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Mercoledi',23 Marzo 2011: interrogazioni per l'assunzione degli educatori penitenziari
Mercoledi',23 Marzo 2011,
(rinvio del 16 Marzo 2011)
in commissione giustizia discussione delle interrogazioni orali per l'assunzione degli educatori penitenziari.
5-04298 Cassinelli: Sull’iter del concorso pubblico per educatore penitenziario
5-04314 Ferranti: Questioni relative all’assunzione dei vincitori del concorso per educatore penitenziario
Per leggere il testo delle interrogazioni vai su news giornaliere o etichetta interrogazioni parlamentari
(rinvio del 16 Marzo 2011)
in commissione giustizia discussione delle interrogazioni orali per l'assunzione degli educatori penitenziari.
5-04298 Cassinelli: Sull’iter del concorso pubblico per educatore penitenziario
5-04314 Ferranti: Questioni relative all’assunzione dei vincitori del concorso per educatore penitenziario
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Carceri:necessario assumere educatori,assistenti e psicologi.
26 agosto 2010
Giustizia: Bernardini (Radicali); basta morti in carcere, varare in fretta misure deflattive
“Il tempo dell’illegalità e dell’inciviltà carceraria italiana è scandito ad un ritmo impressionante dalle morti, dai suicidi. Dico al Governo e ai miei colleghi parlamentari che così numerosi hanno partecipato all’iniziativa del Ferragosto in carcere, che occorre fare in fretta a varare, intanto, misure adeguate a decongestionare la sovrappopolazione carceraria”. Lo afferma Rita Bernardini, deputata Radicale, membro della Commissione Giustizia della Camera, dopo la morte di un detenuto a Sulmona. “Il disegno di legge Alfano - così come svuotato dalla Commissione Giustizia della Camera - non serve a spegnere l’incendio di disperazione e di morte che sta divampando - prosegue.Affidare infatti ai Tribunali di sorveglianza la valutazione della pericolosità sociale e l’idoneità del domicilio per consentire di scontare ai domiciliari pene residue sotto i 12 mesi, significa paralizzare tutto: la valutazione arriverà troppo tardi! Si dia ai direttori degli istituti penitenziari questo compito che saprebbero fare meglio e più in fretta dei magistrati di sorveglianza. Ridimensionata almeno un po’ la popolazione detenuta, occorre immediatamente riformare il sistema come previsto dalle mozioni approvate in gennaio dalle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama a partire dallo stop all’uso indiscriminato della carcerazione preventiva e alla depenalizzazione dei reati minori, per arrivare alle misure e pene alternative che si rivelano molto più efficaci del carcere ai fini della rieducazione e del reinserimento sociale, all’adeguamento degli organici penitenziari (agenti, educatori, psicologi, assistenti sociali), alle possibilità di lavoro per i detenuti, agli istituti di custodia attenuata dove i tossicodipendenti possano curarsi”.
5 luglio 2010
Carceri: Favi, "Bene Tg2, condizioni indegne per detenuti e lavoratori"
Dichiarazione di Sandro Favi responsabile Carceri del Partito Democratico
L’inchiesta del Tg2 sulla drammatica situazione delle nostre carceri evidenzia ciò che il Partito Democratico denuncia da mesi, e cioè condizioni di vita per i detenuti e per i lavoratori penitenziari del tutto indegne. Quelle viste all’Ucciardone sono situazioni che in realtà riguardano la stragrande maggioranza delle carceri italiane. Le morti in carcere e gli atti di autolesionismo sono segnali inequivocabili: occorre attuare da subito politiche penitenziarie che decongestionino gli istituti. È assolutamente necessario investire sulle misure alternative alla detenzione e sull’aumento di agenti di polizia penitenziaria, di educatori, di assistenti sociali e psicologi.
Finora il ministro Alfano e il direttore delle carceri Ionta hanno saputo solo ipotizzare un piano carceri che avrà lunghissimi tempi di realizzazione e che non inciderà minimamente per un miglioramento della situazione nell’immediato.
Così non va.
Lettere: senza assunzione personale educativo il ddl Alfano è inutile
Comunicato stampa, 29 maggio 2010
Ai deputati di commissione bilancio
e giustizia camera
Al sottosegretario
On. Caliendo
Al sottosegretario
On. Giorgetti Alberti
Egregi Onorevoli,
dopo aver appreso la notizia sul parere negativo della Commissione Bilancio sugli artt. 2 quater e 2 sexies del Ddl Alfano questo Comitato ritiene necessario porre alla Vostra attenzione alcune osservazioni. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru 2.060 svuoterebbe di significato il Ddl Alfano riducendolo ad una imago sine re.
L’investimento in risorse umane è propedeutico alla concreta materializzazione della normativa contenuta nel provvedimento. Secondo quanto enunciato dall’art. 1 comma 3 del Ddl. il magistrato di sorveglianza decide sulla base della relazione inviatagli dall’istituto penitenziario.
Alla luce della normativa penitenziaria è l’educatore colui che osserva il comportamento del detenuto e provvede alla stesura della relazione di sintesi, cioè di quella relazione di cui si servirà il magistrato di sorveglianza per la decisione finale sulla misura alternativa.
Senza l’incremento di ulteriori unità di personale pedagogico la situazione del sovraffollamento carcerario non potrà mai essere risolta né tantomeno potrà trovare risoluzione la drammatica condizione in cui versano le carceri italiane.
Pochi educatori significa poche relazioni da inviare al magistrato di sorveglianza. Pochi educatori significa impossibilità di fare il trattamento. Pochi educatori significa stasi della concessione di misure alternative. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru creerebbe un vero e proprio effetto boomerang che provocherebbe la totale paralisi del Ddl Alfano.
La Commissione Giustizia dopo aver preso atto della grave situazione di disagio in cui versano le carceri italiani ha dato voce all’articolo 27 della Costituzione decidendo di investire su quello che già nel Settecento Beccaria definiva “il più sicuro mezzo di prevenire i delitti” ossia l’educazione.
L’approvazione dell’articolo aggiuntivo che esclude il Dap dalla riduzione della pianta organica e dal blocco delle assunzioni costituisce una vera e propria presa di coscienza dell’assunto secondo il quale non può esserci alcun miglioramento delle condizioni di detenzione senza l’investimento in risorse umane.
Si evidenzia inoltre che l’emendamento è già stato “riformulato” originariamente infatti prevedeva l’obbligo per il governo,dopo l’invio della relazione per l’adeguamento della pianta organica, di predisporre entro 2 mesi un piano straordinario di assunzioni.
La totale eliminazione di questo emendamento volto alla concreta applicazione della misura alternativa sulla quale questo Governo intende puntare per risolvere il dramma del pianeta carcere renderebbe inutile l’approvazione di un Ddl che non riuscirebbe mai ad essere attuato.
Ci sarebbe infatti una vera e propria antinomia tra norma e realtà. La realtà è che la situazione carceraria italiana è drammatica e preoccupante.
I continui suicidi in carcere sono da porre in relazione con le insopportabili condizioni di disagio in cui vivono i reclusi delle carceri italiane alla carenza di trattamento e attività rieducative e alla mancata assistenza psicologica dovuta alla cronica carenza di personale educativo
Ebbene, l’Italia, Paese democratico, è stata condannata dalla Cedu per trattamento degradante e disumano. A tale situazione va data una risposta concreta, soprattutto se si considera che il bilancio dello stato potrebbe essere aggravato dalle condanne della Cedu (Sic!).
Inoltre non si comprende come la crisi riguardi solo le risorse umane e non anche lo stanziamento dei fondi per l’edilizia penitenziaria ,infatti, una volta costruite nuove carceri queste rimarranno inutilizzate (Sic!) Un esempio è fornito dal carcere di Agrigento e dal carcere di Rieti, a Pinerolo inoltre, c’è un carcere vuoto da 10 anni ma è già stata individuata un’area per costruir un nuovo carcere (fonte Girodivite).
Per un provvedimento importante, come quello in esame, che punta sulla rieducazione e sul recupero del reo, occorre assumersi delle responsabilità serie, perché l’incremento del personale pedagogico rappresenta il sine qua non della correlazione legge - realtà.
Ancora una volta si evidenzia inoltre che il “decantato” vulnus di copertura finanziaria può essere sanato attingendo dai fondi della Cassa delle Ammende che secondo quanto disposto dall’art 129 III comma del Dpr 30 giugno 2000, n. 230, devono essere destinati ai programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale dei detenuti e degli internati anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione”e non all’edilizia penitenziaria (Sic!) . Qualora il Governo non intenda attingere i fondi necessari dalla cassa delle Ammende potrebbe ricavarli dai fondi del Fug, visto che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato il decreto che assegna per la prima volta le quote delle risorse sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati al Fondo Unico Giustizia (Fug), nella misura del 50 per cento al Ministero dell’Interno e del 50 per cento al Ministero della Giustizia. Attingendo i fondi o dalla cassa delle Ammende o dal Fug non vi sarebbe alcun onere aggiuntivo in quanto gli stessi sono già previsti in bilancio.
Per le ragioni suesposte riteniamo che l’emendamento presentato dall’On. Donatella Ferranti e Schirru sia una vera proposta “bipartisan” che deve, necessariamente,trovare accoglimento così come è stato approvato in Commissione Giustizia.
Riteniamo altresì che il governo, dopo aver provveduto all’adeguamento della pianta organica anche in relazione alla popolazione detenuta ( quasi 70mila detenuti) debba predisporre un piano straordinario di assunzioni di educatori penitenziari da attingersi dalla vigente graduatoria del concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di Educatore, Area C, posizione economica C1, indetto con Pdg 21 novembre 2003.
Una scelta in tal senso rappresenterebbe la chiave di volta per un chiaro e ben preciso impegno di responsabilità affinché la drammatica situazione che affligge il pianeta carcere possa finalmente essere risolta. Per tali ragioni auspichiamo che tutta la commissione bilancio della camera e il sottosegretario Alberto Giorgetti facciano una seria e proficua riflessione riconoscendo l’importanza ai fini dell’attuazione del Ddl in esame dell’emendamento Schirru 2.060.
Giustizia: Bernardini (Radicali); basta morti in carcere, varare in fretta misure deflattive
“Il tempo dell’illegalità e dell’inciviltà carceraria italiana è scandito ad un ritmo impressionante dalle morti, dai suicidi. Dico al Governo e ai miei colleghi parlamentari che così numerosi hanno partecipato all’iniziativa del Ferragosto in carcere, che occorre fare in fretta a varare, intanto, misure adeguate a decongestionare la sovrappopolazione carceraria”. Lo afferma Rita Bernardini, deputata Radicale, membro della Commissione Giustizia della Camera, dopo la morte di un detenuto a Sulmona. “Il disegno di legge Alfano - così come svuotato dalla Commissione Giustizia della Camera - non serve a spegnere l’incendio di disperazione e di morte che sta divampando - prosegue.Affidare infatti ai Tribunali di sorveglianza la valutazione della pericolosità sociale e l’idoneità del domicilio per consentire di scontare ai domiciliari pene residue sotto i 12 mesi, significa paralizzare tutto: la valutazione arriverà troppo tardi! Si dia ai direttori degli istituti penitenziari questo compito che saprebbero fare meglio e più in fretta dei magistrati di sorveglianza. Ridimensionata almeno un po’ la popolazione detenuta, occorre immediatamente riformare il sistema come previsto dalle mozioni approvate in gennaio dalle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama a partire dallo stop all’uso indiscriminato della carcerazione preventiva e alla depenalizzazione dei reati minori, per arrivare alle misure e pene alternative che si rivelano molto più efficaci del carcere ai fini della rieducazione e del reinserimento sociale, all’adeguamento degli organici penitenziari (agenti, educatori, psicologi, assistenti sociali), alle possibilità di lavoro per i detenuti, agli istituti di custodia attenuata dove i tossicodipendenti possano curarsi”.
5 luglio 2010
Carceri: Favi, "Bene Tg2, condizioni indegne per detenuti e lavoratori"
Dichiarazione di Sandro Favi responsabile Carceri del Partito Democratico
L’inchiesta del Tg2 sulla drammatica situazione delle nostre carceri evidenzia ciò che il Partito Democratico denuncia da mesi, e cioè condizioni di vita per i detenuti e per i lavoratori penitenziari del tutto indegne. Quelle viste all’Ucciardone sono situazioni che in realtà riguardano la stragrande maggioranza delle carceri italiane. Le morti in carcere e gli atti di autolesionismo sono segnali inequivocabili: occorre attuare da subito politiche penitenziarie che decongestionino gli istituti. È assolutamente necessario investire sulle misure alternative alla detenzione e sull’aumento di agenti di polizia penitenziaria, di educatori, di assistenti sociali e psicologi.
Finora il ministro Alfano e il direttore delle carceri Ionta hanno saputo solo ipotizzare un piano carceri che avrà lunghissimi tempi di realizzazione e che non inciderà minimamente per un miglioramento della situazione nell’immediato.
Così non va.
Lettere: senza assunzione personale educativo il ddl Alfano è inutile
Comunicato stampa, 29 maggio 2010
Ai deputati di commissione bilancio
e giustizia camera
Al sottosegretario
On. Caliendo
Al sottosegretario
On. Giorgetti Alberti
Egregi Onorevoli,
dopo aver appreso la notizia sul parere negativo della Commissione Bilancio sugli artt. 2 quater e 2 sexies del Ddl Alfano questo Comitato ritiene necessario porre alla Vostra attenzione alcune osservazioni. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru 2.060 svuoterebbe di significato il Ddl Alfano riducendolo ad una imago sine re.
L’investimento in risorse umane è propedeutico alla concreta materializzazione della normativa contenuta nel provvedimento. Secondo quanto enunciato dall’art. 1 comma 3 del Ddl. il magistrato di sorveglianza decide sulla base della relazione inviatagli dall’istituto penitenziario.
Alla luce della normativa penitenziaria è l’educatore colui che osserva il comportamento del detenuto e provvede alla stesura della relazione di sintesi, cioè di quella relazione di cui si servirà il magistrato di sorveglianza per la decisione finale sulla misura alternativa.
Senza l’incremento di ulteriori unità di personale pedagogico la situazione del sovraffollamento carcerario non potrà mai essere risolta né tantomeno potrà trovare risoluzione la drammatica condizione in cui versano le carceri italiane.
Pochi educatori significa poche relazioni da inviare al magistrato di sorveglianza. Pochi educatori significa impossibilità di fare il trattamento. Pochi educatori significa stasi della concessione di misure alternative. L’eliminazione dell’articolo aggiuntivo Schirru creerebbe un vero e proprio effetto boomerang che provocherebbe la totale paralisi del Ddl Alfano.
La Commissione Giustizia dopo aver preso atto della grave situazione di disagio in cui versano le carceri italiani ha dato voce all’articolo 27 della Costituzione decidendo di investire su quello che già nel Settecento Beccaria definiva “il più sicuro mezzo di prevenire i delitti” ossia l’educazione.
L’approvazione dell’articolo aggiuntivo che esclude il Dap dalla riduzione della pianta organica e dal blocco delle assunzioni costituisce una vera e propria presa di coscienza dell’assunto secondo il quale non può esserci alcun miglioramento delle condizioni di detenzione senza l’investimento in risorse umane.
Si evidenzia inoltre che l’emendamento è già stato “riformulato” originariamente infatti prevedeva l’obbligo per il governo,dopo l’invio della relazione per l’adeguamento della pianta organica, di predisporre entro 2 mesi un piano straordinario di assunzioni.
La totale eliminazione di questo emendamento volto alla concreta applicazione della misura alternativa sulla quale questo Governo intende puntare per risolvere il dramma del pianeta carcere renderebbe inutile l’approvazione di un Ddl che non riuscirebbe mai ad essere attuato.
Ci sarebbe infatti una vera e propria antinomia tra norma e realtà. La realtà è che la situazione carceraria italiana è drammatica e preoccupante.
I continui suicidi in carcere sono da porre in relazione con le insopportabili condizioni di disagio in cui vivono i reclusi delle carceri italiane alla carenza di trattamento e attività rieducative e alla mancata assistenza psicologica dovuta alla cronica carenza di personale educativo
Ebbene, l’Italia, Paese democratico, è stata condannata dalla Cedu per trattamento degradante e disumano. A tale situazione va data una risposta concreta, soprattutto se si considera che il bilancio dello stato potrebbe essere aggravato dalle condanne della Cedu (Sic!).
Inoltre non si comprende come la crisi riguardi solo le risorse umane e non anche lo stanziamento dei fondi per l’edilizia penitenziaria ,infatti, una volta costruite nuove carceri queste rimarranno inutilizzate (Sic!) Un esempio è fornito dal carcere di Agrigento e dal carcere di Rieti, a Pinerolo inoltre, c’è un carcere vuoto da 10 anni ma è già stata individuata un’area per costruir un nuovo carcere (fonte Girodivite).
Per un provvedimento importante, come quello in esame, che punta sulla rieducazione e sul recupero del reo, occorre assumersi delle responsabilità serie, perché l’incremento del personale pedagogico rappresenta il sine qua non della correlazione legge - realtà.
Ancora una volta si evidenzia inoltre che il “decantato” vulnus di copertura finanziaria può essere sanato attingendo dai fondi della Cassa delle Ammende che secondo quanto disposto dall’art 129 III comma del Dpr 30 giugno 2000, n. 230, devono essere destinati ai programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale dei detenuti e degli internati anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione”e non all’edilizia penitenziaria (Sic!) . Qualora il Governo non intenda attingere i fondi necessari dalla cassa delle Ammende potrebbe ricavarli dai fondi del Fug, visto che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato il decreto che assegna per la prima volta le quote delle risorse sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati al Fondo Unico Giustizia (Fug), nella misura del 50 per cento al Ministero dell’Interno e del 50 per cento al Ministero della Giustizia. Attingendo i fondi o dalla cassa delle Ammende o dal Fug non vi sarebbe alcun onere aggiuntivo in quanto gli stessi sono già previsti in bilancio.
Per le ragioni suesposte riteniamo che l’emendamento presentato dall’On. Donatella Ferranti e Schirru sia una vera proposta “bipartisan” che deve, necessariamente,trovare accoglimento così come è stato approvato in Commissione Giustizia.
Riteniamo altresì che il governo, dopo aver provveduto all’adeguamento della pianta organica anche in relazione alla popolazione detenuta ( quasi 70mila detenuti) debba predisporre un piano straordinario di assunzioni di educatori penitenziari da attingersi dalla vigente graduatoria del concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di Educatore, Area C, posizione economica C1, indetto con Pdg 21 novembre 2003.
Una scelta in tal senso rappresenterebbe la chiave di volta per un chiaro e ben preciso impegno di responsabilità affinché la drammatica situazione che affligge il pianeta carcere possa finalmente essere risolta. Per tali ragioni auspichiamo che tutta la commissione bilancio della camera e il sottosegretario Alberto Giorgetti facciano una seria e proficua riflessione riconoscendo l’importanza ai fini dell’attuazione del Ddl in esame dell’emendamento Schirru 2.060.
FERRANTI SU DDL CARCERI,OTTENUTO ANCHE AMPLIAMENTO ORGANICO EDUCATORI PENITENZIARI.
Donatella Ferranti,PD:piano programmato di assunzioni del personale degli educatori.
Governo favorevole a emendamenti Pd per potenziamento personale penitenziario:piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi.
18 maggio 2010
La commissione Giustizia della Camera ha cominciato a votare gli emendamenti presentati al ddl carceri e il Governo ha dato parere favorevole alle proposte di modifica del Pd che prevedevano il potenziamento del personale civile e amministrativo penitenziario (psicologi, educatori, ecc) e l’adeguamento delle piante organiche di carabinieri e polizia in funzione del nuovo impegno che dovranno svolgere per vigilare sui detenuti che trascorreranno agli arresti domiciliari l’ultimo periodo della loro detenzione. Il capogruppo del Pd in commissione giustizia, Donatella Ferranti, ha espresso soddisfazione per questo parere favorevole del Governo augurandosi che alla fine l’emendamento venga approvato.
Pd: nostre proposte sono su linea indicata da Napolitano
“Il Pd è pronto” a rispondere al monito del presidente della Repubblica sulla necessità di risolvere il sovraffollamento delle carceri e “a fare la propria parte”. Per questo, annuncia Sandro Favi, responsabile Carceri dei democratici, “nei prossimi giorni il nostro partito presenterà proposte su questi temi, in un quadro di sistema e in continuità e sviluppo delle mozioni approvate dal Parlamento già nei primi mesi di quest`anno”.
“Proporremo - spiega Favi - che si proceda alla revisione del codice penale, che vengano riviste le norme che determinano l`alta incidenza di imputati in custodia cautelare in carcere e quelle sul trattamento penale dei tossicodipendenti, che siano ampliate le opportunità di accesso alle misure alternative alla detenzione. Chiederemo inoltre al Governo - prosegue - un piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, nonché gli indispensabili stanziamenti ed investimenti per ripristinare la corretta funzionalità ed operatività dei servizi e delle strutture”.
“Il Partito Democratico - conclude l’esponente del Pd - rinnova la stima e la fiducia degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria e l`apprezzamento verso i dirigenti dell`Amministrazione penitenziaria, verso le professionalità socio-educative, sanitarie, amministrative e tecniche che, in questa fase difficile, dimostrano il proprio impegno con alto senso di umanità e qualificate competenze”.
18 maggio 2010
La commissione Giustizia della Camera ha cominciato a votare gli emendamenti presentati al ddl carceri e il Governo ha dato parere favorevole alle proposte di modifica del Pd che prevedevano il potenziamento del personale civile e amministrativo penitenziario (psicologi, educatori, ecc) e l’adeguamento delle piante organiche di carabinieri e polizia in funzione del nuovo impegno che dovranno svolgere per vigilare sui detenuti che trascorreranno agli arresti domiciliari l’ultimo periodo della loro detenzione. Il capogruppo del Pd in commissione giustizia, Donatella Ferranti, ha espresso soddisfazione per questo parere favorevole del Governo augurandosi che alla fine l’emendamento venga approvato.
Pd: nostre proposte sono su linea indicata da Napolitano
“Il Pd è pronto” a rispondere al monito del presidente della Repubblica sulla necessità di risolvere il sovraffollamento delle carceri e “a fare la propria parte”. Per questo, annuncia Sandro Favi, responsabile Carceri dei democratici, “nei prossimi giorni il nostro partito presenterà proposte su questi temi, in un quadro di sistema e in continuità e sviluppo delle mozioni approvate dal Parlamento già nei primi mesi di quest`anno”.
“Proporremo - spiega Favi - che si proceda alla revisione del codice penale, che vengano riviste le norme che determinano l`alta incidenza di imputati in custodia cautelare in carcere e quelle sul trattamento penale dei tossicodipendenti, che siano ampliate le opportunità di accesso alle misure alternative alla detenzione. Chiederemo inoltre al Governo - prosegue - un piano programmato di assunzioni, per l`adeguamento degli organici del personale di Polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, nonché gli indispensabili stanziamenti ed investimenti per ripristinare la corretta funzionalità ed operatività dei servizi e delle strutture”.
“Il Partito Democratico - conclude l’esponente del Pd - rinnova la stima e la fiducia degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria e l`apprezzamento verso i dirigenti dell`Amministrazione penitenziaria, verso le professionalità socio-educative, sanitarie, amministrative e tecniche che, in questa fase difficile, dimostrano il proprio impegno con alto senso di umanità e qualificate competenze”.
Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"
Carceri: Pd, "Testo migliorato in commissione, ma serve uno sforzo in più" Ferranti: "Iter rapido? Vediamo atteggiamento maggioranza su nostre proposte"
“Lo stralcio della messa in prova consentirà di esaminare rapidamente il provvedimento sulla detenzione domiciliare”. Lo dichiara la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti facendo notare come ‘la messa in prova non riguardava la popolazione carceraria e quindi non avrebbe avuto effetti sul grave stato di sovraffollamento delle carceri italiane. In ogni caso – sottolinea la democratica – il voto di oggi conferma il nostro giudizio negativo sul testo uscito dal consiglio dei ministri che era confuso ed inefficace anche perché privo di qualsiasi copertura finanziaria. Stiamo adesso valutando se aderire o meno alla richiesta di un voto in sede legislativa sul testo modificato nel corso dei lavori in commissione. La nostra disponibilità dipenderà anche dall’atteggiamento della maggioranza sulle nostre ulteriori proposte di modifica. In particolare: la tutela delle vittime di violenza domestica, il rafforzamento del personale di polizia (non solo quella penitenziaria) e del personale del comparto civile dell’amministrazione penitenziaria(educatori e psicologi)”.
Proposta emendativa 8.01.
Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:
«Art. 8-bis. - 1. Entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Ministro della Giustizia, sentiti i Ministri dell'interno e della funzione pubblica, riferisce alle competenti Commissioni parlamentari in merito alle necessità di adeguamento numerico e professionale della pianta organica del Corpo di Polizia penitenziaria e del personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria anche in relazione all'entità numerica della popolazione carceraria e al numero dei posti esistenti e programmati.
2. A tal fine il Governo presenta al Parlamento entro i successivi novanta giorni un apposito piano straordinario di assunzioni di nuove unità specificandone i tempi di attuazione e le modalità di finanziamento.».
Ferranti Donatella, Schirru Amalia, Samperi Marilena, Amici Sesa
Proposta emendativa 8.03.
Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:
«Art. 8-bis. - 1. Al comma 8-quinquies, della legge n. 26 del 2010, dopo le parole Il Corpo della Polizia penitenziaria, sono inserite le seguenti il personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria,».
Schirru Amalia, Ferranti Donatella, Samperi Marilena, Amici Sesa
28-04-10
Dopo l'ennesimo suicidio in carcere (23 dall'inizio dell'anno), nel penitenziario di Castrogno, a Teramo, il parlamentare dell'IdV, Augusto Di Stanislao, ribadisce la necessita' di interventi diretti ed immediati da parte del Governo. ''Non e' piu' ammissibile - afferma il deputato IdV - una tale situazione di completa incapacita' da parte del Governo di affrontare concretamente le problematiche delle carceri in Italia''. Di Stanislao ricorda che ''dopo varie visite presso il carcere di Castrogno e altrettante interrogazioni ad Alfano, dopo una mozione a mia prima firma approvata all'unanimita', con la quale anche la maggioranza si e' impegnata in una serie di iniziative atte a risollevare una drammatica realta' focalizzando l'attenzione sul sovraffollamento e sulla carenza di personale penitenziario e di educatori, dopo l'annuncio dell'emergenza carceri di Alfano e del fantomatico piano carceri, dopo continue denunce e sollecitazioni dei sindacati sulla necessita' di intervenire sulle strutture, sugli organici, siamo ancora di fronte ad una situazione insostenibile e all'emergenza soluzioni''. ''Ho presentato da tempo - conclude Di Stanislao - una proposta di legge per istituire una Commissione d'inchiesta parlamentare sulla situazione delle carceri in Italia che, ora piu' che mai, diventa fondamentale per dare risposte e soluzioni ai molteplici problemi e disagi dell'intero mondo penitenziario''.
Di Stanislao:il ministro tace sulle assunzioni degli educatori,riferisca in parlamento.
“E’ giusta l’assunzione di 2.000 agenti così come evidenziato da Sarno, Segretario generale Uil Pa Penitenziari, per garantire il turnover e quindi supplire la carenza del personale di polizia penitenziaria, ma vi è una colpevole dimenticanza da parte del Ministro quando tace sulla necessità di garantire la presenza degli educatori così come previsto nella Mozione IdV approvata all’unanimità dal Parlamento.” Queste le parole dell’On. Di Stanislao che prosegue: “Non vorremmo che questo impegno del Ministro si focalizzi esclusivamente sull’edilizia carceraria e altresì non vorremmo che dietro la parola magica “stato di emergenza” si celi il grimaldello per ridare vita ad una ” Carceri d’oro 2″ che in barba alla procedure di appalti e alla trasparenza abbiano buon gioco, piuttosto che la pubblica utilità e l’urgenza, i furbetti delle sponsorizzazioni. Si segnala al Ministro, nel frattempo, che in Italia vi sono 40 penitenziari incompiuti ed inutilizzati in un Paese che ne ha 171 in tutto e nel Piano Carceri presentato non c’è cenno di recupero di questo patrimonio. Chiedo che il Ministro venga, così come richiesto in Aula, a riferire in Parlamento sugli impegni presi in relazione ai tempi e modi e risorse da impiegare. Nel frattempo con due distinte interrogazioni chiedo al Ministro quale modello di recupero intenda mettere in campo visto che non si parla assolutamente di assumere gli educatori e cosa intenda fare per i 40 penitenziari incompiuti.”
“Lo stralcio della messa in prova consentirà di esaminare rapidamente il provvedimento sulla detenzione domiciliare”. Lo dichiara la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti facendo notare come ‘la messa in prova non riguardava la popolazione carceraria e quindi non avrebbe avuto effetti sul grave stato di sovraffollamento delle carceri italiane. In ogni caso – sottolinea la democratica – il voto di oggi conferma il nostro giudizio negativo sul testo uscito dal consiglio dei ministri che era confuso ed inefficace anche perché privo di qualsiasi copertura finanziaria. Stiamo adesso valutando se aderire o meno alla richiesta di un voto in sede legislativa sul testo modificato nel corso dei lavori in commissione. La nostra disponibilità dipenderà anche dall’atteggiamento della maggioranza sulle nostre ulteriori proposte di modifica. In particolare: la tutela delle vittime di violenza domestica, il rafforzamento del personale di polizia (non solo quella penitenziaria) e del personale del comparto civile dell’amministrazione penitenziaria(educatori e psicologi)”.
Proposta emendativa 8.01.
Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:
«Art. 8-bis. - 1. Entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Ministro della Giustizia, sentiti i Ministri dell'interno e della funzione pubblica, riferisce alle competenti Commissioni parlamentari in merito alle necessità di adeguamento numerico e professionale della pianta organica del Corpo di Polizia penitenziaria e del personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria anche in relazione all'entità numerica della popolazione carceraria e al numero dei posti esistenti e programmati.
2. A tal fine il Governo presenta al Parlamento entro i successivi novanta giorni un apposito piano straordinario di assunzioni di nuove unità specificandone i tempi di attuazione e le modalità di finanziamento.».
Ferranti Donatella, Schirru Amalia, Samperi Marilena, Amici Sesa
Proposta emendativa 8.03.
Dopo l'articolo 8 inserire il seguente:
«Art. 8-bis. - 1. Al comma 8-quinquies, della legge n. 26 del 2010, dopo le parole Il Corpo della Polizia penitenziaria, sono inserite le seguenti il personale del comparto civile del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria,».
Schirru Amalia, Ferranti Donatella, Samperi Marilena, Amici Sesa
28-04-10
Dopo l'ennesimo suicidio in carcere (23 dall'inizio dell'anno), nel penitenziario di Castrogno, a Teramo, il parlamentare dell'IdV, Augusto Di Stanislao, ribadisce la necessita' di interventi diretti ed immediati da parte del Governo. ''Non e' piu' ammissibile - afferma il deputato IdV - una tale situazione di completa incapacita' da parte del Governo di affrontare concretamente le problematiche delle carceri in Italia''. Di Stanislao ricorda che ''dopo varie visite presso il carcere di Castrogno e altrettante interrogazioni ad Alfano, dopo una mozione a mia prima firma approvata all'unanimita', con la quale anche la maggioranza si e' impegnata in una serie di iniziative atte a risollevare una drammatica realta' focalizzando l'attenzione sul sovraffollamento e sulla carenza di personale penitenziario e di educatori, dopo l'annuncio dell'emergenza carceri di Alfano e del fantomatico piano carceri, dopo continue denunce e sollecitazioni dei sindacati sulla necessita' di intervenire sulle strutture, sugli organici, siamo ancora di fronte ad una situazione insostenibile e all'emergenza soluzioni''. ''Ho presentato da tempo - conclude Di Stanislao - una proposta di legge per istituire una Commissione d'inchiesta parlamentare sulla situazione delle carceri in Italia che, ora piu' che mai, diventa fondamentale per dare risposte e soluzioni ai molteplici problemi e disagi dell'intero mondo penitenziario''.
Di Stanislao:il ministro tace sulle assunzioni degli educatori,riferisca in parlamento.
“E’ giusta l’assunzione di 2.000 agenti così come evidenziato da Sarno, Segretario generale Uil Pa Penitenziari, per garantire il turnover e quindi supplire la carenza del personale di polizia penitenziaria, ma vi è una colpevole dimenticanza da parte del Ministro quando tace sulla necessità di garantire la presenza degli educatori così come previsto nella Mozione IdV approvata all’unanimità dal Parlamento.” Queste le parole dell’On. Di Stanislao che prosegue: “Non vorremmo che questo impegno del Ministro si focalizzi esclusivamente sull’edilizia carceraria e altresì non vorremmo che dietro la parola magica “stato di emergenza” si celi il grimaldello per ridare vita ad una ” Carceri d’oro 2″ che in barba alla procedure di appalti e alla trasparenza abbiano buon gioco, piuttosto che la pubblica utilità e l’urgenza, i furbetti delle sponsorizzazioni. Si segnala al Ministro, nel frattempo, che in Italia vi sono 40 penitenziari incompiuti ed inutilizzati in un Paese che ne ha 171 in tutto e nel Piano Carceri presentato non c’è cenno di recupero di questo patrimonio. Chiedo che il Ministro venga, così come richiesto in Aula, a riferire in Parlamento sugli impegni presi in relazione ai tempi e modi e risorse da impiegare. Nel frattempo con due distinte interrogazioni chiedo al Ministro quale modello di recupero intenda mettere in campo visto che non si parla assolutamente di assumere gli educatori e cosa intenda fare per i 40 penitenziari incompiuti.”
16 Marzo 2010:interrogazione a risposta in Commissione su assunzione idonei educatori penitenziari
Convocazione della II Commissione (Giustizia)
Martedì 16 marzo 2010
Ore 13.45
5-02550 Ferranti: In relazione all’assunzione di educatori penitenziari
Interrogazione a risposta in Commissione:
FERRANTI, MELIS, TIDEI e SAMPERI.
- Al Ministro della giustizia.
- Per sapere
- premesso che:
il 17 febbraio 2010 il Sottosegretario per la giustizia Caliendo è intervenuto in Senato sul tema dell'assunzione degli educatori penitenziari reclutati tramite il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di educatore, area C, posizione economica C1, indetto con PDG 21 novembre 2003;
nel corso della succitata seduta, il Sottosegretario Caliendo ha affermato che entro aprile 2010 saranno assunti in via definitiva tutti gli educatori che hannosuperato i precedenti concorsi, oltre ai 170 già assunti (anche se agli interroganti risulta che siano stati assunti 97 educatori);
in realtà, l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso era già programmata con l'indizione dello stesso nel 2003, per il quale il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria già disponeva dei fondi necessari;
lo stesso Ministro interrogato, onorevole Alfano, aveva riconosciuto l'improcrastinabilità e l'urgenza di assumere più unità di educatori quando, il 12 gennaio 2010, furono approvate alla Camera le mozioni sui problemi del carcere presentate da vari gruppi parlamentari;a fronte di una popolazione carceraria di 67.000 unità, il rapporto educatore/detenuto è di circa 1 a 1.000, cosa che rende in pratica impossibile lo svolgimento di qualsivoglia progetto rieducativo impedendo il corretto reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, così come previsto nel dettato costituzionale;
non avendo il Ministro interrogato ancora proceduto all'assunzione di ulteriori unità degli educatori, limitandosi a rimandare la questione ad un futuro confronto in merito con i Ministri Tremonti e Brunetta, sarebbe auspicabile ed urgente un rapido avvio della procedura di assunzione di educatori, almeno per completare la già esigua pianta organica, ulteriormente ridotta di circa 400 unità dal decreto legislativo n. 150 del 2009
se non ritenga opportuno procedere celermente all'assunzione di educatori attingendo dalla vigente graduatoria degli idonei risultante dal concorso pubblico a 397 posti di cui in premessa, al contempo prorogando la validità della stessa per almeno un quinquennio, al fine di permetterne lo scorrimento graduale per compensare il turn-over pensionistico, evitando l'indizione di nuovi concorsi che comporterebbe ulteriori oneri finanziari.
(5-02550)
Risposta all'interrogazione di Donatella Ferranti:dal 2011 assunzioni degli idonei educatori concorso,il comitato vigilera'.
Nel rispondere agli On. interroganti ritengo opportuno segnalare che il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo di "Educatore", Area C, posizione economica C1, dell'Amministrazione Penitenziaria, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16.4.2004 - IV serie speciale e si è concluso in data 9 luglio 2008.La graduatoria definitiva, immediatamente dopo l'approvazione del Direttore Generale con provvedimento dell'11 luglio 2008, è stata trasmessa all'Ufficio centrale per il bilancio per l'apposizione del visto di controllo.Nell'anno 2009, in ragione dell'entità dei fondi stanziati ai sensi dell'articolo 1, comma 346, della Legge 24.12.2007 n. 244, è stato possibile procedere all'assunzione dei primi 103 vincitori del predetto concorso a 397 posti.Quanto alle restanti 294 unità, la competente Direzione Generale di questa amministrazione ha già programmato il relativo piano di assunzione ricorrendo, per la copertura degli originari 397 posti a concorso, allo scorrimento della graduatoria, ai sensi dell'art. 15, co. 7, DPR n. 487/99 e successive integrazioni e modificazioni.I nuovi educatori - alcuni dei quali individuati tra i candidati idonei, ma non vincitori del concorso, attese le 12 defezioni intervenute per rinunce, mancate stipule del contratto o dimissioni da parte degli aventi diritto - hanno infatti già scelto la sede di destinazione e, entro aprile del corrente anno, saranno formalmente assunti con firma del relativo contratto.Per quanto riguarda, invece, l'auspicata possibilità di procedere ad un ulteriore scorrimento della graduatoria oltre il numero dei posti originariamente messi a concorso, mi corre l'obbligo di segnalare che tale eventualità non rientra tra le ipotesi di cui all'art. 15, co. 7, del DPR n. 487/1994 e che pertanto, limitatamente all'anno in corso, non può essere attuata per mancato stanziamento dei fondi occorrenti.I fondi disponibili, infatti, sono stati impegnati sia per l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso per educatori, sia per l'assunzione degli idonei al concorso a 110 posti di contabile, a copertura dei posti previsti dal relativo bando ed in ragione delle gravi carenze riscontrate anche nell'area contabile.Dato atto di quanto sopra e, premesso che la validità delle graduatorie è indicata in tre anni dalla data della pubblicazione nei Bollettini ufficiali, faccio presente che, nel caso di specie, la validità della graduatoria del concorso a 397 posti è fissata al 31 maggio 2012 e che, pertanto, a partire dal prossimo anno, in presenza delle risorse economiche necessarie, potranno esservi le condizioni per procedere ad uno scorrimento della graduatoria, anche oltre il numero dei posti pubblicati.
24 febbraio 2010:
ordine del giorno su non riduzione organico educatori di Roberto Rao
La Camera,
premesso che
il provvedimento in esame prevede, all'esito del processo di riorganizzazione di cui all'articolo 74, del decreto legge n. 112 del 2008, un'ulteriore riduzione degli assetti organizzativi delle amministrazioni pubbliche ai fini del contenimento della spesa pubblica;
il comma 8-quinquies dell'articolo 2 individua le amministrazioni che non sono interessate dalle riduzioni descritte, tra cui il Corpo di Polizia Penitenziaria;
nonostante le difficoltà operative, la scarsezza di mezzi e personale risulta, inopinatamente escluso da tale previsione il personale civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte ad includere tra il personale delle amministrazioni non interessate dalla riorganizzazione delle piante organiche non solo quello di polizia penitenziaria ma anche quello civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, con particolare riferimento alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, anche in vista dell'avvio del Piano carceri che necessiterà di adeguate risorse umane e professionali. 9/3210/41. Rao, Ria.
Accolto come raccomandazione.
19 Febbraio 2010:
ordine del giorno su assunzione educatori di Donatella Ferranti e PD
La Camera,
premesso che:
l'articolo 17-ter stabilisce che, per l'attuazione del cosiddetto «Piano carceri» si conferiscono pieni poteri al Commissario straordinario che, per individuare la localizzazione delle aree destinate alla realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie, d'intesa con il Presidente della regione territorialmente competente e sentiti i sindaci dei comuni interessati, potrà agire in deroga alla normativa urbanistica vigente, velocizzando procedure e semplificando le gare di appalto, utilizzando il modello adottato per il dopo terremoto a L'Aquila, derogando anche all'obbligo previsto dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, volto a consentire agli interessati, proprietari delle aree che si intendono espropriare, la necessaria partecipazione al procedimento amministrativo;
la localizzazione costituisce di per sé variante e produce l'effetto di imporre il vincolo preordinato all'espropriazione e contro di essa non sarà possibile ricorrere al giudice amministrativo e si introduce anche una deroga al limite dei subappalti, che potranno aumentare dall'attuale 30 per cento fino al 50 per cento, in deroga all'articolo 118 del codice dei contratti pubblici; in sostanza, si affidano pieni poteri al Commissario straordinario, che potrà avvalersi anche del Dipartimento per la protezione civile per le attività di progettazione, scelta del contraente, direzioni lavori e vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, in deroga ai criteri di trasparenza e pubblicità e in palese contraddizione con la mozione Franceschini ed altri n. 1-00302 (approvata sostanzialmente all'unanimità alla Camera il 12 gennaio di quest'anno e accettata dal Governo) che impegnava chiaramente il Governo a garantire, nell'ambito dei progetti della nuova edilizia penitenziaria, i criteri di trasparenza delle procedure e l'economicità delle opere evitando il ricorso a procedure straordinarie, anche se legislativamente previste,
impegna il Governo
a verificare l'adeguatezza, in proporzione alla popolazione carceraria, delle piante organiche riferite non solo al personale di polizia penitenziaria ma anche alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, avviando un nuovo piano programmato di assunzioni che vada oltre il turn-over dovuto ai pensionamenti previsto dalla legge finanziaria per il 2010 e che garantisca le risorse umane e professionali necessarie all'attivazione delle nuove strutture penitenziarie, anche distribuendo meglio il personale sul territorio, concentrandolo nei compiti di istituto, sottraendolo ai servizi estranei, consentendogli un adeguato, costante ed effettivo aggiornamento professionale.
9/3196/13.
Donatella Ferranti.
Il comitato vincitori idonei concorso educatori dap in sostegno di Rita Bernadini
Educatori penitenziari sostengono la protesta di Rita Bernardini e Irene TestaRistretti Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini, impegnate in uno sciopero della fame perrichiedere l’esecuzione immediata di quanto proposto nelle cinque Mozioni parlamentari,unanimemente approvate nei giorni 11 e 12 gennaio 2010, riguardanti la situazione del sistema carcerario italiano.Giova ricordare che in quella occasione lo stesso Ministro Alfano assumeva precisi impegni ed affermava che vi avrebbe dato celere e certa attuazione sancendo l’inizio di un nuovo percorso,iniziato con la dichiarazione di Emergenza di tutto il sistema penitenziario alla quale ci si aspettava sarebbe seguita la predisposizione nel Piano Carceri di tutti quegli atti necessari ad ottemperare a quanto detto nelle citate Mozioni per poter, nei tempi strettamente necessari, affrontareconcretamente e efficacemente l´ormai ingestibile situazione creatasi nei nostri istituti penitenziari.Tuttavia, da un’iniziale analisi condotta sui primissimi elementi costitutivi e organizzativi del Piano Carceri emerge solo una particolare attenzione all’aspetto strutturale e custodiale, non prevedendo,invece, alcun intervento per incrementare e favorire la fondamentale componente rieducativa, vero obiettivo dell’esperienza carceraria.Questo Comitato ed altri illustri interlocutori del mondo penitenziario, continuano, infatti, a chiedere a gran voce che vengano assunti più educatori, affinché l’ingresso nelle nostre carceri non si limiti ad un forzato ozio, ma divenga precipuo momento di riflessione e riprogettazione del sé.Ad oggi, però, in merito alla questione degli educatori, alcuna volontà specifica è stata espressa dal Ministro, nonostante, le nostre carceri continuino quotidianamente ad affollarsi a causa dei numerosi nuovi ingressi, ma anche per la spaventosa carenza di educatori che, secondo quanto stabilito dalle vigenti leggi, rappresentano i coordinatori e i realizzatori materiali dei percorsirieducativi, nonché quelle figure professionali atte a garantire, nei giusti modi e nei tempi,l’espletamento, dell’intero iter necessario all’accesso alle misure alternative alla detenzione di quei detenuti che ne avrebbero i requisiti, ma che continuano a restare in carcere a causa dello sparuto numero di educatori attualmente in servizio a fronte di una popolazione di 66.000 persone carcerate.Pertanto, ci uniamo all´Onorevole Bernardini e a Irene Testa per chiedere l´immediata esecuzione delle citate mozioni e auspichiamo che il Ministro Alfano ne predisponga repentinamente l’avvio.Il Comitato, altresì, ad ausilio dell’iniziativa intrapresa da Rita Bernardini e da Irene Testa,promuove una “catena di informazione solidale” impegnandosi a diffondere la conoscenza di tale protesta non violenta tramite l’invio di questo comunicato non solo a tutti gli organi di informazione, ma anche ai propri conoscenti invitandoli a fare altrettanto.Il Comitato vincitori e idonei concorso educatori.
Martedì 16 marzo 2010
Ore 13.45
5-02550 Ferranti: In relazione all’assunzione di educatori penitenziari
Interrogazione a risposta in Commissione:
FERRANTI, MELIS, TIDEI e SAMPERI.
- Al Ministro della giustizia.
- Per sapere
- premesso che:
il 17 febbraio 2010 il Sottosegretario per la giustizia Caliendo è intervenuto in Senato sul tema dell'assunzione degli educatori penitenziari reclutati tramite il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di educatore, area C, posizione economica C1, indetto con PDG 21 novembre 2003;
nel corso della succitata seduta, il Sottosegretario Caliendo ha affermato che entro aprile 2010 saranno assunti in via definitiva tutti gli educatori che hannosuperato i precedenti concorsi, oltre ai 170 già assunti (anche se agli interroganti risulta che siano stati assunti 97 educatori);
in realtà, l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso era già programmata con l'indizione dello stesso nel 2003, per il quale il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria già disponeva dei fondi necessari;
lo stesso Ministro interrogato, onorevole Alfano, aveva riconosciuto l'improcrastinabilità e l'urgenza di assumere più unità di educatori quando, il 12 gennaio 2010, furono approvate alla Camera le mozioni sui problemi del carcere presentate da vari gruppi parlamentari;a fronte di una popolazione carceraria di 67.000 unità, il rapporto educatore/detenuto è di circa 1 a 1.000, cosa che rende in pratica impossibile lo svolgimento di qualsivoglia progetto rieducativo impedendo il corretto reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, così come previsto nel dettato costituzionale;
non avendo il Ministro interrogato ancora proceduto all'assunzione di ulteriori unità degli educatori, limitandosi a rimandare la questione ad un futuro confronto in merito con i Ministri Tremonti e Brunetta, sarebbe auspicabile ed urgente un rapido avvio della procedura di assunzione di educatori, almeno per completare la già esigua pianta organica, ulteriormente ridotta di circa 400 unità dal decreto legislativo n. 150 del 2009
se non ritenga opportuno procedere celermente all'assunzione di educatori attingendo dalla vigente graduatoria degli idonei risultante dal concorso pubblico a 397 posti di cui in premessa, al contempo prorogando la validità della stessa per almeno un quinquennio, al fine di permetterne lo scorrimento graduale per compensare il turn-over pensionistico, evitando l'indizione di nuovi concorsi che comporterebbe ulteriori oneri finanziari.
(5-02550)
Risposta all'interrogazione di Donatella Ferranti:dal 2011 assunzioni degli idonei educatori concorso,il comitato vigilera'.
Nel rispondere agli On. interroganti ritengo opportuno segnalare che il concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo di "Educatore", Area C, posizione economica C1, dell'Amministrazione Penitenziaria, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16.4.2004 - IV serie speciale e si è concluso in data 9 luglio 2008.La graduatoria definitiva, immediatamente dopo l'approvazione del Direttore Generale con provvedimento dell'11 luglio 2008, è stata trasmessa all'Ufficio centrale per il bilancio per l'apposizione del visto di controllo.Nell'anno 2009, in ragione dell'entità dei fondi stanziati ai sensi dell'articolo 1, comma 346, della Legge 24.12.2007 n. 244, è stato possibile procedere all'assunzione dei primi 103 vincitori del predetto concorso a 397 posti.Quanto alle restanti 294 unità, la competente Direzione Generale di questa amministrazione ha già programmato il relativo piano di assunzione ricorrendo, per la copertura degli originari 397 posti a concorso, allo scorrimento della graduatoria, ai sensi dell'art. 15, co. 7, DPR n. 487/99 e successive integrazioni e modificazioni.I nuovi educatori - alcuni dei quali individuati tra i candidati idonei, ma non vincitori del concorso, attese le 12 defezioni intervenute per rinunce, mancate stipule del contratto o dimissioni da parte degli aventi diritto - hanno infatti già scelto la sede di destinazione e, entro aprile del corrente anno, saranno formalmente assunti con firma del relativo contratto.Per quanto riguarda, invece, l'auspicata possibilità di procedere ad un ulteriore scorrimento della graduatoria oltre il numero dei posti originariamente messi a concorso, mi corre l'obbligo di segnalare che tale eventualità non rientra tra le ipotesi di cui all'art. 15, co. 7, del DPR n. 487/1994 e che pertanto, limitatamente all'anno in corso, non può essere attuata per mancato stanziamento dei fondi occorrenti.I fondi disponibili, infatti, sono stati impegnati sia per l'assunzione dei vincitori del suddetto concorso per educatori, sia per l'assunzione degli idonei al concorso a 110 posti di contabile, a copertura dei posti previsti dal relativo bando ed in ragione delle gravi carenze riscontrate anche nell'area contabile.Dato atto di quanto sopra e, premesso che la validità delle graduatorie è indicata in tre anni dalla data della pubblicazione nei Bollettini ufficiali, faccio presente che, nel caso di specie, la validità della graduatoria del concorso a 397 posti è fissata al 31 maggio 2012 e che, pertanto, a partire dal prossimo anno, in presenza delle risorse economiche necessarie, potranno esservi le condizioni per procedere ad uno scorrimento della graduatoria, anche oltre il numero dei posti pubblicati.
24 febbraio 2010:
ordine del giorno su non riduzione organico educatori di Roberto Rao
La Camera,
premesso che
il provvedimento in esame prevede, all'esito del processo di riorganizzazione di cui all'articolo 74, del decreto legge n. 112 del 2008, un'ulteriore riduzione degli assetti organizzativi delle amministrazioni pubbliche ai fini del contenimento della spesa pubblica;
il comma 8-quinquies dell'articolo 2 individua le amministrazioni che non sono interessate dalle riduzioni descritte, tra cui il Corpo di Polizia Penitenziaria;
nonostante le difficoltà operative, la scarsezza di mezzi e personale risulta, inopinatamente escluso da tale previsione il personale civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte ad includere tra il personale delle amministrazioni non interessate dalla riorganizzazione delle piante organiche non solo quello di polizia penitenziaria ma anche quello civile del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, con particolare riferimento alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, anche in vista dell'avvio del Piano carceri che necessiterà di adeguate risorse umane e professionali. 9/3210/41. Rao, Ria.
Accolto come raccomandazione.
19 Febbraio 2010:
ordine del giorno su assunzione educatori di Donatella Ferranti e PD
La Camera,
premesso che:
l'articolo 17-ter stabilisce che, per l'attuazione del cosiddetto «Piano carceri» si conferiscono pieni poteri al Commissario straordinario che, per individuare la localizzazione delle aree destinate alla realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie, d'intesa con il Presidente della regione territorialmente competente e sentiti i sindaci dei comuni interessati, potrà agire in deroga alla normativa urbanistica vigente, velocizzando procedure e semplificando le gare di appalto, utilizzando il modello adottato per il dopo terremoto a L'Aquila, derogando anche all'obbligo previsto dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, volto a consentire agli interessati, proprietari delle aree che si intendono espropriare, la necessaria partecipazione al procedimento amministrativo;
la localizzazione costituisce di per sé variante e produce l'effetto di imporre il vincolo preordinato all'espropriazione e contro di essa non sarà possibile ricorrere al giudice amministrativo e si introduce anche una deroga al limite dei subappalti, che potranno aumentare dall'attuale 30 per cento fino al 50 per cento, in deroga all'articolo 118 del codice dei contratti pubblici; in sostanza, si affidano pieni poteri al Commissario straordinario, che potrà avvalersi anche del Dipartimento per la protezione civile per le attività di progettazione, scelta del contraente, direzioni lavori e vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, in deroga ai criteri di trasparenza e pubblicità e in palese contraddizione con la mozione Franceschini ed altri n. 1-00302 (approvata sostanzialmente all'unanimità alla Camera il 12 gennaio di quest'anno e accettata dal Governo) che impegnava chiaramente il Governo a garantire, nell'ambito dei progetti della nuova edilizia penitenziaria, i criteri di trasparenza delle procedure e l'economicità delle opere evitando il ricorso a procedure straordinarie, anche se legislativamente previste,
impegna il Governo
a verificare l'adeguatezza, in proporzione alla popolazione carceraria, delle piante organiche riferite non solo al personale di polizia penitenziaria ma anche alle figure degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi, avviando un nuovo piano programmato di assunzioni che vada oltre il turn-over dovuto ai pensionamenti previsto dalla legge finanziaria per il 2010 e che garantisca le risorse umane e professionali necessarie all'attivazione delle nuove strutture penitenziarie, anche distribuendo meglio il personale sul territorio, concentrandolo nei compiti di istituto, sottraendolo ai servizi estranei, consentendogli un adeguato, costante ed effettivo aggiornamento professionale.
9/3196/13.
Donatella Ferranti.
Il comitato vincitori idonei concorso educatori dap in sostegno di Rita Bernadini
Educatori penitenziari sostengono la protesta di Rita Bernardini e Irene TestaRistretti Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori condivide e sostiene l’iniziativa non violenta intrapresa da Irene Testa e Rita Bernardini, impegnate in uno sciopero della fame perrichiedere l’esecuzione immediata di quanto proposto nelle cinque Mozioni parlamentari,unanimemente approvate nei giorni 11 e 12 gennaio 2010, riguardanti la situazione del sistema carcerario italiano.Giova ricordare che in quella occasione lo stesso Ministro Alfano assumeva precisi impegni ed affermava che vi avrebbe dato celere e certa attuazione sancendo l’inizio di un nuovo percorso,iniziato con la dichiarazione di Emergenza di tutto il sistema penitenziario alla quale ci si aspettava sarebbe seguita la predisposizione nel Piano Carceri di tutti quegli atti necessari ad ottemperare a quanto detto nelle citate Mozioni per poter, nei tempi strettamente necessari, affrontareconcretamente e efficacemente l´ormai ingestibile situazione creatasi nei nostri istituti penitenziari.Tuttavia, da un’iniziale analisi condotta sui primissimi elementi costitutivi e organizzativi del Piano Carceri emerge solo una particolare attenzione all’aspetto strutturale e custodiale, non prevedendo,invece, alcun intervento per incrementare e favorire la fondamentale componente rieducativa, vero obiettivo dell’esperienza carceraria.Questo Comitato ed altri illustri interlocutori del mondo penitenziario, continuano, infatti, a chiedere a gran voce che vengano assunti più educatori, affinché l’ingresso nelle nostre carceri non si limiti ad un forzato ozio, ma divenga precipuo momento di riflessione e riprogettazione del sé.Ad oggi, però, in merito alla questione degli educatori, alcuna volontà specifica è stata espressa dal Ministro, nonostante, le nostre carceri continuino quotidianamente ad affollarsi a causa dei numerosi nuovi ingressi, ma anche per la spaventosa carenza di educatori che, secondo quanto stabilito dalle vigenti leggi, rappresentano i coordinatori e i realizzatori materiali dei percorsirieducativi, nonché quelle figure professionali atte a garantire, nei giusti modi e nei tempi,l’espletamento, dell’intero iter necessario all’accesso alle misure alternative alla detenzione di quei detenuti che ne avrebbero i requisiti, ma che continuano a restare in carcere a causa dello sparuto numero di educatori attualmente in servizio a fronte di una popolazione di 66.000 persone carcerate.Pertanto, ci uniamo all´Onorevole Bernardini e a Irene Testa per chiedere l´immediata esecuzione delle citate mozioni e auspichiamo che il Ministro Alfano ne predisponga repentinamente l’avvio.Il Comitato, altresì, ad ausilio dell’iniziativa intrapresa da Rita Bernardini e da Irene Testa,promuove una “catena di informazione solidale” impegnandosi a diffondere la conoscenza di tale protesta non violenta tramite l’invio di questo comunicato non solo a tutti gli organi di informazione, ma anche ai propri conoscenti invitandoli a fare altrettanto.Il Comitato vincitori e idonei concorso educatori.
Donatella Ferranti,PD:da Ionta, un primo segnale l'immediata assunzione dei tanti educatori.
CARCERI: PD, VOGLIAMO VEDERCI CHIARO. AUDIZIONE ALLA CAMERA DI IONTA
Roma, 13 gen
''Lo vogliamo esaminare puntigliosamente ed e' per questo che gia' domani chiederemo al presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno di attivarsi per prevedere al piu' presto l'audizione del capo del Dap, dott. Franco Ionta''. Cosi' la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, commenta l'approvazione del piano carceri da parte del Cdm di oggi. ''I primi dati forniti dal ministro Alfano - sottolinea - non ci convincono fino in fondo: se infatti le carceri italiane possono ''tollerare' sino a circa 64.237 detenuti, da regolamento non potrebbero ospitarne piu' di 43.087. Il grado di sovraffollamento e' elevatissimo, siamo ampiamente fuori quota, e per arrivare ad 80.000 posti, i 21.749 annunciati oggi dal ministro Alfano sembrano insufficienti. E poi - prosegue - non basta costruire muri, occorre riempirli di personale numericamente e professionalmente adeguato: dalla polizia penitenzieria, agli psicologi, agli educatori e agli altri esperti. Di tutto questo ancora non c'e' traccia, ma aspettiamo di conoscere nel merito dal dott. Ionta le cifre esatte, certo - conclude - che un primo segnale potrebbe essere l'immediata assunzione dei tanti educatori e psicologi del concorso''.
Roma, 13 gen
''Lo vogliamo esaminare puntigliosamente ed e' per questo che gia' domani chiederemo al presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno di attivarsi per prevedere al piu' presto l'audizione del capo del Dap, dott. Franco Ionta''. Cosi' la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, commenta l'approvazione del piano carceri da parte del Cdm di oggi. ''I primi dati forniti dal ministro Alfano - sottolinea - non ci convincono fino in fondo: se infatti le carceri italiane possono ''tollerare' sino a circa 64.237 detenuti, da regolamento non potrebbero ospitarne piu' di 43.087. Il grado di sovraffollamento e' elevatissimo, siamo ampiamente fuori quota, e per arrivare ad 80.000 posti, i 21.749 annunciati oggi dal ministro Alfano sembrano insufficienti. E poi - prosegue - non basta costruire muri, occorre riempirli di personale numericamente e professionalmente adeguato: dalla polizia penitenzieria, agli psicologi, agli educatori e agli altri esperti. Di tutto questo ancora non c'e' traccia, ma aspettiamo di conoscere nel merito dal dott. Ionta le cifre esatte, certo - conclude - che un primo segnale potrebbe essere l'immediata assunzione dei tanti educatori e psicologi del concorso''.
Assunzione degli educatori primo impegno del governo
Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari esprime piena soddisfazione per l’approvazione delle cinque mozioni sul problema carcerario discusse ed accolte nei giorni 11 e 12 gennaio 2010 dal nostro Parlamento. Per la prima volta il Governo, rappresentato dal Ministro Alfano, ha preso consapevolezza della grave emergenza del sovraffollamento degli istituti di pena e, fra le altre fondamentali proposte presentate, si è impegnato:- a procedere all’assunzione immediata dei restanti educatori penitenziari previsti dalla pianta organica, da attingersi dagli idonei della vigente e menzionata graduatoria risultata dal concorso bandito per tale profilo professionale, affinché anche costoro possano partecipare ai previsti corsi di formazione che il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria deve attivare per questi operatori prima dell’ingresso nelle carceri a cui sono destinati, onde evitare sprechi di danaro per doverli riattivare in seguito;- a prorogare di almeno un quinquennio la validità della graduatoria di merito del concorso citato in premessa, in linea con gli orientamenti del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione nonché con le disposizioni in materia di razionalizzazione delle spese pubbliche in vigore - per permetterne un graduale scorrimento parimenti all’avvicendarsi dei fisiologici turn-over pensionistici, al fine di evitare l’indizione di nuovi concorsi per il medesimo profilo che comporterebbero inutili oneri pubblici;- ad assumere iniziative per lo stanziamento di fondi necessari per completare l’organico di educatori previsti dalla pianta organica attualmente vigente presso il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, considerato che lo sforzo economico da sostenere è annualmente molto esiguo, ma necessario per far funzionare meglio ed in modo più umano una branca importantissima del nostro sistema giustizia che non può più attendere;- a procedere all’alienazione di immobili ad uso penitenziario siti nei centri storici e alla costruzione di nuovi e moderni istituti penitenziari in altro sito;Esprimiamo, quindi, pieno compiacimento per l’importantissimo risultato raggiunto dall’On. Di Stanislao dell’Idv, il quale nella Sua circostanziata e approfondita mozione, ha dimostrato ancora una volta la Sua grande disponibilità e sensibilità verso tali problematiche, sapendo cogliere e far emergere sapientemente le necessità di questo delicato settore della nostra giustizia. Ringraziamo, inoltre, gli onorevoli Bernardini, Rao, Ferranti, Melis, Tidei, Vitali, Balzelli, Donadi, Paladini, Franceschini e tutti coloro che hanno appoggiato con voto favorevole le Loro mozioni, poiché di fronte a queste battaglie di umanità hanno saputo permeare il Loro impegno politico di quell’umanità e di quell’alto senso civico che rende capaci di abbandonare i colori politici e di volgere verso una proficua unità di intenti.Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari, intanto, continuerà a vigilare affinché tali doveri vengano rispettati e proseguirà nel suo lavoro di diffusione della necessità dell’intervento rieducativo e quindi sulla centralità della presenza degli educatori, ovvero di quella figura professionale che rappresenta il vero catalizzatore ed esecutore materiale del percorso rieducativo di un detenuto, percorso che rappresenta l’unica vera speranza di un sano reinserimento sociale di chi vive l’esperienza delle sbarre e che rappresenta uno dei più validi strumenti atti ad evitare quegli stati di inerzia, apatia, depressione, frustrazione, ansia, inadeguatezza che troppo spesso percorrono prepotentemente i corridoi lungo i quali si snodano le fila di quelle celle all’interno delle quali si consumano, quotidianamente, suicidi, abusi, violenze. Auspichiamo, quindi, che il Governo predisponga celermente tutti gli atti necessari ad ottemperare quanto detto e che questa stessa volontà continui ad animarne tutti i passaggi ad essi necessari, per poter, nei tempi strettamente necessari, cominciare ad affrontare concretamente e efficacemente l’ormai ingestibile emergenza creatasi.
Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari
Il Comitato vincitori e idonei del concorso per educatori penitenziari
lunedì 29 novembre 2010
Intervista dal carcere:è raro conoscere un educatore o un assistente sociale! altro che rieducazione!!!!!! carcere,governo,detenuti,giustizia,angelino alfano,diritti
Quarantuno bis: intervista dal carcere
lunedì 29 novembre 2010
di LUIGI GUIDO
Combattere la criminalità è una delle battaglie liberali da sempre portate avanti dai Radicali. Ma, in questa battaglia, l'operare con gli strumenti della giustizia e il rispettare e difendere i diritti umani della persona hanno sempre assunto una preponderante centralità. Quella che segue è un'intervista utile a porre ancora una volta l'accento sullo stato di non-Diritto e non-Democrazia che caratterizza il sistema carcerario italiano, contro la cui incostituzionalità e inciviltà da sempre combattono tutti i Radicali, il loro leader Marco Pannella, Sergio D'Elia, segretario di Nessuno Tocchi Caino .
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Il delitto non paga. Anzi toglie a chi lo compie anche quel po’ che aveva. La famiglia anzitutto, ch’è il prezzo più alto preteso dallo Stato verso chi ha commesso l’errore di frequentare le persone sbagliate, nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. E in Italia ciò è tanto più vero quanto più è difficile e controversa quella parte di territorio in cui la vita svolge il suo corso. Ad esempio in regioni come la Calabria, dove i confini tra il bene il male non sempre sono netti.
La premessa è d’obbligo e non serve a giustificare nulla, atteso che la persona di cui qui trattiamo sta scontando la pena detentiva dell’ergastolo, pur al suo primo grado del processo, sulla base di quel fenomeno giudiziario a tutti noto come “pentitismo”. La storia è quella di Gianfranco Ruà, implicato in più processi avviati in Calabria dai pm antimafia e sul quale pende l’ultima condanna all’ergastolo, pronunziata la scorsa estate nell’ambito dell’inchiesta nominata “Missing”, che ha tentato di far luce sulla lunghissima scia di sangue che ha contrassegnato il crimine nella città di Cosenza e nel suo vasto territorio provinciale negli anni Ottanta.
Dopo aver trascorso quasi nove anni sottoposto al duro regime del 41bis, Ruà è adesso rinchiuso nel carcere di Parma con il protocollo dell’alta sorveglianza di primo grado. Qui Ruà si racconta e ci racconta di esperienze terribili, che fanno di un accusato di reati mafiosi un uomo nudo, completamente inerme, di fronte ai diuturni attacchi psicologici degni della peggior Guantanamo.
Ma Gianfranco Ruà prega, medita, legge di continuo e così supera le lunghe, infinite giornate detentive forse a volte disperando pure di riuscire a riabbracciare mai più i propri cari che, con quella vita, quella di cui è accusato d’aver fatto parte, nulla hanno a che fare.
Da quanti anni conosce il carcere?
Da quasi 30 anni
Quando è stato arrestato la prima volta e perché?
Nel 1982, per porto d’armi
Qual è l’ultima volta che è stato arrestato e con quali accuse?
Nel 1994, per associazione mafiosa e altro. Durante la detenzione sono seguite le accuse di rapina, estorsione e omicidio.
Cos’è il 41bis?
Se non lo si vive di persona è difficile spiegarlo e farlo capire agli altri, cos’è il 41bis. Una persona normale non può credere che possono succedere determinate cose. Innanzitutto si sta sotto tensione tutti i giorni e se anche tu non volessi, ci pensano gli agenti a farti stare così: vengono a controllare cosa fai in ogni minuto. Le tensioni di chi è sottoposto a tale regime è talmente alta che uno si dimentica i problemi giudiziari, pensando solo “e oggi cosa succede? cosa devo affrontare?”. Fanno di tutto per cancellare la tua persona. Il 41bis è vivere 23 ore al giorno in cella, da solo, senza neanche poter dare uno sguardo fuori dalla finestra, perché un pannello la occlude.
Nell’ora d’aria consentita incontri soltanto tre o al massimo quattro altri detenuti, in uno spazio ristrettissimo: le mura sono talmente alte che il sole d’inverno non arriva mai anche perché sono sormontate da una grata di ferro. Il colloquio con i familiari c’è una sola ora al mese ed avviene in una specie di “cabina telefonica” (quelle di una volta) che, per non avere contatti, è dotato di un vetro divisorio blindato. Tutto viene filmato e registrato. E se dici una parola scherzosa o anche allusiva, chi ti sorveglia può capire una cosa per un’altra. Lo stesso accade con le lettere, che sono censurate. Si viene perquisiti decine di volte al giorno quando si esce dalle celle. Con le ultime restrizioni adottate, non si può avere neanche un quotidiano con la cronaca regionale, non si può cucinare. Si è tornati all’inasprimento dei primi anni.
C’è da chiedersi cosa centri tutto ciò, tutte queste privazioni, con il discorso sulla sicurezza! Specialmente quando ti contano le mutande e i calzini (non più di cinque paia). A proposito del divieto di cucinare le racconto alcune cose: la mia prima Vigilia di Natale al 41bis, ricordo che per cena c’era brodo e una fetta di mortadella. Poiché non mangio carne, ho trascorso a digiuno quel giorno. (e ho pensato, auto-consolandomi, che ogni tanto fa bene restare a digiuno). Invece, nel centro clinico di Secondigliano, sempre sotto il 41bis, si arriva a fare sciopero per un piatto di spaghetti ogni tanto, e lì, nella maggior parte, sono persone anziane e ammalate. S’è fatta e si fa la fame, al 41 bis, quando non si può cucinare.
Siamo nel XXI Secolo e in Italia è successo e succede tutto questo. Una mia valutazione personale sul 41bis: oggi non serve a nulla, genera solo sofferenza e odio e, anzi, per certi versi è diventato addirittura uno “status simbol” per i giovani perché se non sei stato al 41bis non sei nessuno, e oggi sono parecchi i ragazzi mandati al 41bis (lascio ad altri l’interpretazione di ciò). La sola realtà del 41bis è che viene usato per indurre a collaborare. Un tempo c’era la tortura fisica (vedi la santa inquisizione) per fare confessare a qualcuno di aver commesso anche quello che non aveva commesso. Ora c’è il 41bis.
Cosa accade nello spirito di una persona sottoposta a questo duro regime?
Penso che ognuno di noi affronti con spirito diverso le sofferenze, le restrizioni e le privazioni. Il 41bis genera svariati stati d’animo e sentimenti tra le persone che vi sono sottoposte e possono restare tracce indelebili per tutta la vita (se posso fare un esempio, è come un lutto: c’è chi dopo un po’ di tempo se ne fa una ragione, chi invece riesce a farsela dopo qualche anno e chi il lutto non lo supererà mai).
Ciò che ti tocca di più nel cuore non è tanto la tua stessa sofferenza che, al limite, è la parte più irrisoria, bensì la sofferenza patita dalle persone a te più care come madri, mogli e figli: poterli vedere una sola volta al mese per un’ora (chi può farlo, s’intende, perché si è molto lontani da casa e le spese da affrontare sono molte), senza poterli neanche baciare… e come fai a spiegarlo ad un bimbo (sotto i 12 anni puoi tenerlo con te e accarezzarlo, per soli 10 minuti durante quell’ora), come puoi farglielo capire. Tutto questo genera solo risentimento e odio allo stato puro. L’odio è il sentimento più brutto che possa esserci nell’animo umano, perché te lo consuma e non ti fa vedere la realtà; ma è pur vero che è uno dei sentimenti più forti per riuscire a resistere alle sofferenze e alle restrizioni, e tanti se ne nutrono, al 41bis.
Tale regime fa sì che uno si senta più vittima che reo che magari ha pure commesso un qualsiasi reato: questo è uno stato d’animo che tutti provano, senza distinzioni. Forse anche gli stessi agenti penitenziari vorrebbero che i detenuti siano odiosi e scostumati per poter giustificare tutte quelle privazioni che gli impongono di infliggerci, anche perché sono esseri umani come tutti e per giunta giovani, e quando la maggior parte dei detenuti gli chiede qualcosa con educazione e gentilezza, si sentono imbarazzati a dirti di no per delle vere e proprie sciocchezze. Poi c’è pure chi ci prende gusto a farti dei dispetti.
Che tipo di persone s’incontrano in carcere?
Si può dire che il carcere rispecchia nel piccolo la vita di fuori: ognuno con i propri vizi e le proprie virtù. Si cerca di essere più solidali fra detenuti, c’è più rispetto e educazione qui che nel mondo di fuori, anche se, tutto sommato, non ho visto tanta differenza. Oltre a conoscere persone ristrette, si fa conoscenza anche di altre persone (quando non si è al 41bis) come educatori e assistenti sociali: sono rare le volte ma li conosci. Poi ci sono gli agenti penitenziari, nella maggior parte giovani, che si rivolgono verso i detenuti educatamente anche se la loro rigidità cambia da carcere a carcere, a seconda di cosa gli viene imposto di fare e di come farlo.
In che condizioni sono oggi le carceri italiane (almeno con riferimento a quelle a Lei note)?
Le condizioni delle carcere variano da istituto a istituto. Ci sono le strutture nuove e quelle risalenti a centinaia di anni. Ma per tutti gli istituti, oggi, è l’alto numero di detenuti la causa principale del disagio che si è venuto a creare. Specialmente nelle sezioni normali, perché per quanto mi riguarda sono altri i problemi e le restrizioni. Praticamente, una volta riusciti fuori dal regime del 41bis si va nelle sezioni speciali, che prima erano chiamate E.I.V. (elevato indice di vigilanza) mentre oggi la sigla è AS 1. Non possiamo avere contatti con altri detenuti e si è esclusi da molte cose all’interno del carcere.
Negli ultimi anni, dopo averne trascorsi quasi sette a Cuneo sotto il 41bis, sono stato nel carcere di Sulmona, Catanzaro, qualche mese a Spoleto (di nuovo al 41bis) mentre ora mi trovo a Parma. A Spoleto, nonostante il 41bis, stavo in una cella confortevole, con tante piccolezze che sono indispensabili alla comodità (se così sì può dire) giornaliera di un detenuto: c’era l’acqua calda e la doccia per quasi tutto il giorno. Tra Catanzaro, Sulmona e Parma, il primo è molto disagiato come struttura e le cose non funzionano tanto bene anche se il senso di umanità degli agenti di custodia compensa i disagi, perché sono consapevoli delle difficoltà e fanno il possibile per venirti incontro nei problemi. Sulmona e Parma invece sono carceri rigide, specialmente qui a Parma, almeno dal mio punto di vista a dall’esperienza detentiva. La struttura è nuova e tutto è pulito. La sanità funziona.
Ma si ha il senso di vivere in un regime militarizzato, l’assenza di umanità di percepisce come in nessun altro istituto. La cella per una sola persona è vivibile anche se piccola. Ci hanno messo in cella le Tv nuove, quelle digitali (non so), però le hanno messe in una specie di gabbia, incassate nel muro, non si possono spostare, perciò la Tv si può vedere solo stando sul letto, perché quando sono venuti a regolarle abbiamo dovuto scegliere in quale posizione fissa guardarle: da seduti non si riesce. Hanno messo la doccia in cella ma puoi usarla solo per 10 minuti al giorno, per questo devi chiamare un agente che venga ad aprirla e chiuderla, così pure per l’asciugacapelli.
Giuro che è vero, non sto scherzando. Qui gli agenti di custodia fanno molto più lavoro di quello che fanno in altri istituti. Si usano le stesse regole di trattamento del 41bis, senza distinzioni tra detenuti: le limitazioni riguardo all’abbigliamento, ai libri e agli oggetti vari sono forse le più restrittive. Le conseguenze sono l’alto numero di suicidi compiuti o tentati, e di persone che impazziscono. Anche l’assegnazione del luogo in cui scontare la pena non si basa più sul comportamento del detenuto ma è questione di fortuna o sfortuna.
Quanti e quali diritti vengono negati ai carcerati?
Il diritto fondamentale che si dovrebbe riscontrare in carcere è il recupero e il reinserimento, così come previsto dalla Costituzione Italiana, ma non si fa; il diritto allo spazio che dovrebbe avere ogni persona detenuta (9 metri quadrati calpestabili) come prevede la Comunità Europea, non è applicato, anche s’è prescritto persino dall’Ordinamento penitenziario.
Se uno guarda le leggi sui diritti degli animali si rende conto che sono migliori di quelli previsti per i detenuti (con particolare riferimento alle condizioni in cui viviamo oggi nelle carceri italiane). Sono molti invece i diritti negati ai detenuti e tanti sono legati alla discrezionalità delle divisioni in ogni istituto. Dopo tanti anni trascorsi in carcere ho preso consapevolezza che per ogni diritto spettante a un detenuto c’è sempre qualcuno che lo fa venir meno. Pensi che qui, ancora oggi, durante la notte accendono le luci principali della cella e ti svegliano: cosa che non accade più quasi in nessun carcere poiché è una pratica abolita dall’Ordinamento penitenziario in quanto considerata una tortura, svegliare i detenuti la notte. Qui gli agenti penitenziari non ridono mai.
Un diritto negato più frequentemente è la lontananza dalla famiglia, in termini proprio di chilometri. E questo avviene solo per le persone del meridione: vi è una legge che prevede che un detenuto possa essere allontanato non più di 300 chilometri dal luogo di residenza dei familiari, ma questa legge viene ignorata del tutto, come se non esistesse.
Il carcere rende più giusti o meno sbagliati gli uomini?
Su questa domanda mi ci sono soffermato di più a riflettere ma il pensiero è stato sempre lo stesso. in carcere si ha molto tempo per pensare e giudicare con coscienza. Man mano che la detenzione si è prolungata, si è verificato un cambiamento progressivo. Dopo circa un decennio di detenzione una persona cambia totalmente sia nel modo di pensare che nel modo di vedere le cose. Praticamente non rimane nulla della persona che è entrata in carcere. Quando ne sentivo parlare a qualcuno ero scettico in tutto, ma l’ho constatato su di me il cambiamento.
Il senso se si diventa più giusti è relativo, perché il significato di “giusto” cambia da persona a persona. Una cosa è certa: la riflessione “e se potessi tornare indietro qui non ci sarei” è una costante per chi è detenuto da anni. Ma che si diventi meno sbagliati ne sono sicuro. Penso che una persona, dopo che si è fatto svariati anni di detenzione, l’unica cosa che desidera è poter uscire e godersi la famiglia e la libertà, poiché si è consapevole che soldi, godimenti e altro sono solo frivolezze a confronto di questi due beni superiori. Mi creda, si è stanchi di tutto.
Si è stanchi di verità e di falsità, di fatti e congetture, di parole spesso inutili e anche di essere o diventare più giusti. Devi ascoltare la tua coscienza. Perché alla domanda (se si diventa più giusti in carcere) la risposta sarebbe facile: dici di sì e basta. Ma se uno dice sì, mentre subisce delle ingiustizie, che risposta sarebbe! Ho capito che determinate cose nella vita non dovevo farle, allora in questo senso più giusto mi ha reso davvero.
Quali significati assume la parola “crimine” per chi viene investito dallo spettro dell’ergastolo?
L’Italia è l’unica nazione dove con l’ergastolo non si esce più. onde se la Costituzione prevede il recupero e il reinserimento del detenuto nella società, oltre al fatto che dopo 26 si può chiedere la condizionale, in realtà tutto ciò non avviene quasi mai. Ora c’è anche l’ergastolo ostativo che neppure permette di chiedere qualche forma di beneficio: praticamente significa morire in carcere. Non mi piace parlare di questo argomento, mi basta il dispiacere che provo per chi ne è colpito.
Di fronte ad una cosa del genere ci si rassegna e la stessa parola “crimine” che nei primi anni può avere aver avuto un significato personale, perde la sua efficacia di fronte alla morte che oggi è l’ergastolo. Certamente, poi, la parola “crimine” assume un significato negativo sia per chi è stato condannato all’ergastolo e sia per chi ha subito condanne ad una pena detentiva comunque lunga. Significa aver buttato via la propria vita o di aver buttato via la propria gioventù. Il rimorso e la colpa sono personali.
Ma anche la società ha la sua responsabilità. Se ci fosse il lavoro quando si è finita la scuola o se tutti potessero fare un mestiere in base alle proprie possibilità, forse queste parole, “crimine” ed “ergastolo”, sarebbero pronunciate di rado.
lunedì 29 novembre 2010
di LUIGI GUIDO
Combattere la criminalità è una delle battaglie liberali da sempre portate avanti dai Radicali. Ma, in questa battaglia, l'operare con gli strumenti della giustizia e il rispettare e difendere i diritti umani della persona hanno sempre assunto una preponderante centralità. Quella che segue è un'intervista utile a porre ancora una volta l'accento sullo stato di non-Diritto e non-Democrazia che caratterizza il sistema carcerario italiano, contro la cui incostituzionalità e inciviltà da sempre combattono tutti i Radicali, il loro leader Marco Pannella, Sergio D'Elia, segretario di Nessuno Tocchi Caino .
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Il delitto non paga. Anzi toglie a chi lo compie anche quel po’ che aveva. La famiglia anzitutto, ch’è il prezzo più alto preteso dallo Stato verso chi ha commesso l’errore di frequentare le persone sbagliate, nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. E in Italia ciò è tanto più vero quanto più è difficile e controversa quella parte di territorio in cui la vita svolge il suo corso. Ad esempio in regioni come la Calabria, dove i confini tra il bene il male non sempre sono netti.
La premessa è d’obbligo e non serve a giustificare nulla, atteso che la persona di cui qui trattiamo sta scontando la pena detentiva dell’ergastolo, pur al suo primo grado del processo, sulla base di quel fenomeno giudiziario a tutti noto come “pentitismo”. La storia è quella di Gianfranco Ruà, implicato in più processi avviati in Calabria dai pm antimafia e sul quale pende l’ultima condanna all’ergastolo, pronunziata la scorsa estate nell’ambito dell’inchiesta nominata “Missing”, che ha tentato di far luce sulla lunghissima scia di sangue che ha contrassegnato il crimine nella città di Cosenza e nel suo vasto territorio provinciale negli anni Ottanta.
Dopo aver trascorso quasi nove anni sottoposto al duro regime del 41bis, Ruà è adesso rinchiuso nel carcere di Parma con il protocollo dell’alta sorveglianza di primo grado. Qui Ruà si racconta e ci racconta di esperienze terribili, che fanno di un accusato di reati mafiosi un uomo nudo, completamente inerme, di fronte ai diuturni attacchi psicologici degni della peggior Guantanamo.
Ma Gianfranco Ruà prega, medita, legge di continuo e così supera le lunghe, infinite giornate detentive forse a volte disperando pure di riuscire a riabbracciare mai più i propri cari che, con quella vita, quella di cui è accusato d’aver fatto parte, nulla hanno a che fare.
Da quanti anni conosce il carcere?
Da quasi 30 anni
Quando è stato arrestato la prima volta e perché?
Nel 1982, per porto d’armi
Qual è l’ultima volta che è stato arrestato e con quali accuse?
Nel 1994, per associazione mafiosa e altro. Durante la detenzione sono seguite le accuse di rapina, estorsione e omicidio.
Cos’è il 41bis?
Se non lo si vive di persona è difficile spiegarlo e farlo capire agli altri, cos’è il 41bis. Una persona normale non può credere che possono succedere determinate cose. Innanzitutto si sta sotto tensione tutti i giorni e se anche tu non volessi, ci pensano gli agenti a farti stare così: vengono a controllare cosa fai in ogni minuto. Le tensioni di chi è sottoposto a tale regime è talmente alta che uno si dimentica i problemi giudiziari, pensando solo “e oggi cosa succede? cosa devo affrontare?”. Fanno di tutto per cancellare la tua persona. Il 41bis è vivere 23 ore al giorno in cella, da solo, senza neanche poter dare uno sguardo fuori dalla finestra, perché un pannello la occlude.
Nell’ora d’aria consentita incontri soltanto tre o al massimo quattro altri detenuti, in uno spazio ristrettissimo: le mura sono talmente alte che il sole d’inverno non arriva mai anche perché sono sormontate da una grata di ferro. Il colloquio con i familiari c’è una sola ora al mese ed avviene in una specie di “cabina telefonica” (quelle di una volta) che, per non avere contatti, è dotato di un vetro divisorio blindato. Tutto viene filmato e registrato. E se dici una parola scherzosa o anche allusiva, chi ti sorveglia può capire una cosa per un’altra. Lo stesso accade con le lettere, che sono censurate. Si viene perquisiti decine di volte al giorno quando si esce dalle celle. Con le ultime restrizioni adottate, non si può avere neanche un quotidiano con la cronaca regionale, non si può cucinare. Si è tornati all’inasprimento dei primi anni.
C’è da chiedersi cosa centri tutto ciò, tutte queste privazioni, con il discorso sulla sicurezza! Specialmente quando ti contano le mutande e i calzini (non più di cinque paia). A proposito del divieto di cucinare le racconto alcune cose: la mia prima Vigilia di Natale al 41bis, ricordo che per cena c’era brodo e una fetta di mortadella. Poiché non mangio carne, ho trascorso a digiuno quel giorno. (e ho pensato, auto-consolandomi, che ogni tanto fa bene restare a digiuno). Invece, nel centro clinico di Secondigliano, sempre sotto il 41bis, si arriva a fare sciopero per un piatto di spaghetti ogni tanto, e lì, nella maggior parte, sono persone anziane e ammalate. S’è fatta e si fa la fame, al 41 bis, quando non si può cucinare.
Siamo nel XXI Secolo e in Italia è successo e succede tutto questo. Una mia valutazione personale sul 41bis: oggi non serve a nulla, genera solo sofferenza e odio e, anzi, per certi versi è diventato addirittura uno “status simbol” per i giovani perché se non sei stato al 41bis non sei nessuno, e oggi sono parecchi i ragazzi mandati al 41bis (lascio ad altri l’interpretazione di ciò). La sola realtà del 41bis è che viene usato per indurre a collaborare. Un tempo c’era la tortura fisica (vedi la santa inquisizione) per fare confessare a qualcuno di aver commesso anche quello che non aveva commesso. Ora c’è il 41bis.
Cosa accade nello spirito di una persona sottoposta a questo duro regime?
Penso che ognuno di noi affronti con spirito diverso le sofferenze, le restrizioni e le privazioni. Il 41bis genera svariati stati d’animo e sentimenti tra le persone che vi sono sottoposte e possono restare tracce indelebili per tutta la vita (se posso fare un esempio, è come un lutto: c’è chi dopo un po’ di tempo se ne fa una ragione, chi invece riesce a farsela dopo qualche anno e chi il lutto non lo supererà mai).
Ciò che ti tocca di più nel cuore non è tanto la tua stessa sofferenza che, al limite, è la parte più irrisoria, bensì la sofferenza patita dalle persone a te più care come madri, mogli e figli: poterli vedere una sola volta al mese per un’ora (chi può farlo, s’intende, perché si è molto lontani da casa e le spese da affrontare sono molte), senza poterli neanche baciare… e come fai a spiegarlo ad un bimbo (sotto i 12 anni puoi tenerlo con te e accarezzarlo, per soli 10 minuti durante quell’ora), come puoi farglielo capire. Tutto questo genera solo risentimento e odio allo stato puro. L’odio è il sentimento più brutto che possa esserci nell’animo umano, perché te lo consuma e non ti fa vedere la realtà; ma è pur vero che è uno dei sentimenti più forti per riuscire a resistere alle sofferenze e alle restrizioni, e tanti se ne nutrono, al 41bis.
Tale regime fa sì che uno si senta più vittima che reo che magari ha pure commesso un qualsiasi reato: questo è uno stato d’animo che tutti provano, senza distinzioni. Forse anche gli stessi agenti penitenziari vorrebbero che i detenuti siano odiosi e scostumati per poter giustificare tutte quelle privazioni che gli impongono di infliggerci, anche perché sono esseri umani come tutti e per giunta giovani, e quando la maggior parte dei detenuti gli chiede qualcosa con educazione e gentilezza, si sentono imbarazzati a dirti di no per delle vere e proprie sciocchezze. Poi c’è pure chi ci prende gusto a farti dei dispetti.
Che tipo di persone s’incontrano in carcere?
Si può dire che il carcere rispecchia nel piccolo la vita di fuori: ognuno con i propri vizi e le proprie virtù. Si cerca di essere più solidali fra detenuti, c’è più rispetto e educazione qui che nel mondo di fuori, anche se, tutto sommato, non ho visto tanta differenza. Oltre a conoscere persone ristrette, si fa conoscenza anche di altre persone (quando non si è al 41bis) come educatori e assistenti sociali: sono rare le volte ma li conosci. Poi ci sono gli agenti penitenziari, nella maggior parte giovani, che si rivolgono verso i detenuti educatamente anche se la loro rigidità cambia da carcere a carcere, a seconda di cosa gli viene imposto di fare e di come farlo.
In che condizioni sono oggi le carceri italiane (almeno con riferimento a quelle a Lei note)?
Le condizioni delle carcere variano da istituto a istituto. Ci sono le strutture nuove e quelle risalenti a centinaia di anni. Ma per tutti gli istituti, oggi, è l’alto numero di detenuti la causa principale del disagio che si è venuto a creare. Specialmente nelle sezioni normali, perché per quanto mi riguarda sono altri i problemi e le restrizioni. Praticamente, una volta riusciti fuori dal regime del 41bis si va nelle sezioni speciali, che prima erano chiamate E.I.V. (elevato indice di vigilanza) mentre oggi la sigla è AS 1. Non possiamo avere contatti con altri detenuti e si è esclusi da molte cose all’interno del carcere.
Negli ultimi anni, dopo averne trascorsi quasi sette a Cuneo sotto il 41bis, sono stato nel carcere di Sulmona, Catanzaro, qualche mese a Spoleto (di nuovo al 41bis) mentre ora mi trovo a Parma. A Spoleto, nonostante il 41bis, stavo in una cella confortevole, con tante piccolezze che sono indispensabili alla comodità (se così sì può dire) giornaliera di un detenuto: c’era l’acqua calda e la doccia per quasi tutto il giorno. Tra Catanzaro, Sulmona e Parma, il primo è molto disagiato come struttura e le cose non funzionano tanto bene anche se il senso di umanità degli agenti di custodia compensa i disagi, perché sono consapevoli delle difficoltà e fanno il possibile per venirti incontro nei problemi. Sulmona e Parma invece sono carceri rigide, specialmente qui a Parma, almeno dal mio punto di vista a dall’esperienza detentiva. La struttura è nuova e tutto è pulito. La sanità funziona.
Ma si ha il senso di vivere in un regime militarizzato, l’assenza di umanità di percepisce come in nessun altro istituto. La cella per una sola persona è vivibile anche se piccola. Ci hanno messo in cella le Tv nuove, quelle digitali (non so), però le hanno messe in una specie di gabbia, incassate nel muro, non si possono spostare, perciò la Tv si può vedere solo stando sul letto, perché quando sono venuti a regolarle abbiamo dovuto scegliere in quale posizione fissa guardarle: da seduti non si riesce. Hanno messo la doccia in cella ma puoi usarla solo per 10 minuti al giorno, per questo devi chiamare un agente che venga ad aprirla e chiuderla, così pure per l’asciugacapelli.
Giuro che è vero, non sto scherzando. Qui gli agenti di custodia fanno molto più lavoro di quello che fanno in altri istituti. Si usano le stesse regole di trattamento del 41bis, senza distinzioni tra detenuti: le limitazioni riguardo all’abbigliamento, ai libri e agli oggetti vari sono forse le più restrittive. Le conseguenze sono l’alto numero di suicidi compiuti o tentati, e di persone che impazziscono. Anche l’assegnazione del luogo in cui scontare la pena non si basa più sul comportamento del detenuto ma è questione di fortuna o sfortuna.
Quanti e quali diritti vengono negati ai carcerati?
Il diritto fondamentale che si dovrebbe riscontrare in carcere è il recupero e il reinserimento, così come previsto dalla Costituzione Italiana, ma non si fa; il diritto allo spazio che dovrebbe avere ogni persona detenuta (9 metri quadrati calpestabili) come prevede la Comunità Europea, non è applicato, anche s’è prescritto persino dall’Ordinamento penitenziario.
Se uno guarda le leggi sui diritti degli animali si rende conto che sono migliori di quelli previsti per i detenuti (con particolare riferimento alle condizioni in cui viviamo oggi nelle carceri italiane). Sono molti invece i diritti negati ai detenuti e tanti sono legati alla discrezionalità delle divisioni in ogni istituto. Dopo tanti anni trascorsi in carcere ho preso consapevolezza che per ogni diritto spettante a un detenuto c’è sempre qualcuno che lo fa venir meno. Pensi che qui, ancora oggi, durante la notte accendono le luci principali della cella e ti svegliano: cosa che non accade più quasi in nessun carcere poiché è una pratica abolita dall’Ordinamento penitenziario in quanto considerata una tortura, svegliare i detenuti la notte. Qui gli agenti penitenziari non ridono mai.
Un diritto negato più frequentemente è la lontananza dalla famiglia, in termini proprio di chilometri. E questo avviene solo per le persone del meridione: vi è una legge che prevede che un detenuto possa essere allontanato non più di 300 chilometri dal luogo di residenza dei familiari, ma questa legge viene ignorata del tutto, come se non esistesse.
Il carcere rende più giusti o meno sbagliati gli uomini?
Su questa domanda mi ci sono soffermato di più a riflettere ma il pensiero è stato sempre lo stesso. in carcere si ha molto tempo per pensare e giudicare con coscienza. Man mano che la detenzione si è prolungata, si è verificato un cambiamento progressivo. Dopo circa un decennio di detenzione una persona cambia totalmente sia nel modo di pensare che nel modo di vedere le cose. Praticamente non rimane nulla della persona che è entrata in carcere. Quando ne sentivo parlare a qualcuno ero scettico in tutto, ma l’ho constatato su di me il cambiamento.
Il senso se si diventa più giusti è relativo, perché il significato di “giusto” cambia da persona a persona. Una cosa è certa: la riflessione “e se potessi tornare indietro qui non ci sarei” è una costante per chi è detenuto da anni. Ma che si diventi meno sbagliati ne sono sicuro. Penso che una persona, dopo che si è fatto svariati anni di detenzione, l’unica cosa che desidera è poter uscire e godersi la famiglia e la libertà, poiché si è consapevole che soldi, godimenti e altro sono solo frivolezze a confronto di questi due beni superiori. Mi creda, si è stanchi di tutto.
Si è stanchi di verità e di falsità, di fatti e congetture, di parole spesso inutili e anche di essere o diventare più giusti. Devi ascoltare la tua coscienza. Perché alla domanda (se si diventa più giusti in carcere) la risposta sarebbe facile: dici di sì e basta. Ma se uno dice sì, mentre subisce delle ingiustizie, che risposta sarebbe! Ho capito che determinate cose nella vita non dovevo farle, allora in questo senso più giusto mi ha reso davvero.
Quali significati assume la parola “crimine” per chi viene investito dallo spettro dell’ergastolo?
L’Italia è l’unica nazione dove con l’ergastolo non si esce più. onde se la Costituzione prevede il recupero e il reinserimento del detenuto nella società, oltre al fatto che dopo 26 si può chiedere la condizionale, in realtà tutto ciò non avviene quasi mai. Ora c’è anche l’ergastolo ostativo che neppure permette di chiedere qualche forma di beneficio: praticamente significa morire in carcere. Non mi piace parlare di questo argomento, mi basta il dispiacere che provo per chi ne è colpito.
Di fronte ad una cosa del genere ci si rassegna e la stessa parola “crimine” che nei primi anni può avere aver avuto un significato personale, perde la sua efficacia di fronte alla morte che oggi è l’ergastolo. Certamente, poi, la parola “crimine” assume un significato negativo sia per chi è stato condannato all’ergastolo e sia per chi ha subito condanne ad una pena detentiva comunque lunga. Significa aver buttato via la propria vita o di aver buttato via la propria gioventù. Il rimorso e la colpa sono personali.
Ma anche la società ha la sua responsabilità. Se ci fosse il lavoro quando si è finita la scuola o se tutti potessero fare un mestiere in base alle proprie possibilità, forse queste parole, “crimine” ed “ergastolo”, sarebbero pronunciate di rado.
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2 commenti:
Brodo e mortadella la viglia di natale? Ma se quelli che ai ucciso e fatto uccidere neanche quello possono mangiare! Di cosa stiamo parlando ! Fatti il 41bis a vita mezzo uomo del disonore ai finito di mistificare la realtà
Ogni persona, merita una seconda possibilità
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