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Sign for Aiutaci a garantire l'effettiva applicazione dell'art. 27 Cost.(funzione rieducativa della pena)

Mercoledi',23 Marzo 2011: interrogazioni per l'assunzione degli educatori penitenziari

Mercoledi',23 Marzo 2011,

(rinvio del 16 Marzo 2011)

in commissione giustizia discussione delle interrogazioni orali per l'assunzione degli educatori penitenziari.


5-04298 Cassinelli: Sull’iter del concorso pubblico per educatore penitenziario


5-04314 Ferranti: Questioni relative all’assunzione dei vincitori del concorso per educatore penitenziario




Per leggere il testo delle interrogazioni vai su news giornaliere o etichetta interrogazioni parlamentari




Carceri:necessario assumere educatori,assistenti e psicologi.

26 agosto 2010



Giustizia: Bernardini (Radicali); basta morti in carcere, varare in fretta misure deflattive



“Il tempo dell’illegalità e dell’inciviltà carceraria italiana è scandito ad un ritmo impressionante dalle morti, dai suicidi. Dico al Governo e ai miei colleghi parlamentari che così numerosi hanno partecipato all’iniziativa del Ferragosto in carcere, che occorre fare in fretta a varare, intanto, misure adeguate a decongestionare la sovrappopolazione carceraria”. Lo afferma Rita Bernardini, deputata Radicale, membro della Commissione Giustizia della Camera, dopo la morte di un detenuto a Sulmona. “Il disegno di legge Alfano - così come svuotato dalla Commissione Giustizia della Camera - non serve a spegnere l’incendio di disperazione e di morte che sta divampando - prosegue.Affidare infatti ai Tribunali di sorveglianza la valutazione della pericolosità sociale e l’idoneità del domicilio per consentire di scontare ai domiciliari pene residue sotto i 12 mesi, significa paralizzare tutto: la valutazione arriverà troppo tardi! Si dia ai direttori degli istituti penitenziari questo compito che saprebbero fare meglio e più in fretta dei magistrati di sorveglianza. Ridimensionata almeno un po’ la popolazione detenuta, occorre immediatamente riformare il sistema come previsto dalle mozioni approvate in gennaio dalle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama a partire dallo stop all’uso indiscriminato della carcerazione preventiva e alla depenalizzazione dei reati minori, per arrivare alle misure e pene alternative che si rivelano molto più efficaci del carcere ai fini della rieducazione e del reinserimento sociale, all’adeguamento degli organici penitenziari (agenti, educatori, psicologi, assistenti sociali), alle possibilità di lavoro per i detenuti, agli istituti di custodia attenuata dove i tossicodipendenti possano curarsi”.





5 luglio 2010





Carceri: Favi, "Bene Tg2, condizioni indegne per detenuti e lavoratori"



Dichiarazione di Sandro Favi responsabile Carceri del Partito Democratico



L’inchiesta del Tg2 sulla drammatica situazione delle nostre carceri evidenzia ciò che il Partito Democratico denuncia da mesi, e cioè condizioni di vita per i detenuti e per i lavoratori penitenziari del tutto indegne. Quelle viste all’Ucciardone sono situazioni che in realtà riguardano la stragrande maggioranza delle carceri italiane. Le morti in carcere e gli atti di autolesionismo sono segnali inequivocabili: occorre attuare da subito politiche penitenziarie che decongestionino gli istituti. È assolutamente necessario investire sulle misure alternative alla detenzione e sull’aumento di agenti di polizia penitenziaria, di educatori, di assistenti sociali e psicologi.



Finora il ministro Alfano e il direttore delle carceri Ionta hanno saputo solo ipotizzare un piano carceri che avrà lunghissimi tempi di realizzazione e che non inciderà minimamente per un miglioramento della situazione nell’immediato.



Così non va.









Lettere: senza assunzione personale educativo il ddl Alfano è inutile





Comunicato stampa, 29 maggio 2010





Ai deputati di commissione bilancio



e giustizia camera









Al sottosegretario



On. Caliendo









Al sottosegretario



On. Giorgetti Alberti







Egregi Onorevoli,



dopo aver appreso la notizia sul parere negativo della Commissione Bilancio sugli artt. 2 quater e 2 sexies del Ddl Alfano questo Comitato ritiene necessario porre alla Vostra attenzione alcune osservazioni. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru 2.060 svuoterebbe di significato il Ddl Alfano riducendolo ad una imago sine re.



L’investimento in risorse umane è propedeutico alla concreta materializzazione della normativa contenuta nel provvedimento. Secondo quanto enunciato dall’art. 1 comma 3 del Ddl. il magistrato di sorveglianza decide sulla base della relazione inviatagli dall’istituto penitenziario.



Alla luce della normativa penitenziaria è l’educatore colui che osserva il comportamento del detenuto e provvede alla stesura della relazione di sintesi, cioè di quella relazione di cui si servirà il magistrato di sorveglianza per la decisione finale sulla misura alternativa.



Senza l’incremento di ulteriori unità di personale pedagogico la situazione del sovraffollamento carcerario non potrà mai essere risolta né tantomeno potrà trovare risoluzione la drammatica condizione in cui versano le carceri italiane.



Pochi educatori significa poche relazioni da inviare al magistrato di sorveglianza. Pochi educatori significa impossibilità di fare il trattamento. Pochi educatori significa stasi della concessione di misure alternative. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru creerebbe un vero e proprio effetto boomerang che provocherebbe la totale paralisi del Ddl Alfano.



La Commissione Giustizia dopo aver preso atto della grave situazione di disagio in cui versano le carceri italiani ha dato voce all’articolo 27 della Costituzione decidendo di investire su quello che già nel Settecento Beccaria definiva “il più sicuro mezzo di prevenire i delitti” ossia l’educazione.



L’approvazione dell’articolo aggiuntivo che esclude il Dap dalla riduzione della pianta organica e dal blocco delle assunzioni costituisce una vera e propria presa di coscienza dell’assunto secondo il quale non può esserci alcun miglioramento delle condizioni di detenzione senza l’investimento in risorse umane.



Si evidenzia inoltre che l’emendamento è già stato “riformulato” originariamente infatti prevedeva l’obbligo per il governo,dopo l’invio della relazione per l’adeguamento della pianta organica, di predisporre entro 2 mesi un piano straordinario di assunzioni.



La totale eliminazione di questo emendamento volto alla concreta applicazione della misura alternativa sulla quale questo Governo intende puntare per risolvere il dramma del pianeta carcere renderebbe inutile l’approvazione di un Ddl che non riuscirebbe mai ad essere attuato.



Ci sarebbe infatti una vera e propria antinomia tra norma e realtà. La realtà è che la situazione carceraria italiana è drammatica e preoccupante.



I continui suicidi in carcere sono da porre in relazione con le insopportabili condizioni di disagio in cui vivono i reclusi delle carceri italiane alla carenza di trattamento e attività rieducative e alla mancata assistenza psicologica dovuta alla cronica carenza di personale educativo



Ebbene, l’Italia, Paese democratico, è stata condannata dalla Cedu per trattamento degradante e disumano. A tale situazione va data una risposta concreta, soprattutto se si considera che il bilancio dello stato potrebbe essere aggravato dalle condanne della Cedu (Sic!).



Inoltre non si comprende come la crisi riguardi solo le risorse umane e non anche lo stanziamento dei fondi per l’edilizia penitenziaria ,infatti, una volta costruite nuove carceri queste rimarranno inutilizzate (Sic!) Un esempio è fornito dal carcere di Agrigento e dal carcere di Rieti, a Pinerolo inoltre, c’è un carcere vuoto da 10 anni ma è già stata individuata un’area per costruir un nuovo carcere (fonte Girodivite).



Per un provvedimento importante, come quello in esame, che punta sulla rieducazione e sul recupero del reo, occorre assumersi delle responsabilità serie, perché l’incremento del personale pedagogico rappresenta il sine qua non della correlazione legge - realtà.



Ancora una volta si evidenzia inoltre che il “decantato” vulnus di copertura finanziaria può essere sanato attingendo dai fondi della Cassa delle Ammende che secondo quanto disposto dall’art 129 III comma del Dpr 30 giugno 2000, n. 230, devono essere destinati ai programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale dei detenuti e degli internati anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione”e non all’edilizia penitenziaria (Sic!) . Qualora il Governo non intenda attingere i fondi necessari dalla cassa delle Ammende potrebbe ricavarli dai fondi del Fug, visto che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato il decreto che assegna per la prima volta le quote delle risorse sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati al Fondo Unico Giustizia (Fug), nella misura del 50 per cento al Ministero dell’Interno e del 50 per cento al Ministero della Giustizia. Attingendo i fondi o dalla cassa delle Ammende o dal Fug non vi sarebbe alcun onere aggiuntivo in quanto gli stessi sono già previsti in bilancio.



Per le ragioni suesposte riteniamo che l’emendamento presentato dall’On. Donatella Ferranti e Schirru sia una vera proposta “bipartisan” che deve, necessariamente,trovare accoglimento così come è stato approvato in Commissione Giustizia.



Riteniamo altresì che il governo, dopo aver provveduto all’adeguamento della pianta organica anche in relazione alla popolazione detenuta ( quasi 70mila detenuti) debba predisporre un piano straordinario di assunzioni di educatori penitenziari da attingersi dalla vigente graduatoria del concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di Educatore, Area C, posizione economica C1, indetto con Pdg 21 novembre 2003.



Una scelta in tal senso rappresenterebbe la chiave di volta per un chiaro e ben preciso impegno di responsabilità affinché la drammatica situazione che affligge il pianeta carcere possa finalmente essere risolta. Per tali ragioni auspichiamo che tutta la commissione bilancio della camera e il sottosegretario Alberto Giorgetti facciano una seria e proficua riflessione riconoscendo l’importanza ai fini dell’attuazione del Ddl in esame dell’emendamento Schirru 2.060.





FERRANTI SU DDL CARCERI,OTTENUTO ANCHE AMPLIAMENTO ORGANICO EDUCATORI PENITENZIARI.

Donatella Ferranti,PD:piano programmato di assunzioni del personale degli educatori.

Governo favorevole a emendamenti Pd per potenziamento personale penitenziario:piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi.


18 maggio 2010


La commissione Giustizia della Camera ha cominciato a votare gli emendamenti presentati al ddl carceri e il Governo ha dato parere favorevole alle proposte di modifica del Pd che prevedevano il potenziamento del personale civile e amministrativo penitenziario (psicologi, educatori, ecc) e l’adeguamento delle piante organiche di carabinieri e polizia in funzione del nuovo impegno che dovranno svolgere per vigilare sui detenuti che trascorreranno agli arresti domiciliari l’ultimo periodo della loro detenzione. Il capogruppo del Pd in commissione giustizia, Donatella Ferranti, ha espresso soddisfazione per questo parere favorevole del Governo augurandosi che alla fine l’emendamento venga approvato.



Pd: nostre proposte sono su linea indicata da Napolitano

“Il Pd è pronto” a rispondere al monito del presidente della Repubblica sulla necessità di risolvere il sovraffollamento delle carceri e “a fare la propria parte”. Per questo, annuncia Sandro Favi, responsabile Carceri dei democratici, “nei prossimi giorni il nostro partito presenterà proposte su questi temi, in un quadro di sistema e in continuità e sviluppo delle mozioni approvate dal Parlamento già nei primi mesi di quest`anno”.

“Proporremo - spiega Favi - che si proceda alla revisione del codice penale, che vengano riviste le norme che determinano l`alta incidenza di imputati in custodia cautelare in carcere e quelle sul trattamento penale dei tossicodipendenti, che siano ampliate le opportunità di accesso alle misure alternative alla detenzione. Chiederemo inoltre al Governo - prosegue - un piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, nonché gli indispensabili stanziamenti ed investimenti per ripristinare la corretta funzionalità ed operatività dei servizi e delle strutture”.

“Il Partito Democratico - conclude l’esponente del Pd - rinnova la stima e la fiducia degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria e l`apprezzamento verso i dirigenti dell`Amministrazione penitenziaria, verso le professionalità socio-educative, sanitarie, amministrative e tecniche che, in questa fase difficile, dimostrano il proprio impegno con alto senso di umanità e qualificate competenze”.

Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"

Carceri: Pd, "Testo migliorato in commissione, ma serve uno sforzo in più" Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"

“Lo stralcio della messa in prova consentirà di esaminare rapidamente il provvedimento sulla detenzione domiciliare”. Lo dichiara la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti facendo notare come ‘la messa in prova non riguardava la popolazione carceraria e quindi non avrebbe avuto effetti sul grave stato di sovraffollamento delle carceri italiane. In ogni caso – sottolinea la democratica – il voto di oggi conferma il nostro giudizio negativo sul testo uscito dal consiglio dei ministri che era confuso ed inefficace anche perché privo di qualsiasi copertura finanziaria. Stiamo adesso valutando se aderire o meno alla richiesta di un voto in sede legislativa sul testo modificato nel corso dei lavori in commissione. La nostra disponibilità dipenderà anche dall’atteggiamento della maggioranza sulle nostre ulteriori proposte di modifica. In particolare: la tutela delle vittime di violenza domestica, il rafforzamento del personale di polizia (non solo quella penitenziaria) e del personale del comparto civile dell’amministrazione penitenziaria(educatori e psicologi)”.


Proposta emendativa 8.01.


Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:


«Art. 8-bis. - 1. Entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Ministro della Giustizia, sentiti i Ministri dell'interno e della funzione pubblica, riferisce alle competenti Commissioni parlamentari in merito alle necessità di adeguamento numerico e professionale della pianta organica del Corpo di Polizia penitenziaria e del personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria anche in relazione all'entità numerica della popolazione carceraria e al numero dei posti esistenti e programmati.

2. A tal fine il Governo presenta al Parlamento entro i successivi novanta giorni un apposito piano straordinario di assunzioni di nuove unità specificandone i tempi di attuazione e le modalità di finanziamento.».
Ferranti Donatella, Schirru Amalia, Samperi Marilena, Amici Sesa



Proposta emendativa 8.03.

Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:


«Art. 8-bis. - 1. Al comma 8-quinquies, della legge n. 26 del 2010, dopo le parole Il Corpo della Polizia penitenziaria, sono inserite le seguenti il personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria,».
Schirru Amalia, Ferranti Donatella, Samperi Marilena, Amici Sesa



28-04-10


Dopo l'ennesimo suicidio in carcere (23 dall'inizio dell'anno), nel penitenziario di Castrogno, a Teramo, il parlamentare dell'IdV, Augusto Di Stanislao, ribadisce la necessita' di interventi diretti ed immediati da parte del Governo. ''Non e' piu' ammissibile - afferma il deputato IdV - una tale situazione di completa incapacita' da parte del Governo di affrontare concretamente le problematiche delle carceri in Italia''. Di Stanislao ricorda che ''dopo varie visite presso il carcere di Castrogno e altrettante interrogazioni ad Alfano, dopo una mozione a mia prima firma approvata all'unanimita', con la quale anche la maggioranza si e' impegnata in una serie di iniziative atte a risollevare una drammatica realta' focalizzando l'attenzione sul sovraffollamento e sulla carenza di personale penitenziario e di educatori, dopo l'annuncio dell'emergenza carceri di Alfano e del fantomatico piano carceri, dopo continue denunce e sollecitazioni dei sindacati sulla necessita' di intervenire sulle strutture, sugli organici, siamo ancora di fronte ad una situazione insostenibile e all'emergenza soluzioni''. ''Ho presentato da tempo - conclude Di Stanislao - una proposta di legge per istituire una Commissione d'inchiesta parlamentare sulla situazione delle carceri in Italia che, ora piu' che mai, diventa fondamentale per dare risposte e soluzioni ai molteplici problemi e disagi dell'intero mondo penitenziario''.




Di Stanislao:il ministro tace sulle assunzioni degli educatori,riferisca in parlamento.

“E’ giusta l’assunzione di 2.000 agenti così come evidenziato da Sarno, Segretario generale Uil Pa Penitenziari, per garantire il turnover e quindi supplire la carenza del personale di polizia penitenziaria, ma vi è una colpevole dimenticanza da parte del Ministro quando tace sulla necessità di garantire la presenza degli educatori così come previsto nella Mozione IdV approvata all’unanimità dal Parlamento.” Queste le parole dell’On. Di Stanislao che prosegue: “Non vorremmo che questo impegno del Ministro si focalizzi esclusivamente sull’edilizia carceraria e altresì non vorremmo che dietro la parola magica “stato di emergenza” si celi il grimaldello per ridare vita ad una ” Carceri d’oro 2″ che in barba alla procedure di appalti e alla trasparenza abbiano buon gioco, piuttosto che la pubblica utilità e l’urgenza, i furbetti delle sponsorizzazioni. Si segnala al Ministro, nel frattempo, che in Italia vi sono 40 penitenziari incompiuti ed inutilizzati in un Paese che ne ha 171 in tutto e nel Piano Carceri presentato non c’è cenno di recupero di questo patrimonio. Chiedo che il Ministro venga, così come richiesto in Aula, a riferire in Parlamento sugli impegni presi in relazione ai tempi e modi e risorse da impiegare. Nel frattempo con due distinte interrogazioni chiedo al Ministro quale modello di recupero intenda mettere in campo visto che non si parla assolutamente di assumere gli educatori e cosa intenda fare per i 40 penitenziari incompiuti.”


16 Marzo 2010:interrogazione a risposta in Commissione su assunzione idonei educatori penitenziari

Convocazione della II Commissione (Giustizia)

Martedì 16 marzo 2010

Ore 13.45

5-02550 Ferranti: In relazione all’assunzione di educatori penitenziari


Interrogazione a risposta in Commissione:

FERRANTI, MELIS, TIDEI e SAMPERI.



- Al Ministro della giustizia.

- Per sapere

- premesso che:

il 17 febbraio 2010 il Sottosegretario per la giustizia Caliendo è intervenuto in Senato sul tema dell'assunzione degli educatori penitenziari reclutati tramite il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di educatore, area C, posizione economica C1, indetto con PDG 21 novembre 2003;

nel corso della succitata seduta, il Sottosegretario Caliendo ha affermato che entro aprile 2010 saranno assunti in via definitiva tutti gli educatori che hannosuperato i precedenti concorsi, oltre ai 170 già assunti (anche se agli interroganti risulta che siano stati assunti 97 educatori);

in realtà, l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso era già programmata con l'indizione dello stesso nel 2003, per il quale il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria già disponeva dei fondi necessari;

lo stesso Ministro interrogato, onorevole Alfano, aveva riconosciuto l'improcrastinabilità e l'urgenza di assumere più unità di educatori quando, il 12 gennaio 2010, furono approvate alla Camera le mozioni sui problemi del carcere presentate da vari gruppi parlamentari;a fronte di una popolazione carceraria di 67.000 unità, il rapporto educatore/detenuto è di circa 1 a 1.000, cosa che rende in pratica impossibile lo svolgimento di qualsivoglia progetto rieducativo impedendo il corretto reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, così come previsto nel dettato costituzionale;

non avendo il Ministro interrogato ancora proceduto all'assunzione di ulteriori unità degli educatori, limitandosi a rimandare la questione ad un futuro confronto in merito con i Ministri Tremonti e Brunetta, sarebbe auspicabile ed urgente un rapido avvio della procedura di assunzione di educatori, almeno per completare la già esigua pianta organica, ulteriormente ridotta di circa 400 unità dal decreto legislativo n. 150 del 2009

se non ritenga opportuno procedere celermente all'assunzione di educatori attingendo dalla vigente graduatoria degli idonei risultante dal concorso pubblico a 397 posti di cui in premessa, al contempo prorogando la validità della stessa per almeno un quinquennio, al fine di permetterne lo scorrimento graduale per compensare il turn-over pensionistico, evitando l'indizione di nuovi concorsi che comporterebbe ulteriori oneri finanziari.

(5-02550)


Risposta all'interrogazione di Donatella Ferranti:dal 2011 assunzioni degli idonei educatori concorso,il comitato vigilera'.

Nel rispondere agli On. interroganti ritengo opportuno segnalare che il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo di "Educatore", Area C, posizione economica C1, dell'Amministrazione Penitenziaria, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16.4.2004 - IV serie speciale e si è concluso in data 9 luglio 2008.La graduatoria definitiva, immediatamente dopo l'approvazione del Direttore Generale con provvedimento dell'11 luglio 2008, è stata trasmessa all'Ufficio centrale per il bilancio per l'apposizione del visto di controllo.Nell'anno 2009, in ragione dell'entità dei fondi stanziati ai sensi dell'articolo 1, comma 346, della Legge 24.12.2007 n. 244, è stato possibile procedere all'assunzione dei primi 103 vincitori del predetto concorso a 397 posti.Quanto alle restanti 294 unità, la competente Direzione Generale di questa amministrazione ha già programmato il relativo piano di assunzione ricorrendo, per la copertura degli originari 397 posti a concorso, allo scorrimento della graduatoria, ai sensi dell'art. 15, co. 7, DPR n. 487/99 e successive integrazioni e modificazioni.I nuovi educatori - alcuni dei quali individuati tra i candidati idonei, ma non vincitori del concorso, attese le 12 defezioni intervenute per rinunce, mancate stipule del contratto o dimissioni da parte degli aventi diritto - hanno infatti già scelto la sede di destinazione e, entro aprile del corrente anno, saranno formalmente assunti con firma del relativo contratto.Per quanto riguarda, invece, l'auspicata possibilità di procedere ad un ulteriore scorrimento della graduatoria oltre il numero dei posti originariamente messi a concorso, mi corre l'obbligo di segnalare che tale eventualità non rientra tra le ipotesi di cui all'art. 15, co. 7, del DPR n. 487/1994 e che pertanto, limitatamente all'anno in corso, non può essere attuata per mancato stanziamento dei fondi occorrenti.I fondi disponibili, infatti, sono stati impegnati sia per l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso per educatori, sia per l'assunzione degli idonei al concorso a 110 posti di contabile, a copertura dei posti previsti dal relativo bando ed in ragione delle gravi carenze riscontrate anche nell'area contabile.Dato atto di quanto sopra e, premesso che la validità delle graduatorie è indicata in tre anni dalla data della pubblicazione nei Bollettini ufficiali, faccio presente che, nel caso di specie, la validità della graduatoria del concorso a 397 posti è fissata al 31 maggio 2012 e che, pertanto, a partire dal prossimo anno, in presenza delle risorse economiche necessarie, potranno esservi le condizioni per procedere ad uno scorrimento della graduatoria, anche oltre il numero dei posti pubblicati.




24 febbraio 2010:

ordine del giorno su non riduzione organico educatori di Roberto Rao

La Camera,

premesso che

il provvedimento in esame prevede, all'esito del processo di riorganizzazione di cui all'articolo 74, del decreto legge n. 112 del 2008, un'ulteriore riduzione degli assetti organizzativi delle amministrazioni pubbliche ai fini del contenimento della spesa pubblica;

il comma 8-quinquies dell'articolo 2 individua le amministrazioni che non sono interessate dalle riduzioni descritte, tra cui il Corpo di Polizia Penitenziaria;


nonostante le difficoltà operative, la scarsezza di mezzi e personale risulta, inopinatamente escluso da tale previsione il personale civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte ad includere tra il personale delle amministrazioni non interessate dalla riorganizzazione delle piante organiche non solo quello di polizia penitenziaria ma anche quello civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, con particolare riferimento alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, anche in vista dell'avvio del Piano carceri che necessiterà di adeguate risorse umane e professionali. 9/3210/41. Rao, Ria
.


Accolto come raccomandazione.




19 Febbraio 2010:

ordine del giorno su assunzione educatori di Donatella Ferranti e PD


La Camera,

premesso che:

l'articolo 17-ter stabilisce che, per l'attuazione del cosiddetto «Piano carceri» si conferiscono pieni poteri al Commissario straordinario che, per individuare la localizzazione delle aree destinate alla realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie, d'intesa con il Presidente della regione territorialmente competente e sentiti i sindaci dei comuni interessati, potrà agire in deroga alla normativa urbanistica vigente, velocizzando procedure e semplificando le gare di appalto, utilizzando il modello adottato per il dopo terremoto a L'Aquila, derogando anche all'obbligo previsto dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, volto a consentire agli interessati, proprietari delle aree che si intendono espropriare, la necessaria partecipazione al procedimento amministrativo;

la localizzazione costituisce di per sé variante e produce l'effetto di imporre il vincolo preordinato all'espropriazione e contro di essa non sarà possibile ricorrere al giudice amministrativo e si introduce anche una deroga al limite dei subappalti, che potranno aumentare dall'attuale 30 per cento fino al 50 per cento, in deroga all'articolo 118 del codice dei contratti pubblici; in sostanza, si affidano pieni poteri al Commissario straordinario, che potrà avvalersi anche del Dipartimento per la protezione civile per le attività di progettazione, scelta del contraente, direzioni lavori e vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, in deroga ai criteri di trasparenza e pubblicità e in palese contraddizione con la mozione Franceschini ed altri n. 1-00302 (approvata sostanzialmente all'unanimità alla Camera il 12 gennaio di quest'anno e accettata dal Governo) che impegnava chiaramente il Governo a garantire, nell'ambito dei progetti della nuova edilizia penitenziaria, i criteri di trasparenza delle procedure e l'economicità delle opere evitando il ricorso a procedure straordinarie, anche se legislativamente previste,

impegna il Governo

a verificare l'adeguatezza, in proporzione alla popolazione carceraria, delle piante organiche riferite non solo al personale di polizia penitenziaria ma anche alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, avviando un nuovo piano programmato di assunzioni che vada oltre il turn-over dovuto ai pensionamenti previsto dalla legge finanziaria per il 2010 e che garantisca le risorse umane e professionali necessarie all'attivazione delle nuove strutture penitenziarie, anche distribuendo meglio il personale sul territorio, concentrandolo nei compiti di istituto, sottraendolo ai servizi estranei, consentendogli un adeguato, costante ed effettivo aggiornamento professionale.

9/3196/13.
Donatella Ferranti.



Il comitato vincitori idonei concorso educatori dap in sostegno di Rita Bernadini

Educatori penitenziari sostengono la protesta di Rita Bernardini e Irene TestaRistretti Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini, impegnate in uno sciopero della fame perrichiedere l’esecuzione immediata di quanto proposto nelle cinque Mozioni parlamentari,unanimemente approvate nei giorni 11 e 12 gennaio 2010, riguardanti la situazione del sistema carcerario italiano.Giova ricordare che in quella occasione lo stesso Ministro Alfano assumeva precisi impegni ed affermava che vi avrebbe dato celere e certa attuazione sancendo l’inizio di un nuovo percorso,iniziato con la dichiarazione di Emergenza di tutto il sistema penitenziario alla quale ci si aspettava sarebbe seguita la predisposizione nel Piano Carceri di tutti quegli atti necessari ad ottemperare a quanto detto nelle citate Mozioni per poter, nei tempi strettamente necessari, affrontareconcretamente e efficacemente l´ormai ingestibile situazione creatasi nei nostri istituti penitenziari.Tuttavia, da un’iniziale analisi condotta sui primissimi elementi costitutivi e organizzativi del Piano Carceri emerge solo una particolare attenzione all’aspetto strutturale e custodiale, non prevedendo,invece, alcun intervento per incrementare e favorire la fondamentale componente rieducativa, vero obiettivo dell’esperienza carceraria.Questo Comitato ed altri illustri interlocutori del mondo penitenziario, continuano, infatti, a chiedere a gran voce che vengano assunti più educatori, affinché l’ingresso nelle nostre carceri non si limiti ad un forzato ozio, ma divenga precipuo momento di riflessione e riprogettazione del sé.Ad oggi, però, in merito alla questione degli educatori, alcuna volontà specifica è stata espressa dal Ministro, nonostante, le nostre carceri continuino quotidianamente ad affollarsi a causa dei numerosi nuovi ingressi, ma anche per la spaventosa carenza di educatori che, secondo quanto stabilito dalle vigenti leggi, rappresentano i coordinatori e i realizzatori materiali dei percorsirieducativi, nonché quelle figure professionali atte a garantire, nei giusti modi e nei tempi,l’espletamento, dell’intero iter necessario all’accesso alle misure alternative alla detenzione di quei detenuti che ne avrebbero i requisiti, ma che continuano a restare in carcere a causa dello sparuto numero di educatori attualmente in servizio a fronte di una popolazione di 66.000 persone carcerate.Pertanto, ci uniamo all´Onorevole Bernardini e a Irene Testa per chiedere l´immediata esecuzione delle citate mozioni e auspichiamo che il Ministro Alfano ne predisponga repentinamente l’avvio.Il Comitato, altresì, ad ausilio dell’iniziativa intrapresa da Rita Bernardini e da Irene Testa,promuove una “catena di informazione solidale” impegnandosi a diffondere la conoscenza di tale protesta non violenta tramite l’invio di questo comunicato non solo a tutti gli organi di informazione, ma anche ai propri conoscenti invitandoli a fare altrettanto.Il Comitato vincitori e idonei concorso educatori.


Donatella Ferranti,PD:da Ionta, un primo segnale l'immediata assunzione dei tanti educatori.

CARCERI: PD, VOGLIAMO VEDERCI CHIARO. AUDIZIONE ALLA CAMERA DI IONTA



Roma, 13 gen



''Lo vogliamo esaminare puntigliosamente ed e' per questo che gia' domani chiederemo al presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno di attivarsi per prevedere al piu' presto l'audizione del capo del Dap, dott. Franco Ionta''. Cosi' la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, commenta l'approvazione del piano carceri da parte del Cdm di oggi. ''I primi dati forniti dal ministro Alfano - sottolinea - non ci convincono fino in fondo: se infatti le carceri italiane possono ''tollerare' sino a circa 64.237 detenuti, da regolamento non potrebbero ospitarne piu' di 43.087. Il grado di sovraffollamento e' elevatissimo, siamo ampiamente fuori quota, e per arrivare ad 80.000 posti, i 21.749 annunciati oggi dal ministro Alfano sembrano insufficienti. E poi - prosegue - non basta costruire muri, occorre riempirli di personale numericamente e professionalmente adeguato: dalla polizia penitenzieria, agli psicologi, agli educatori e agli altri esperti. Di tutto questo ancora non c'e' traccia, ma aspettiamo di conoscere nel merito dal dott. Ionta le cifre esatte, certo - conclude - che un primo segnale potrebbe essere l'immediata assunzione dei tanti educatori e psicologi del concorso''.

Assunzione degli educatori primo impegno del governo

Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari esprime piena soddisfazione per l’approvazione delle cinque mozioni sul problema carcerario discusse ed accolte nei giorni 11 e 12 gennaio 2010 dal nostro Parlamento. Per la prima volta il Governo, rappresentato dal Ministro Alfano, ha preso consapevolezza della grave emergenza del sovraffollamento degli istituti di pena e, fra le altre fondamentali proposte presentate, si è impegnato:- a procedere all’assunzione immediata dei restanti educatori penitenziari previsti dalla pianta organica, da attingersi dagli idonei della vigente e menzionata graduatoria risultata dal concorso bandito per tale profilo professionale, affinché anche costoro possano partecipare ai previsti corsi di formazione che il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria deve attivare per questi operatori prima dell’ingresso nelle carceri a cui sono destinati, onde evitare sprechi di danaro per doverli riattivare in seguito;- a prorogare di almeno un quinquennio la validità della graduatoria di merito del concorso citato in premessa, in linea con gli orientamenti del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione nonché con le disposizioni in materia di razionalizzazione delle spese pubbliche in vigore - per permetterne un graduale scorrimento parimenti all’avvicendarsi dei fisiologici turn-over pensionistici, al fine di evitare l’indizione di nuovi concorsi per il medesimo profilo che comporterebbero inutili oneri pubblici;- ad assumere iniziative per lo stanziamento di fondi necessari per completare l’organico di educatori previsti dalla pianta organica attualmente vigente presso il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, considerato che lo sforzo economico da sostenere è annualmente molto esiguo, ma necessario per far funzionare meglio ed in modo più umano una branca importantissima del nostro sistema giustizia che non può più attendere;- a procedere all’alienazione di immobili ad uso penitenziario siti nei centri storici e alla costruzione di nuovi e moderni istituti penitenziari in altro sito;Esprimiamo, quindi, pieno compiacimento per l’importantissimo risultato raggiunto dall’On. Di Stanislao dell’Idv, il quale nella Sua circostanziata e approfondita mozione, ha dimostrato ancora una volta la Sua grande disponibilità e sensibilità verso tali problematiche, sapendo cogliere e far emergere sapientemente le necessità di questo delicato settore della nostra giustizia. Ringraziamo, inoltre, gli onorevoli Bernardini, Rao, Ferranti, Melis, Tidei, Vitali, Balzelli, Donadi, Paladini, Franceschini e tutti coloro che hanno appoggiato con voto favorevole le Loro mozioni, poiché di fronte a queste battaglie di umanità hanno saputo permeare il Loro impegno politico di quell’umanità e di quell’alto senso civico che rende capaci di abbandonare i colori politici e di volgere verso una proficua unità di intenti.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari, intanto, continuerà a vigilare affinché tali doveri vengano rispettati e proseguirà nel suo lavoro di diffusione della necessità dell’intervento rieducativo e quindi sulla centralità della presenza degli educatori, ovvero di quella figura professionale che rappresenta il vero catalizzatore ed esecutore materiale del percorso rieducativo di un detenuto, percorso che rappresenta l’unica vera speranza di un sano reinserimento sociale di chi vive l’esperienza delle sbarre e che rappresenta uno dei più validi strumenti atti ad evitare quegli stati di inerzia, apatia, depressione, frustrazione, ansia, inadeguatezza che troppo spesso percorrono prepotentemente i corridoi lungo i quali si snodano le fila di quelle celle all’interno delle quali si consumano, quotidianamente, suicidi, abusi, violenze. Auspichiamo, quindi, che il Governo predisponga celermente tutti gli atti necessari ad ottemperare quanto detto e che questa stessa volontà continui ad animarne tutti i passaggi ad essi necessari, per poter, nei tempi strettamente necessari, cominciare ad affrontare concretamente e efficacemente l’ormai ingestibile emergenza creatasi.

Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari
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domenica 13 marzo 2011

Carcere di Perugia: manca la meta' degli educatori previsti in organico! rita bernardini,carcere,governo,angelino alfano

Bernardini e Chiaramello in carcere a Perugia: sovraffollamento, carenze di cure psicologiche e mancanza di attività nel carcere di Capanne. Maori: a quattro anni dalla sua istituzione, manca il garante regionale dei detenuti


Durante la conferenza stampa di ieri che, grazie a Radio Radicale, si può riascoltare cliccando qui Rita Bernardini ha confermato molti dati già verificati in passate visite ispettive. La deputata radicale accompagnata da Liliana Chiaramello e dall’avvocato di radicaliperugia.org Francesco Mangone, ha effettuato una lunga visita che l’ha vista impegnata per almeno cinque, sei ore. Attualmente Capanne ospita 521 carcerati, 441 uomini e 80 donne, ma nel corso dell’anno ne transitano almeno 2000 con una mole di lavoro eccessiva per il poco personale a disposizione. Solo quattro gli educatori a fronte degli otto necessari, due le psicologhe e anche il soddimensionamento delle guardie carcaarie non è da meno. Il carcere di Perugia si segnala anche per gli atti di autolesionismo, al quarto posto in Italia. Le celle, concepite per ospitare un solo detenuto, sono attualmente occupate da due e qualche volta tre detenuti i quali vi trascorrono la maggior parte della giornata visto che solo in 39 (11 donne e 28 maschi) svolgono attività lavorative. Eppure una qualsiasi attività lavorativa costituirebbe un grande disincentivo verso le recidive e un aiuto soprattutto verso quel 75% di detenuti stranieri che costituiscono il grosso della popolazione carceraria di Capanne. 138 sono tossicodipendenti di cui 32 in terapia metadonica. Durante la conferenza stampa è intervenuta anche l’assessore alle pari opportunità Lorena Pesaresi, promotrice di un importante convegno con gli operatori del carcere di Perugia a cui la deputata radicale è intervenuta, convegno che ha avuto il merito di focalizzare l’attenzione in modo preciso sulla realtà carceraria perugina. Alla conferenza stampa, Andrea Maori ha sottolineato le iniziative dei radicali di Perugia per la nomina del garante regionale dei detenuti, ancora non avvenuta malgrado siano passati 4 anni dalla sua istituzione, mentre Bernardini ha annunciato che la visita a Capanne sarà l’oggetto di una interrogazione parlamentare rivolta al Ministro della Giustizia.

carcere di Capanne: i detenuti chiedono piu' lavoro e piu' educatori e psicologi! carcere,governo,giustizia,angelino fano

Non c’è più lavoro neanche in cella. Bernardini: «Così non c’è sicurezza». I mali del carcere perugino



I risultati della visita ispettiva condotta da alcuni parlamentari

 
di Daniele Bovi


Chiedono più lavoro e più assistenza, specialmente psicologica, i carcerati e l’amministrazione del penitenziario di Capanne, visitato ieri mattina dai parlamentari Rita Bernardini (radicale eletta nelle liste del Pd), Marina Sereni (Pd) e Walter Verini (Pd), accompagnati da Liliana Chiaramello (segretaria di Radicaliperugia.org) e dall’avvocato Francesco Mangone. La tanto sbandierata sicurezza infatti, cavalcando la quale si vincono le campagne elettorali salvo poi incidere scarsamente nella vita dei cittadini, passa anche da maggiori investimenti sui penitenziari italiani.

Più lavoro uguale più sicurezza I dati citati in una delle ultime puntate della trasmissione di Riccardo Iacona Presa Diretta, e ricordati da Bernardini ieri durante la conferenza stampa nella quale sono stati illustrati gli esiti della visita ispettiva, sono impressionanti. Nel carcere di Bollate, dove quasi tutti i detenuti lavorano, il tasso di recidiva è del 12%. Dove invece non si lavora e si passano anni in cella disattendendo in pieno la funzione rieducativa della pena, si arriva al 65%: «Investire di più nel lavoro in carcere – spiega Bernardini – significa investire in sicurezza».

Al lavoro solo 39 persone A Capanne lavorano, in tutto, solo 39 persone (11 donne e 28 uomini): «Un dato grave – spiega la deputata radicale – che non dipende però dall’amministrazione del carcere bensì dal Ministero. Tolte quindi le quattro ore d’aria e le due di “socialità” la maggior parte dei detenuti passa 18 ore al giorno in cella. Come può essere rieducativo un carcere in queste condizioni?». E’ dunque l’emergenza lavoro quella più sentita proprio perché è da esso che arriva il riscatto sociale

Oltre 500 detenuti Secondo i dati aggiornati a ieri mattina, nel penitenziario perugino aperto dopo molti travagli nel 2004, sono detenute 521 persone (il 75% straniere), 441 maschi e 80 femmine. I tossicodipendenti sono invece 138 (52 quelli in terapia metadonica). «Questo è un carcere – dice Marina Sereni – che presenta una situazione non drammatica ma certo non esente da problemi». Uno di questi è l’enorme numero di detenuti che transita solo per pochi giorni: «Duemila persone all’anno – spiega il deputato radicale – transitano a Capanne solo per pochi giorni: questo comporta un enorme lavoro per psicologi, educatori, per le visite mediche e così via».


Psicologi e atti di autolesionismo Psicologi ed educatori che in carcere scarseggiano. Il Ministero infatti ha tagliato ancora il monte ore degli psicologi, così che a fronte di una richiesta dell’amministrazione carceraria, già sottostimata, di 36mila euro per coprire i costi del servizio, ora se ne ritrova in tasca 21mila. Una sforbiciata di quasi il 50%: «Questo significa – dice sempre Bernardini – che ci sono solo due psicologhe che svolgono un’attività con orario 19.30-21». Oltre a ricordare poi i dati pubblicati nelle settimane scorse da Umbria24.it che mostrano come Capanne sia il quarto carcere in Italia per atti di autolesionismo, Bernardini spiega come altri problemi sono rappresentati dalle scuole all’interno del carcere, scarsamente frequentate, dalle celle concepite per due persone dove a volte però ce ne stanno tre o quattro, e quello dei colloqui. «Ci sono persone – spiega il deputato – che non vedono i loro figli da anni».

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sabato 26 febbraio 2011

Rita Bernardini:quanto costa ai cittadini questa emergenza carceri?quanto riceve di compenso il capo dap,Ionta,e tutti i suoi nominati?ma non c'era mancanza di risorse? carcere,governo,detenuti,giustizia,angelino alfano,penitenziari,rita bernardini,diritti

Pubblichiamo questa interrogazione a risposta orale in commissione che l'onorevole Rita Bernardini ha presentato perche' riteniamo sia un diritto dei cittadini conoscere quanto costi alle tasche dello stato e di tutti i cittadini onesti lo stato di emergenza dichiarato dall'attuale governo per le carceri italiane senza che attualmente nulla sia stato fatto per i penitenziari italiani.
Ricordiamo a tutti,che ci sono vincitori e idonei di concorsi banditi dal dap nell'anno 2003 e che ancora oggi attendono di essere assunti a causa della carenza di fondi. Mentre noi stiamo qui ad elemosinare un posto di lavoro che meritiamo di ottenere nel frattempo il governo che fa? utilizza i soldi per dare compensi a chi questa emergenza la sta gestendo. Vi sembra giusto che si lamenti la mancanza di fondi per assumere dei giovani che hanno studiato a seguito di regolare concorso e che contemporaneamente questa carenza di soldi non sussiste quando si tratta di dare ulteriori incarichi a chi un posto di lavoro c'è l'ha gia'???
Vogliamo sapere caro ministro Alfano quanto riceve di remunerazione il capo del dap,il dott. Franco Ionta, per svolgere il ruolo che lei gli ha attribuito nella qualita' di commissario straordinario dell'emergenza carceri e quanto ricevono tutti i seguaci nominati dal Dott. Ionta sempre per poter gestire tale emergenza,un'emergenza per la quale ancora nulla è stato fatto dopo un anno dalla sua dichiarazione.
Vorremmo anche sapere il perche', per assumere dei giovani vincitori di concorso, il ministro Alfano dica che il problema dipende dalla carenza di fondi ed invece questi benedetti fondi sussistono quando si tratta di arricchire le tasche di chi di fondi ne ha gia' abbastanza.
Per tali ragione un plauso va all'onorevole Rita Bernardini.
Seguiremo la calendarizzazione e successiva risposta a questa interrogazione.



BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI.


 - Al Ministro della giustizia, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione.

- Per sapere

- premesso che:


in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha deliberato un piano straordinario penitenziario dichiarando lo stato di emergenza nazionale fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010); termine poi prorogato con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri in data 12 gennaio 2011;

il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;

la citata ordinanza prevede: a) all'articolo 1, comma 3, che per la realizzazione degli interventi di sua diretta competenza, il commissario delegato si avvale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia e richiede ogni necessaria collaborazione alle amministrazioni periferiche dello Stato ed agli enti pubblici locali territoriali e non territoriali; b) all'articolo 1, comma 4, che il commissario delegato nomina uno o più soggetti attuatori per essere coadiuvato nell'attuazione delle disposizioni dirette alla realizzazione del piano straordinario penitenziario, affidando ai medesimi specifici settori di intervento; c) all'articolo 1, comma 5, che il commissario delegato, sentito il capo del dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, determina con proprio provvedimento il compenso da riconoscere ai soggetti attuatori di cui al comma 4, con oneri a carico delle risorse di cui al successivo articolo 3 dell'ordinanza, ciò in relazione al profilo professionale ed alle mansioni che gli vengono attribuite; d) all'articolo 1, comma 6, che la vigilanza sull'azione del commissario delegato spetta ad un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia (o



da un suo delegato) e composto dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti (o da un suo delegato) e dal capo del dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri (o da un suo delegato); e) all'articolo 1, comma 7, che il commissario delegato, per il necessario supporto nelle attività di sua diretta competenza, è autorizzato a stipulare fino ad un massimo di venti contratti a tempo determinato ovvero a collaborazione a progetto, sulla base di criteri di scelta di carattere fiduciario; f) all'articolo 1, comma 8, che il commissario delegato determina, con provvedimento, i compensi da riconoscere ai soggetti di cui all'articolo 1, comma 7;

l'articolo 21, comma 1, della legge 18 giugno 2009, n. 69, recante «Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile», ha previsto l'obbligo delle amministrazioni di pubblicare sui propri siti Internet, in attuazione dei principi di trasparenza e di buona amministrazione, i curricula vitae, i dati relativi alle retribuzioni e i recapiti istituzionali dei dirigenti (nonché le informazioni inerenti i tassi di assenza e di presenza del personale di ciascun ufficio dirigenziale) -:


chi siano i soggetti attuatori nominati dal commissario delegato per l'emergenza carceri sulla base dell'articolo 1, comma 4, dell'ordinanza 19 marzo 2010 del Presidente del Consiglio dei ministri;

a quanto ammonti il compenso dei soggetti attuatori nominati dal commissario delegato per l'emergenza carceri sulla base del citato articolo 1, comma 4, e quali siano i profili professionali e le mansioni svolte da ciascuno di essi;

quanti contratti a tempo determinato e/o a progetto abbia stipulato il commissario delegato per l'emergenza carceri sulla base dell'articolo 1, comma 7, della citata ordinanza;

a quanto ammonti, con riferimento ai predetti contratti a tempo determinato e/o a progetto, il compenso determinato per ciascun soggetto dal commissario delegato per l'emergenza carceri sulla base dell'articolo 1, comma 8, della citata ordinanza;

se non intenda inserire sul sito ufficiale del Ministero della giustizia, sulla base dei principi di trasparenza e di buona amministrazione di cui alla legge n. 69 del 2009, i dati curriculari e quelli relativi alla retribuzione dei soggetti attuatori nominati dal commissario delegato per l'emergenza carceri sulla base dell'articolo 1, comma 4, di cui all'ordinanza 19 marzo 2010 del Presidente del Consiglio dei ministri;

se non intenda inserire sul sito ufficiale del Ministero della giustizia, sulla base dei principi di trasparenza e di buona amministrazione sanciti dalla legge n. 69 del 2009, i dati curriculari e quelli relativi alla retribuzione dei soggetti con i quali il commissario delegato per l'emergenza carceri ha stipulato contratti a tempo determinato ovvero di collaborazione a progetto (ex articolo 1, comma 7, di cui all'ordinanza 19 marzo 2010 del Presidente del Consiglio dei ministri).

(5-04286)

giovedì 24 febbraio 2011

Rita Bernardini: quanto ci costa Ionta da capo dap e commissario straordinario ? perche' non investe per l'assunzione di personale? a chi tutto e a chi niente!!!! carcere,governo,detenuti,giustizia,angelino alfano,penitenziari

www.opinione.it


L’amnistia, più che la costruzione di nuove carceri, è la soluzione. Parola del deputato radicale Rita Bernardini, una specie di “angelo dei detenuti italiani”.Si suicidano un po’ tutti, detenuti soprattutto, ma anche agenti di custodia, direttori penitenziari e ormai da anni.

L’Europa che dice di ciò?

Intanto la Corte di Strasburgo ha già condannato il nostro Paese per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea sui Diritti dell’Uomo, norma che impone allo Stato di assicurare a tutti i prigionieri condizioni di detenzione compatibili con il rispetto della dignità umana.

C’è da dire però che il sovraffollamento carcerario è un problema che non coinvolge solo l’Italia ma molti degli Stati della Comunità Europa. In generale su questo fronte la politica europea sembra quasi unanimemente volta alla carcerizzazione come unica risposta ai problemi della criminalità e della sicurezza.

E’ solo un paradosso pannelliano che le carceri fasciste erano meglio di quelle di oggi?

No. La perdita di credibilità della autorità penale che il nostro sistema giudiziario e carcerario sconta da decenni, così come i costi sociali causati dalle nuove forme di controllo della criminalità, sono tutti fenomeni che non si erano registrati in forme così drammatiche nemmeno sotto il fascismo.

Come si può realisticamente risolvere il problema delle carceri italiane?

Innanzitutto riducendo entro limiti costituzionalmente accettabili il ricorso indiscriminato e massiccio alla misura cautelare estrema della custodia in carcere, istituto che spesso viene usato dalla magistratura anche in aperto contrasto con quanto previsto dall’articolo 27 della Costituzione (in Italia il 40% dei detenuti è in attesa di processo).

E poi?

Poi occorrerebbe abrogare alcune disposizioni contenute nella legge Bossi-Fini sull’immigrazione e nella legge Fini-Giovanardi sulle sostanze stupefacenti. Ma soprattutto bisognerebbe rivedere la normativa sulla recidiva introdotta con la legge ex-Cirielli nella parte in cui la stessa limita fortemente l’accesso alle misure alternative alla detenzione per i soggetti non incensurati.

Meglio un’amnistia e un indulto o costruire nuove carceri?

L’amnistia è necessaria non solo per i detenuti che oggi vivono in condizioni brutali ma per gli stessi magistrati che sono sommersi da milioni di processi arretrati che anno dopo anno a centinaia di migliaia cadono in prescrizione.

Per quel che riguarda le nuove carceri, il Ministro della giustizia dovrebbe rispondere alle domande che gli ho posto e alle quali non ha mai risposto: con quale personale, se già oggi per i 206 istituti esistenti mancano seimila agenti e centinaia di educatori, assistenti sociali e psicologi perché non ci sono I soldi? Perché non mette on line sul sito del ministero - come prevede la legge! - i nomi e gli stipendi che vengono corrisposti ai “collaboratori” del Commissario straordinario Ionta che è anche capo del Dap? Perché questa operazione non la fanno con trasparenza?La ventata giustizialista degli anni ‘90 e alcune leggi liberticide come la Fini Giovanardi e la Bossi Fini che responsabilità hanno?

Una responsabilità enorme.

Anzi, da questo punto di vista si può sicuramente dire che il sovraffollamento carcerario corrisponde ad una precisa scelta di politica giudiziaria – che, non dimentichiamolo, accomuna entrambi gli schieramenti politici - finalizzata a contrastare il disagio sociale (tossicodipendenza ed immigrazione in primis) attraverso il ricorso alla sanzione detentiva.

Si può correggere questa deriva?

Certo. Innanzitutto sul fronte del ricorso eccessivo alla misura estrema della custodia cautelare in carcere andrebbe svolta una significativa battaglia politica per richiamare la magistratura al rispetto dei suoi doveri istituzionali. Poi occorrerebbe superare una volta per tutte il percorso emergenziale che caratterizza ormai stabilmente le scelte del legislatore (sia di centrodestra che di centrosinistra) sul fronte del diritto penale, magari attraverso l’individuazione di un sistema sanzionatorio finalmente alternativo a quello del carcere, proprio come indicato nella nostra mozione sulle carceri approvata da entrambi i rami del Parlamento.

La partitocrazia ha ormai irreversibilmente deciso che le carceri debbano diventare una discarica sociale?


Come radicali non ci siamo mai rassegnati, anzi, abbiamo anzi sempre indicato alcune linee concrete volte al superamento dei processi di carcerizzazione in atto. Solo depenalizzando nella misura del possibile e usando tutte le alternative alla detenzione che il nostro sistema già conosce, possiamo pensare di ridare consapevolezza, risorse ed efficacia alle risposte sociali che in tutti questi decenni sono mancate.

E poi facciamo tutto questo anche perché conviene: i tassi di recidiva si abbattono drasticamente quando si usano pene alternative alla detenzione nelle nostre carceri infami.

mercoledì 12 maggio 2010

Carcere,Rita Bernardini:Pochi educatori significa poche relazioni inviate ai magistari di sorveglianza per la concessione della misure alternative. giustizia,governo,detenuti,politici,angelino alfano,donatella ferranti,Roberto rao,costituzione

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Carceri/Torino/Sintesi conferenza stampa radicale con Rita Bernardini.






11 maggio 2010



Alla conferenza stampa tenutasi questa mattina nella sede dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta sono intervenuti Rita Bernardini (deputata radicale/PD, al 26° giorno di sciopero della fame per la rapida approvazione della possibilità di accedere alla detenzione domiciliare per coloro che debbano scontare in carcere meno di 12 mesi, misura prevista nel DDL Alfano (insieme alla messa alla prova) e gli esponenti radicali Igor Boni, Giulio Manfredi e Iolanda Casigliani.





Rita Bernardini ha visitato nel fine settimana le carceri di Torino (sia “Lorusso e Cutugno” sia il Minorile), Vercelli e Asti:

“La situazione che ho riscontrato non è dissimile da quella delle altre carceri italiane, tranne una migliore attuazione del passaggio delle competenze sanitarie alle ASL: sovraffolamento di detenuti (eccetto il Minorile); pochi agenti; pochi educatori. Pochi educatori significa poche relazioni inviate ai magistari di sorveglianza per la concessione della misure alternative. Risultato: dal 2005 al 2010 si è passati da 40.000 a 10.000 misure alternative alla detenzione. Non è vero che “più carcere significa più sicurezza”: il tasso di recidiva di chi sconta la pena in carcere fino all’ultimo giorno è del 70%, il triplo di quello di chi sconta la pena anche con una misura alternativa. Questo accade perché il carcere non rieduca i detenuti e la società non li accoglie adeguatamente una volta scarcerati.

Il direttore del carcere di Torino ci ha fornito dati incredibili: il 60% di quelli che entrano in galera vi rimangono solo 3 giorni. Nel 2007 vi sono stati nell’istituto di Torino 7.915 ingressi; di questi, 3.919 (52%) sono usciti entro 3 giorni. Vi è, dunque, uno spreco di risorse (agenti, educatori, visite mediche) impegnate su persone che non restano in galera. Un’alternativa è rappresentata dalle camere di sicurezza delle forze dell’ordine, dove, però, deve essere consentito il sindacato ispettivo di deputati, consiglieri regionali, provinciali e comunali.

Chi equipara il disegno di legge Alfano all’indulto mente sapendo di mentire: l’indulto comporta la scarcerazione dei detenuti; invece, noi chiediamo che circa 10.000 reclusi a cui rimane da scontare fino a un anno di carcere possano andare agli arresti domiciliari. La Lega Nord stà cercando di stravolgere il provvedimento, chiedendo la riduzione da 1 anno a 6 mesi, senza automatismi, escludendo il reato di furto. Diciamo NO a un provvedimento/foglia di fico, emanato solo per dimostrare che si è fatto qualcosa; sarebbe la beffa che si aggiunge al danno. Da domani il DDL Alfano sarà in Commissione Giustizia; arriverà in aula la prossima settimana. Presenteremo emendamenti per tentare di impedire il suo stravolgimento. Intanto, dalle carceri arrivano adesioni al nostro sciopero della fame: grazie a “Ristretti Orizzonti”, 140 adesioni; dal carcere di Rebibbia, 60 adesioni. Anche molti detenuti incontrati qui in Piemonte aderiranno nei prossimi giorni.”.


Igor Boni ha ricordato come nel dicembre scorso, con legge regionale n. 28/2009, il Consiglio Regionale ha istituito il Garante Regionale delle carceri (riprendendo una proposta presentata dai consiglieri regionali radicali nel 2005), una figura che garantirebbe un controllo costante e continuo della situazione nelle 13 carceri piemontesi, molto diverse fra loro, cercando di ridurre il danno della detenzione, di attuare progetti di reinserimento (sfruttando anche i fondi della Cassa delle Ammende, circa 150 milioni di euro). Il Garante avrebbe già dovuto essere nominato dal precedente Consiglio Regionale; non è stato fatto. L’art. 2 della legge istitutiva prescrive che sia nominato “all’inizio della legislatura”. I radicali chiedono che il Consiglio Regionale rispetti le leggi approvate e proceda quanto prima alla nomina del Garante.


I radicali hanno poi fornito i dati delle varie carceri visitate:



Vercelli: 349 detenuti presenti (la capienza è di 207). 194 definitivi. 178 agenti presenti (dovrebbe essere 249). 2 educatori e mezzo (partime); dovrebbero essere 6. 116 i detenuti tossicodipendenti (106 maschi e 10 donne).



Torino (“Lorusso e Cutugno”): 1.509 detenuti presenti (il carcere dovrebbe ospitarne solo un migliaio). 550 i definitivi (quindi, due terzi dei detenuti sono in attesa di giudizio). Gli stranieri sono il 62%; i detenuti tossicodipenenti sono il 30%. Circa 800 agenti a fronte di una pianta organica di 1000, circa 15 educatori (di cui 6 part time), più altri (pochi e soprattutto per sestante, psichiatria) provenienti da cooperative.

Lavoranti circa 220 più una cinquantina in cooperative interne; circa 180 studenti.

Nella Sezione “Nuovi giunti” niente Tv, niente carta igienica, niente bicchieri, finestre rotte, docce con funghi e muffa ovunque, niente sapone, niente ricambio di vestiti. I detenuti dovrebbe rimanere lì non più di 7 giorni, per poi essere immessi nelle celle. Molti erano lì da 5 mesi.

Gli episodi di autolesionismo interni si sono ridotti di 2/3 e non si sono verificati suicidi negli ultimi due anni.



Asti: 349 detenuti presenti, il 40% stranieri. 80 reclusi in alta sicurezza. 210 agenti previsti, 123 presenti. Molti detenuti saltano le visite mediche all’esterno perché mancano le scorte. 3 educatori (ce ne vorrebbero almeno 5). Solo 57 detenuti sono impegnati in qualche attività lavorativa.



Torino (“Ferrante Aporti”, Carcere Minorile): presenti 23 maschi e 6 femmine rispetto a una capienza di 22 maschi e 12 femmine. Rispetto a una pianta organica di 53 agenti, presenti 47 agenti. Gli educatori sono 5 rispetto agli 8 previsti. Gli atti di autolesionismo sono calati. La permanenza media dei ragazzi è di 2 mesi.







Appello di "RISTRETTI ORIZZONTI"

Un giorno di digiuno per sollecitare l'approvazione di un provvedimento sulla detenzione domiciliare nell'ultimo anno di pena

CLICCA QUI PER ADERIRE ALL'APPELLO E LASCIARE UN MESSAGGIO

http://users2.smartgb.com/g/g.php?a=s&i=g25-59710-8b

I Radicali Rita Bernardini, Valter Vecellio, Donatella Corleo, Lucio Bertè, Claudio Scaldaferri, Yasmine Ravaglia sono in sciopero della fame da 26 giorni per scandire i tempi dell'approvazione di un provvedimento urgentissimo riguardante la possibilità di accedere alla detenzione domiciliare per coloro che debbano scontare in carcere meno di 12 mesi, misura prevista nel DDL Alfano (insieme alla messa alla prova).

Vogliamo creare una "catena di solidarietà" intorno a questa iniziativa, raccogliendo adesioni di persone disposte a digiunare 1, 2, 3 o più giorni, per sollecitare il Parlamento e il Governo ad adottare in tempi rapidi un provvedimento che riduca almeno un po' il terribile sovraffollamento delle carceri italiane. Le adesioni raccolte saranno inviate quotidianamente alla Presidenza della Repubblica, ai Presidenti di Senato e Camera e delle rispettive Commissioni Giustizia, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministro della Giustizia.

mercoledì 28 aprile 2010

Rita Bernardini da due settimane in sciopero di fame:mancano operatori penitenziari e strutture carcerarie. carcere,governo,politici,detenuti,giustizia,angelino alfano,Ionta,italia,costituzione,dap

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Giustizia: Rita Bernardini da due settimane in sciopero di fame


Ansa, 28 aprile 2010


È la seconda settimana di sciopero della fame per Rita Bernardini, deputato Radicale eletto nel Pd, membro della commissione Giustizia. Una "protesta non violenta" assieme ad altri compagni di partito per "scandire i tempi dell’illegalità che si protrae da anni nelle carceri italiane" ha ricordato la Bernardini oggi in una conferenza stampa dei Radicali alla Camera. Una situazione esplosiva che "viaggia ad un ritmo di 700-800 detenuti in più ogni mese - ha detto la Bernardini - e che per l’estate arriverà a contare 70mila unità a fronte di 43 mila posti disponibili negli istituti italiani".

I Radicali esprimono comunque un giudizio positivo sul ddl Alfano che "si sta muovendo nella direzione giusta per quanto riguarda la messa in prova e le pene alternative". Ma la Bernardini ha sottolineato l’esigenza di inserire modifiche nel disegno di legge, per il quale sono stati presentati degli emendamenti, affinché non vadano esclusi i condannati per i reati come terrorismo, associazione mafiosa, traffico di droga e per coloro condannati per evasione dagli arresti domiciliari.

Assieme alla Bernardini oggi alla Camera anche il segretario dei Radicali italiani, Mario Staderini, Luigi Manconi, presidente di "A buon diritto", Irene Testa dell’associazione "Il detenuto ignoto" (che partecipa anche allo sciopero della fame) e Giulio Petrilli responsabile Dipartimento diritti e garanzie del Pd della Provincia dell’Aquila.

Ma anche la carenza di organico negli Istituti penitenziari, ha spiegato oggi Rita Bernardini produce effetti devastanti sia nella gestione delle carceri che sullo stesso personale della Polizia penitenziaria. "Servono più agenti, educatori, psicologi e figure sanitarie" hanno sottolineato i Radicali in conferenza. Per non parlare "del fatto che i detenuti che svolgono un lavoro all’interno delle carceri sono solo il 15% mentre gli altri stanno 20-22 ore in cella senza fare nulla". Sulla situazione della Polizia penitenziaria la Bernardini ha ribadito l’esigenza di "richiamare a servizio negli istituti tutti quegli agenti imbucati in servizio presso il Dap e al ministero della Giustizia". Anche i sindacati diano una risposta perché sono tre anni che non viene rinnovato il contratto di lavoro agli agenti, esiste una disparità di trattamento anche nei confronti delle altre forze di polizia. Il segretario dei Radicali Staderini infine ha fatto un appello alla chiesa cattolica, che proprio nelle carceri ha i suoi cappellani, per alzare forte la sua voce e farsi sentire dall’opinione pubblica e dalla politica con la stessa forza con la quale parla di aborto, nei confronti della situazione di emergenza delle carceri. Non è una provocazione - ha detto - ma un vero e proprio appello.

mercoledì 7 aprile 2010

Rita Bernardini a Donatella Ferrante del Pd:presto in parlamento il DDl Alfano sulle carceri italiane. carcere,governo,detenuti,angelino alfano,Ionta

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Carceri: dopo no del Pd a sede legislativa per ddl Alfano su arresti domiciliari e messa in prova, Bernardini scrive all'on Ferranti: se il Parlamento non si muove, in estate ci saranno più di settantamila detenuti!

7 aprile 2010


Rita Bernardini, deputata radicale membro della Commissione Giustizia, ha scritto alla capogruppo del PD in Commissione Giustizia, Donatella Ferranti, sulla scelta del Partito Democratico di NON accordare la sede legislativa al DDL del Governo in materia di “disposizioni relative all’esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno e sospensione del procedimento con messa alla prova”. Vogliamo trascinare la discussione per mesi e mesi in sede referente – ha chiesto la deputata radicale alla Ferranti - e poi avere chissà quando il passaggio in aula e poi l'esame da parte dell'altro ramo del Parlamento? Arriveremo all'estate con più di 70.000 detenuti senza che nulla di concreto sia accaduto.
Bernardini ha scritto all’on Ferranti che se la corsia preferenziale della sede legislativa non fosse accordata, si sentirebbe in dovere – soprattutto dopo aver ri-visitato nei giorni di Pasqua e pasquetta con Marco Pannella le case circondariali di Poggioreale e dell’Ucciardone – di riprendere la lotta nonviolenta informandone la comunità penitenziaria che - sia detto per inciso - è ormai allo stremo delle proprie capacità di sopportazione del dolore inflitto dallo stato di violazione permanente di diritti umani essenziali sia nei confronti dei detenuti che di tutto il personale in servizio.
Bernardini ha ricordato all’on Ferranti che per indurre il Governo ad adottare misure e/o provvedimenti legislativi volti a ridurre la popolazione penitenziaria, aveva già portato avanti una dura iniziativa nonviolenta durata 19 giorni di sciopero della fame nel mese di febbraio. “Comprendo benissimo – ha scritto Bernardini nella lettera - che il DDL può non essere completamente soddisfacente e per migliorarlo dobbiamo tutti impegnarci, ma non essere consapevoli che i tempi richiesti dalla drammatica situazione di sovraffollamento carcerario devono essere necessariamente rapidi e non rilevare che per la prima volta da quando è iniziata la legislatura a maggioranza di centrodestra, si registra un'inversione di tendenza rispetto alla politica pervicacemente fin qui adottata all'insegna di "più galera per tutti", mi appare poco responsabile e anche un po’ autolesionista visto che i Gruppi Parlamentari del PD possono tranquillamente rivendicare a loro stessi il merito di questa accelerazione e presa di coscienza del parlamento dopo l'approvazione delle mozioni sulle carceri avvenuta in gennaio sia alla Camera che al Senato”.

sabato 13 febbraio 2010

Detenuto Ignoto. Testa: dalla scorsa mezzanotte in sciopero della fame al fianco di Rita Bernardini per esecuzione mozione carcere. carcere,giustizia

Detenuto Ignoto. Testa: dalla scorsa mezzanotte in sciopero della fame al fianco di Rita Bernardini
Esecuzione della Mozione approvata sulle carceri; diritti di voto dei detenuti non interdetti; verità e giustizia per tutti i casi Cucchi e Lonzi.

12 febbraio 2010

Dichiarazione di Irene Testa, Segretaria dell'Associazione Radicale il Detenuto Ignoto e membro della Giunta di Radicali Italiani

Dalla scorsa mezzanotte ho iniziato uno sciopero della fame per sostenere l'analoga azione di lotta nonviolenta della deputata radicale Rita Bernardini, in corso dal 3 febbraio scorso, con diversi obiettivi, tra cui la richiesta che sia data rapida esecuzione alla mozione parlamentare approvata alla Camera l'11 gennaio, ove si prevede una riforma organica e non più rinviabile del sistema carcerario; e l'attivazione tempestiva da parte dei direttori degli istituti di pena di tutte le procedure per garantire il diritto di voto per quei detenuti che possono e devono votare.
Oltre a voler sostenere questi obiettivi, il mio sciopero della fame è rivolto anche a una doverosa richiesta di verità e giustizia per alcuni casi che ancora la attendono, di cui chiedo si occupino la politica e le istituzioni, allo stesso modo di come è successo recentemente per il caso della morte di Stefano Cucchi successivamente al suo arresto.
Mi riferisco ad altri casi sui quali è urgente sia fatta chiarezza, come, tra gli altri, il caso della morte del giovane Marcello Lonzi, avvenuta presso il carcere Le Sughere di Livorno nel 2003, che per la seconda volta rischia, nei prossimi giorni, di venire archiviato senza che si siano individuate responsabilità, sul cui cadavere, ufficialmente morto di infarto, sono state riscontrate lesioni gravi e inspiegabili.
Di alcuni di questi casi si parlerà, con i familiari coinvolti, nel corso della conferenza stampa indetta presso il Senato per martedì 16 febbraio prossimo, dal titolo "Quando lo Stato sbaglia. Casi, storie e proposte al Senato", dove si farà anche il punto su alcune iniziative legislative che possono essere attuate per dotare lo Stato di mezzi utili di prevenzione, riconoscimento e intervento in simili vicende.





giovedì 7 gennaio 2010

Nuove interrogazioni di Rita Bernardini:la mancanza di educatori preclude per molti detenuti un tempestivo accesso alle misure alternative.carcere,dap

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Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05612
presentata da
RITA BERNARDINI


lunedì 4 gennaio 2010, seduta n.262

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute.

- Per sapere -

premesso che:

il giorno 25 dicembre 2009 la prima firmataria del presente atto, assieme a Marco Pannella, presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, al deputato dell'Italia dei Valori, Di Stanislao, nonché ai militanti radicali, avvocato Alessandro Gerardi, Orazio Papili e Renato Ciminà, ha visitato il carcere Castrogno di Teramo;

la visita ispettiva - cominciata alle ore 9,30 del mattino e protrattasi ininterrottamente fino alle 20,30 - è stata guidata dall'ispettore Alfonso Brillante, attesa l'assenza del direttore dell'istituto di pena abruzzese e del comandante della polizia penitenziaria, il quale peraltro risulta essere stato assegnato da poco al carcere di Castrogno in sostituzione del dott. Giuseppe Luzi, rimosso dall'incarico per avere invitato un suo sottoposto, nel corso di una registrazione poi pubblicata su tutti i principali quotidiani, a non massacrare il detenuto in sezione, ma al piano di sotto, ossia al riparo da occhi indiscreti;


nell'istituto di pena di Castrogno risultano recluse circa 411 persone a fronte di una capienza regolamentare di 231 posti; tra le persone attualmente recluse, circa il 30 per cento è rappresentato da stranieri, più della metà sono in attesa di giudizio, mentre i tossicodipendenti sono circa quaranta, di cui cinque o sei sieropositivi;

gli agenti di polizia penitenziaria sono sotto-organico e in sofferenza: quelli in servizio infatti sono 155, mentre il decreto ministeriale del 2001 ne prevede minimo 203, anche se oggi, a distanza di quasi dieci anni, attesa la crescita della popolazione detenuta, ne servirebbero molti di più;


gli educatori sono solamente 2, di cui uno a tempo parziale, rispetto ad una pianta organica di 6 unità; nonostante vi sia un'alta incidenza di detenuti portatori di problemi psicologici e/o psichiatrici, all'interno del carcere di Castrogno vi è un solo psichiatra operativo per nemmeno 40 ore mensili; tutto ciò fa sì che molti detenuti chiedano un colloquio senza mai ottenerlo, sentendosi per questo abbandonati. Peraltro la mancanza degli educatori preclude per molti detenuti la possibilità di ottenere ciò che spetta loro di diritto ossia un tempestivo accesso alle misure alternative alla detenzione;


le celle sono malmesse, talmente fredde e umide che all'interno di esse molto spesso i detenuti indossano cappotti, giubbotti e cappelli; diversi di loro hanno mostrato materassi di gommapiuma bagnati che non vengono cambiati da anni; quando piove le celle diventano ancora più umide e fredde, con le finestre malridotte che non riescono ad evitare del tutto il passaggio dell'aria; il riscaldamento funziona poco e male e, in genere, la notte rimane spento;


i detenuti non possono fare la doccia tutti i giorni ma solo tre volte alla settimana. Nei bagni delle celle scorre solo acqua fredda, la carta igienica non viene fornita da circa tre mesi, così come i prodotti per la pulizia e l'igiene degli ambienti (stracci, detersivi e altro); persino gli spazzolini da denti e il dentifricio forniti dall'istituto risultano spesso non a norma e scaduti, al punto che alcuni detenuti, dopo averne fatto uso, sono stati colpiti da allergie alla bocca, il cibo è di pessima qualità e quasi sempre lo stesso, visto e considerato che molto spesso nel corso della settimana viene preparato riso; da qualche settimana ai detenuti non viene più fornito neanche il vino;


all'interno del carcere le attività trattamentali finalizzate alla risocializzazione della popolazione detenuta sono praticamente inesistenti, basti pensare al fatto che pochissimi detenuti risultano ammessi al lavoro esterno per mancanza di fondi; gli educatori in servizio, come sopra ricordato, sono appena due a fronte di una pianta organica che ne prevede sei; vi è un solo psichiatra che presta servizio per appena 40 ore mensili; per i detenuti tossicodipendenti non c'è il S.E.R.T. interno e nemmeno l'infettivologa, sicché gli stessi come unica terapia vengono sottoposti a trattamento metadonico; per i reclusi di nazionalità straniera non è attivo alcun presidio di mediazione culturale; i detenuti possono frequentare solo corsi di scuola elementare (né scuole medie, né superiori, né corsi universitari) ed i corsi di formazione professionale continuano a rimanere un miraggio;


gli spazi per la socialità (salette ricreative) sono strette e anguste, all'interno delle stesse campeggia solo un biliardino o, come nella terza sezione, un tavolo da ping-pong; la palestra è piccola e contiene solo quattro detenuti per volta e gli stessi vi possono accedere solo per un'ora nel corso dell'intera settimana; la cappella per le funzioni religiose è spesso fuori uso perché vi piove dentro, peraltro il cappellano vi si reca assai di rado per celebrare messa (all'incirca una volta alla settimana, in genere il mercoledì quando i detenuti stanno a colloquio con i familiari); come riferito da pressoché tutti i detenuti, la sala colloqui è piccola ed in pessime condizioni e presenta ancora il muretto-divisorio che non consente adeguati contatti umani tra detenuti e familiari, questi ultimi sono spesso costretti a fare lunghe code di attesa prima di poter incontrare i detenuti, dopodiché vengono ammassati all'interno di spazi ridottissimi (manca l'area verde per gli incontri con i bambini);


quasi tutti i detenuti si sono lamentati del fatto che in occasione delle festività natalizie, a causa dell'eccessivo afflusso di parenti, la durata del colloquio tra detenuti e familiari è stata ridotta da due a un'ora; peraltro l'ispettore Brillante ci ha personalmente assicurato che la decisione di ridurre l'orario è stata presa per cause di forza maggiore e che non appena il periodo festivo sarà terminato, il colloquio tra detenuti e familiari tornerà a durare due ore; nel carcere di Castrogno vi è una grande sala dove è ubicato il teatro; spazio che non viene pressoché mai utilizzato stante la mancanza di qualsiasi tipo di attività e/o corso di formazione teatrale;

la mancanza di lavoro, la pressoché totale assenza di corsi di formazione professionale, la presenza di un solo corso di scuola, peraltro elementare, la riduzione degli spazi e dei momenti di socialità e/o di quelli sportivi; le scarse attività ricreative, la soppressione dell'unico corso di informatica presente in istituto, tutto questo costringe i detenuti a trascorrere ben 20 ore della giornata all'interno delle celle, nell'ozio e nell'abbrutimento più assoluto e deleterio;


pressoché tutti i detenuti si sono lamentati del fatto che il nuovo comandante della polizia penitenziaria, dopo la triste vicenda del detenuto Mario Lombardi picchiato in sezione da un agente e la successiva rimozione del precedente comandante, abbia deciso di rendere le regole all'interno dell'istituto ancora più rigide rispetto a quanto già non fosse. Solo per fare qualche esempio: a) la socialità, prima concessa dalle 11 alle 13,30 del mattino, periodo allungabile fino alle 15,30 se il detenuto non voleva andare all'aria, nonché dalle 17 alle 19,15 del pomeriggio, ora viene concessa solo la sera; b) il campo di calcio, che prima i detenuti potevano frequentare due volte a settimana più una volta ogni 15 giorni, oggi viene concesso loro solo una volta ogni 15 giorni, peraltro alternati per ogni singolo lato della sezione, sicché attualmente ogni singolo detenuto si trova a poter giocare a pallone solo una volta al mese rispetto alle cinque/sei concesse prima; c) le docce, che prima i detenuti potevano fare tre volte alla settimana dalle 8,30 alle 11,30, a scelta, dalle 13,30 alle 15,30, attualmente si possono fare (sempre tre volte a settimana) solo dalle 8,30 alle 12;


il fine del reinserimento sociale dei condannati mediante il lavoro è frustrato dalla mancanza del lavoro e dalla indisponibilità di attività qualificata all'interno della predetta struttura penitenziaria, ciò nonostante quanto previsto sia dall'articolo 20 della legge 26 luglio 1975, n. 354 - il quale prevede, tra l'altro, che «il lavoro è obbligatorio per i condannati e per i sottoposti alle misure di sicurezza della colonia agricola e della casa lavoro» - sia dal comma 1 dell'articolo 50 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230 - il quale stabilisce che «i condannati e i sottoposti alle misure di sicurezza della colonia agricola e della casa lavoro, che non siano stati ammessi al regime di semilibertà o al lavoro esterno o non siano stati autorizzati a svolgere attività artigianali, intellettuali o artistiche o lavoro a domicilio, per i quali non sia disponibile un lavoro rispondente ai criteri indicati nel sesto comma dell'articolo 20 della legge, sono tenuti a svolgere un'altra attività lavorativa tra quelle organizzate nell'istituto». Solo alcuni detenuti possono svolgere, per poche ore al mese, attività lavorativa scarsamente qualificata (scopino, vivandiere) alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria; attività peraltro remunerata dai 30 ai 70 euro mensili;

a causa degli sfollamenti dalle carceri più grandi, a Castrogno sono detenute molte persone che provengono da centinaia di chilometri di distanza dal luogo di residenza; ciò, oltre a rendere oltremodo difficoltosi i colloqui con i familiari, costringe il già ridotto organico degli agenti a numerosissime traduzioni per accompagnare i detenuti nei luoghi ove si svolgono i processi: nei primi dieci mesi dell'anno sono state già effettuate ben 1.200 traduzioni con grave dispendio di risorse umane e finanziarie;


al primo piano si trova la prima sezione, quella dei cosiddetti «protetti», all'interno della quale si trovano reclusi circa 102 detenuti (tra i quali due transessuali) a fronte di una capienza regolamentare di appena 50 posti. Da qualche settimana, a causa dell'eccessivo sovraffollamento, in quattro celle della prima sezione è stata addirittura aggiunta una terza branda. Ciò è dovuto al fatto che a Teramo si trova l'unico penitenziario dove è presente la sezione «protetti», sicché ogni persona accusata o condannata per un certo tipo di reati e/o chi collabora con la giustizia viene trasferito, dall'Amministrazione penitenziaria, dagli altri istituti di pena abruzzesi o del centro Italia direttamente a Castrogno. Al momento della visita ispettiva, nella sezione «protetti» era presente: a) un detenuto affetto da un tumore al polmone, per quanto consta agli interroganti, non seguito adeguatamente da punto di vista sanitario, il quale è in attesa da diverso tempo di essere sottoposto agli accertamenti e alle analisi cliniche in una struttura ospedaliera esterna al carcere; b) un detenuto affetto da un disturbo bipolare della personalità proveniente dal carcere di Sulmona, struttura all'interno della quale aveva cominciato a seguire una terapia sotto la direzione di uno psichiatra e di uno psicologo; terapia che il trasferimento a Castrogno ha interrotto aggravando il suo stato di salute mentale; c) un detenuto che ha tentato già quattro volte di togliersi la vita;


al secondo piano si trova la seconda sezione che contiene il circuito alta sicurezza all'interno del quale sono attualmente reclusi 84 detenuti, la maggioranza dei quali proviene dalla Campania e della Sicilia; tutti accusati o condannati per reati che vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso (articolo 416-bis) alla spaccio di sostanze stupefacenti (articolo 74 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990). In questa sezione i detenuti si sono lamentati delle poche ore di «socialità» che la direzione concede loro; della scarsa se non del tutto inesistente assistenza sanitaria (le visite sanitarie vengono descritte come poco approfondite anche perché, spesso, nel corso delle stesse, non viene mai controllata la cartella clinica del paziente; visite che si concludono immancabilmente con la prescrizione della solita «pillola»); della mancanza del «piantone» per l'assistenza e la vigilanza delle persone affette da disturbo border-line della personalità; della rigidità della magistratura di sorveglianza di Teramo nel concedere le misure alternative alla detenzione anche nei confronti di persone che hanno un residuo pena molto basso per reati che non destano particolare allarme sociale;


al terzo piano si trova la terza sezione all'interno della quale sono stipati i detenuti cosiddetti «comuni» (attualmente sono 90). In uno dei due rami in cui è suddivisa questa sezione i detenuti lamentano il mancato o cattivo funzionamento di due docce su tre. Quasi tutte le finestre delle celle sono coperte con carta da giornale per evitare l'afflusso continuo di acqua e vento. Anche per chi è recluso nella terza sezione vi è la totale mancanza di ogni tipo di attività trattamentale; gli spazi per lo svolgimento delle attività ricreative sono ridotti al minimo; i materassi sono intrisi di umidità ed in pessimo stato; in genere ogni tipo di suppellettile è vecchia ed in pessimo stato; mancano i prodotti per la pulizia delle celle; ai detenuti è stato tolto il vino e viene fornito cibo di pessima qualità;


al quarto piano si trova la quarta sezione, quella che contiene i detenuti (attualmente sono un'ottantina) affetti da problemi di tossicodipendenza. In questa sezione i detenuti lamentano il fatto di essere curati solo tramite la somministrazione dei farmaci sostitutivi, visto e considerato che quelli del Se.r.t. non vengono mai, oltre ai fatto che l'istituto non offre loro alcun tipo di sostegno e/o assistenza psichiatrica e/o psicologica. Molti di loro hanno seri problemi ai denti, però non vi è alcun dentista che possa farsene carico o curarli;


nel reparto femminile sono attualmente presenti 31 detenute. Anche in questa zona del carcere è stata riscontrata l'assenza di ogni tipo di attività trattamentale, ricreativa o sportiva. Le celle, umide e fredde, presentano spazi ridotti e bagni privi di acqua calda. Anche qui le docce si possono fare tre volte a settimana, ma solo con acqua fredda per un guasto che, come confermatoci da un agente di polizia penitenziaria, dovrebbe essere in corso di riparazione. Le detenute lamentano la totale assenza dell'assistenza sanitaria. Una di loro, M.M., alla quale è stato asportato lo stomaco per un tumore, riesce a mangiare solo roba liquida che però non riesce ad avere e, pur avendo bisogno di un certo tipo di medicinali, viene curata solo con l'ausilio del maloox. Un'altra, S.S., madre di cinque bambini, dice di essere affetta da cisti alle labbra e alle gambe e di avere per questi motivi più volte richiesto, del tutto inutilmente, di essere sottoposta a delle analisi molto più approfondite, peraltro la stessa detenuta riferisce di essere affetta da una grave forma di infezione ad entrambe le orecchie che richiederebbe un immediato intervento per scongiurare il rischio di sordità, intervento continuamente rimandato;

come sostenuto da Marco Pannella al termine della visita ispettiva, la situazione dell'assistenza sanitaria all'interno l'istituto di pena Teramano «è ai limiti del codice penale»: la legge 26 luglio 1975, n. 354, recante «Norme sull'ordinamento penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della libertà», all'articolo 1, prevede che «il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona», mentre l'articolo 11 dispone che ogni istituto penitenziario è dotato di servizio medico e di servizio farmaceutico rispondenti alle esigenze profilattiche e di cura della salute dei detenuti e che, ove siano necessari cure o accertamenti diagnostici che non possono essere apprestati nelle infermerie e nei reparti specialistici degli istituti, i detenuti sono trasferiti negli ospedali civici o in altri luoghi esterni di cura»; ciononostante nel carcere di Castrogno il diritto alla salute dei detenuti viene, ad avviso degli interroganti, continuamente calpestato da un sistema strutturalmente inidoneo a garantire standard minimi di assistenza sanitaria. L'esempio della situazione di sfascio in cui versa il presidio sanitario all'interno dell'istituto di pena teramano è rappresentato emblematicamente dalla sorte toccata al detenuto Uzoma Emeka, morto nel carcere di Castrogno a 32 anni per un tumore al cervello. Venti giorni prima di morire il detenuto senegalese aveva cominciato ad avvertire alcuni forti capogiri: perdeva i sensi all'improvviso, sveniva in cella e nelle docce, vomitava, non riusciva ad alzarsi dal letto, non mangiava, deperiva a vista d'occhio. È stato segnalato alla prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo che ogni volta che perdeva i sensi Uzoma veniva condotto in infermeria sulle spalle di altri detenuti, ma il medico di guardia dopo pochi minuti, senza fare né disporre ulteriori accertamenti, lo rimandava in cella prescrivendogli tutt'al più qualche «pillola» per dormire. Anche la notte prima di morire il detenuto senegalese era stato rispedito dall'infermeria nella cella; ma stava talmente male che non riusciva a rimanere steso sul letto e cadeva continuamente a terra. Dopo alcuni tentativi Uzoma è stato lasciato privo di sensi per terra, con un lenzuolo, per l'intera nottata, nonostante avesse vomitato più di una volta. La mattina seguente il detenuto è stato trovato con la bava alla bocca, rigido e privo di coscienza. Solo dopo qualche ora è stata finalmente chiamata l'ambulanza ma ormai i medici non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso; diversi detenuti hanno riferito di essere stati sottoposti a rapporto disciplinare per aver parlato con la prima firmataria del presente atto in occasione della visita ispettiva del 2 novembre 2009 i cui esiti sono riportati nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-04862 -:


quali urgenti iniziative si intendano assumere per garantire normali condizioni di vita ai detenuti ed agli operatori del carcere di Castrogno; in particolare, entro quali tempi si preveda che l'istituto possa rientrare nella dimensione regolamentare dei posti previsti;


se non intendano aprire una indagine amministrativa interna sulla morte del detenuto Uzoma Emeka al fine di appurare, negli ambiti di rispettiva competenza, eventuali responsabilità di omessa cura e assistenza in capo al personale penitenziario e medico-sanitario;


cosa intendano fare, negli ambiti di rispettiva competenza, per garantire il diritto alla salute dei detenuti e, in particolare, entro quali tempi verrà ripristinata un'adeguata assistenza psicologica e psichiatrica;


cosa si intenda fare per garantire ai detenuti l'attività trattamentale, sia essa di studio e/o di formazione e lavoro, atta a preparare il futuro reinserimento sociale previsto dall'articolo 27 della Costituzione;


per quali motivi il nuovo comandante della polizia penitenziaria abbia deciso di sopprimere le ore del mattino destinate alla «socialità» nonché la possibilità per i detenuti di fruire del campo di calcio due volte alla settimana e se da questo punto di vista non ritenga opportuno adottare iniziative urgenti e mirate alfine di ripristinare la situazione precedente;


se non si intendano adottare le opportune iniziative al fine di aumentare l'organico degli agenti penitenziari, degli educatori, degli psicologi e degli assistenti sociali in servizio presso il predetto istituto di pena, in modo da rendere lo stesso adeguato al numero delle persone recluse;

se non si ritenga di dover urgentemente disporre il completo rifacimento della vetusta ed obsoleta sala-colloqui presente nell'istituto di pena in questione in modo da garantire un miglior contatto umano tra detenuti e familiari e, più in generale, entro quali tempi verrà garantito un normale funzionamento dell'istituto quanto alla manutenzione, al riscaldamento, all'accesso quotidiano alle docce;


se ed in che modo si intendano potenziare, all'interno della struttura penitenziaria in questione, le attività di orientamento e formazione al lavoro e di ricerca di posti di lavoro da offrire ai detenuti, in particolar modo per quelli che hanno quasi finito di scontare la pena;


quale sia il carico di lavoro della magistratura di sorveglianza di Teramo e quali siano le ragioni di quella che agli interroganti risulta un'inadeguata e carente risposta alle istanze avanzate alla stessa da parte dei detenuti;



se il Governo non intenda assumere iniziative volte a destinare maggiori fondi e risorse al potenziamento delle misure alternative al carcere, anche attraverso la creazione di percorsi protetti di reinserimento sociale e lavori socialmente utili per tutti i condannati a pene inferiori ai tre anni di reclusione;


se corrisponda al vero che alcuni detenuti siano stati sottoposti a rapporto disciplinare solo per aver parlato con la prima firmataria del presente atto in occasione della visita del 2 novembre 2009 e cosa si intenda fare, in generale, per garantire che le visite di sindacato ispettivo effettuate dai parlamentari nelle carceri per verificare le condizioni di detenzione si svolgano nella massima serenità e collaborazione.(4-05612)


Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05602
presentata da
RITA BERNARDINI

l
unedì 4 gennaio 2010, seduta n.262

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia.- Per sapere - premesso che:

il 19 dicembre 2009 la prima firmataria del presente atto, accompagnata da Renata Vuksani e Norberto Costa, ha visitato la casa circondariale Due Palazzi di Padova;

la struttura penitenziaria si presenta all'esterno come un edificio piuttosto fatiscente. Nato come carcere femminile, nel corso del tempo ha subito numerose trasformazioni per essere adibito dapprima a caserma militare, poi a casa circondariale maschile;

i detenuti tuttora presenti sono più di 250, a fronte di una capienza massima di 94 posti. La casa circondariale Due Palazzi di Padova è occupata da detenuti che si fermano da 2-3 giorni fino ad un massimo di 1 anno. Appena si conclude il primo grado di giudizio, i detenuti sono trasferiti in altre strutture di reclusione;

l'istituto di pena è composto da tre piani: a) piano rialzato: 1 corridoio composto da infermeria e ufficio matricola; un corridoio composto da una sala attività fornita di panca piana per pesi, cyclette, biliardino e tavolo da ping-pong; 7 celle, formate in maggior parte da detenuti lavoranti che svolgono mansioni in lavanderia, o come porta vitto, scopini, spesini e addetti M.O.F. (Manutenzione ordinaria del fabbricato). Le celle sono di misura da 4x4 metri a 5x5 metri con 8, 90 anche 10 detenuti per cella, con letti a castello fino a tre piani e 1 o 2 materassi a terra. La nazionalità dei detenuti è mista; b) primo piano (sezione 1): due corridoi formati da 7 celle ciascuno (di cui una completamente distrutta durante la contestazione di giovedì 17 dicembre 2009) con celle da 3x3 metri con 3 detenuti, da 4x4 con 8-9 detenuti presenti. La maggior parte dei detenuti è di nazionalità tunisina o marocchina, ma sono presenti anche detenuti di altre nazionalità. La sala attività è in comune con entrate indipendenti dai due diversi corridoi; c) secondo piano (sezione 2): due corridoi formati da 7 celle ciascuno di forma e dimensioni simili al primo piano;

ogni cella è fornita di: un bagno con lavandino, bidet e doccia; angolo cottura con lavandino, scola piatti e fornelletto a gas; due finestroni in cella e una finestra in bagno; televisione; un pensile-porta oggetti per ogni detenuto; tavolo e sgabelli, che per problemi di spazio non sempre corrispondono al numero di detenuti presenti in cella;

nelle celle i letti arrivano fino a tre piani, durante il giorno, i detenuti che dormono per terra alzano il materasso e lo appoggiano contro il muro. Alcuni di questi usano come cuscino un pezzo di gommapiuma. I problemi di spazio si ripercuotono in tutta la giornata, in quanto le persone devono letteralmente fare a turno anche per muoversi in cella, mentre di notte i detenuti in branda non si possono neanche alzare per andare al bagno perché calpesterebbero chi dorme per terra. La pulizia delle celle è gestita dai detenuti che si organizzano in turni di pulizia. Le celle si presentano piuttosto pulite, il personale sanitario può comunque isolare le celle nel caso in cui si presentino condizioni di scarsa igiene che possono compromettere la salute delle persone. I detenuti comunque non hanno segnalato la presenza di scarafaggi o topi. I blindi si chiudono dalle 8 alle 20, mentre i cancelli sono aperti solo dagli agenti. Alcuni detenuti gestiscono il pranzo autonomamente, comunque il carrello vivande passa intorno alle ore 12 e, nonostante alcuni detenuti dicano scherzosamente che usano il vitto dell'amministrazione per dare da mangiare ai gatti, si segnala che il carrello esce dalle sezioni quasi vuoto e non ci sono lamentele riguardanti il cibo. Nella sezione lavoranti (piano rialzato), i compagni di cella ne aspettano il ritorno per mangiare insieme (per ricreare un ambiente che si possa definire familiare). In una cella i detenuti hanno costruito artigianalmente un piccolo albero di Natale usando un manico di scopa, carte di giornali e carte dorate del caffè e delle arance per gli ornamenti;

riguardo al riscaldamento ci sono pareri contrastanti: la direttrice, dottoressa Antonella Reale, afferma che le caldaie sono accese per 10 ore al giorno, mentre i detenuti sostengono che il periodo in funzione si limita a 4 ore al giorno, divise in 2 ore al mattino e 2 alla sera. L'acqua calda si divide in due turni per sezione: 2 ore e mezza al mattino e 2 alla sera, durante i quali ogni cella organizza autonomamente i turni per fare la doccia e per lavare i piatti;

come già detto, ogni sezione è fornita di una sala attività. I turni per accedervi sono divisi per braccio e ciascun braccio ha diritto ad un'ora e mezza circa al giorno. Il campo sportivo è utilizzabile 6 volte al mese. I passeggi sono disponibili per 4 ore al giorno. Sono in costruzione altre tre nuove strutture: uno spazio per i passeggi e due nuovi campi, uno da calcio e uno da pallavolo. Secondo la direttrice, questi edifici dovrebbero essere pronti per l'arrivo dell'estate; nel carcere è presente anche una chiesa diretta da un cappellano esterno, padre Eraclio Contu, per i detenuti di religione cattolica, mentre i detenuti di religione islamica pregano autonomamente in cella sulle coperte stese per terra. L'Imam è uno dei detenuti, perché l'Imam esterno evita di avere contatti con l'ambiente carcerario;

nella casa circondariale sono presenti due educatori: uno a tempo pieno e uno part-time. Sono presenti anche uno psicologo che lavora presso il servizio «Nuovi Giunti», attivo per 2 ore e mezza per 6 giorni a settimana, che fornisce informazioni utili ai detenuti incarcerati per la prima volta. È attiva anche un'associazione di volontariato che procura vestiti, biancheria, ciabatte, sapone a chi non può usufruire dell'aiuto dei familiari. È presente in struttura anche uno psichiatra per 20 ore al mese, precedentemente era presente anche un dentista ma per l'attuale mancanza di fondi, il servizio è stato sospeso;

l'istituto di pena patavino è sprovvisto del mediatore culturale, il che rappresenta una grave carenza soprattutto se si considera che la popolazione di detenuti è per il 90 per cento composta da stranieri, mescolati in 20-25 etnie diverse. All'interno dell'istituto i detenuti stranieri che non conoscono la lingua italiana possono comunque frequentare un corso di alfabetizzazione;

alcuni insegnanti esterni offrono inoltre la possibilità di acquisire il diploma di scuola media; gli unici lavori svolti dai detenuti sono inerenti all'amministrazione interna. Sono disponibili 30 posti di lavoro a rotazione (spesini, scopini, mof e porta vitto) e stabili (lavanderia e cucina). I turni di lavoro vanno da 1 a 2 ore al giorno. Non sono presenti collaborazioni con cooperative esterne. Si sta avviando solo in questi giorni un progetto con la cooperativa «Altracittà» per stabilire all'interno della struttura un laboratorio di cornici artigianali all'interno del quale i detenuti potranno avere la possibilità di svolgere un lavoro stipendiato. Non vi sono altre cooperative del posto che hanno stabilito relazioni con la casa circondariale;

gli agenti di polizia penitenziaria che esercitano nella struttura sono 110, ma gli agenti stessi affermano che sarebbero necessari almeno altri 40 dipendenti. Infatti il turno dovrebbe essere di 6 ore, ma ogni dipendente lavora almeno 8 ore. Questo turno, dicono gli agenti, è ormai diventato ordinario, in quanto il sovraffollamento ha tolto ogni carattere di straordinarietà al turno di 8 ore. In guardiola per ogni sezione è presente un solo agente, mentre il regolamento ne impone almeno 2. Ogni dipendente deve inoltre lavorare anche all'ufficio matricola, e gli agenti stessi denunciano una insufficienza di personale in quanto ogni agente in servizio deve gestire le richieste di 250 detenuti. Per le traduzioni dei detenuti alla questura o al tribunale o agli altri carceri sono necessari almeno 3 agenti da togliere al servizio in struttura. Anche le ferie, denunciano gli agenti stessi, non sono rispettate. Un agente racconta inoltre di un collega che dopo 18 anni di servizio, in una confidenza gli ha comunicato le decisione di andare a vivere in Germania perché «anche la fabbrica è meglio che stare qui dentro»;

nel corso della visita tutti i detenuti hanno denunciato le pessime condizioni di detenzione alle quali sono quotidianamente sottoposti. Ed invero una struttura che di per sé non presenterebbe particolari disfunzioni o malfunzionamenti di servizio, viene costretta dall'elevato tasso di sovraffollamento in una situazione che agli interroganti appare palesemente contrastante con le norme vigenti. Ogni problema, di ordine quotidiano come il riscaldamento e i materassi per terra, fino alle problematiche più generali come l'uso, ad avviso degli interroganti, sconsiderato della custodia cautelare, all'interno delle celle si amplifica enormemente creando un generale senso di frustrazione e mancanza di speranza per un futuro reinserimento. La direttrice stessa è obbligata ad accogliere tutti i nuovi giunti e ad avere la responsabilità dell'incolumità di ognuno. Anche la lungaggine propria dei processi italiani influenza la gestione di una struttura che in principio doveva essere solo un luogo di passaggio, di transizione, ma che diventa vero e proprio luogo di residenza per periodi che arrivano fino a un anno e mezzo. Nel corso di questo lungo periodo, persone in attesa di giudizio sono costrette ad attendere la sentenza in condizioni pressoché invivibili; la stessa assistenza sanitaria per i malati è carente in quanto tutte le visite specialistiche sono fatte all'esterno; un detenuto diabetico di 60 anni, ad esempio, non riesce a dormire nella brandina inferiore perché gli manca l'aria, ma allo stesso tempo non è in grado di arrampicarsi sulle brandine superiori che per lui rappresentano un ulteriore pericolo;

tutti i detenuti, dal primo all'ultimo, si sono completamente dissociati dall'atto di violenza e vandalismo compiuto nella cella al primo piano nel corso della protesta messa in atto dai reclusi giovedì 17 dicembre 2009. Ancora non è stato stabilito se i detenuti colpevoli di questo atto di vandalismo fossero ubriachi o meno, ma tutti sono d'accordo sul fatto che gli agenti si sono comportati in modo corretto ed estremamente professionale. Le condizioni in cui si presenta la cella dove è andata in scena la protesta violenta sono molto più che sgradevoli: muri letteralmente rotti oltre i mattoni, vetri in frantumi, sanitari divelti, tubature scardinate che hanno causato l'allagamento di tutta la sezione e di parte dell'ufficio matricola. A parte questo singolo episodio, la protesta dei detenuti va avanti in modo assolutamente non violento mediante la battitura della sbarre con pentole e altri oggetti;

a giudizio degli interroganti il sovraffollamento, la mancanza di speranza e l'amnesia dimostrata dagli ambienti politici nei confronti delle problematiche dei detenuti, la mancanza di misure alternative e l'incomprensibile accanimento nei confronti dei reati che non costituiscono particolare grado di pericolosità, sono il solo ed unico fattore scatenante di queste proteste. In sostanza i detenuti stessi non accusano tanto la struttura in sé e chi vi lavora dentro, quanto più l'intero sistema giustizia che non riesce a gestire più il problema che il sistema stesso ha causato -:

quali dati aggiornati siano a disposizione del Governo in relazione alla situazione riscontrata presso la casa circondariale Due Palazzi di Padova, con particolare riguardo al numero di detenuti effettivamente presenti nella struttura e al tasso di sovraffollamento in essa riscontrato;

quali urgenti iniziative intenda assumere per garantire normali condizioni di vita ai detenuti ed agli operatori della casa circondariale patavina; in particolare, entro quali tempi preveda che l'istituto possa rientrare nella dimensione regolamentare dei posti previsti;

quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire il diritto alla salute dei detenuti e, in particolare, entro quali tempi verrà ripristinata un'adeguata assistenza psicologica e psichiatrica;

cosa intenda fare per garantire ai detenuti l'attività trattamentale, sia essa di studio e/o di formazione e lavoro, atta a preparare il futuro reinserimento sociale previsto dall'articolo 27 della Costituzione;

quali iniziative siano state assunte o programmate e quali misure si vogliano attuare per porre rimedio alle carenze del personale civile (educatori, psicologi e assistenti sociali) e della polizia penitenziaria assegnati presso il carcere Due Palazzi;
s
e ed in che modo si intendono potenziare, all'interno della struttura penitenziaria in questione, le attività di orientamento e formazione al lavoro e di ricerca di posti di lavoro da offrire ai detenuti, in particolar modo per quelli che hanno quasi finito di scontare la pena;

se il Governo non intenda assumere iniziative volte a destinare maggiori fondi e risorse al potenziamento delle misure alternative al carcere, anche attraverso la creazione di percorsi protetti di reinserimento sociale e lavori socialmente utili per tutti i condannati a pene inferiori ai tre anni di reclusione. (4-05602)

sabato 26 dicembre 2009

Detenuto non esce dal carcere pur avendo scontato la pena per la mancanza di educatori...incredibile! carcere,politici, rita bernardini,detenuti

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CARCERI: PANNELLA, A TERAMO ASSOLUTE MANCANZE STRUTTURALI
(AGI) - Roma, 26 dic. - “Mi sono fatto una idea abbastanza chiara della situazione di questo carcere: i dati gravi che abbiamo verificato sono soprattuto dati di assoluta mancanza di iniziativa di carattere strutturale. Credo sia una situazione da codice penale”. Lo ha detto Marco Pannella ai microfoni di Radio Radicale dopo una lunga visita ispettiva nel carcere di Teramo il giorno di Natale, assieme a Rita Bernardini, all’avvocato Alessandro Gerardi, e a due militanti radicali teramani, Orazio Papili e Renato Cimina’. Dal carcere di Teramo, ha ricordato la Bernardini, era venuta fuori una storia di pestaggi nei confronti dei detenuti e “il comandante delle guardie e’ stato sospeso dal suo incarico”.

Nel carcere, ha continuato la deputata radicale, c’erano 411 detenuti, “a fronte di una capienza regolamentare di 230. Il personale e’ in sotto organico. Abbiamo scoperto che c’e’ un detenuto che avrebbe dovuto uscire nel mese di ottobre, e che si trova ancora qui, perche’ l’educatore non ha fatto per tempo la relazione al magistrato di sorveglianza”.

“Il personale - ha rilevato Pannella - e’ eroico e sempre piu’ insufficiente con strutture sempre piu’ difficili. Chiederemo al ministero di fare una inchiesta per sapere come funzionano le cose a livello di direzione”. (AGI)

E nell'indifferenza del governo,intanto continuano a morire i detenuti.Per il Ministro quelle morti saranno solo tanti numeri? carcere,rita bernardini

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La morte di un detenuto

Pubblicato da fidest

Dichiarazione di Rita Bernardini, deputato radicale eletto nelle liste del PD, membro della Commissione Giustizia della Camera In seguito alla pubblicazione apparsa sul quotidiano “La Città di Teramo e Provincia” dell’articolo intitolato “Il detenuto si massacra quando sta da solo, non davanti agli altri”, nel quale si dava conto della registrazione di un dialogo tra il Comandante di reparto e un agente di polizia penitenziaria nel corso della quale il primo invitava il collega a massacrare i detenuti non in sezione, davanti agli altri, ma sotto, ossia lontano da occhi indiscreti, presentai una interrogazione parlamentare chiedendo al Ministro della Giustizia, tra le altre cose, di promuovere un’indagine nell’istituto di pena teramano al fine di verificare le responsabilità in ordine al singolo pestaggio poi oggetto del colloquio registrato e, soprattutto, di accertare se le brutalità dei maltrattamenti e delle percosse fossero, più che il semplice frutto di un episodio isolato, una vera e propria prassi usata dalla Polizia Penitenziaria all’interno del carcere di Castrogno. Quella mia interrogazione è ancora in attesa di una risposta da parte del titolare del dicastero di Via Arenula, nel frattempo apprendo dalle agenzie di stampa che nello stesso carcere abruzzese è deceduto, qualche giorno fa, il detenuto nigeriano, U.E., di 23 anni, che era stato testimone negli accertamenti relativi al presunto pestaggio che ha poi portato alla sospensione del comandante di reparto. Nonostante i medici del nosocomio teramano abbiano subito dichiarato che la morte del detenuto è stata provocata da “cause naturali”, ritengo sia doveroso che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria apra immediatamente una indagine amministrativa interna al fine di fare completa chiarezza sulla vicenda fugando così ogni sospetto. Per questi motivi ho deciso di presentare una interrogazione al Ministro Alfano anche con riferimento alla morte del testimone del presunto pestaggio, augurandomi che tanto questo, quanto il primo atto di sindacato ispettivo, possa ricevere presto una risposta ampia, esaustiva e non di mera circostanza. Indipendentemente da quelle che saranno le conclusioni alle quali giungerà l’inchiesta della magistratura, infatti, mi sembra urgente e necessario chiedere che le istituzioni politiche facciano subito piena luce su quanto sta avvenendo all’interno del carcere di Castrogno. Peraltro nella visita ispettiva che ho condotto nell’istituto di pena abruzzese ho potuto personalmente riscontrare una situazione di elevato sovraffollamento, alla quale si accompagna un numero di agenti di polizia penitenziaria e di educatori sottodimensionato rispetto alle esigenze della popolazione carceraria, nonché un problema di attività tratta mentale non adeguata e di carente assistenza sanitaria, psicologica e psichiatrica. Tutti problemi da me prontamente segnalati al Ministro della Giustizia in una apposita interrogazione parlamentare che evidentemente il segretario generale del Sinappe, Giampiero Cordoni, non deve neanche aver letto, visto che mi accusa di essermi semplicemente lamentata del freddo nelle celle. Prima di rilasciare dichiarazioni di questo tipo i rappresentanti del Sinappe farebbero meglio a documentarsi.

mercoledì 23 dicembre 2009

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Intervista a Rita Bernardini: Sovraffollamento, mozione dei Radicali


• da Il Clandestino del 23 dicembre 2009


di Massimiliano Lenzi


Come si esce dalla tragedia del sovraffollamento carcerario in tempi brevi? Un passo concreto sarebbe quello di approvare la mozione Radicale che è stata depositata alla Camera e la cui discussione è calendarizzata per l`11 e 12 di gennaio prossimi". A parlare, in questa intervista al Clandestino, è Rita Bernardini, deputata della delegazione Radicale nel Pd, che a Natale andrà al carcere di Teramo, assieme a Marco Pannella. "Dopo 16 giorni di sciopero della fame spiega - dove chiedevamo venisse fissata una data per la discussione, abbiamo avuto l`attenzione di Dario Franceschini che ha scritto una lettera al Presidente della Camera Gianfranco Fini. Sulla mozione ci sono 92 firme di parlamentari (anche se due del Pd hanno ritirato la loro), di tutti gli schieramenti ad esclusione della Lega. Tra le altre cose- il testo prevede: la messa in campo di misure alternative alla detenzione, l`utilizzo dell`istituto della messa in prova e per i tossicodipendenti, che rappresentano oggi il 25% della popolazione delle galere, un cammino di recupero nelle comunità. Se passasse soltanto quest`ultimo punto si avrebbe già un bello sfoltimento della popolazione carceraria".

Dal Governo arrivano segnali positivi?

Su questo il ministro della Giustizia Angelino Alfano, quando è venuto in audizione in Commissione Giustizia, ha fatto delle aperture. Tra l`altro, in disparte, mi ha detto: "lo sono molto d`accordo sulla vostra richiesta di misure alternative".


A parte voi sei radicali (Bernardini, Turco, Beltrandi, Maria A. Coscioni, Mecacci e, la Zamparutti) chi sono i firmatari della mozione?

Tra i nomi troverete molti parlamentari Pd ma anche del Pdl e di altre forze politiche. Alcuni, per la verità, cominciano a dire che la mozione così com`è non va.

Cosa darebbe fastidio?
Il passaggio sul 41 bis (carcere duro per i mafiosi, ndr) dove noi Radicali, che lo definiamo la Guantanamo italiana, chiediamo che rientri nelle norme costituzionali. Ma di questo sembra che non si possa parlare, sia a destra che a sinistra.

L`obiezione è quella che cambiandolo si indebolirebbe uno degli strumenti per la lotta alla mafia?

Esatto, l`obiezione è questa. Ma a nostro avviso essere contro la mafia significa innanzitutto far rispettare la legalità costituzionale ed i diritti dell`uomo, oltre alle legislazioni internazionali più avanzate su questo tema. Ma non è solo il 41 bis che crea imbarazzo.

Cos`altro?

C`è un passaggio in cui chiediamo che la coltivazione domestica a uso personale della marijuana non rientri più nelle sanzioni penali bensì in quelle amministrative. Insomma, sa cos`è? Nella politica quando si parla di carcere e di diritti dei detenuti c`è un gran conformismo. Noi, ad esempio, a differenza di tutti gli altri riteniamo che il provvedimento di indulto votato tempo fa sia stato giusto. Altrimenti oggi i detenuti sarebbero 100mila.

Giustizia e sua amministrazione, come si esce dallo stallo italiano?

Chi dice agli italiani che oltre 5 milioni e mezzo di processi penali oggi, sono arretrati, e di questi circa 200mila cadono ogni anno in prescrizione? Bisogna partire da qui, da questi dati: noi radicali siamo convinti che per discutere seriamente, in Italia, di una riforma della giustizia bisogna innanzitutto uscir fuori da questa condizione di , emergenza: Mi consente un`ultima cosa?.

Dica?

In questi giorni centinaia di detenuti stanno sostenendo l`approvazione della mozione con alcuni giorni di sciopero della fame. Ci tenevo a farlo sapere.

venerdì 4 dicembre 2009

Mozione su carcere a Gennaio,Franceschini e gruppo PD ne chiedono la calendarizzazione. carcere,rita bernardini,angelino alfano,roberto rao,giustizia

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Carceri: Radicali sospendono lo sciopero della fame e ringraziano Franceschini. "Ora dalle parole si passi ai fatti."

Roma, 4 dicembre 2009

Apprendiamo con molta soddisfazione la notizia dell’iniziativa del Capogruppo PD alla Camera dei deputati Dario Franceschini che stamane ha inviato una lettera al Presidente della Camera Gianfranco Fini nella quale preannuncia la richiesta da parte del Gruppo PD di inserire nel calendario dei lavori dell’Assemblea del mese di gennaio, l’esame delle mozioni concernenti la grave situazione di vita nelle carceri italiane.
Lo afferma Rita Bernardini anche a nome di coloro che assieme a lei hanno condotto per 16 giorni uno sciopero della fame per la calendarizzazione della mozione sulle carceri che ha raccolto le firme di 89 deputati appartenenti a diversi gruppi parlamentari.
“Con Irene Testa, Claudia Sterzi, Annarita Di Giorgio, Riccardo Magi, Luisa Simeoni, Donatella Trevisan e Donatella Corleo, abbiamo condotto questa prima parte della lotta nonviolenta, che oggi decidiamo di sospendere, per il ripristino della legalità e della dignità nelle carceri italiane. Il dialogo nonviolento ha, ancora una volta, dato i suoi risultati. Ne siamo convinti: le armi della nonviolenza sono davvero le uniche efficaci contro le illegalità protratte dello Stato nei confronti di tutta la comunità penitenziaria. Ora si tratterà di vigilare a che dalle parole si passi ai fatti e alle soluzioni che non possono più essere rimandate.
Anche queste sono le ore scandite dalle morti in carcere; un detenuto è morto all’Ucciardone e due a Secondigliano. Sono 168 dall’inizio dell’anno di cui 66 suicidi: questo stillicidio di vite che se ne vanno impongono a tutta la classe politica di mobilitarsi e di agire per rendere le carceri – come afferma Franceschini nella sua lettera a Fini – degne di un paese civile.

giovedì 3 dicembre 2009

Continua la battaglia non violenta di Rita Bernardini per calendarizzazione mozione su carcere. Angelino Alfano,carcere,governo,detenuti,costituzione

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Fame di giustizia

• da Terra del 3 dicembre 2009


di Lettera firmata

Caro lettore,
se anche tu ritieni, come molti tra i “benpensanti” e onesti della società civile, che lo stato delle prigioni del tuo Paese non ti riguardi, ti chiediamo di riconsiderare questa posizione. E di riflettere sul significato e le conseguenze - spesso pratiche per la vita di ogni cittadino, italiano e straniero, colpevole e “innocente fino a prova contraria” - delle condizioni del nostro sistema penale, messe in luce da notizie allarmanti che ora dopo ora descrivono una situazione insostenibile. Noi Radicali non aspettavamo certo che il ministro della Giustizia dichiarasse, come ha fatto, che le carceri italiane sono “incostituzionali”, per giungere alla stessa conclusione. Non può che ritenerle tali, infatti, chiunque si prenda la briga di affacciarsi su quel mondo opaco, celato ai più dalle sbarre e dalla burocrazia. Chiunque si interroghi sul rispetto dell’articolo 27 della Costituzione, che vuole dignità e rieducazione per il detenuto. Oltre 65mila persone oggi affollano spazi che ne potrebbero contenere solo 43mila. Mancano all’appello 8.000 agenti di custodia rispetto all’organico regolamentare. Risulta carente il numero delle altre figure professionali: dagli educatori agli psicologi, ai medici e agli infermieri, ai magistrati di sorveglianza, cui è affidata la cura dei detenuti. La metà di loro è in attesa di giudizio e, di questi, il 40 per cento viene riconosciuto innocente, spesso dopo anni di limbo giudiziario. Se non si può non essere d’accordo con il ministro Alfano sullo stato delle prigioni italiane, bisogna altresì rilevare come lui stesso stia, fino ad ora, ricalcando le orme di troppi suoi predecessori, di qualsiasi colore politico, che non hanno voluto o saputo occuparsi di questo universo. Dalle dichiarazioni di Alfano sono trascorse ben 44 sedute del Consiglio dei ministri. Eppure l’impegno suo e del governo non è andato al di là dei periodici annunci di un “piano carceri”, che pare inattuabile perché privo di coperture finanziarie, e che comunque richiederebbe tempi del tutto incompatibili con l’emergenza in corso. Non sarebbe giusto, però, rassegnarsi all’inerzia di uno Stato che persevera in situazioni di illegalità conclamata e che determina per molti - quand’anche colpevoli - una pena supplementare, degradante e incostituzionale, oltre a quella cui qualsiasi tribunale possa aver mai condannato. Non può rassegnarsi a questo stato di cose soprattutto chi è titolare dei mezzi costituzionali preposti a indirizzare l’azione del governo verso le sue responsabilità, ossia il Parlamento. Con la deputata radicale Rita Bernardini, promotrice di una mozione parlamentare che raccoglie riforme urgenti e provvedimenti veramente praticabili per superare l’emergenza carceri, stiamo conducendo dal 18 novembre un’azione di lotta nonviolenta di sciopero della fame. Con questa iniziativa, che continua a raccogliere adesioni, chiediamo che venga calendarizzata quella mozione e che il Parlamento apra un grande dibattito per discutere proposte decisive e farsi finalmente carico della richiesta di attenzione che viene dai luoghi di pena. Ti chiediamo di unirti a noi in questo sforzo di ricerca del dialogo con le istituzioni, rendendoti protagonista di un atto di Rivolta con le sole armi davvero efficaci della nonviolenza. Affinché possa fiorire in seno alle istituzioni una speranza di cambiamento e di reale riforma: una gemma del Grande Satyagraha mondiale per la Pace, la Legalità e la Giustizia per il quale, come Radicali, siamo mobilitati. La tua adesione simbolica, anche per pochi giorni, al nostro digiuno è un prezioso sostegno a questa lotta, che è soprattutto la tua e di ognuno. Per essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo, al più presto in Italia e anche nel suo sistema penitenziario. Solo tu puoi decidere se, quando e come, ma facciamolo insieme! Datti e dacci forza!

Per aderire all’iniziativa:

martedì 1 dicembre 2009

Carceri: Radicali al 13° giorno di sciopero della fame, consegnate lettere al Ministro Alfano. Angelino Alfano,detenuti,governo,costituzione,Ionta

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Carceri: Radicali al 13° giorno di sciopero della fame, consegnate lettere al Ministro Alfano
1 dicembre 2009



Oggi pomeriggio una delegazione di dirigenti e militanti radicali si è recata al Ministero della Giustizia per consegnare al Ministro Alfano le lettere scritte dalle persone che sono da 13 giorni in sciopero della fame, insieme alla deputata Radicale Rita Bernardini, per chiedere che il Parlamento calendarizzi la mozione sulle carceri promossa dalla delegazione Radicale del gruppo del PD sottoscritta da 81 parlamentari provenienti da diversi schieramenti. La delegazione, guidata dal Segretario di Radicali Italiani Mario Staderini e composta da Irene Testa, Annarita Digiorgio, Claudia Sterzi, è stata ricevuta dalla Segreteria del Ministro. I Radicali hanno rivolto al Ministro un appello affinché il Governo unitamente al Parlamento avvii il grande dibattito sulle carceri e sulle condizioni della intera comunità penitenziaria. Tra le lettere consegnate le lettere anche quelle di Riccardo Magi, Luisa Simeone, Donatella Trevisan, Donatella Corleo, che stanno conducendo anch'essi la battaglia nonviolenta nella forma del digiuno.


Chiediamo a tutti di unirsi a noi aderendo, anche per un giorno, al nostro sciopero della fame, a questo link



dove si può leggere anche il testo della mozione.