionale;
non avendo il Ministro interrogato ancora proceduto all'assunzione di ulteriori unità degli educatori, limitandosi a rimandare la questione ad un futuro confronto in merito con i Ministri Tremonti e Brunetta, sarebbe auspicabile ed urgente un rapido avvio della procedura di assunzione di educatori, almeno per completare la già esigua pianta organica, ulteriormente ridotta di circa 400 unità dal decreto legislativo n. 150 del 2009
se non ritenga opportuno procedere celermente all'assunzione di educatori attingendo dalla vigente graduatoria degli idonei risultante dal concorso pubblico a 397 posti di cui in premessa, al contempo prorogando la validità della stessa per almeno un quinquennio, al fine di permetterne lo scorrimento graduale per compensare il turn-over pensionistico, evitando l'indizione di nuovi concorsi che comporterebbe ulteriori oneri finanziari.
(5-02550)
Risposta all'interrogazione di Donatella Ferranti:dal 2011 assunzioni degli idonei educatori concorso,il comitato vigilera'.
Nel rispondere agli On. interroganti ritengo opportuno segnalare che il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo di "Educatore", Area C, posizione economica C1, dell'Amministrazione Penitenziaria, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16.4.2004 - IV serie speciale e si è concluso in data 9 luglio 2008.La graduatoria definitiva, immediatamente dopo l'approvazione del Direttore Generale con provvedimento dell'11 luglio 2008, è stata trasmessa all'Ufficio centrale per il bilancio per l'apposizione del visto di controllo.Nell'anno 2009, in ragione dell'entità dei fondi stanziati ai sensi dell'articolo 1, comma 346, della Legge 24.12.2007 n. 244, è stato possibile procedere all'assunzione dei primi 103 vincitori del predetto concorso a 397 posti.Quanto alle restanti 294 unità, la competente Direzione Generale di questa amministrazione ha già programmato il relativo piano di assunzione ricorrendo, per la copertura degli originari 397 posti a concorso, allo scorrimento della graduatoria, ai sensi dell'art. 15, co. 7, DPR n. 487/99 e successive integrazioni e modificazioni.I nuovi educatori - alcuni dei quali individuati tra i candidati idonei, ma non vincitori del concorso, attese le 12 defezioni intervenute per rinunce, mancate stipule del contratto o dimissioni da parte degli aventi diritto - hanno infatti già scelto la sede di destinazione e, entro aprile del corrente anno, saranno formalmente assunti con firma del relativo contratto.Per quanto riguarda, invece, l'auspicata possibilità di procedere ad un ulteriore scorrimento della graduatoria oltre il numero dei posti originariamente messi a concorso, mi corre l'obbligo di segnalare che tale eventualità non rientra tra le ipotesi di cui all'art. 15, co. 7, del DPR n. 487/1994 e che pertanto, limitatamente all'anno in corso, non può essere attuata per mancato stanziamento dei fondi occorrenti.I fondi disponibili, infatti, sono stati impegnati sia per l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso per educatori, sia per l'assunzione degli idonei al concorso a 110 posti di contabile, a copertura dei posti previsti dal relativo bando ed in ragione delle gravi carenze riscontrate anche nell'area contabile.Dato atto di quanto sopra e, premesso che la validità delle graduatorie è indicata in tre anni dalla data della pubblicazione nei Bollettini ufficiali, faccio presente che, nel caso di specie, la validità della graduatoria del concorso a 397 posti è fissata al 31 maggio 2012 e che, pertanto, a partire dal prossimo anno, in presenza delle risorse economiche necessarie, potranno esservi le condizioni per procedere ad uno scorrimento della graduatoria, anche oltre il numero dei posti pubblicati.
24 febbraio 2010:
ordine del giorno su non riduzione organico educatori di Roberto Rao
La Camera,
premesso che
il provvedimento in esame prevede, all'esito del processo di riorganizzazione di cui all'articolo 74, del decreto legge n. 112 del 2008, un'ulteriore riduzione degli assetti organizzativi delle amministrazioni pubbliche ai fini del contenimento della spesa pubblica;
il comma 8-quinquies dell'articolo 2 individua le amministrazioni che non sono interessate dalle riduzioni descritte, tra cui il Corpo di Polizia Penitenziaria;
nonostante le difficoltà operative, la scarsezza di mezzi e personale risulta, inopinatamente escluso da tale previsione il personale civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte ad includere tra il personale delle amministrazioni non interessate dalla riorganizzazione delle piante organiche non solo quello di polizia penitenziaria ma anche quello civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, con particolare riferimento alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, anche in vista dell'avvio del Piano carceri che necessiterà di adeguate risorse umane e professionali. 9/3210/41. Rao, Ria.
Accolto come raccomandazione.
19 Febbraio 2010:
ordine del giorno su assunzione educatori di Donatella Ferranti e PD
La Camera,
premesso che:
l'articolo 17-ter stabilisce che, per l'attuazione del cosiddetto «Piano carceri» si conferiscono pieni poteri al Commissario straordinario che, per individuare la localizzazione delle aree destinate alla realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie, d'intesa con il Presidente della regione territorialmente competente e sentiti i sindaci dei comuni interessati, potrà agire in deroga alla normativa urbanistica vigente, velocizzando procedure e semplificando le gare di appalto, utilizzando il modello adottato per il dopo terremoto a L'Aquila, derogando anche all'obbligo previsto dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, volto a consentire agli interessati, proprietari delle aree che si intendono espropriare, la necessaria partecipazione al procedimento amministrativo;
la localizzazione costituisce di per sé variante e produce l'effetto di imporre il vincolo preordinato all'espropriazione e contro di essa non sarà possibile ricorrere al giudice amministrativo e si introduce anche una deroga al limite dei subappalti, che potranno aumentare dall'attuale 30 per cento fino al 50 per cento, in deroga all'articolo 118 del codice dei contratti pubblici; in sostanza, si affidano pieni poteri al Commissario straordinario, che potrà avvalersi anche del Dipartimento per la protezione civile per le attività di progettazione, scelta del contraente, direzioni lavori e vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, in deroga ai criteri di trasparenza e pubblicità e in palese contraddizione con la mozione Franceschini ed altri n. 1-00302 (approvata sostanzialmente all'unanimità alla Camera il 12 gennaio di quest'anno e accettata dal Governo) che impegnava chiaramente il Governo a garantire, nell'ambito dei progetti della nuova edilizia penitenziaria, i criteri di trasparenza delle procedure e l'economicità delle opere evitando il ricorso a procedure straordinarie, anche se legislativamente previste,
impegna il Governo
a verificare l'adeguatezza, in proporzione alla popolazione carceraria, delle piante organiche riferite non solo al personale di polizia penitenziaria ma anche alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, avviando un nuovo piano programmato di assunzioni che vada oltre il turn-over dovuto ai pensionamenti previsto dalla legge finanziaria per il 2010 e che garantisca le risorse umane e professionali necessarie all'attivazione delle nuove strutture penitenziarie, anche distribuendo meglio il personale sul territorio, concentrandolo nei compiti di istituto, sottraendolo ai servizi estranei, consentendogli un adeguato, costante ed effettivo aggiornamento professionale.
9/3196/13.
Donatella Ferranti.
Il comitato vincitori idonei concorso educatori dap in sostegno di Rita Bernadini
Educatori penitenziari sostengono la protesta di Rita Bernardini e Irene TestaRistretti Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini, impegnate in uno sciopero della fame perrichiedere l’esecuzione immediata di quanto proposto nelle cinque Mozioni parlamentari,unanimemente approvate nei giorni 11 e 12 gennaio 2010, riguardanti la situazione del sistema carcerario italiano.Giova ricordare che in quella occasione lo stesso Ministro Alfano assumeva precisi impegni ed affermava che vi avrebbe dato celere e certa attuazione sancendo l’inizio di un nuovo percorso,iniziato con la dichiarazione di Emergenza di tutto il sistema penitenziario alla quale ci si aspettava sarebbe seguita la predisposizione nel Piano Carceri di tutti quegli atti necessari ad ottemperare a quanto detto nelle citate Mozioni per poter, nei tempi strettamente necessari, affrontareconcretamente e efficacemente l´ormai ingestibile situazione creatasi nei nostri istituti penitenziari.Tuttavia, da un’iniziale analisi condotta sui primissimi elementi costitutivi e organizzativi del Piano Carceri emerge solo una particolare attenzione all’aspetto strutturale e custodiale, non prevedendo,invece, alcun intervento per incrementare e favorire la fondamentale componente rieducativa, vero obiettivo dell’esperienza carceraria.Questo Comitato ed altri illustri interlocutori del mondo penitenziario, continuano, infatti, a chiedere a gran voce che vengano assunti più educatori, affinché l’ingresso nelle nostre carceri non si limiti ad un forzato ozio, ma divenga precipuo momento di riflessione e riprogettazione del sé.Ad oggi, però, in merito alla questione degli educatori, alcuna volontà specifica è stata espressa dal Ministro, nonostante, le nostre carceri continuino quotidianamente ad affollarsi a causa dei numerosi nuovi ingressi, ma anche per la spaventosa carenza di educatori che, secondo quanto stabilito dalle vigenti leggi, rappresentano i coordinatori e i realizzatori materiali dei percorsirieducativi, nonché quelle figure professionali atte a garantire, nei giusti modi e nei tempi,l’espletamento, dell’intero iter necessario all’accesso alle misure alternative alla detenzione di quei detenuti che ne avrebbero i requisiti, ma che continuano a restare in carcere a causa dello sparuto numero di educatori attualmente in servizio a fronte di una popolazione di 66.000 persone carcerate.Pertanto, ci uniamo all´Onorevole Bernardini e a Irene Testa per chiedere l´immediata esecuzione delle citate mozioni e auspichiamo che il Ministro Alfano ne predisponga repentinamente l’avvio.Il Comitato, altresì, ad ausilio dell’iniziativa intrapresa da Rita Bernardini e da Irene Testa,promuove una “catena di informazione solidale” impegnandosi a diffondere la conoscenza di tale protesta non violenta tramite l’invio di questo comunicato non solo a tutti gli organi di informazione, ma anche ai propri conoscenti invitandoli a fare altrettanto.Il Comitato vincitori e idonei concorso educatori.
Donatella Ferranti,PD:da Ionta, un primo segnale l'immediata assunzione dei tanti educatori.
CARCERI: PD, VOGLIAMO VEDERCI CHIARO. AUDIZIONE ALLA CAMERA DI IONTA
Roma, 13 gen
''Lo vogliamo esaminare puntigliosamente ed e' per questo che gia' domani chiederemo al presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno di attivarsi per prevedere al piu' presto l'audizione del capo del Dap, dott. Franco Ionta''. Cosi' la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, commenta l'approvazione del piano carceri da parte del Cdm di oggi. ''I primi dati forniti dal ministro Alfano - sottolinea - non ci convincono fino in fondo: se infatti le carceri italiane possono ''tollerare' sino a circa 64.237 detenuti, da regolamento non potrebbero ospitarne piu' di 43.087. Il grado di sovraffollamento e' elevatissimo, siamo ampiamente fuori quota, e per arrivare ad 80.000 posti, i 21.749 annunciati oggi dal ministro Alfano sembrano insufficienti. E poi - prosegue - non basta costruire muri, occorre riempirli di personale numericamente e professionalmente adeguato: dalla polizia penitenzieria, agli psicologi, agli educatori e agli altri esperti. Di tutto questo ancora non c'e' traccia, ma aspettiamo di conoscere nel merito dal dott. Ionta le cifre esatte, certo - conclude - che un primo segnale potrebbe essere l'immediata assunzione dei tanti educatori e psicologi del concorso''.
Roma, 13 gen
''Lo vogliamo esaminare puntigliosamente ed e' per questo che gia' domani chiederemo al presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno di attivarsi per prevedere al piu' presto l'audizione del capo del Dap, dott. Franco Ionta''. Cosi' la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, commenta l'approvazione del piano carceri da parte del Cdm di oggi. ''I primi dati forniti dal ministro Alfano - sottolinea - non ci convincono fino in fondo: se infatti le carceri italiane possono ''tollerare' sino a circa 64.237 detenuti, da regolamento non potrebbero ospitarne piu' di 43.087. Il grado di sovraffollamento e' elevatissimo, siamo ampiamente fuori quota, e per arrivare ad 80.000 posti, i 21.749 annunciati oggi dal ministro Alfano sembrano insufficienti. E poi - prosegue - non basta costruire muri, occorre riempirli di personale numericamente e professionalmente adeguato: dalla polizia penitenzieria, agli psicologi, agli educatori e agli altri esperti. Di tutto questo ancora non c'e' traccia, ma aspettiamo di conoscere nel merito dal dott. Ionta le cifre esatte, certo - conclude - che un primo segnale potrebbe essere l'immediata assunzione dei tanti educatori e psicologi del concorso''.
Assunzione degli educatori primo impegno del governo
Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari esprime piena soddisfazione per l’approvazione delle cinque mozioni sul problema carcerario discusse ed accolte nei giorni 11 e 12 gennaio 2010 dal nostro Parlamento. Per la prima volta il Governo, rappresentato dal Ministro Alfano, ha preso consapevolezza della grave emergenza del sovraffollamento degli istituti di pena e, fra le altre fondamentali proposte presentate, si è impegnato:- a procedere all’assunzione immediata dei restanti educatori penitenziari previsti dalla pianta organica, da attingersi dagli idonei della vigente e menzionata graduatoria risultata dal concorso bandito per tale profilo professionale, affinché anche costoro possano partecipare ai previsti corsi di formazione che il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria deve attivare per questi operatori prima dell’ingresso nelle carceri a cui sono destinati, onde evitare sprechi di danaro per doverli riattivare in seguito;- a prorogare di almeno un quinquennio la validità della graduatoria di merito del concorso citato in premessa, in linea con gli orientamenti del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione nonché con le disposizioni in materia di razionalizzazione delle spese pubbliche in vigore - per permetterne un graduale scorrimento parimenti all’avvicendarsi dei fisiologici turn-over pensionistici, al fine di evitare l’indizione di nuovi concorsi per il medesimo profilo che comporterebbero inutili oneri pubblici;- ad assumere iniziative per lo stanziamento di fondi necessari per completare l’organico di educatori previsti dalla pianta organica attualmente vigente presso il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, considerato che lo sforzo economico da sostenere è annualmente molto esiguo, ma necessario per far funzionare meglio ed in modo più umano una branca importantissima del nostro sistema giustizia che non può più attendere;- a procedere all’alienazione di immobili ad uso penitenziario siti nei centri storici e alla costruzione di nuovi e moderni istituti penitenziari in altro sito;Esprimiamo, quindi, pieno compiacimento per l’importantissimo risultato raggiunto dall’On. Di Stanislao dell’Idv, il quale nella Sua circostanziata e approfondita mozione, ha dimostrato ancora una volta la Sua grande disponibilità e sensibilità verso tali problematiche, sapendo cogliere e far emergere sapientemente le necessità di questo delicato settore della nostra giustizia. Ringraziamo, inoltre, gli onorevoli Bernardini, Rao, Ferranti, Melis, Tidei, Vitali, Balzelli, Donadi, Paladini, Franceschini e tutti coloro che hanno appoggiato con voto favorevole le Loro mozioni, poiché di fronte a queste battaglie di umanità hanno saputo permeare il Loro impegno politico di quell’umanità e di quell’alto senso civico che rende capaci di abbandonare i colori politici e di volgere verso una proficua unità di intenti.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari, intanto, continuerà a vigilare affinché tali doveri vengano rispettati e proseguirà nel suo lavoro di diffusione della necessità dell’intervento rieducativo e quindi sulla centralità della presenza degli educatori, ovvero di quella figura professionale che rappresenta il vero catalizzatore ed esecutore materiale del percorso rieducativo di un detenuto, percorso che rappresenta l’unica vera speranza di un sano reinserimento sociale di chi vive l’esperienza delle sbarre e che rappresenta uno dei più validi strumenti atti ad evitare quegli stati di inerzia, apatia, depressione, frustrazione, ansia, inadeguatezza che troppo spesso percorrono prepotentemente i corridoi lungo i quali si snodano le fila di quelle celle all’interno delle quali si consumano, quotidianamente, suicidi, abusi, violenze. Auspichiamo, quindi, che il Governo predisponga celermente tutti gli atti necessari ad ottemperare quanto detto e che questa stessa volontà continui ad animarne tutti i passaggi ad essi necessari, per poter, nei tempi strettamente necessari, cominciare ad affrontare concretamente e efficacemente l’ormai ingestibile emergenza creatasi.
Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari
Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari
mercoledì 17 febbraio 2010
Resoconto stenografico della seduta senato del 16/02/2010:discussione mozione carcere,prima parte. carcere,governo,giustizia,politici,detenuti,Ionta
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Discussione delle mozioni nn. 227 (Procedimento abbreviato, ai sensi dell'articolo 157, comma 3, del Regolamento), 233, 235 (testo corretto), 236 e 238 sulla situazione carceraria (ore 18,58)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni 1-00227, presentata dal senatore Di Giovan Paolo e da altri senatori, con procedimento abbreviato ai sensi dell'articolo 157, comma 3, del Regolamento, 1-00233, presentata dal senatore D'Alia e da altri senatori, 1-00235 (testo corretto), presentata dal senatore Bricolo e da altri senatori, 1-00236, presentata dal senatore Fleres e da altri senatori, e 1-00238, presentata dal senatore Li Gotti e da altri senatori, sulla situazione carceraria.
Ciascun Gruppo avrà a disposizione 20 minuti, comprensivi degli interventi in discussione generale e in dichiarazione di voto. Gli illustratori potranno intervenire per 10 minuti ciascuno.
Ha facoltà di parlare il senatore Di Giovan Paolo per illustrare la mozione n. 227.
DI GIOVAN PAOLO (PD). Signor Presidente, signori del Governo, sottosegretario Caliendo, colleghi, mi limiterò ad illustrare le ragioni della mozione, mentre su alcuni dei temi che secondo me sono collegati avranno modo poi altri colleghi di intervenire più specificamente.
Voglio però dire sin d'ora che il senso di questa mozione, poiché dei temi della giustizia abbiamo parlato da poco in quest'Aula, è quello di procedere ad un dibattito sereno e legato a questioni concrete, ossia a che cosa possiamo fare concretamente, al di là dei proclami, degli appelli, dei riferimenti retorici, per le oltre 60.000, quasi 66.000, persone che oggi sono cittadini presenti a vario titolo nelle amministrazioni penitenziarie. (Brusìo).
PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo scusa, ma in queste condizioni non possiamo andare avanti. Se continuate a chiacchierare come state facendo, sospendo i lavori dell'Aula per un quarto d'ora. Avverto i colleghi senatori che mi regolerò in questo modo.
Prego, senatore Di Giovan Paolo, continui il suo intervento.
DI GIOVAN PAOLO (PD). Come dicevo, i motivi di questa mozione sono collegati ad una riflessione che abbiamo fatto assieme ad altri colleghi, primi fra tutti i colleghi della Camera - dove insieme alla mozione presentata dal capogruppo Franceschini ne è stata presentata una dalla collega Rita Bernardini - con i quali abbiamo colto il tema generale della situazione carceraria non solo dal punto di vista dell'aiuto caritatevole o dell'attenzione a chi è in difficoltà, ma come di un problema strutturale della nostra amministrazione, collegato anche ai temi della burocrazia.
Sto subito ai dati che sono quelli su cui tutti concordiamo. Il ministro Alfano, venendo in questa sede, ci ha proposto una diagnosi ed anche una terapia; siamo avversari politici ma cerchiamo di risolvere i problemi del Paese, per cui è evidente che siamo d'accordo sulla diagnosi e non sulla terapia, o almeno non su tutte le sue parti. In questa discussione dovremmo cogliere alcuni punti, che possono tornare utile a tutti perché sono parti comuni di questa terapia e su di essa intervenire con una piccola postilla su cui ritornerò.
Abbiamo approvato proprio la scorsa settimana un disegno di legge che si riferiva alla Protezione civile, nel quale era contenuto un articolo specifico riguardante i lavori sull'amministrazione carceraria. Ebbene, ho la convinzione - e lo dico senza iattanza e non c'entra nulla la questione che riguarda il sottosegretario Bertolaso - che anche all'emergenza si possa reagire con il ritorno ad una normalità dei comportamenti, purché ovviamente in un sistema paese nel quale maggioranza ed opposizione si pongano il problema dei tempi e su di esso facciano un dibattito a favore dei cittadini, e non semplicemente demagogia. Credo che con questo spirito si debba capire per esempio - su questo dibatteremo - se la proposta del piano di emergenza per le carceri, che ancora appare come una nebulosa, pur se un passo nella giusta direzione, possa diventare qualcosa di più concreto, attraverso la proposta di soluzioni che funzionino sempre.
Presidente e colleghi, proprio per uscire da questo dibattito emergenziale, che nasce ogni volta proprio sulle emergenze, ricordo che molto prima di fatti purtroppo tragici, come i terremoti o le necessità di emergenza, si è posto un problema relativo alla nostra amministrazione e quindi anche all'amministrazione penitenziaria. Pensate semplicemente al primo utilizzo dei poteri speciali, i Mondiali di calcio del 1990. Da allora in poi si è sempre proceduto - non ne faccio una questione di destra o di sinistra - con poteri speciali. È evidente che se i poteri speciali funzionano, queste norme devono diventare ordinarie; questa è la soluzione per eliminare la specialità, e ciò vale anche nel caso della amministrazione penitenziaria.
Sto ai dati: abbiamo tra i 65.000 e i 66.000 detenuti in condizioni diverse. Ciò che però sappiamo e ci preoccupa è che in alcune Regioni si è superato di gran lunga il 100 per cento, nel senso che siamo oltre il 160 e in alcune Regioni il 190 per cento, non solo rispetto alla capienza regolamentare di 42.074 posti ma anche a quella tollerabile di 64.111 posti. Per noi sono solo cifre, ma ciò significa essere ammassati in una stanza e quindi non vivere le condizioni che dovrebbero consentire una rieducazione - in questo caso individuale e anche collettiva - alla società civile.
Dentro a questi numeri ci sono moltissimi casi di persone senza una condanna definitiva e, come sappiamo, almeno in termini percentuali - sono molti coloro che hanno seguito nei tribunali le cause e conoscono questo dato - è possibile che circa il 30 per cento di essi non verrà alla fine condannato, e quindi avrà vissuto una pena ingiusta rispetto alla propria condizione di vita. Un detenuto su quattro non ha la possibilità di svolgere un lavoro; se c'è una cosa che funziona nelle carceri è l'abbattimento del muro di apatia e ozio attraverso una calendarizzazione quotidiana della propria attività, che costruisce anche una dinamica nuova di ripresa del proprio modo di essere. Se viene a mancare tale aspetto, la rieducazione non ha luogo perché viene a mancare uno dei perni che fanno riferimento all'articolo 27 della Costituzione.
A causa del sovraffollamento ci sono rischi che riguardano la salute, e solleviamo una questione - anche qui senza demagogia alcuna - che purtroppo viene fuori sui giornali solo quando si verificano casi tragici, ad esempio il caso Cucchi o altri che purtroppo non sono da meno solo perché si concludono con un suicidio, come accade spesso. Abbiamo il dovere di fare in modo che la riforma del sistema sanitario penitenziario sia realizzata per intero, che le Regioni assumano la loro responsabilità, che le ASL facciano la propria parte, che si realizzi tutto il trasferimento di poteri e che, laddove dal punto di vista del controllo sanitario ci sono delle situazioni blindate, come quelle all'ospedale "Sandro Pertini", il controllo avvenga all'esterno. Il controllo avviene fuori, però quando si suona un campanello, per intenderci, deve giungere un infermiere o un dottore, perché all'interno c'è la necessità di dare cure sanitarie. Su tale aspetto abbiamo necessità che il Governo vada fino in fondo, nella normalità degli atti già decisi.
Così come si deve andare fino in fondo (certamente non ne facciamo carico solo al Governo ma se ne devono far carico anche le Regioni) quando si tratta di mettere in atto un concorso che addirittura risale al 2006 e che riguarda 39 psicologi: una goccia nel mare visto che avremmo bisogna di moltissime altre presenze. In altre parole, ognuno deve fare la propria parte; questo è quanto chiediamo, ma per farlo abbiamo bisogno di una risposta in merito alla relazione sullo stato dell'amministrazione della giustizia nell'anno 2010. Ci è stato detto che saranno realizzati interventi per 47 nuovi padiglioni e successivamente per otto nuovi istituti; vogliamo sapere come verranno realizzati con le normali procedure e come il Parlamento potrà esercitare il suo controllo (anche aiutando affinché ciò accada). Vogliamo sapere come saranno possibili interventi normativi che permettano di occuparci delle pene alternative, quando sappiamo che la maggioranza delle persone in carcere sono detenuti in attesa di giudizio, per esempio per reati di tossicodipendenza, che potrebbero essere curati con un sistema di pene alternative. Ci chiediamo se non sia il caso per il bene e la sicurezza dei cittadini, non per essere buonisti, di trovare il modo di far scontare tali pene in forme alternative.
Ci chiediamo anche, quando si parla dell'assunzione di 2.000 nuove unità di Polizia penitenziaria, come rispondere all'emergenza della pianta organica ove mancano 5.000 unità. Sia chiaro, per inciso, che siamo solidali con tutte le persone che servono lo Stato e che vivono spesso nelle stesse condizioni dei detenuti, ovvero la Polizia penitenziaria, gli educatori gli amministratori e gli amministrativi, che consideriamo persone di grande rilievo e di servizio allo Stato.
Signor Presidente, in conclusione, i temi sono molti. Abbiamo presentato questa mozione e guardiamo con interesse anche alle altre mozioni; c'è poi anche una ipotesi di ordine del giorno comune, perché riteniamo che il problema sia più importante delle questioni di parte. In quest'Aula altre voci ben più alte hanno parlato di questo tema: ricordo tra tutti, perché fece su questo un convegno il collega Asciutti, il senatore a vita Eduardo De Filippo. Credo che su questi temi dobbiamo tenere alta la tensione morale: la civiltà delle nostre carceri parla della civiltà di tutto il nostro Paese, non solo della parte cui apparteniamo politicamente. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Pardi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la senatrice Bianchi per illustrare la mozione n. 233.
BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito di oggi vede il Parlamento impegnato in una materia che esprime il grado di civiltà e di umanità di una Nazione. Il Presidente della Repubblica, nel suo messaggio il 31 dicembre scorso, ha voluto richiamare il Paese intero alle riforme e ad un'azione incisiva su alcuni punti. In particolare, ha voluto espressamente citare anche la condizione riguardanti le carceri, affermando: «È necessario essere vicini a tutte le realtà in cui si soffre, anche perché ci si sente privati di diritti elementari; penso ai detenuti in carceri terribilmente sovraffollate, nelle quali non si vive decentemente, si è esposti ad abusi e a rischi, e di certo non ci si rieduca».
Il presidente Napolitano ha messo a fuoco i due punti cruciali dell'emergenza carceri: il sovraffollamento e la rieducazione. Il carcere non è solo il luogo che mette i condannati nelle condizioni di non nuocere alla comunità. È anche il luogo della rieducazione della persona, il luogo che deve garantire che una persona, nel momento in cui viene rimessa in libertà, non continui a delinquere e che possa reintegrarsi.
La situazione in cui versano oggi gli istituti penitenziari non ci dà la sicurezza che questo possa avvenire e non certo per colpa del personale della Polizia penitenziaria, degli educatori e degli psicologi, che svolgono un lavoro straordinario nelle condizioni date, al limite del sacrificio personale. Chi ha avuto modo di visitare un carcere si è reso conto che i detenuti presenti nelle carceri italiane sicuramente vivono in una situazione di sovraffollamento inumano, con una forte limitazione degli spazi, nonostante vi siano diverse patologie all'interno delle carceri stesse.
Inoltre, vi è una reale difficoltà per l'incontro con i parenti, per non parlare della condizione veramente pietosa dei bambini che vivono in carcere o che devono recarvisi. I bambini sicuramente non hanno nessuna colpa, per cui occorre riflettere seriamente: nei 16 asili nido funzionanti stanno crescendo oggi 80 bambini sotto i tre anni figli di detenute, mentre circa una trentina di donne sta trascorrendo i mesi della gravidanza in cella. È una situazione che, come ha dimostrato uno studio condotto nel 2008 nell'asilo nido del carcere di Rebibbia, può avere gravi conseguenze sul nascituro, colpevole soltanto di essere il figlio di una detenuta.
Sono stati constatati il disagio e le difficoltà del personale di vigilanza e di rieducazione, che distribuisce larghe dosi di umanità e professionalità, ma che è anche fortemente stressato dalla carenza di organico e dalla mancanza di fondi derivanti dai tagli del Ministero dell'economia. Il dato macroscopico e più eclatante, da affrontare con urgenza, riguarda quel 50 per cento di detenuti in custodia cautelare, ovvero ancora in attesa di sentenza di condanna definitiva: siamo di fronte a una vera e propria emergenza di civiltà.
La condizione di reclusi nella quale si trovano tante persone ancora in attesa di giudizio colpisce chi da legislatore si sforza ogni giorno di richiamare l'attenzione dell'Esecutivo e della maggioranza non sulle mille questioni settoriali della riforma del processo, ma sulla celerità del nostro sistema giudiziario. I dati forniti dall'associazione Antigone, che opera per la difesa dei diritti dei detenuti negli istituti di pena in Italia, ci dà conto di come, solo nel 2009, la popolazione carceraria sia aumentata di 8.000 unità, passando dai 58.000 reclusi del dicembre 2008 ai circa 66.000 di quest'anno: oltre 20.000 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare e anche oltre la cosiddetta capienza tollerabile.
Ci siamo interrogati tante volte sul significato del termine tollerabile: ci sembra più un criterio tecnico che umano. Gli stessi dati poi confermano quanto già detto in precedenza, cioè che quasi il 50 per cento delle persone oggi detenute nel nostro Paese è in attesa di giudizio, 7.000 in più rispetto a quelle che si trovavano in questa situazione prima dell'indulto del 2006. Si tratta di una delle percentuali più alte d'Europa, che fotografa un'anomalia tutta italiana su cui è necessario intervenire. Ben 34 dei 204 istituti ospitano più del doppio dei detenuti previsti, mentre 171 carceri sono fuorilegge dal momento che accolgono più persone di quanto la capienza regolamentare consenta, e il carcere fuorilegge è realmente un paradosso.
Era il febbraio 2009, quasi un anno fa, quando il ministro Alfano annunciava il varo di un piano carceri e la nomina di un commissario con poteri speciali che avrebbe dovuto risolvere l'emergenza del sovraffollamento. Questa soluzione proposta dal Governo è, nelle attuali e descritte condizioni, semplicemente irrealizzabile. Infatti, il ritmo di costruzione delle nuove carceri, in un piano più che approssimativo e con finanziamenti che non superano un terzo del fabbisogno, è incomparabilmente più lento della velocità di crescita della popolazione detenuta. Nella più ottimistica delle previsioni i nuovi posti promessi potranno essere disponibili solo quando il numero dei detenuti sarà ulteriormente aumentato di 30.000 unità.
Il numero degli educatori è insufficiente, posto che in pianta organica ne sono previsti 1.088 e sono appena 686 quelli effettivamente in servizio; così come risulta deficitaria l'assistenza psicologica, a cominciare da quella legata all'attività di osservazione e al trattamento dei detenuti. Pensiamo a chi è detenuto per la prima volta e si consideri che a fronte di quasi 66.000 detenuti gli psicologi che prestano effettivamente servizio sono appena 352, ciascuno in rapporto libero professionale retribuito molto al di sotto dei minimi di categoria e per poche ore al mese. Ciò comporta come naturale conseguenza che gli istituti di pena siano diventati un'istituzione a carattere prevalentemente, se non esclusivamente, afflittivo e sappiamo che questa non è l'intenzione del Governo.
Al riguardo il Ministero della giustizia, proprio al fine di coprire almeno parzialmente la totale carenza di organico di tali figure professionali, aveva avviato fin dal 2004 un concorso per l'assunzione di 39 psicologi, arrivando anche ad approvare la relativa graduatoria nel 2006. Nonostante ciò, da quel momento l'amministrazione penitenziaria non ha proceduto ad alcuna assunzione dei vincitori del concorso, preferendo affidarsi ad un sistema di frammentate collaborazioni precarie ed insufficienti.
Un ultimo aspetto riguarda il fatto che di carcere si può anche morire. Generalmente un terzo dei decessi che si verificano dietro le sbarre è dovuto a suicidio. Quest'anno è stato registrato il numero più alto di detenuti suicidi nella storia della Repubblica: 71 su 171 persone morte in carcere e in questi primi giorni del 2010 nelle carceri italiane si sono registrati già ben quattro suicidi. È un dato allarmante, che non può non interrogare nel profondo ciascuno di noi, la nostra coscienza, i legislatori e i governanti. Queste morti chiedono una risposta rapida dello Stato ad una situazione intollerabile.
Nell'illustrazione della nostra mozione ritengo, quindi, che sia maturo il tempo nel quale quest'Aula possa affrontare e risolvere il problema dell'emergenza carceri adottando un indirizzo chiaro e preciso, che costituisca la base dei futuri provvedimenti amministrativi e normativi in materia. In particolare, è necessario che il Governo adotti una politica carceraria tendente a contenere il sovraffollamento, attraverso la riduzione dei tempi di custodia cautelare, la rivalutazione delle misure alternative al carcere e la riduzione delle pene per chi commette fatti di lieve entità e, inoltre, a stipulare eventuali accordi internazionali per far scontare ai detenuti stranieri le pene nei rispettivi Paesi di appartenenza, in quanto sappiamo che quelli esistenti sono insufficienti e spesso non riguardano i Paesi di origine del gran numero dei detenuti extracomunitari.
Dobbiamo predisporre un nuovo e più efficace piano carceri rispetto a quello presentato il 27 febbraio 2009 dal capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, assicurando le risorse necessarie per realizzarlo e per garantire un'adeguata dotazione di polizia penitenziaria, indispensabile per gestire una situazione così drammatica. Se il carcere deve poi essere, secondo i princìpi di civiltà e dignità della persona, un luogo di rieducazione, diventa improcrastinabile assumere un congruo numero di psicologi indispensabile per la vita dei reclusi, nonché adoperarsi in sede di Conferenza Stato-Regioni affinché sia garantita a costoro dal servizio sanitario nazionale la migliore assistenza medica e psicologica. È necessario, inoltre, che lo Stato si faccia carico del problema dei bambini con l'istituzione e la costruzione di case famiglia protette in cui accogliere mamme e bambini.
Queste sono le principali misure che, a nostro avviso, sarebbe ragionevole ed utile adottare per rispondere con coerenza all'appello e alla richiesta di giustizia che proviene dagli istituti carcerari. Il Parlamento deve farsene carico per il rispetto che ha e che deve alla Costituzione e alla sua dignità. Mi auguro, pertanto, che alla fine del dibattito sulle diverse mozioni presentate dai Gruppi parlamentari si possano registrare ampie convergenze, a testimonianza del fatto che su questo tema Governo, maggioranza ed opposizione vogliono davvero lavorare senza pregiudizi. (Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Mazzatorta per illustrare la mozione n. 235 (testo corretto).
MAZZATORTA (LNP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che il tenore delle mozioni presentate ed illustrate vada ben al di là di una semplice valutazione della situazione dell'edilizia penitenziaria al fine di approntare le necessarie misure, ma ci imponga una riflessione sull'attuale ordinamento penitenziario, anche a seguito delle riforme del 1975 e del 1986, e da ultimo ci imponga una riflessione sulle finalità della pena detentiva, espiata in un carcere. Alcune mozioni poc'anzi illustrate, in particolare quelle presentate dalle opposizioni, sono la chiara espressione di una legittima tendenza politico-criminale che mira a creare forme alternative di esecuzione della pena detentiva, volte sostanzialmente all'obiettivo della cosiddetta decarcerizzazione.
La nostra mozione vuole invece ribadire la natura inevitabilmente afflittiva di ogni trattamento carcerario. La pena detentiva, il carcere, sono inevitabilmente uno strumento di afflizione: che la pena detentiva costituisca, per sua natura, uno strumento di afflizione è un'affermazione così ovvia che nessuno oserebbe contestare, ma, al tempo stesso, è un'affermazione che nessuno ha il coraggio di ribadire, tranne la Lega Nord nella sua mozione. Il momento afflittivo della pena detentiva non va eliminato, ma va utilizzato proprio per il raggiungimento del fine della risocializzazione del reo; è proprio durante l'esecuzione della pena in carcere, infatti, che si può procedere a rieducare il condannato.
Come noto, la pena assolve ad una serie di finalità: quelle retributive, di prevenzione generale e di prevenzione speciale. Ed è attorno a queste tre idee guida della retribuzione, della prevenzione generale e della prevenzione speciale che occorre muoversi per chiarire quale carcere e quale trattamento carcerario vogliamo. Infatti, proprio attraverso il sistema penitenziario si deve garantire un adeguato bilanciamento tra le tre funzioni essenziali della pena detentiva e l'obiettivo della rieducazione del condannato nella fase esecutiva; ma ribadiamo che l'interesse nei confronti della funzione rieducativa della pena, costituzionalmente garantita, non può comunque incidere o annullare la funzione essenziale della detenzione, che è quella afflittiva e che altri ordinamenti - a partire da quello statunitense - hanno invece efficacemente utilizzato attraverso pene detentive di breve durata.
Noi ci poniamo questa domanda: le pene detentive brevi, che si vogliono eliminare, producono effetti desocializzanti o rieducativi? Per noi l'impatto breve con la realtà e con l'esperienza carceraria serve ad evitare che il reo compia in futuro altri reati: le pene detentive di breve durata hanno una reale efficacia deterrente. Occorrerebbe quindi, anziché pensare ad eliminare il carcere per le pene di breve durata, rivalutare le cosiddette pene shock. In fondo la Costituzione ci chiede un trattamento carcerario ispirato a criteri di umanità e ci chiede che le pene debbano tendere alla rieducazione; la rieducazione del condannato, per la Costituzione, non è la finalità essenziale della pena, ma è uno scopo eventuale della pena. Lo scopo necessario della pena, e della pena detentiva in particolare, è la retribuzione, mentre la funzione rieducativa deve essere confinata nella fase esecutiva.
Occorre peraltro prendere atto della crisi dell'ideologia rieducativa e del fallimento degli sforzi compiuti sino ad oggi sul piano della concreta realizzazione del finalismo rieducativo. Reiterati tentativi di risolvere il grave problema del sovraffollamento delle strutture carcerarie attraverso provvedimenti generalizzati di clemenza, alla prova dei fatti si sono rivelati del tutto inutili e anzi controproducenti, considerato che la popolazione carceraria è costantemente aumentata dal 2006 ad oggi, con una crescita media mensile da 800 a 1.000 unità. Il Ministro della giustizia, nell'accertare lo stato di emergenza legato al sovraffollamento delle carceri, si è dichiarato nettamente contrario ad affrontare il problema con ulteriori amnistie o ulteriori indulti, cercando invece una soluzione strutturale e duratura nel tempo: il piano carceri.
Il piano carceri va sviluppato, come chiediamo noi, in parallelo al processo di federalismo demaniale. Basta quindi misure clemenziali in futuro, basta amnistie ed indulti. Sì ad un piano carceri concordato con le Regioni e gli enti locali in sinergia con il processo di federalismo demaniale. Se un ente locale o un Comune dispongono di una caserma dismessa, perché non valutare con attenzione il tema del riutilizzo di queste strutture demaniali dismesse, che possono essere utilizzate anche per fini carcerari?
Sulle pene cosiddette alternative alla detenzione occorre massima chiarezza, anche in questo caso cancellando eventuali ipocrisie. La concessione dei benefici extracarcerari oggi avviene in maniera automatica ed indulgenzialistica, o addirittura per mero sfoltimento della popolazione carceraria. Noi siamo favorevoli ai contatti fra il carcere e la società e al coinvolgimento dei detenuti nei lavori a favore della comunità. Siamo favorevoli a misure extracarcerarie per lavori di pubblica utilità, ma durante l'esecuzione della pena detentiva. Non siamo favorevoli a rimpiazzare la pena carceraria con le misure alternative alla detenzione: la fuga dalla pena detentiva è frutto di un eccesso di clemenzialismo. Il giudice dell'esecuzione non può modificare la pena stabilita dal giudice della cognizione, altrimenti possiamo prendere il codice penale e buttarlo in un cestino.
Il fenomeno del sovraffollamento è legato al progressivo aumento dei detenuti stranieri, che negli istituti penitenziari del Nord del Paese raggiungono percentuali ben superiori a quelle dei detenuti italiani, confermando una correlazione fra l'immigrazione clandestina e i tassi di delittuosità. Non do i numeri, perché gli stessi sono riportati in tutte le mozioni. La relazione del Ministro della giustizia del maggio 2008 confermava questo tema, affermando testualmente che il fenomeno del sovraffollamento delle carceri è in larga misura connesso al progressivo aumento dei detenuti stranieri. La relazione del Ministro della giustizia aggiungeva inoltre che non vanno ignorate le relazioni causali esistenti tra l'incremento della criminalità straniera e la sperequazione in termini di severità e di certezza della pena, rilevabile nel rapporto comparativo fra le situazioni esistenti nel nostro e negli altri Paesi della comunità internazionale. Tradotto in termini molto semplici: i criminali stranieri si guardano attorno e capiscono che, venendo in questo Paese, si può delinquere e si ha la certezza di non andare incontro ad una pena detentiva in carcere e ad una certezza della pena che, in questo Paese, è più incertezza che certezza.
I recenti episodi di Milano confermano che questa deve essere la direzione: gli stranieri condannati per gravi episodi di guerriglia urbana devono essere espulsi, devono andarsene da questo territorio, non meritano alcuna forma di tolleranza o di integrazione. Non siamo disposti a parlare di nessuna forma di circuito penitenziario differenziato per gli extracomunitari.
Il Ministro della giustizia, nella sua relazione sull'Amministrazione della giustizia per il 2010, illustrata poche settimane fa, ha dichiarato testualmente: «Il mio obiettivo è quello di ottenere il trasferimento dei detenuti stranieri nei loro Paesi d'origine». (Applausi dal Gruppo LNP).Noi concordiamo pienamente con il signor Ministro della giustizia: i detenuti stranieri devono tornare nei loro Paesi d'origine a scontare la pena per il reato commesso nel nostro territorio.
Infine, per quanto riguarda la sanità penitenziaria, da giugno 2008, come sapete, sono state trasferite al Servizio sanitario nazionale tutte le funzioni sanitarie prima svolte dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Il provvedimento che ha trasferito al Servizio sanitario nazionale queste funzioni ha disposto, in particolare, a favore del servizio stesso per il funzionamento della medicina penitenziaria, una serie di risorse, distribuite tra il 2008, il 2009 e il 2010. Al tempo stesso, tale provvedimento ha affidato alle Regioni gli interventi che devono essere attuati attraverso una serie di principi definiti da linee guida.
Con la nostra mozione noi chiediamo che sia promossa l'attivazione di un sistema permanente di monitoraggio sull'attuazione del trasferimento delle risorse e sull'adeguatezza delle stesse in rapporto alla dislocazione territoriale delle strutture carcerarie, al fine di evitare che eventuali disavanzi gestionali siano posti a carico delle Regioni territorialmente competenti.
Infine, Presidente, vorrei ricordare brevemente gli impegni che chiediamo al Governo. In primo luogo chiediamo di continuare a sviluppare la politica di sottoscrizione di accordi bilaterali con i Paesi dai quali provengono i flussi migratori, al fine di far scontare la pena ai detenuti stranieri nei loro Paesi di origine. In secondo luogo, ricordo la sanità penitenziaria, questione che ho appena illustrato, ed infine la realizzazione del piano carceri in sinergia con il federalismo demaniale. (Applausi dal Gruppo LNP e dei senatori Benedetti Valentini e Saltamartini).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Fleres per illustrare la mozione n. 236.
FLERES (PdL). Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, «perché ogni pena non sia una violenza di uno o di molti contro un privato, deve essere essenzialmente pubblica, pronta, necessaria, la minima delle possibili nelle date circostanze, proporzionata ai delitti, dettata dalle leggi». La definizione è di Cesare Beccaria e riassume in modo esemplare ciò che deve essere una pena in un Paese civile. Essa evidenzia come la stessa non debba essere uno strumento per «raddoppiare, con un altro male, il male prodotto dal delitto commesso», ma uno strumento per impedire che al male già arrecato se ne possa aggiungere un altro, ad opera dello stesso criminale o di qualcuno che dalla impunità di chi delinque potrebbe essere incoraggiato. La pena, quindi, lungi dall'essere la rivisitazione di una forma tribale di vendetta, deve essere vista come una difesa, un mezzo di prevenzione sociale e di recupero di chi sbaglia.
Da allora, l'attenzione per le condizioni dei carcerati, le disquisizioni sulla natura e la funzione della pena sono state una costante presenza nel dibattito etico e politico delle società liberali europee e più volte il Parlamento italiano si è soffermato ad approfondire i vari aspetti che la questione presenta. Non a caso, l'Assemblea Costituente volle affermare, nell'articolo 27, terzo comma, della Carta costituzionale italiana, una concezione in armonia con il principio della non afflittività della pena ove recita: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».
Non può certo dirsi, però, che tale principio costituzionale abbia avuto immediata e piena attuazione. Le difficoltà non sono mai mancate. Le condizioni delle carceri in Italia, infatti, sono state, dal dopoguerra ad oggi, troppo spesso considerate non adeguate a rendere concreto il dettato costituzionale. Circa 65.000, reclusi a fronte di una capienza carceraria di 43.000, costituiscono dati che si commentano da soli.
L'attuale sovraffollamento, (di cui la mozione del PdL, anche nella riformulazione già depositata, dà atto nel dettaglio) unitamente alla carenza di personale, alla insufficiente dotazione infrastrutturale, ad un'assistenza sanitaria non in linea con gli standard europei, ad una giustizia insopportabilmente lenta ed alla disomogenea e talvolta assente offerta educativa e lavorativa, non può che aver ulteriormente aggravato una condizione già di per sé assai complessa e difficile. È grave, onorevoli colleghi, dover assistere al continuo aumento dei morti in carcere, conoscere i motivi e non riuscire ad intervenire per tempo.
Bisogna inoltre considerare che un detenuto che abbia finito di scontare la sua pena e che sia tornato in libertà, in un contesto sociale nel quale il reperimento di un lavoro è già difficile anche per chi non deve portare il peso aggiuntivo della fortissima diffidenza che quasi sempre accompagna un ex galeotto, rischia di restare un disoccupato permanente, anche se provvisto della migliore buona volontà. In una tale situazione egli resta facile preda del circuito criminale in cui sempre più spesso purtroppo ritorna, soprattutto se l'azione carceraria di rieducazione è stata assente o insufficiente.
A questi aspetti di carattere generale oggi purtroppo se ne sommano altri a cui è necessario offrire una prospettiva risolutoria. Mi riferisco ad un'altissima presenza di stranieri, quasi del tutto privi di una specifica progettualità di recupero e di quel minimo di conforto e di assistenza familiare di cui nessuna persona può fare a meno. Mi riferisco ad un'altissima percentuale di tossicodipendenti, per i quali sarebbe più opportuno un altro modello di pena; ai reclusi in attesa di giudizio, soprattutto a quelli che attendono una sentenza di primo grado e che abbiamo il dovere di considerare, se non colti in flagranza di reato, potenzialmente innocenti. Mi riferisco ancora ai malati di mente e agli alcolisti, verso i quali, come per i tossicodipendenti, sarebbe necessario un protocollo detentivo più attento ed efficace, così come pure per quelli affetti da HIV.
Onorevoli colleghi, onorevole Presidente, onorevole Sottosegretario, nella mozione presentata dal PdL, oltre ad una analisi cruda della situazione penitenziaria italiana - che non credo giovi a nessuno nascondere - si vuole indicare una strada che con interventi di breve o di medio termine possa riportare le carceri italiane a livelli accettabili di vivibilità, ma soprattutto di recupero, pari a quelli della media degli altri Paesi dell'Unione, riducendo altresì le occasioni che purtroppo nel recente passato hanno visto l'aumento dei fenomeni di suicidio, di violenza, di scontro tra reclusi e guardie, di cui quest'Assemblea si è più volte occupata.
Il tempo è tiranno, dunque mi limiterò a richiamare alcuni dei punti più importanti del testo, quelli che potremmo considerare i più significativi: la riforma del sistema carcerario, che limiti il ricorso alla detenzione intramuraria ai casi che destano maggiore allarme e ai reati più gravi o ai recidivi; la revisione dei presupposti legittimanti l'adozione della misura della custodia cautelare, limitandone l'applicazione ai casi più preoccupanti; il potenziamento degli strumenti alternativi al carcere; la sottoscrizione di protocolli internazionali, che prevedano l'espiazione delle pene nei Paesi di origine dei condannati, salvo specifiche controindicazioni legate alla garanzia del rispetto dei diritti umani; il varo di politiche di formazione ed avviamento al lavoro dipendente e autonomo; la creazione di strutture apposite per detenute con prole, così da scongiurare il drammatico fenomeno dei bambini dietro le sbarre.
Ancora, la creazione di reparti penitenziari in almeno un ospedale per provincia, che farebbe risparmiare personale e renderebbe più agevole l'assistenza sia in termini di qualità sia di tempismo; l'adeguamento delle carceri esistenti, la chiusura di quelle non più rispondenti ad una corretta esecuzione della pena e la realizzazione di nuove strutture; la realizzazione di carceri nuove anche attraverso il sistema del project financing; l'adeguamento degli organici degli agenti di custodia e del personale di educazione e di assistenza; l'applicazione piena della territorialità della pena; l'adeguamento della magistratura di sorveglianza.
Siamo consapevoli che la situazione è grave; siamo consapevoli che la pena per chi ha commesso un crimine è la privazione della libertà, ma siamo altrettanto consapevoli che, oltre che della libertà, il recluso non possa e non debba essere privato della dignità, né della speranza di poter ricominciare, questa volta dalla parte giusta. Siamo consapevoli che la pena del recluso non possa essere estesa ai suoi familiari innocenti.
Gli interventi segnalati nella mozione, a nostro avviso, sono quelli più urgenti e significativi e per questo siamo convinti che il Governo, come ha già dimostrato, in altre circostanze, saprà farsene carico nel più breve tempo possibile nell'interesse dello Stato e di tutti i cittadini, colpevoli o innocenti che siano.
Una riforma del sistema carcerario, capace di garantire maggiore efficacia alla pena, intesa come azione di recupero e reinserimento, costituisce un obiettivo che non può essere mancato non solo per migliorare la condizione dei reclusi, ma anche per elevare il grado di sicurezza della nostra società.
Ogni recluso recuperato alla legalità è un successo dello Stato contro la criminalità, ma anche contro la miseria, di cui la criminalità si giova per reclutare i suoi uomini. Ogni recuperato alla legalità è un rischio in meno per ogni cittadino libero. Bastano alcuni dati per comprovare questa tesi: l'85 per cento dei reclusi verso i quali è stato possibile adottare procedure trattamentali adeguate non torna a delinquere; l'85 per cento dei reclusi che in carcere non ha studiato o non ha lavorato torna a delinquere, torna a costituire un pericolo per la civiltà e per l'ordine sociale.
Un'ultima considerazione: ogni recluso costa allo Stato dai 70.000 ai 100.000 euro l'anno. Un posto di lavoro costruito durante la detenzione, come dimostra il virtuoso esempio della Sicilia, costa 25.000 euro. In Sicilia, degli 80 reclusi che hanno avuto l'opportunità di avviare un'attività lavorativa autonoma in carcere e di proseguirla una volta scontata la pena, nessuno è tornato a delinquere. Dunque, è nella dignità della detenzione e nella sua capacità di recuperare alla legalità ed al lavoro il recluso che si deve cercare la soluzione, non solo per costruire un carcere migliore ma soprattutto per costruire cittadini migliori ed una società migliore e più sicura.
Quello di oggi è un primo passo, ma certamente non può essere l'atto ultimo, se è vero, come è vero, che sicurezza è sì repressione del crimine, ma è anche e soprattutto prevenzione ed assistenza verso i settori più deboli della società.
Sono convinto che, attorno a questi temi, almeno per quanto riguarda gli aspetti generali, non ci si possa dividere, così come sono certo che il Governo saprà cogliere nel dibattito di oggi e nelle proposte che ne scaturiranno elementi significativi per un'azione complessiva, che non può più essere rinviata se non vogliamo correre il rischio che le nostre carceri piuttosto che luoghi di detenzione e di rieducazione diventino luoghi di odio e vendetta incompatibili con i valori fondanti della nostra democrazia e della nostra Costituzione. (Applausi dai Gruppi PdL e PD).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la senatore Bugnano per illustrare la mozione n. 238.
BUGNANO (IdV). Signor Presidente, il tema che oggi trattiamo con queste mozioni è di assoluta attualità. Proprio oggi infatti sono state riportate da dispacci Ansa le dichiarazioni di un sindacato di polizia penitenziaria in cui si evidenzia la forte preoccupazione che si è venuta a creare - anche, ma non solo - intorno alla questione della Protezione civile Spa, cui si voleva affidare la realizzazione del piano carceri. Questo sindacato esprime anche una grande preoccupazione e una particolare insoddisfazione rispetto al fatto che, anziché adottare provvedimenti che siano incisivi e avviare quelle riforme che il sistema penitenziario richiede ormai da tanto tempo, si pensi a soluzioni che, in realtà, nulla hanno a che vedere con una reale volontà di risolvere il problema dei nostri penitenziari e, ovviamente, di coloro che sono al loro interno.
È già stato detto, ma voglio ricordarlo, che, secondo tutti i dati che abbiamo a disposizione, ormai i detenuti hanno raggiunto un numero di quasi 67.000 persone, a fronte di poco più di 43.000 posti nelle nostre carceri. Inoltre, i detenuti stranieri hanno raggiunto il numero più alto mai stato registrato in Italia.
Quest'ultimo dato non è certo trascurabile ed è dovuto soprattutto ad un effetto noto come della cosiddetta porta girevole, dal momento che migliaia di cittadini extracomunitari vengono sistematicamente arrestati perché privi di documenti e altrettanto rapidamente rilasciati, con un meccanismo imposto dalle leggi (e, da ultimo, voglio ricordare il cosiddetto pacchetto sicurezza): un meccanismo tanto oneroso quanto inutile.
Esistono 34 istituti penitenziari in Italia, che ospitano più del doppio delle persone previste, mentre 171 penitenziari accolgono più persone di quanto la capienza regolamentare consenta. Quindi, il sovraffollamento è un problema di tutta evidenza.
Signor Sottosegretario, il sovraffollamento non è un problema solo di numeri ma rappresenta, innanzitutto, una questione di legalità; nulla infatti è più disastroso che far vivere chi già non ha recepito il senso di legalità e ha commesso reati in una situazione di palese non corrispondenza tra quanto normativamente definito e quanto attuato in pratica e vissuto quotidianamente dai detenuti e, naturalmente, dagli operatori del settore.
Voglio ricordare (non mi pare che tale dato sia stato ricordato in altri interventi, ma lo ritengo significativo) che non molti mesi fa la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia a risarcire con 1000 euro un detenuto costretto a stare per due mesi e mezzo in una cella sovraffollata. Ovviamente si tratta di una pena simbolica, ma mette in evidenza una realtà terribile. È stato calcolato, infatti, che ciascun detenuto abbia mediamente a disposizione, nelle carceri italiane, meno di tre metri quadrati di spazio, ben al di sotto dei sette metri stabiliti dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura. Ovvero, se vogliamo leggere questo dato in modo semplicistico, i detenuti nelle nostre carceri sono sottoposti a un regime di tortura.
Ciò significa che, normalmente, una cella che dovrebbe ospitare tre detenuti oggi ne ospita, in media, circa nove. È evidente che questa situazione non può ritenersi compatibile con l'articolo 27 della nostra Costituzione, che sancisce che l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva e, soprattutto, che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
L'Unione europea si fonda sui diritti dell'uomo, delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto. La Carta dei diritti fondamentali sancisce tutti i diritti dei cittadini dell'Unione europea. È evidente, quindi, che il nostro sistema carcerario, così come è oggi, è assolutamente in violazione di questi diritti.
Non possiamo poi dimenticare che sempre la nostra Costituzione ci rassegna un altro principio importante: che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Tale indiscutibile principio di carattere finalistico ed educativo non può identificarsi solo con il pentimento interiore, ma deve intendersi come concetto di relazione rapportabile alla vita sociale e che presuppone un ritorno del soggetto, prima o poi, nella comunità esterna. Rieducare il condannato significa riattivare il rispetto dei valori fondamentali, del giusto rapporto con gli altri e deve intendersi come sinonimo di recupero sociale e di reinserimento sociale.
Questo è un aspetto. Vi è poi un altro aspetto, che è ovviamente critico per il nostro sistema penitenziario: la gravissima carenza dell'organico del corpo di polizia penitenziaria. Questa situazione, ovviamente, riguarda anche (come già stato ricordato) il personale addetto al trattamento e alla rieducazione dei detenuti.
La legge finanziaria per il 2010 ha abolito il blocco del turnover per le forze di polizia, consentendo nei prossimi tre anni l'assunzione di 1.800 agenti. Ovviamente, in questo modo non vi saranno effetti positivi per l'incremento di organico, tenuto conto che si stima che nello stesso periodo andranno in pensione almeno 2400 agenti di polizia penitenziaria, con un risultato complessivamente negativo.
In ultimo, ma non per importanza, il problema della realizzazione di nuovi istituti penitenziari. In sede di conversione del decreto-legge n. 195 del 2009 per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella Regione Campania è stata prevista l'introduzione, nel provvedimento di urgenza, di una disposizione con la quale si affida - ma forse faccio meglio ad usare il termine si affidava, visto che è notizia di oggi che il decreto sulla Protezione civile Spa dovrebbe essere ritirato - alla Protezione civile Spa un ruolo importante, anche se improprio rispetto alla natura del sistema di protezione civile, in riferimento proprio all'edilizia penitenziaria.
Del piano carceri questo Governo, il ministro Alfano, che è venuto anche a riferire in Parlamento, ne hanno parlato più volte, sin dal novembre 2008. Nel gennaio 2009 - quindi è passato di nuovo oltre un anno - il Consiglio dei ministri annunciava il via libera al piano, ma ancora a fine febbraio veniva reso noto solo un programma di massima e, in ogni caso, i detenuti aumentavano di mese in mese. Poi abbiamo avuto altri annunci dello stesso tenore a maggio, a giugno, ad agosto: insomma, ogni mese, il Governo, nella persona del ministro Alfano, ci annunciava la realizzazione imminente del piano carceri e, ancora il 3 dicembre, il Ministro annunciava che il piano sarebbe approdato in Consiglio dei Ministri. Oggi, purtroppo, siamo a parlare del tema delle carceri in Italia e ancora di questo piano carceri non abbiamo visto alcuna realizzazione.
Signor Presidente, mi avvio alla conclusione, ricordando brevemente che cosa il Gruppo dell'Italia dei Valori in questa mozione richiede al Governo come impegno: anzitutto, che esso informi il Parlamento sugli esiti dell'annunciato progetto di recupero e razionalizzazione delle risorse umane esistenti; che si impegni a reperire le necessarie risorse finanziarie per salvaguardare i livelli retributivi degli operatori della giustizia e del settore carcerario, nonché per l'edilizia penitenziaria; che si impegni ad incoraggiare un significativo miglioramento della qualità di preparazione del personale penitenziario adibito alla custodia a qualsiasi livello gerarchico; infine, che si impegni ad assumere iniziative per lo stanziamento di fondi utili e necessari a completare l'organico degli operatori, compresi psicologi ed educatori, previsti peraltro dalla pianta organica attualmente vigente presso il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. (Applausi dal Gruppo IdV).
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato l'ordine del giorno G1, a firma del senatore Di Giovan Paolo ed altri.
Apprezzate le circostanze, rinvio il seguito della discussione delle mozioni in titolo ad altra seduta.
Ordine del giorno
per le sedute di mercoledì 17 febbraio 2010
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi mercoledì 17 febbraio, in due sedute pubbliche, la prima alle ore 9 e la seconda alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:
I. Informativa del Ministro dello sviluppo economico sullo stabilimento FIAT di Termini Imerese ore 9.00
II. Seguito della discussione di mozioni sulla situazione carceraria ore 16.30
La seduta è tolta (ore 20).
Discussione delle mozioni nn. 227 (Procedimento abbreviato, ai sensi dell'articolo 157, comma 3, del Regolamento), 233, 235 (testo corretto), 236 e 238 sulla situazione carceraria (ore 18,58)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni 1-00227, presentata dal senatore Di Giovan Paolo e da altri senatori, con procedimento abbreviato ai sensi dell'articolo 157, comma 3, del Regolamento, 1-00233, presentata dal senatore D'Alia e da altri senatori, 1-00235 (testo corretto), presentata dal senatore Bricolo e da altri senatori, 1-00236, presentata dal senatore Fleres e da altri senatori, e 1-00238, presentata dal senatore Li Gotti e da altri senatori, sulla situazione carceraria.
Ciascun Gruppo avrà a disposizione 20 minuti, comprensivi degli interventi in discussione generale e in dichiarazione di voto. Gli illustratori potranno intervenire per 10 minuti ciascuno.
Ha facoltà di parlare il senatore Di Giovan Paolo per illustrare la mozione n. 227.
DI GIOVAN PAOLO (PD). Signor Presidente, signori del Governo, sottosegretario Caliendo, colleghi, mi limiterò ad illustrare le ragioni della mozione, mentre su alcuni dei temi che secondo me sono collegati avranno modo poi altri colleghi di intervenire più specificamente.
Voglio però dire sin d'ora che il senso di questa mozione, poiché dei temi della giustizia abbiamo parlato da poco in quest'Aula, è quello di procedere ad un dibattito sereno e legato a questioni concrete, ossia a che cosa possiamo fare concretamente, al di là dei proclami, degli appelli, dei riferimenti retorici, per le oltre 60.000, quasi 66.000, persone che oggi sono cittadini presenti a vario titolo nelle amministrazioni penitenziarie. (Brusìo).
PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo scusa, ma in queste condizioni non possiamo andare avanti. Se continuate a chiacchierare come state facendo, sospendo i lavori dell'Aula per un quarto d'ora. Avverto i colleghi senatori che mi regolerò in questo modo.
Prego, senatore Di Giovan Paolo, continui il suo intervento.
DI GIOVAN PAOLO (PD). Come dicevo, i motivi di questa mozione sono collegati ad una riflessione che abbiamo fatto assieme ad altri colleghi, primi fra tutti i colleghi della Camera - dove insieme alla mozione presentata dal capogruppo Franceschini ne è stata presentata una dalla collega Rita Bernardini - con i quali abbiamo colto il tema generale della situazione carceraria non solo dal punto di vista dell'aiuto caritatevole o dell'attenzione a chi è in difficoltà, ma come di un problema strutturale della nostra amministrazione, collegato anche ai temi della burocrazia.
Sto subito ai dati che sono quelli su cui tutti concordiamo. Il ministro Alfano, venendo in questa sede, ci ha proposto una diagnosi ed anche una terapia; siamo avversari politici ma cerchiamo di risolvere i problemi del Paese, per cui è evidente che siamo d'accordo sulla diagnosi e non sulla terapia, o almeno non su tutte le sue parti. In questa discussione dovremmo cogliere alcuni punti, che possono tornare utile a tutti perché sono parti comuni di questa terapia e su di essa intervenire con una piccola postilla su cui ritornerò.
Abbiamo approvato proprio la scorsa settimana un disegno di legge che si riferiva alla Protezione civile, nel quale era contenuto un articolo specifico riguardante i lavori sull'amministrazione carceraria. Ebbene, ho la convinzione - e lo dico senza iattanza e non c'entra nulla la questione che riguarda il sottosegretario Bertolaso - che anche all'emergenza si possa reagire con il ritorno ad una normalità dei comportamenti, purché ovviamente in un sistema paese nel quale maggioranza ed opposizione si pongano il problema dei tempi e su di esso facciano un dibattito a favore dei cittadini, e non semplicemente demagogia. Credo che con questo spirito si debba capire per esempio - su questo dibatteremo - se la proposta del piano di emergenza per le carceri, che ancora appare come una nebulosa, pur se un passo nella giusta direzione, possa diventare qualcosa di più concreto, attraverso la proposta di soluzioni che funzionino sempre.
Presidente e colleghi, proprio per uscire da questo dibattito emergenziale, che nasce ogni volta proprio sulle emergenze, ricordo che molto prima di fatti purtroppo tragici, come i terremoti o le necessità di emergenza, si è posto un problema relativo alla nostra amministrazione e quindi anche all'amministrazione penitenziaria. Pensate semplicemente al primo utilizzo dei poteri speciali, i Mondiali di calcio del 1990. Da allora in poi si è sempre proceduto - non ne faccio una questione di destra o di sinistra - con poteri speciali. È evidente che se i poteri speciali funzionano, queste norme devono diventare ordinarie; questa è la soluzione per eliminare la specialità, e ciò vale anche nel caso della amministrazione penitenziaria.
Sto ai dati: abbiamo tra i 65.000 e i 66.000 detenuti in condizioni diverse. Ciò che però sappiamo e ci preoccupa è che in alcune Regioni si è superato di gran lunga il 100 per cento, nel senso che siamo oltre il 160 e in alcune Regioni il 190 per cento, non solo rispetto alla capienza regolamentare di 42.074 posti ma anche a quella tollerabile di 64.111 posti. Per noi sono solo cifre, ma ciò significa essere ammassati in una stanza e quindi non vivere le condizioni che dovrebbero consentire una rieducazione - in questo caso individuale e anche collettiva - alla società civile.
Dentro a questi numeri ci sono moltissimi casi di persone senza una condanna definitiva e, come sappiamo, almeno in termini percentuali - sono molti coloro che hanno seguito nei tribunali le cause e conoscono questo dato - è possibile che circa il 30 per cento di essi non verrà alla fine condannato, e quindi avrà vissuto una pena ingiusta rispetto alla propria condizione di vita. Un detenuto su quattro non ha la possibilità di svolgere un lavoro; se c'è una cosa che funziona nelle carceri è l'abbattimento del muro di apatia e ozio attraverso una calendarizzazione quotidiana della propria attività, che costruisce anche una dinamica nuova di ripresa del proprio modo di essere. Se viene a mancare tale aspetto, la rieducazione non ha luogo perché viene a mancare uno dei perni che fanno riferimento all'articolo 27 della Costituzione.
A causa del sovraffollamento ci sono rischi che riguardano la salute, e solleviamo una questione - anche qui senza demagogia alcuna - che purtroppo viene fuori sui giornali solo quando si verificano casi tragici, ad esempio il caso Cucchi o altri che purtroppo non sono da meno solo perché si concludono con un suicidio, come accade spesso. Abbiamo il dovere di fare in modo che la riforma del sistema sanitario penitenziario sia realizzata per intero, che le Regioni assumano la loro responsabilità, che le ASL facciano la propria parte, che si realizzi tutto il trasferimento di poteri e che, laddove dal punto di vista del controllo sanitario ci sono delle situazioni blindate, come quelle all'ospedale "Sandro Pertini", il controllo avvenga all'esterno. Il controllo avviene fuori, però quando si suona un campanello, per intenderci, deve giungere un infermiere o un dottore, perché all'interno c'è la necessità di dare cure sanitarie. Su tale aspetto abbiamo necessità che il Governo vada fino in fondo, nella normalità degli atti già decisi.
Così come si deve andare fino in fondo (certamente non ne facciamo carico solo al Governo ma se ne devono far carico anche le Regioni) quando si tratta di mettere in atto un concorso che addirittura risale al 2006 e che riguarda 39 psicologi: una goccia nel mare visto che avremmo bisogna di moltissime altre presenze. In altre parole, ognuno deve fare la propria parte; questo è quanto chiediamo, ma per farlo abbiamo bisogno di una risposta in merito alla relazione sullo stato dell'amministrazione della giustizia nell'anno 2010. Ci è stato detto che saranno realizzati interventi per 47 nuovi padiglioni e successivamente per otto nuovi istituti; vogliamo sapere come verranno realizzati con le normali procedure e come il Parlamento potrà esercitare il suo controllo (anche aiutando affinché ciò accada). Vogliamo sapere come saranno possibili interventi normativi che permettano di occuparci delle pene alternative, quando sappiamo che la maggioranza delle persone in carcere sono detenuti in attesa di giudizio, per esempio per reati di tossicodipendenza, che potrebbero essere curati con un sistema di pene alternative. Ci chiediamo se non sia il caso per il bene e la sicurezza dei cittadini, non per essere buonisti, di trovare il modo di far scontare tali pene in forme alternative.
Ci chiediamo anche, quando si parla dell'assunzione di 2.000 nuove unità di Polizia penitenziaria, come rispondere all'emergenza della pianta organica ove mancano 5.000 unità. Sia chiaro, per inciso, che siamo solidali con tutte le persone che servono lo Stato e che vivono spesso nelle stesse condizioni dei detenuti, ovvero la Polizia penitenziaria, gli educatori gli amministratori e gli amministrativi, che consideriamo persone di grande rilievo e di servizio allo Stato.
Signor Presidente, in conclusione, i temi sono molti. Abbiamo presentato questa mozione e guardiamo con interesse anche alle altre mozioni; c'è poi anche una ipotesi di ordine del giorno comune, perché riteniamo che il problema sia più importante delle questioni di parte. In quest'Aula altre voci ben più alte hanno parlato di questo tema: ricordo tra tutti, perché fece su questo un convegno il collega Asciutti, il senatore a vita Eduardo De Filippo. Credo che su questi temi dobbiamo tenere alta la tensione morale: la civiltà delle nostre carceri parla della civiltà di tutto il nostro Paese, non solo della parte cui apparteniamo politicamente. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Pardi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la senatrice Bianchi per illustrare la mozione n. 233.
BIANCHI (UDC-SVP-IS-Aut). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito di oggi vede il Parlamento impegnato in una materia che esprime il grado di civiltà e di umanità di una Nazione. Il Presidente della Repubblica, nel suo messaggio il 31 dicembre scorso, ha voluto richiamare il Paese intero alle riforme e ad un'azione incisiva su alcuni punti. In particolare, ha voluto espressamente citare anche la condizione riguardanti le carceri, affermando: «È necessario essere vicini a tutte le realtà in cui si soffre, anche perché ci si sente privati di diritti elementari; penso ai detenuti in carceri terribilmente sovraffollate, nelle quali non si vive decentemente, si è esposti ad abusi e a rischi, e di certo non ci si rieduca».
Il presidente Napolitano ha messo a fuoco i due punti cruciali dell'emergenza carceri: il sovraffollamento e la rieducazione. Il carcere non è solo il luogo che mette i condannati nelle condizioni di non nuocere alla comunità. È anche il luogo della rieducazione della persona, il luogo che deve garantire che una persona, nel momento in cui viene rimessa in libertà, non continui a delinquere e che possa reintegrarsi.
La situazione in cui versano oggi gli istituti penitenziari non ci dà la sicurezza che questo possa avvenire e non certo per colpa del personale della Polizia penitenziaria, degli educatori e degli psicologi, che svolgono un lavoro straordinario nelle condizioni date, al limite del sacrificio personale. Chi ha avuto modo di visitare un carcere si è reso conto che i detenuti presenti nelle carceri italiane sicuramente vivono in una situazione di sovraffollamento inumano, con una forte limitazione degli spazi, nonostante vi siano diverse patologie all'interno delle carceri stesse.
Inoltre, vi è una reale difficoltà per l'incontro con i parenti, per non parlare della condizione veramente pietosa dei bambini che vivono in carcere o che devono recarvisi. I bambini sicuramente non hanno nessuna colpa, per cui occorre riflettere seriamente: nei 16 asili nido funzionanti stanno crescendo oggi 80 bambini sotto i tre anni figli di detenute, mentre circa una trentina di donne sta trascorrendo i mesi della gravidanza in cella. È una situazione che, come ha dimostrato uno studio condotto nel 2008 nell'asilo nido del carcere di Rebibbia, può avere gravi conseguenze sul nascituro, colpevole soltanto di essere il figlio di una detenuta.
Sono stati constatati il disagio e le difficoltà del personale di vigilanza e di rieducazione, che distribuisce larghe dosi di umanità e professionalità, ma che è anche fortemente stressato dalla carenza di organico e dalla mancanza di fondi derivanti dai tagli del Ministero dell'economia. Il dato macroscopico e più eclatante, da affrontare con urgenza, riguarda quel 50 per cento di detenuti in custodia cautelare, ovvero ancora in attesa di sentenza di condanna definitiva: siamo di fronte a una vera e propria emergenza di civiltà.
La condizione di reclusi nella quale si trovano tante persone ancora in attesa di giudizio colpisce chi da legislatore si sforza ogni giorno di richiamare l'attenzione dell'Esecutivo e della maggioranza non sulle mille questioni settoriali della riforma del processo, ma sulla celerità del nostro sistema giudiziario. I dati forniti dall'associazione Antigone, che opera per la difesa dei diritti dei detenuti negli istituti di pena in Italia, ci dà conto di come, solo nel 2009, la popolazione carceraria sia aumentata di 8.000 unità, passando dai 58.000 reclusi del dicembre 2008 ai circa 66.000 di quest'anno: oltre 20.000 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare e anche oltre la cosiddetta capienza tollerabile.
Ci siamo interrogati tante volte sul significato del termine tollerabile: ci sembra più un criterio tecnico che umano. Gli stessi dati poi confermano quanto già detto in precedenza, cioè che quasi il 50 per cento delle persone oggi detenute nel nostro Paese è in attesa di giudizio, 7.000 in più rispetto a quelle che si trovavano in questa situazione prima dell'indulto del 2006. Si tratta di una delle percentuali più alte d'Europa, che fotografa un'anomalia tutta italiana su cui è necessario intervenire. Ben 34 dei 204 istituti ospitano più del doppio dei detenuti previsti, mentre 171 carceri sono fuorilegge dal momento che accolgono più persone di quanto la capienza regolamentare consenta, e il carcere fuorilegge è realmente un paradosso.
Era il febbraio 2009, quasi un anno fa, quando il ministro Alfano annunciava il varo di un piano carceri e la nomina di un commissario con poteri speciali che avrebbe dovuto risolvere l'emergenza del sovraffollamento. Questa soluzione proposta dal Governo è, nelle attuali e descritte condizioni, semplicemente irrealizzabile. Infatti, il ritmo di costruzione delle nuove carceri, in un piano più che approssimativo e con finanziamenti che non superano un terzo del fabbisogno, è incomparabilmente più lento della velocità di crescita della popolazione detenuta. Nella più ottimistica delle previsioni i nuovi posti promessi potranno essere disponibili solo quando il numero dei detenuti sarà ulteriormente aumentato di 30.000 unità.
Il numero degli educatori è insufficiente, posto che in pianta organica ne sono previsti 1.088 e sono appena 686 quelli effettivamente in servizio; così come risulta deficitaria l'assistenza psicologica, a cominciare da quella legata all'attività di osservazione e al trattamento dei detenuti. Pensiamo a chi è detenuto per la prima volta e si consideri che a fronte di quasi 66.000 detenuti gli psicologi che prestano effettivamente servizio sono appena 352, ciascuno in rapporto libero professionale retribuito molto al di sotto dei minimi di categoria e per poche ore al mese. Ciò comporta come naturale conseguenza che gli istituti di pena siano diventati un'istituzione a carattere prevalentemente, se non esclusivamente, afflittivo e sappiamo che questa non è l'intenzione del Governo.
Al riguardo il Ministero della giustizia, proprio al fine di coprire almeno parzialmente la totale carenza di organico di tali figure professionali, aveva avviato fin dal 2004 un concorso per l'assunzione di 39 psicologi, arrivando anche ad approvare la relativa graduatoria nel 2006. Nonostante ciò, da quel momento l'amministrazione penitenziaria non ha proceduto ad alcuna assunzione dei vincitori del concorso, preferendo affidarsi ad un sistema di frammentate collaborazioni precarie ed insufficienti.
Un ultimo aspetto riguarda il fatto che di carcere si può anche morire. Generalmente un terzo dei decessi che si verificano dietro le sbarre è dovuto a suicidio. Quest'anno è stato registrato il numero più alto di detenuti suicidi nella storia della Repubblica: 71 su 171 persone morte in carcere e in questi primi giorni del 2010 nelle carceri italiane si sono registrati già ben quattro suicidi. È un dato allarmante, che non può non interrogare nel profondo ciascuno di noi, la nostra coscienza, i legislatori e i governanti. Queste morti chiedono una risposta rapida dello Stato ad una situazione intollerabile.
Nell'illustrazione della nostra mozione ritengo, quindi, che sia maturo il tempo nel quale quest'Aula possa affrontare e risolvere il problema dell'emergenza carceri adottando un indirizzo chiaro e preciso, che costituisca la base dei futuri provvedimenti amministrativi e normativi in materia. In particolare, è necessario che il Governo adotti una politica carceraria tendente a contenere il sovraffollamento, attraverso la riduzione dei tempi di custodia cautelare, la rivalutazione delle misure alternative al carcere e la riduzione delle pene per chi commette fatti di lieve entità e, inoltre, a stipulare eventuali accordi internazionali per far scontare ai detenuti stranieri le pene nei rispettivi Paesi di appartenenza, in quanto sappiamo che quelli esistenti sono insufficienti e spesso non riguardano i Paesi di origine del gran numero dei detenuti extracomunitari.
Dobbiamo predisporre un nuovo e più efficace piano carceri rispetto a quello presentato il 27 febbraio 2009 dal capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, assicurando le risorse necessarie per realizzarlo e per garantire un'adeguata dotazione di polizia penitenziaria, indispensabile per gestire una situazione così drammatica. Se il carcere deve poi essere, secondo i princìpi di civiltà e dignità della persona, un luogo di rieducazione, diventa improcrastinabile assumere un congruo numero di psicologi indispensabile per la vita dei reclusi, nonché adoperarsi in sede di Conferenza Stato-Regioni affinché sia garantita a costoro dal servizio sanitario nazionale la migliore assistenza medica e psicologica. È necessario, inoltre, che lo Stato si faccia carico del problema dei bambini con l'istituzione e la costruzione di case famiglia protette in cui accogliere mamme e bambini.
Queste sono le principali misure che, a nostro avviso, sarebbe ragionevole ed utile adottare per rispondere con coerenza all'appello e alla richiesta di giustizia che proviene dagli istituti carcerari. Il Parlamento deve farsene carico per il rispetto che ha e che deve alla Costituzione e alla sua dignità. Mi auguro, pertanto, che alla fine del dibattito sulle diverse mozioni presentate dai Gruppi parlamentari si possano registrare ampie convergenze, a testimonianza del fatto che su questo tema Governo, maggioranza ed opposizione vogliono davvero lavorare senza pregiudizi. (Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Mazzatorta per illustrare la mozione n. 235 (testo corretto).
MAZZATORTA (LNP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che il tenore delle mozioni presentate ed illustrate vada ben al di là di una semplice valutazione della situazione dell'edilizia penitenziaria al fine di approntare le necessarie misure, ma ci imponga una riflessione sull'attuale ordinamento penitenziario, anche a seguito delle riforme del 1975 e del 1986, e da ultimo ci imponga una riflessione sulle finalità della pena detentiva, espiata in un carcere. Alcune mozioni poc'anzi illustrate, in particolare quelle presentate dalle opposizioni, sono la chiara espressione di una legittima tendenza politico-criminale che mira a creare forme alternative di esecuzione della pena detentiva, volte sostanzialmente all'obiettivo della cosiddetta decarcerizzazione.
La nostra mozione vuole invece ribadire la natura inevitabilmente afflittiva di ogni trattamento carcerario. La pena detentiva, il carcere, sono inevitabilmente uno strumento di afflizione: che la pena detentiva costituisca, per sua natura, uno strumento di afflizione è un'affermazione così ovvia che nessuno oserebbe contestare, ma, al tempo stesso, è un'affermazione che nessuno ha il coraggio di ribadire, tranne la Lega Nord nella sua mozione. Il momento afflittivo della pena detentiva non va eliminato, ma va utilizzato proprio per il raggiungimento del fine della risocializzazione del reo; è proprio durante l'esecuzione della pena in carcere, infatti, che si può procedere a rieducare il condannato.
Come noto, la pena assolve ad una serie di finalità: quelle retributive, di prevenzione generale e di prevenzione speciale. Ed è attorno a queste tre idee guida della retribuzione, della prevenzione generale e della prevenzione speciale che occorre muoversi per chiarire quale carcere e quale trattamento carcerario vogliamo. Infatti, proprio attraverso il sistema penitenziario si deve garantire un adeguato bilanciamento tra le tre funzioni essenziali della pena detentiva e l'obiettivo della rieducazione del condannato nella fase esecutiva; ma ribadiamo che l'interesse nei confronti della funzione rieducativa della pena, costituzionalmente garantita, non può comunque incidere o annullare la funzione essenziale della detenzione, che è quella afflittiva e che altri ordinamenti - a partire da quello statunitense - hanno invece efficacemente utilizzato attraverso pene detentive di breve durata.
Noi ci poniamo questa domanda: le pene detentive brevi, che si vogliono eliminare, producono effetti desocializzanti o rieducativi? Per noi l'impatto breve con la realtà e con l'esperienza carceraria serve ad evitare che il reo compia in futuro altri reati: le pene detentive di breve durata hanno una reale efficacia deterrente. Occorrerebbe quindi, anziché pensare ad eliminare il carcere per le pene di breve durata, rivalutare le cosiddette pene shock. In fondo la Costituzione ci chiede un trattamento carcerario ispirato a criteri di umanità e ci chiede che le pene debbano tendere alla rieducazione; la rieducazione del condannato, per la Costituzione, non è la finalità essenziale della pena, ma è uno scopo eventuale della pena. Lo scopo necessario della pena, e della pena detentiva in particolare, è la retribuzione, mentre la funzione rieducativa deve essere confinata nella fase esecutiva.
Occorre peraltro prendere atto della crisi dell'ideologia rieducativa e del fallimento degli sforzi compiuti sino ad oggi sul piano della concreta realizzazione del finalismo rieducativo. Reiterati tentativi di risolvere il grave problema del sovraffollamento delle strutture carcerarie attraverso provvedimenti generalizzati di clemenza, alla prova dei fatti si sono rivelati del tutto inutili e anzi controproducenti, considerato che la popolazione carceraria è costantemente aumentata dal 2006 ad oggi, con una crescita media mensile da 800 a 1.000 unità. Il Ministro della giustizia, nell'accertare lo stato di emergenza legato al sovraffollamento delle carceri, si è dichiarato nettamente contrario ad affrontare il problema con ulteriori amnistie o ulteriori indulti, cercando invece una soluzione strutturale e duratura nel tempo: il piano carceri.
Il piano carceri va sviluppato, come chiediamo noi, in parallelo al processo di federalismo demaniale. Basta quindi misure clemenziali in futuro, basta amnistie ed indulti. Sì ad un piano carceri concordato con le Regioni e gli enti locali in sinergia con il processo di federalismo demaniale. Se un ente locale o un Comune dispongono di una caserma dismessa, perché non valutare con attenzione il tema del riutilizzo di queste strutture demaniali dismesse, che possono essere utilizzate anche per fini carcerari?
Sulle pene cosiddette alternative alla detenzione occorre massima chiarezza, anche in questo caso cancellando eventuali ipocrisie. La concessione dei benefici extracarcerari oggi avviene in maniera automatica ed indulgenzialistica, o addirittura per mero sfoltimento della popolazione carceraria. Noi siamo favorevoli ai contatti fra il carcere e la società e al coinvolgimento dei detenuti nei lavori a favore della comunità. Siamo favorevoli a misure extracarcerarie per lavori di pubblica utilità, ma durante l'esecuzione della pena detentiva. Non siamo favorevoli a rimpiazzare la pena carceraria con le misure alternative alla detenzione: la fuga dalla pena detentiva è frutto di un eccesso di clemenzialismo. Il giudice dell'esecuzione non può modificare la pena stabilita dal giudice della cognizione, altrimenti possiamo prendere il codice penale e buttarlo in un cestino.
Il fenomeno del sovraffollamento è legato al progressivo aumento dei detenuti stranieri, che negli istituti penitenziari del Nord del Paese raggiungono percentuali ben superiori a quelle dei detenuti italiani, confermando una correlazione fra l'immigrazione clandestina e i tassi di delittuosità. Non do i numeri, perché gli stessi sono riportati in tutte le mozioni. La relazione del Ministro della giustizia del maggio 2008 confermava questo tema, affermando testualmente che il fenomeno del sovraffollamento delle carceri è in larga misura connesso al progressivo aumento dei detenuti stranieri. La relazione del Ministro della giustizia aggiungeva inoltre che non vanno ignorate le relazioni causali esistenti tra l'incremento della criminalità straniera e la sperequazione in termini di severità e di certezza della pena, rilevabile nel rapporto comparativo fra le situazioni esistenti nel nostro e negli altri Paesi della comunità internazionale. Tradotto in termini molto semplici: i criminali stranieri si guardano attorno e capiscono che, venendo in questo Paese, si può delinquere e si ha la certezza di non andare incontro ad una pena detentiva in carcere e ad una certezza della pena che, in questo Paese, è più incertezza che certezza.
I recenti episodi di Milano confermano che questa deve essere la direzione: gli stranieri condannati per gravi episodi di guerriglia urbana devono essere espulsi, devono andarsene da questo territorio, non meritano alcuna forma di tolleranza o di integrazione. Non siamo disposti a parlare di nessuna forma di circuito penitenziario differenziato per gli extracomunitari.
Il Ministro della giustizia, nella sua relazione sull'Amministrazione della giustizia per il 2010, illustrata poche settimane fa, ha dichiarato testualmente: «Il mio obiettivo è quello di ottenere il trasferimento dei detenuti stranieri nei loro Paesi d'origine». (Applausi dal Gruppo LNP).Noi concordiamo pienamente con il signor Ministro della giustizia: i detenuti stranieri devono tornare nei loro Paesi d'origine a scontare la pena per il reato commesso nel nostro territorio.
Infine, per quanto riguarda la sanità penitenziaria, da giugno 2008, come sapete, sono state trasferite al Servizio sanitario nazionale tutte le funzioni sanitarie prima svolte dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Il provvedimento che ha trasferito al Servizio sanitario nazionale queste funzioni ha disposto, in particolare, a favore del servizio stesso per il funzionamento della medicina penitenziaria, una serie di risorse, distribuite tra il 2008, il 2009 e il 2010. Al tempo stesso, tale provvedimento ha affidato alle Regioni gli interventi che devono essere attuati attraverso una serie di principi definiti da linee guida.
Con la nostra mozione noi chiediamo che sia promossa l'attivazione di un sistema permanente di monitoraggio sull'attuazione del trasferimento delle risorse e sull'adeguatezza delle stesse in rapporto alla dislocazione territoriale delle strutture carcerarie, al fine di evitare che eventuali disavanzi gestionali siano posti a carico delle Regioni territorialmente competenti.
Infine, Presidente, vorrei ricordare brevemente gli impegni che chiediamo al Governo. In primo luogo chiediamo di continuare a sviluppare la politica di sottoscrizione di accordi bilaterali con i Paesi dai quali provengono i flussi migratori, al fine di far scontare la pena ai detenuti stranieri nei loro Paesi di origine. In secondo luogo, ricordo la sanità penitenziaria, questione che ho appena illustrato, ed infine la realizzazione del piano carceri in sinergia con il federalismo demaniale. (Applausi dal Gruppo LNP e dei senatori Benedetti Valentini e Saltamartini).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Fleres per illustrare la mozione n. 236.
FLERES (PdL). Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, «perché ogni pena non sia una violenza di uno o di molti contro un privato, deve essere essenzialmente pubblica, pronta, necessaria, la minima delle possibili nelle date circostanze, proporzionata ai delitti, dettata dalle leggi». La definizione è di Cesare Beccaria e riassume in modo esemplare ciò che deve essere una pena in un Paese civile. Essa evidenzia come la stessa non debba essere uno strumento per «raddoppiare, con un altro male, il male prodotto dal delitto commesso», ma uno strumento per impedire che al male già arrecato se ne possa aggiungere un altro, ad opera dello stesso criminale o di qualcuno che dalla impunità di chi delinque potrebbe essere incoraggiato. La pena, quindi, lungi dall'essere la rivisitazione di una forma tribale di vendetta, deve essere vista come una difesa, un mezzo di prevenzione sociale e di recupero di chi sbaglia.
Da allora, l'attenzione per le condizioni dei carcerati, le disquisizioni sulla natura e la funzione della pena sono state una costante presenza nel dibattito etico e politico delle società liberali europee e più volte il Parlamento italiano si è soffermato ad approfondire i vari aspetti che la questione presenta. Non a caso, l'Assemblea Costituente volle affermare, nell'articolo 27, terzo comma, della Carta costituzionale italiana, una concezione in armonia con il principio della non afflittività della pena ove recita: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».
Non può certo dirsi, però, che tale principio costituzionale abbia avuto immediata e piena attuazione. Le difficoltà non sono mai mancate. Le condizioni delle carceri in Italia, infatti, sono state, dal dopoguerra ad oggi, troppo spesso considerate non adeguate a rendere concreto il dettato costituzionale. Circa 65.000, reclusi a fronte di una capienza carceraria di 43.000, costituiscono dati che si commentano da soli.
L'attuale sovraffollamento, (di cui la mozione del PdL, anche nella riformulazione già depositata, dà atto nel dettaglio) unitamente alla carenza di personale, alla insufficiente dotazione infrastrutturale, ad un'assistenza sanitaria non in linea con gli standard europei, ad una giustizia insopportabilmente lenta ed alla disomogenea e talvolta assente offerta educativa e lavorativa, non può che aver ulteriormente aggravato una condizione già di per sé assai complessa e difficile. È grave, onorevoli colleghi, dover assistere al continuo aumento dei morti in carcere, conoscere i motivi e non riuscire ad intervenire per tempo.
Bisogna inoltre considerare che un detenuto che abbia finito di scontare la sua pena e che sia tornato in libertà, in un contesto sociale nel quale il reperimento di un lavoro è già difficile anche per chi non deve portare il peso aggiuntivo della fortissima diffidenza che quasi sempre accompagna un ex galeotto, rischia di restare un disoccupato permanente, anche se provvisto della migliore buona volontà. In una tale situazione egli resta facile preda del circuito criminale in cui sempre più spesso purtroppo ritorna, soprattutto se l'azione carceraria di rieducazione è stata assente o insufficiente.
A questi aspetti di carattere generale oggi purtroppo se ne sommano altri a cui è necessario offrire una prospettiva risolutoria. Mi riferisco ad un'altissima presenza di stranieri, quasi del tutto privi di una specifica progettualità di recupero e di quel minimo di conforto e di assistenza familiare di cui nessuna persona può fare a meno. Mi riferisco ad un'altissima percentuale di tossicodipendenti, per i quali sarebbe più opportuno un altro modello di pena; ai reclusi in attesa di giudizio, soprattutto a quelli che attendono una sentenza di primo grado e che abbiamo il dovere di considerare, se non colti in flagranza di reato, potenzialmente innocenti. Mi riferisco ancora ai malati di mente e agli alcolisti, verso i quali, come per i tossicodipendenti, sarebbe necessario un protocollo detentivo più attento ed efficace, così come pure per quelli affetti da HIV.
Onorevoli colleghi, onorevole Presidente, onorevole Sottosegretario, nella mozione presentata dal PdL, oltre ad una analisi cruda della situazione penitenziaria italiana - che non credo giovi a nessuno nascondere - si vuole indicare una strada che con interventi di breve o di medio termine possa riportare le carceri italiane a livelli accettabili di vivibilità, ma soprattutto di recupero, pari a quelli della media degli altri Paesi dell'Unione, riducendo altresì le occasioni che purtroppo nel recente passato hanno visto l'aumento dei fenomeni di suicidio, di violenza, di scontro tra reclusi e guardie, di cui quest'Assemblea si è più volte occupata.
Il tempo è tiranno, dunque mi limiterò a richiamare alcuni dei punti più importanti del testo, quelli che potremmo considerare i più significativi: la riforma del sistema carcerario, che limiti il ricorso alla detenzione intramuraria ai casi che destano maggiore allarme e ai reati più gravi o ai recidivi; la revisione dei presupposti legittimanti l'adozione della misura della custodia cautelare, limitandone l'applicazione ai casi più preoccupanti; il potenziamento degli strumenti alternativi al carcere; la sottoscrizione di protocolli internazionali, che prevedano l'espiazione delle pene nei Paesi di origine dei condannati, salvo specifiche controindicazioni legate alla garanzia del rispetto dei diritti umani; il varo di politiche di formazione ed avviamento al lavoro dipendente e autonomo; la creazione di strutture apposite per detenute con prole, così da scongiurare il drammatico fenomeno dei bambini dietro le sbarre.
Ancora, la creazione di reparti penitenziari in almeno un ospedale per provincia, che farebbe risparmiare personale e renderebbe più agevole l'assistenza sia in termini di qualità sia di tempismo; l'adeguamento delle carceri esistenti, la chiusura di quelle non più rispondenti ad una corretta esecuzione della pena e la realizzazione di nuove strutture; la realizzazione di carceri nuove anche attraverso il sistema del project financing; l'adeguamento degli organici degli agenti di custodia e del personale di educazione e di assistenza; l'applicazione piena della territorialità della pena; l'adeguamento della magistratura di sorveglianza.
Siamo consapevoli che la situazione è grave; siamo consapevoli che la pena per chi ha commesso un crimine è la privazione della libertà, ma siamo altrettanto consapevoli che, oltre che della libertà, il recluso non possa e non debba essere privato della dignità, né della speranza di poter ricominciare, questa volta dalla parte giusta. Siamo consapevoli che la pena del recluso non possa essere estesa ai suoi familiari innocenti.
Gli interventi segnalati nella mozione, a nostro avviso, sono quelli più urgenti e significativi e per questo siamo convinti che il Governo, come ha già dimostrato, in altre circostanze, saprà farsene carico nel più breve tempo possibile nell'interesse dello Stato e di tutti i cittadini, colpevoli o innocenti che siano.
Una riforma del sistema carcerario, capace di garantire maggiore efficacia alla pena, intesa come azione di recupero e reinserimento, costituisce un obiettivo che non può essere mancato non solo per migliorare la condizione dei reclusi, ma anche per elevare il grado di sicurezza della nostra società.
Ogni recluso recuperato alla legalità è un successo dello Stato contro la criminalità, ma anche contro la miseria, di cui la criminalità si giova per reclutare i suoi uomini. Ogni recuperato alla legalità è un rischio in meno per ogni cittadino libero. Bastano alcuni dati per comprovare questa tesi: l'85 per cento dei reclusi verso i quali è stato possibile adottare procedure trattamentali adeguate non torna a delinquere; l'85 per cento dei reclusi che in carcere non ha studiato o non ha lavorato torna a delinquere, torna a costituire un pericolo per la civiltà e per l'ordine sociale.
Un'ultima considerazione: ogni recluso costa allo Stato dai 70.000 ai 100.000 euro l'anno. Un posto di lavoro costruito durante la detenzione, come dimostra il virtuoso esempio della Sicilia, costa 25.000 euro. In Sicilia, degli 80 reclusi che hanno avuto l'opportunità di avviare un'attività lavorativa autonoma in carcere e di proseguirla una volta scontata la pena, nessuno è tornato a delinquere. Dunque, è nella dignità della detenzione e nella sua capacità di recuperare alla legalità ed al lavoro il recluso che si deve cercare la soluzione, non solo per costruire un carcere migliore ma soprattutto per costruire cittadini migliori ed una società migliore e più sicura.
Quello di oggi è un primo passo, ma certamente non può essere l'atto ultimo, se è vero, come è vero, che sicurezza è sì repressione del crimine, ma è anche e soprattutto prevenzione ed assistenza verso i settori più deboli della società.
Sono convinto che, attorno a questi temi, almeno per quanto riguarda gli aspetti generali, non ci si possa dividere, così come sono certo che il Governo saprà cogliere nel dibattito di oggi e nelle proposte che ne scaturiranno elementi significativi per un'azione complessiva, che non può più essere rinviata se non vogliamo correre il rischio che le nostre carceri piuttosto che luoghi di detenzione e di rieducazione diventino luoghi di odio e vendetta incompatibili con i valori fondanti della nostra democrazia e della nostra Costituzione. (Applausi dai Gruppi PdL e PD).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la senatore Bugnano per illustrare la mozione n. 238.
BUGNANO (IdV). Signor Presidente, il tema che oggi trattiamo con queste mozioni è di assoluta attualità. Proprio oggi infatti sono state riportate da dispacci Ansa le dichiarazioni di un sindacato di polizia penitenziaria in cui si evidenzia la forte preoccupazione che si è venuta a creare - anche, ma non solo - intorno alla questione della Protezione civile Spa, cui si voleva affidare la realizzazione del piano carceri. Questo sindacato esprime anche una grande preoccupazione e una particolare insoddisfazione rispetto al fatto che, anziché adottare provvedimenti che siano incisivi e avviare quelle riforme che il sistema penitenziario richiede ormai da tanto tempo, si pensi a soluzioni che, in realtà, nulla hanno a che vedere con una reale volontà di risolvere il problema dei nostri penitenziari e, ovviamente, di coloro che sono al loro interno.
È già stato detto, ma voglio ricordarlo, che, secondo tutti i dati che abbiamo a disposizione, ormai i detenuti hanno raggiunto un numero di quasi 67.000 persone, a fronte di poco più di 43.000 posti nelle nostre carceri. Inoltre, i detenuti stranieri hanno raggiunto il numero più alto mai stato registrato in Italia.
Quest'ultimo dato non è certo trascurabile ed è dovuto soprattutto ad un effetto noto come della cosiddetta porta girevole, dal momento che migliaia di cittadini extracomunitari vengono sistematicamente arrestati perché privi di documenti e altrettanto rapidamente rilasciati, con un meccanismo imposto dalle leggi (e, da ultimo, voglio ricordare il cosiddetto pacchetto sicurezza): un meccanismo tanto oneroso quanto inutile.
Esistono 34 istituti penitenziari in Italia, che ospitano più del doppio delle persone previste, mentre 171 penitenziari accolgono più persone di quanto la capienza regolamentare consenta. Quindi, il sovraffollamento è un problema di tutta evidenza.
Signor Sottosegretario, il sovraffollamento non è un problema solo di numeri ma rappresenta, innanzitutto, una questione di legalità; nulla infatti è più disastroso che far vivere chi già non ha recepito il senso di legalità e ha commesso reati in una situazione di palese non corrispondenza tra quanto normativamente definito e quanto attuato in pratica e vissuto quotidianamente dai detenuti e, naturalmente, dagli operatori del settore.
Voglio ricordare (non mi pare che tale dato sia stato ricordato in altri interventi, ma lo ritengo significativo) che non molti mesi fa la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia a risarcire con 1000 euro un detenuto costretto a stare per due mesi e mezzo in una cella sovraffollata. Ovviamente si tratta di una pena simbolica, ma mette in evidenza una realtà terribile. È stato calcolato, infatti, che ciascun detenuto abbia mediamente a disposizione, nelle carceri italiane, meno di tre metri quadrati di spazio, ben al di sotto dei sette metri stabiliti dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura. Ovvero, se vogliamo leggere questo dato in modo semplicistico, i detenuti nelle nostre carceri sono sottoposti a un regime di tortura.
Ciò significa che, normalmente, una cella che dovrebbe ospitare tre detenuti oggi ne ospita, in media, circa nove. È evidente che questa situazione non può ritenersi compatibile con l'articolo 27 della nostra Costituzione, che sancisce che l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva e, soprattutto, che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
L'Unione europea si fonda sui diritti dell'uomo, delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto. La Carta dei diritti fondamentali sancisce tutti i diritti dei cittadini dell'Unione europea. È evidente, quindi, che il nostro sistema carcerario, così come è oggi, è assolutamente in violazione di questi diritti.
Non possiamo poi dimenticare che sempre la nostra Costituzione ci rassegna un altro principio importante: che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Tale indiscutibile principio di carattere finalistico ed educativo non può identificarsi solo con il pentimento interiore, ma deve intendersi come concetto di relazione rapportabile alla vita sociale e che presuppone un ritorno del soggetto, prima o poi, nella comunità esterna. Rieducare il condannato significa riattivare il rispetto dei valori fondamentali, del giusto rapporto con gli altri e deve intendersi come sinonimo di recupero sociale e di reinserimento sociale.
Questo è un aspetto. Vi è poi un altro aspetto, che è ovviamente critico per il nostro sistema penitenziario: la gravissima carenza dell'organico del corpo di polizia penitenziaria. Questa situazione, ovviamente, riguarda anche (come già stato ricordato) il personale addetto al trattamento e alla rieducazione dei detenuti.
La legge finanziaria per il 2010 ha abolito il blocco del turnover per le forze di polizia, consentendo nei prossimi tre anni l'assunzione di 1.800 agenti. Ovviamente, in questo modo non vi saranno effetti positivi per l'incremento di organico, tenuto conto che si stima che nello stesso periodo andranno in pensione almeno 2400 agenti di polizia penitenziaria, con un risultato complessivamente negativo.
In ultimo, ma non per importanza, il problema della realizzazione di nuovi istituti penitenziari. In sede di conversione del decreto-legge n. 195 del 2009 per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella Regione Campania è stata prevista l'introduzione, nel provvedimento di urgenza, di una disposizione con la quale si affida - ma forse faccio meglio ad usare il termine si affidava, visto che è notizia di oggi che il decreto sulla Protezione civile Spa dovrebbe essere ritirato - alla Protezione civile Spa un ruolo importante, anche se improprio rispetto alla natura del sistema di protezione civile, in riferimento proprio all'edilizia penitenziaria.
Del piano carceri questo Governo, il ministro Alfano, che è venuto anche a riferire in Parlamento, ne hanno parlato più volte, sin dal novembre 2008. Nel gennaio 2009 - quindi è passato di nuovo oltre un anno - il Consiglio dei ministri annunciava il via libera al piano, ma ancora a fine febbraio veniva reso noto solo un programma di massima e, in ogni caso, i detenuti aumentavano di mese in mese. Poi abbiamo avuto altri annunci dello stesso tenore a maggio, a giugno, ad agosto: insomma, ogni mese, il Governo, nella persona del ministro Alfano, ci annunciava la realizzazione imminente del piano carceri e, ancora il 3 dicembre, il Ministro annunciava che il piano sarebbe approdato in Consiglio dei Ministri. Oggi, purtroppo, siamo a parlare del tema delle carceri in Italia e ancora di questo piano carceri non abbiamo visto alcuna realizzazione.
Signor Presidente, mi avvio alla conclusione, ricordando brevemente che cosa il Gruppo dell'Italia dei Valori in questa mozione richiede al Governo come impegno: anzitutto, che esso informi il Parlamento sugli esiti dell'annunciato progetto di recupero e razionalizzazione delle risorse umane esistenti; che si impegni a reperire le necessarie risorse finanziarie per salvaguardare i livelli retributivi degli operatori della giustizia e del settore carcerario, nonché per l'edilizia penitenziaria; che si impegni ad incoraggiare un significativo miglioramento della qualità di preparazione del personale penitenziario adibito alla custodia a qualsiasi livello gerarchico; infine, che si impegni ad assumere iniziative per lo stanziamento di fondi utili e necessari a completare l'organico degli operatori, compresi psicologi ed educatori, previsti peraltro dalla pianta organica attualmente vigente presso il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. (Applausi dal Gruppo IdV).
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato l'ordine del giorno G1, a firma del senatore Di Giovan Paolo ed altri.
Apprezzate le circostanze, rinvio il seguito della discussione delle mozioni in titolo ad altra seduta.
Ordine del giorno
per le sedute di mercoledì 17 febbraio 2010
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi mercoledì 17 febbraio, in due sedute pubbliche, la prima alle ore 9 e la seconda alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:
I. Informativa del Ministro dello sviluppo economico sullo stabilimento FIAT di Termini Imerese ore 9.00
II. Seguito della discussione di mozioni sulla situazione carceraria ore 16.30
La seduta è tolta (ore 20).
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